venerdì 4 novembre 2011

istruzione senza viaggi

di lo Scorfano

Il Touring Club Italiano, negli scorsi giorni, ha presentato e pubblicato il report 2011 dell'Osservatorio sul Turismo Scolastico, che si occupa di tenere assieme i dati delle gite scolastiche delle scuole italiane. Io lo aspettavo, questo report, vi dico la verità: perché l'anno scorso, nella scuola dove lavoro e invecchio anch'io, abbiamo tutti (o quasi) aderito a una forma di protesta nuova, contro le politiche di questo governo e di questo ministro della pubblica istruzione: e la forma di protesta prevedeva proprio il blocco di tutte le gite scolastiche (o di quasi tutte: ogni consiglio di classe è autonomo e si regola a maggioranza, su queste faccende).

Bene, il report 2011 del Tci parla molto chiaro: gli studenti italiani in gita erano stati, quattro anni fa, 1.300.000; tre anni fa erano stati 1.300.000; due anni fa erano stati 1.300.000; l'anno scorso, quando molte scuole hanno optato per questa forma di protesta, sono stati 760.000. Non molti di più della metà. Per una variazione del fatturato complessivo pari a -36,6%, nonostante l'aumento medio del costo di ogni uscita scolastica. Non semplicemente una simbolica barzelletta, insomma.

E ha ragione chi, commentando, dice che si tratta di un danno per la formazione degli studenti (benché forse sarebbe un danno se le gite fossero cosa diversa da quello che normalmente sono).
E infatti io mi sono più volte scusato, letteralmente, con gli studenti che mi trovo davanti ogni mattina: perché so che stiamo togliendo loro qualcosa che aspettano. Ma forse farebbe bene anche a sottolineare, chi commenta questi dati dimenticandosi dell'essenziale, che non è stata la crisi economica la causa delle mancate gite e nemmeno i tagli ai fondi di istituto; perché la causa, chiaramente, siamo stati noi, gli insegnanti. E varrebbe la pena di dirlo.

Di dire che siamo stanchi dei tagli, delle classi sempre più numerose, degli stipendi risibili e bloccati chissà per quanti anni, del fatto che la gita sia un impegno massacrante e rischiosissimo ma non remunerato, perché le diarie sono state , anche loro, tagliate. Che siamo stanchi di essere presi in giro e chiamati «inculcatori» (non mi sono mica dimenticato, eh) e tante altre cose che non sto qui a ripetere, perché tanto le sapete già (e insomma, capiamoci: la carta igienica nei bagni è praticamente l'ultimo dei nostri problemi, finché lo stomaco ci regge). E che questo è stato il nostro modo per dirlo.

Ecco, volevo solo ribadire, con l'aiuto dei dati del Touring, che ci sono forme di protesta che, in qualche modo, funzionano; e che forse meriterebbero anche un po' di risonanza in più sui media, sia quelli tradizionali sia quelli «nuovi». In modo che le famiglie sappiano, che i nonni sappiano, che chi torna dal lavoro ogni benedetta sera sappia: che stiamo in qualche modo cercando di farci sentire, che non siamo muti e ciechi, che sappiamo che c'è bisogno anche di noi, che non vogliamo tirarci indietro. E che, forse, abbiamo anche trovato una piccola forma di protesta non del tutto inutile, insomma.

19 commenti:

  1. Non faccio gite turistiche, ma porto i miei studenti al viaggio ai campi, oppure a vivere quell'esperienza straniante di pace e cittadinanza in Appennino (quindi ho il fondato sospetto di non rientrare nelle statistiche nazionali). L'anno scorso a scuola nostra si fecero solo uscite legate a progetti o di curriculum (l'alternanza scuola/lavoro obbilgatoria al quarto anno, e che esige una serie di esperienze fuori prima dello stage) o di educazione civica. Però certe scuole (qualche superiore, ma soprattutto medie ed elementari) spinsero la loro protesta fino a non portare i ragazzi al tradizionale appuntamento in archivio storico, o in biblioteca. Incontri gratuiti, dove andare a piedi. E che non hanno smosso un 0,0000001 per mille di economia. E, ecco, a me questo estremismo che mi pare e sempre solo piùcheretto mi sembrò allora, e continua a sembrarmi adesso, una cazzata.

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  2. Sono contento che la protesta in qualche modo funzioni.

    Se poi un giorno (quando sorgerà il sol dell'avvenire?) saremo in grado di programmare gite che non sono semplicemente un delirio di controllo da una parte e anarchia dall'altra, programmate da agenzie che ti sfruttano fino all'osso, allora forse, prenderò in considerazione la possibilità di fare gite.

    E se si facessero dopo la fine della scuola, quando i prof NON sono in vacanza, bensì a disposizione?

    Uqbal

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  3. il problema è che quest'anno molte scuole hanno già fatto dietro-front: se non fai gite, rischi di perdere alunni...

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  4. @Uqbal: è il motivo per cui io li porto solo in Appennino (che non è inteso come montagna, ma come la scuola in cui facciamo tutta una serie di cose di educazione civica) e simili. E non passo per agenzie. E non noleggio autobus. Treni regionali, anche sette cambi. Oppure i piedi, nel caso. E spendiamo un cazzo. E impariamo tutti molto. E non c'è questione di controllo e anarchia.

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  5. Da noi in realtà nesun estremismo: tanto che pure gli scambi con l'estero sono stati svolti tutti senza intoppi. Però anch'io penso che il viaggio di istruzione medio (quello con il pullman e l'albergo e i sonnambuli nei musei, per intenderci) non abbia senso alcuno. E sia una formula tutta da ripensare. E infatti non partecipo più da molti anni.

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  6. Vero quello che dice Noisette, lo spettro del calo di iscrizioni è potente. Ma poi più che il dolor etc., e finalmente anche noi quest'anno abbiamo votato un no, parziale ma sempre un primo stop. Si partecipa solo ai programmi di scambio internazionale.

    (Però io sono d'accordo con la 'Povna)

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  7. Non tutti i mali vengono per nuocere: sono sicura che le città d'arte e i relativi monumenti abbiano tirato un sospiro di sollievo, alla notizia dello sciopero-gite scolastiche.

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  8. I monumenti senz'altro sì. I venditori di bibite vicini ai monumenti molto meno...

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  9. ma solo Prof. scrivono qua? sò intimidita.

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  10. Per non perdere studenti (stento a credere che il soggetto "gita scolastica" rientri nei metodi di valutazione di una scuola da parte delle famiglie) si potrebbe attuare il metodo "annuncio".
    Ovvero, dopo il punto "spiegazione e comprensione della teoria della relatività generale" al punto "gita scolastica" si elencano destinazioni di fantasia (tipo ponte sullo stretto) sempre ricordandosi di aggiungere una clausola che consenta di cancellare il viaggio in caso di condizioni avverse. Che sempre si verificano.

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  11. Fegatello, sei deliziosamente malvagio

    Brava Povna. A me piacerebbe portare i ragazzi al cammino di Santiago, ma è fantascienza...

    Uqbal

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  12. @stefania
    Non intimidirti. Non ci sono solo prof e, anche se lo fossero, dovrebbero intimidirsi loro (cioè io). ;)

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  13. @Uqbal.
    Diciamo che a te piacerebbe portarti (espressione mutuata dalla grammatica dei Carabinieri) al cammino di Santiago. Ai "ragazzi" non gliene potrebbe fregare di meno, soprattutto se c'è da camminare. Altro che fantascienza. ;-)

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  14. Fegatello, invece gli piacerebbe assai, ne sono sicuro, anche perché non è una roba da fanatici (molti non sono neanche religiosi, e, anzi, a volte sono i religiosi sono i più fessacchiotti, ma questa potrebbe essere la mia personale esperienza).

    Uqbal

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  15. @Uqbal.
    Non era mia intenzione mettere in discussione il valore del luogo, solo ricordare che dovremmo ricordarci cosa pensavamo noi quando avevamo la stessa età dei ragazzi che oggi si dovrebbero portare in gita.

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  16. Io il cammino l'ho fatto, per lunghi tratti, con neo-diplomati che volevano fare una vacanza diversa, e non erano né gli unici!

    Uqbal

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  17. @Uqbal
    Me ne rallegro.
    Ma quella non era un gita scolastica e quindi non vale !
    ;-)

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  18. @Fegatello: veramente io porto da oltre dieci anni i miei alunni in posti in cui quando c'è da camminare poco sono 4-5 km. E ti assicuro che gliene frega a tutti. E anche parecchio. Il tutto sta nel non dare per scontato il contrario.

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  19. @'povna
    Sono sicuro che come in tutte le cose si creino situazioni più incoraggianti di altre.
    Forse il mio limite è quello di non aver mai capito la funzione della gita scolastica.
    Senza polemica.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)