sabato 12 novembre 2011

Paola

del Disagiato

“Arda, ga la pansa”, mi disse un mio collega un paio di anni fa.”Guarda, ha la pancia”. “Di chi parli?”, domandai. “Di Paola, quella là in fondo che sta sfogliando un libro”. E in effetti, là in fondo alla libreria, c’era una giovanissima ragazza con una pancia pronunciata. Se ne stava di fronte al reparto dei libri di puericultura e sfogliava un libro sui nomi o sulla nascita, non ricordo bene. “Quanti anni ha? A me sembra davvero giovane”, chiesi e il mio collega, che la conosceva di vista, mi rispose che aveva sedici anni, che abitava nel suo paese e poi, in fondo a questi pochi dettagli, aggiunse un “Le mancava solo questo”. Le mancava solo questo al fatto di non avere un padre, di avere una madre sempre assente, di avere un paio di sorelle altrettanto giovani e incapaci di badare a se stesse. “Paola ga la pansa”. “Paola ha la pancia”, si diceva molto probabilmente in paese e per le corsie del centro commerciale. Così giovane. E le mancava solo di avere un figlio nonostante tutto il resto. E Paola, mai vista prima, cominciò ad entrare in libreria, all’inizio senza alcun saluto (nei librerie dei centri commerciali magari questo è normale) e poi, pian piano, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, lanciando in mia direzione un “Salve” con un cenno della testa prima di andare là in fondo, dove stavano, e dove stanno tuttora, i libri di puericultura.

Perché nelle librerie le cose più interessanti accadono là in fondo, distante dalla cassa e dai libri più commerciali e commerciabili. E mentre Paola viveva pezzettini di giornata là in fondo, io, da pettegolo, pensavo a come avrebbe fatto a sostenere il peso di quella vita anticipata. Il suo compagno, lo avevamo visto fuori dalla libreria un paio di volte, era giovane come lei (sedici o diciassette anni, mi disse il collega) e di genitori o di adulti a dare una mano, manco l’ombra. Almeno questo è quello che vedevo dalla libreria. Insomma, come diavolo si poteva starsene in equilibrio nonostante i venti sfavorevoli? Così giovane, poi. E a Paola mi capitò di chiederle “posso aiutarti?” e lei mi rispondeva a testa bassa con un semplicissimo ma gentile “No grazie”.
Poi Paola, un giorno, entrò in libreria con un passeggino, con la faccia stanca ma, così sembrava a me, contenta. E la vidi con il passeggino ancora per qualche settimana, in libreria e ogni tanto per i corridoi insieme al suo compagno e poi al supermercato e anche in farmacia. Ci si incontra così, nei centri commerciali, dove i luoghi di ritrovo sono unicamente quelli dove ovviamente si acquista merce e dove un poco si va di fretta. “Ciao”, dicevo e lei mi rispondeva con la testa. Poi non l’ho più vista.

Da un mese Paola ha ricominciato a frequentare la libreria. Da sola, senza passeggino, con una faccia diversa e che sinceramente non saprei definirvi. Entra in libreria e guarda romanzi. Si sofferma, prende, sfoglia, risistema e a volte acquista. Un paio di settimane fa, per la prima volta, è venuta in cassa e mi ha parlato. “Speriamo”, mi ha detto. “Speriamo che cosa?”, le ho domandato sorridendo. “Speriamo che questo romanzo sia bello, che l’ultimo che ho letto non mi è piaciuto”. E io allora ho tirato fuori dalla bocca parole brevi e sottili, impacciato per non so che cosa, a dire la verità. Qualche giorno fa, invece, mi si è avvicinata con un libro scolastico e mi ha chiesto di farle un paio di fotocopie. “Che fai, studi?”, le ho domandato sempre sorridendo. “Sì, studio. Ho cominciato a frequentare una scuola serale. Voglio recuperare quello che ho perso”. E io non le ho chiesto cosa avesse perso. Tempo, penso. Tranquillità, serenità, indipendenza. Non so di preciso.

Ieri è entrata in libreria, mi ha salutato, ha preso un romanzo, è venuta in cassa e dopo avermi detto “Ho cominciato il romanzo comprato la scorsa volta, ma non riesco ad andare avanti”, io le ho allungato d'istinto la mano (l'istinto che ha sempre delle sue ragioni) e le ho detto il mio nome. E lei, quasi stupita e imbarazzata, mi ha allungato la sua mano e mi ha detto: “Io invece sono Paola. Piacere”.

13 commenti:

  1. Non capisco se l'assenza del bimbo sottointenda l'adozione o altro. Sono un papà di una bimba di due anni e queste vicende mi mettono un'angoscia profonda.

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  2. Io invece sono Alberto, piacere. Scusa la facezia, racconto molto bello.

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  3. Riccardo
    No, non sottointende nessuna adozione. Spesso un sigaro è solo un sigaro come dice Stephen King. Paola ho cominciato a vederla senza passeggino. Non so perché. E mi dispiace se ti ho messo angoscia.

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  4. ecco, la prossima volta che vedi paola, chiedile del bambino, perchè ormai c'è gente curiosa che vuol sapere :D
    Luca

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  5. Il bambino sarà con la nonna, immagino. Però posso dire ai più pettegoli (detto simpaticamente eh) che Paola ora non ha più il fidanzato.

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  6. chissene del fidanzato. Vedi io da pessimista avevo pensato al peggio mentre è molto più plausibile che stia con la nonna

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  7. Spesso nei racconti ci mettiamo le nostre angosce. Penso sia normale.

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  8. Bella storia, ben raccontata. Ma anch'io adesso voglio sapere del bambino. ci hai fatto conoscere Paola con la pancia e poi con il passeggino e ora... Restiamo in attesa

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  9. Wow. Hai catturato tutta la mi attenzione, dalla prima all'ultima parola. Mi hai resa partecipe del tuo racconto, lasciandomi disegnare nella mente ogni passaggio. Complimenti.
    Chissà queli erano i sogni di Paola, infranti poi da una vita che le ha girato le spalle per cambiare percorso. Lei però non si è arresa alle scelte del destino e ha abbracciato l'impegno di portare a termine questa gravidanza, rincorrendo la sua vita per concordare con lei un percorso più idoneo.
    Una scelta non semplice e spesso, alla sua età, una scelta che alla fine è presa da altri - genitori -
    L'unica cosa che spero è che quel bambino stia vivendo al meglio. Ognuno di noi è responsabile delle proprie azioni... e se il frutto delle azioni immature è un bel bambino, beh... speriamo almeno che lui non viva nell'immaturità di un'azione, ma nell'amore di chi gli è attorno.

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  10. Il bambino, ne sono sicuro, sta vivendo decentemente. Strana questa cosa che la maggior parte di voi ha pensato al bambino e non a Paola. Io al bambino neppure ci ho riflettuto.

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  11. Non riesco a far meno di collegare il "Paola ora non ha più il fidanzato." con "io le ho allungato d'istinto la mano (l'istinto che ha sempre delle sue ragioni) e le ho detto il mio nome".

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)