di lo Scorfano
«Guardi, in queste prime settimane il problema è più che altro la situazione in latino, che è molto preoccupante...» (e poi, io, giovane insegnante, stavo per dire i voti)
«Ah, non me lo dica, professore! Però, stia tranquillo, che adesso la musica in casa cambia, eccome se cambia!»
«In che senso?»
«Nel senso che la mia azienda sta vivendo un momento un po' particolare [si trattava di bancarotta, come seppi mesi dopo] e io ho tutti i pomeriggi liberi. E, guardi, io ho fatto il classico e il latino me lo ricordo bene. E quindi, dopo pranzo, tutti i giorni, me lo prendo, quello scansafatiche di mio figlio Piergiorgio, e lo tengo lì con me a fare versioni ed esercizi... Vedrà che la musica cambia, altroché!»
«Certo, un aiuto può essere molto utile in questo momento... Mi raccomando di lasciarlo fare anche da solo, però...»
«Sì, sì, non si preoccupi. Io lo controllo da vicino: e se lui sgarra, bam, uno schiaffone! E vede che imparerà anche il latino!»
«Sì, però, insomma...»
«Anche se poi, professore, le dico la verità: alle 5, 5 e mezza, lo prendo e lo sbatto fuori di casa: che corra e che giochi un po' a pallone con gli amici, sa... Perché, se lo chiudo in casa, quello mi si ammazza di seghe tutto il giorno...»
[Ecco, questo fu il mio primo (il primo: ve lo giuro sul Disagiato; e fedelmente riportato, almeno nell'ultima e decisiva battuta) colloquio con un genitore, diciassette anni fa: indimenticabile. Talmente indimenticabile che non potevo non ricordamelo oggi, dopo due pomeriggi passati a ricevere madri e padri dei miei alunni, in quel rito un po' mostruoso che sono i colloqui generali.
Ma, ogni volta che me lo ricordo, quel padre di quel ragazzo, penso che già in quel dialogo surreale era inscritto uno strano destino, una sorta di follia che da sempre governa i colloqui tra me e i genitori dei miei alunni, non so perché. Dovevo saperlo già allora, insomma. Invece rimasi fermo con gli occhi sbarrati e non seppi cosa dire; e poi ci stringemmo la mano e io rimasi ancora un po' lì seduto, pensando che forse avevo sognato.
Ma non avevo sognato. E non sognai nemmeno qualche giorno dopo, quando una mamma (non era il secondo colloquio della mia vita, ma comunque non più del settimo o dell'ottavo), entrò nell'aula in cui ricevevo, si sedette, si presentò come la «mamma di Chicco» e parlò per venti minuti consecutivi, senza mai lasciare che io la interrompessi per dire qualcosa, continuando a spiegarmi come era fatto «Chicco», e quanto studiava «Chicco», e perché non andava bene a scuola «Chicco», e di come tutti gli insegnanti trattassero male «Chicco», e di come fosse perseguitato dalla sfortuna «Chicco». E io non seppi fino alla fine di quell'appassionato monologo chi cazzo fosse questo «Chicco», e quando lei smise di parlare e mi diede modo di poterglielo chiedere, erano passati già venti minuti e io non trovai il coraggio di dirle che non avevo capito di chi avesse per tutto quel tempo parlato.
E allora dissi qualche frase di circostanza, di quelle che vanno bene un po' per tutti, e che la fece mediamente contenta. Quando poi capii chi era «Chicco», era ormai passato qualche giorno, ed era chiaramente troppo tardi per dirle che «Chicco», a mio parere, non aveva semplicemente voglia di fare una sega. Tanto per rimanere nel campo d'azione caro anche ai pomeriggi del compagno di scuola Piergiorgio.]
Veramente divertente!
RispondiEliminaMa, non ho capito una cosa, lo so che non ha molta importanza, ma si chiamava Pierpaolo o Piergiorgio il primo ragazzo?
Marco87
Errore mio, scusami. E' che a cambiare i nomi, a volte ci si confonde. Ora correggo... Grazie.
RispondiEliminaBuon pomeriggio professor Scorfano!
RispondiEliminaGrazie per la bella risata.
Spunto per un nuovo post: che fine hanno fatto i due prodi 17 anni dopo?
Ah saperlo!
RispondiEliminaDel primo posso dirti che l'ho incontrato al supermercato qualche anno fa: aveva riaprto l'azienda che era di suo padre e aveva delocalizzato la produzione in Romania. Mi raccontò che viveva più a Bucarest che qui, ormai. Del secondo, invece, non saprei dirti niente. Entrambi, ormai, hanno più di 30 anni...
Il primo è morto di seghe.....
RispondiEliminaNo, perché il padre glielo ha saggiamente impedito...
RispondiEliminafantastico. Io durante un colloquio telefonico ho avuto aggiornamenti su una rara patologia ai testicoli di un mio alunno...
RispondiEliminaComunque da venerdì partiamo anche noi!
Uno che ha esagerato, immagino... (scherzo, via)
RispondiElimina"lo giuro sul Disagiato"...come vi volete bene voi due, molto tinnico. :)
RispondiEliminabeh Chicco, secondo me, è finito minimo minimo in analisi.
RispondiEliminaO magari ci è finita sua mamma, mica detto...
RispondiEliminaEh, certi son proprio strani. E comunque, se in un pomeriggio parli con cinquantadue genitori (da soli o in coppie) alla fine ti sembra di aver sognato comunque :-)
RispondiElimina"Perché, se lo chiudo in casa, quello mi si ammazza di seghe tutto il giorno"
RispondiEliminaIo qui ho lanciato una risata che il cane qui sotto ha cominciato ad abbaiare XD
"chi cazzo fosse questo «Chicco»"
Scorfano che dice le parolacce???
Eh, capita anche ai pesci...
RispondiEliminano, scusa, perchè non provi a cambiare il nome del figlio segaiolo da "piergiorgio" a "piersilvio" così, per vedere di nascosto l'effetto che fa?
RispondiEliminatroppo divertente!!Complimenti!
RispondiEliminaConcordo col "rito mostruoso" dei colloqui genitori-insegnanti