di lo Scorfano
Stasera sarò a scuola, dalle 18 alle 21. Dopo una mattina di lezioni e un pomeriggio di scrutinii, mi fermerò a scuola anche dopo il tramonto. Mi sono offerto volontario (immensa sorpresa del mio dirigente, che non sospetta nulla, anche se dovrebbe; tacito stupore di tutti i colleghi), perché ci sono da presentare gli indirizzi della scuola alle famiglie dei ragazzini di terza media, che stanno per iscriversi. Si chiama “scuola aperta”: e ci saranno le mamme e qualche papà: tutti ansiosi, preoccupati per il futuro, ma anche pieni di speranza, fiduciosi, pronti a sostenere i figli nelle loro decisioni.
Quindi questa sera mi vestirò bene, mi farò la barba con cura, mi taglierò i peli nelle narici del naso, dimenticherò la mia stanchezza, mi metterò qualche goccia di profumo virile e muschiato, una bella sciarpetta da intellettuale, preparerò uno sguardo intenso e un sorriso gioviale e insospettabile (per il mio dentista, in particolare) e partirò per la mia guerra.
Perché sarà una guerra, sappiatelo. E i nemici saranno nell’aula accanto: e saranno quelli (due colleghi, mentre io sarò da solo) (ma loro sono bassi, tutti e due), saranno quelli che presentano l’indirizzo scientifico-tecnologico, quello senza il latino e senza la filosofia, quello che già quest’anno ci ha rubato più del cinquanta per cento di iscritti, quello con il mirabile laboratorio di informatica, dove tutti, compreso l’insegnante, aggiornano il loro profilo facebook e poco altro; quello nella cui classe prima, mio malgrado, mi trovo a insegnare già ora, per decisione non so quanto punitiva del grande capo di tutti noi.
E i nemici hanno dalla loro parte le parole d’ordine della contemporaneità: il rinnovamento, l’offerta formativa, la tecnologia, l’innovazione…E io invece sarò solo, con il mio profumo muschiato e le poche vecchie parole che mi sono rimaste e che nessuno ascolta più: ma sarò pronto a tutto, questa volta. Armato di statistiche, di retorica, di battute brillanti e di occhiate astute ma comprensive nei confronti delle giovani mamme; pronto a un’apologia incondizionata del latino.
Perché so che le famiglie lo odiano, il latino, e amano un sacco l’informatica, lo so (e so che anche voi, maledetti, siete dalla loro parte). Ma non mi spavento e combatterò lo stesso, con le unghie e i pochi denti, con tutto quello che mi rimane, con l’inganno e la persuasione occulta e forse anche le minacce: difenderò il latino, la letteratura del passato, tutte le lingue morte, indistintamente, la filosofia e i grandi classici, Orazio e Cicerone, Lucrezio e Terenzio e pure quel vecchio trombone di Seneca…
Farò scorrere il sangue, lo prometto. Quello dei miei due colleghi tecnologici, prima di tutto: che sono bassi e cattivi e se lo meritano. E poi anche il mio, quel poco che mi resta: e sarà, finalmente, come sognavo quando ero bello e ragazzino, sangue delle mie vene versato per la mia patria…
Perché, davvero, anche se non ho 150 anni da celebrare, ma qualche decina al massimo, la patria è per me tutta e irreversibilmente lì: nella letteratura, nel latino, nei classici fuori del tempo, nella memoria di quel passato che non finisce mai di non passare. In quello splendido e solitario campo di sassi e di erbe amare e di fiori, su cui un giorno ho piantato la mia tenda.
Detto inter noster, anche io ho sempre amato il latino.
RispondiEliminaIo sono dalla sua parte, lo sappia. Appena trovo un po' di tempo lo spiego.
RispondiEliminaIo che in latino ho fatto sempre molta fatica e mi sono dimenticato tutto... e che pure una infarinatura consiglierei a tutti i ragazzi, anche ai più zucconi...
RispondiEliminaEcco, dicevo, volevo dire, caro Scorfano, non c'è bisogno di fare la guerra. Basta far vedere la tua passione. La passione convince più di mille argomenti e anche se convince pochi, convince per certo i migliori.
Buona fortuna.
VAIVAIVAIVAI SPACCA TUTTO!!! Io ti penserò intensamente! Sei tutti noi!!!!
RispondiEliminaFare colpo sulle mamme, grande idea. Ma i figli, quelli che diventeranno tuoi alunni, hanno voce in capitolo? Non sono loro quelli da ammaliare?
RispondiEliminama lo sai che non è vero, e che qua si ama il latino ancora adesso! (e l'informatica non la si dovrebbe nemmeno insegnare a scuola, sono cose che si fanno per conto proprio)
RispondiEliminaNon sto dalla loro parte, ovviamente.
RispondiEliminaSto dalla tua parte.
E comunque non devi tagliare i peli del naso, ma le spine, dato che sei uno scorfano.
Con l'informatica "ce campo", con il latino, invece, ho imparato a vivere e non a campare.
Forza, Professo'!
Ecco, avessi sempre a che fare con il web, cioè con voi, e non con la realtà! E in particolare tu, .mau., la prossima volta ti obbligherò a venire con me a ripetere ai genitori quel che hai scritto nel commento a proposito dell'informatica. Che è esattamente quello che penso io, che però non ho l'autorità per pensarlo.. Mentre tu ce l'hai, e forse anche il nomade, e quindi mi sareste indispensabile. Grazie a tutti: stasera nella battaglia penserò a voi.
RispondiEliminaIo insegno latino e greco, e il senso di questa battaglia lo conosco da un pezzo.
RispondiEliminaDal gradimento del pubblico verso il greco e il latino dipendono le mie possibilita' di lavoro, perche' sono precario e il numero di cattedre in formazione per me e' fondamentale. Io, caro Scorfano, al tecnologico ci andrei anche di corsa, perche' l'alternativa non e' beccarsi una prima orba del latino, ma starsene a casa, sai?
Anche se passo da queste parti da poco -via Marco Campione- mi permetto di essere chiaro.
La domanda "A che cosa serve il latino?" non e' peregrina. Imparare declinazioni su declinazioni non serve, in se', ad una cippa. Passare cinque anni sulle grammatiche e poi metterci 4 ore per venti righi di Seneca non ha senso. Veramente meglio toglierlo.
Studiare la classicita' ha senso soltanto se entriamo in quel mondo e nelle sue lingue.
Antropologia, scienza, politica, societa'...tutte cose utilissime e non trattate, se non incidentalemente, dal latino che si fa oggi. Un po' nelle ore di storia, ma male.
Eppure sapere come se la cavavano i Romani con l'inclusione sociale, o con la razionalizzazione delle risorse, o come risolvevano le dispute religiose, o come gestivano il sovraffollamento o come costruivano le navi e gli acquedotti sarebbe utilissimo per tutti.
Mi permetto di essere acido, in cauda: Fisk, dire che si e' amato il latino e scrivere "inter noster", vuole dire che questo amore si nutre solo di nostalgia adolescenziale...
Lo dico con amarezza e col rischio di farmi mandare affanculo da Fisk, perche' la classicita' non smette ancora di stupirmi, e comunicare quello stupore, ne sono sicuro, non e' inutile...
In boccam ad lupum, Scorpaena! Genitores priminorum parecchium ardui ac noiosi sunt...
RispondiEliminaAudaces fortuna aiutat!
@francesco rocchi
RispondiEliminaNo, perché studiare il teorema di Gauss serve a qualcosa? Le equazioni di Schrödinger a quanti servono nella vita o nel lavoro? E anche chi studia medicina: pensi che serva a qualcuno sapere tutta la chimica del ciclo di Krebs?
Tutti noi usiamo un centesimo delle conoscenze scolastiche nel lavoro e nella vita reale eppure non saremmo chi siamo senza quelle ore inutili a studiare cose inutili. La scuola non serve. La scuola forma. Crea un percorso. E più cose inutili ci sono in questo percorso, più forma. E più siamo formati, sappiamo chi siamo e abbimo vinto delle sfide, più siamo pronti per vivere "là fuori".
Un'amara, ma purtroppo ragionevole, considerazione in proposito è sul blog di Ipazia: http://lavitaesogno.blogspot.com/2011/01/possiamo-ancora-permettercelo-il-lusso.html
RispondiElimina(Sì, dobbiamo forzatamente provare a permettercelo, cara Ipazia. Secondo me. Abbiamo Mosca alle spalle, come disse un generale, una volta.)
Per quanto io dissenta da mau sull'utilità di insegnare un po' di informatica a scuola (lo trovo utile, ad esempio per le riflessioni sul linguaggio e sulla logica che vengono fuori, e poi è anche divertente, il che non guasta) spero che tu vinca la tua battaglia. Mica per altro: se perdi, la prossima della lista sarei io.
RispondiEliminaDiciamo che anche io ho una certa autorità, ma non verrei mai con te: sono troppo incazzoso. Credimi. :)
RispondiEliminaIo insegno matematica e sono convinta che lo studio del latino e del greco come lingue morte, nella loro struttura sintattica e grammaticale, siano altrettanto formative per la mente della mia materia. Le più recenti indagini cognitive confermano queste ipotesi, siamo noi che la pensiamo così a essere dalla parte del rinnovamento e dell'innovazione, caro scorfano. Buona propaganda e buona caccia.
RispondiEliminacome dico sempre ai miei figlioli prima degli esami o dei compiti in classe: vai e stendili!
RispondiEliminae poi cominciamo a parlare di cosa "serve" studiare, magari...
@Il comiziante
RispondiEliminaIo sono abbastanza sicuro che conoscere un po' di fisica e sapere come si e' arrivati a scoprire i vari teoremi sia non utile, ma essenziale. La gente pensa che le cose funzionino per magia...
Non tutto pero' serve allo stesso modo: una critica rivolta alla nostra docenza di matematica, in Italia, e' di essere troppo astratta. E la nostra scuola e' troppo astratta in generale.
Infine: io non ho detto che il latino non serve. Io ho detto che serve una didattica della classicita' completamente diversa da quella che si fa ora.
Che il Latino e il Greco poi abbiano una struttura particolarmente matematica o logica e' una fesseria che ci tiriamo appresso dall'800 coloniale.
Il latino e il greco sono lingue come le altre. Se val la pena di studiarle e' perche' sono state il mezzo di espressione di civilta' raffinatissime, con letterature meravigliose. E con ramificazioni inaspettate. Ad esempio, a me intrigherebbe a morte studiare i trattati latini con cui domenicani e gesuiti parlavano delle civilta' precolombiane. Fossi di ruolo potrei permettermi di programmare qualcosa al riguardo. E sarebbero scintille.
E invece si continua a pensare che nella consecutio temporum vi sia chissa' che segreta scintilla...
Il resto e' retorica e i genitori se ne accorgono.
@rocchi
RispondiEliminacaro Rocchi, io insegno matematica ma faccio anche, da molti anni, ricerca scientifica nel campo della didattica della matematica e delle scienze cognitive. Il campo è recente, internazionale, e si è sviluppato dopo gli anni '80. Ti assicuro che di retaggi dell'800 coloniale ne contiene davvero pochi, avendoli completamente rovesciati.
Comunque sia, qua, a casa dello scorfano e del suo ospite, ognuno pensi un po' quel che vuole, non insisterò a ridirtelo nel caso che tu ribadisca il tuo pensiero. Te ne riconosco tutto il diritto.
Non conosco il Signor Fisk ma mi permetto di spendere due parole per difenderlo dall'accusa di vivere immerso in nostalgie adolescenziali...chiunque di noi, messo alla prova mnemonica su una materia mai più più studiata dopo la scuola, non farà certo una bella figura. Se però tante persone, pur non ricordando l'accusativo, hanno un bel ricordo "adolescenziale" del latino, perché bacchettarle così? è semplicemente una bella notizia che dovrebbe allietare chi, come Rocchi, insegna la classicità e se ne dichiara un vero appassionato. Non mi sembra il caso di fare "classifiche" della serie "chi sa l'ablativo assoluto, parli, chi non lo sa taccia per sempre"...
RispondiEliminaNon conosco il Signor Fisk di persona, ma anche io mi permetto di spendere un paio di parole: credo fermamente che, per via dei suoi studi, si sia imbattuto più di una volta in termini e locuzioni latine e credo fermamente che, come al solito, "ci faccia", perché è un volpone.
RispondiElimina;)
@ Laura
RispondiEliminaIl retaggio dell'800 si riferiva alla linguistica, per cui le lingue flessive come il latino e il greco sembravano espressione di una superiore logicita', mentre le lingue africane o l'arabo erano viste come degeneri. Invece, ovviamente, le lingue son buone tutte.
Per quanto riguarda Fisk, non e' che, ovviamente, io ce l'abbia con lui. Pero' corrisponde alla mia esperienza di ricordi scolastici sul latino e greco: "Ah, com'era formativo, ah, com'era bello, mi ha veramente formato". Ma cosa si ricorda poi in realta'? Poco o niente.
Dopo cinque anni intensi (che 4 o 5 ore settimanali sono tante) io mi aspetterei che uno studente apra un libro in latino e riesca a leggerselo senza eccessivi problemi. E invece anche solo nel dirlo sembra un'iperbole. E non da oggi, visto che anche Pascoli si lametava esattamente della stessa cosa.
Io quindi sarei propenso a mantenere il latino e il greco se si potesse rivoltare la didattica come un calzino (c'e' chi lo fa, tipo Luigi Miraglia, che riprende Orberg); se fosse possibile non spezzarla assurdamente con biennio e triennio, se i prof. non fossero tenuti sull'ottovolante delle assegnazioni (qst vale x tutte le materie, ovviamente), se...
Io leggo di questa nobile e sanguinosa lotta e mi arrabbio. Mi arrabbio tantissimo perchè non capisco com'è possibile che nessuno capisca. Perchè in Italia siamo così barbari da dover mettere in dubbio anche le cose più ovvie? Perchè siamo arrivati al punto di dover difendere il Sapere dal canto delle sirene di facebook e affini? Perchè non si capisce che si cresce studiando cose che non hanno un immediato riscontro pratico, ma che agiscono ad un livello più profondo dentro di noi?
RispondiEliminaNessuna nostalgia adolescenziale qui: lo dice chi col latino sperava di lavorarci...
O tempora o mores!
@ Scorf.: che tu mi risponda sul TUO spazio e non nel mio blog è una cosa che il mio ego farà fatica ad accettare (ma che è compensata dal fatto che da un po' di tempo hai ripreso a scrivere nella rete, e di ciò mi compiaccio)
RispondiElimina@ Tutti: non toccatemi MFisk: Egli è un figo, a prescindere!
@ Mfisk: un giorno ti interrogherò in latino e vedremo quanto ti ricordi! :-P
Unica osservazione di questo commento che non sia né OT né spammizzante (e che abbia la minima pretesa di serietà): tutti abbiamo espresso delle valide argomentazioni a difesa dello studio del latino. Ora, come lo convinciamo, il mondo, lì fuori? Speriamo che il profumo muschiato dello Scorf. li abbia stesi!
Cara Ipazia, hai ragione tu e io non posso che dolermi e cospargermi il capo di cenere: non lasciare il commento al tuo post, sede opportuna, è stata un'imperdonabile mancanza di bon ton. Me ne dispiaccio assai: ma, spero possa valermi come parziale attenuante, all'inizio io avevo intenzione soltanto di segnalare il link alle tue pregevoli considerazioni. Poi non ho resistito e, d'istinto, tra parentesi, ho ceduto alla tentazione di una parziale risposta.
RispondiEliminaLa quale, a bene vedere, si fregiava di una criptica citazione fortiniana, poeta che un po' ci unisce e nel nome del quale imploro il tuo perdono...
Quanto al resto, be', nessuna goccia di sangue è stata versata: mi pare che un discreto successo mi abbia arriso e forse ho anche convinto qualcuno che non lo era del tutto. Torno quindi a casa con un po' di genitoriali strette di mano e alcuni biglietti da visita di padri di futuribili alunni: due medici e un avvocato.
Mi sono sembrati un buon segno, ma forse, a pensarci bene, il biglietto dell'avvocato potrebbe suonare anche come una minaccia.
PS: Quanto al signor Fisk, ne convengo: egli è un figo a prescindere. E soprattutto, sia detto, egli è astutissima volpe travestito da candida colomba.
@ Scorfy: il tuo commento mi lusinga assai e sei perdonato!
RispondiEliminaPs: chi lo sa, magari anche i professionisti che ti hanno lasciato il boglietto da visita erano falsi genitori, e in realtà andavano a caccia di clienti, come te a caccia di alunni!
"Quanto al signor Fisk, ne convengo: egli è un figo a prescindere. E soprattutto, sia detto, egli è astutissima volpe travestito da candida colomba."
RispondiEliminaEcco, appunto.
Invece, caro Scorfano, tu ed Ipazia sembrate due piccioncini :D
Ma bellini che siete, DEH!
P.s.
Mi congratulo con te per il discreto successo. :)
Merito del profumo muschiato? :P
Per ragioni di (mia veneranda) età, non c'erano certo corsi di informatica quando facevo il liceo. Peggio ancora, quando ho iniziato a fare il liceo la programmazione la facevo con le calcolatrici programmabili, la TI-57 prima (50 istruzioni a disposizione) e la TI-58C (400 istruzioni, mi pare...) dopo. In pratica si facevano cose turpissime per farci stare tutto dentro, tipo programmi automodificantisi e simili. Il tutto appunto senza nessuno che te li spiegasse. Banalmente, eravamo così appassionati che andavamo avanti per prova ed errore, che è il bello (e il brutto) del computer. Con il latino non puoi andare avanti per prova ed errore: la differenza è tutta qua.
RispondiElimina(Ammetto che all'università provai a leggere le Confessioni di sant'Agostino e mi fermai alla prima pagina, e il Satyricon l'ho letto guardando molto più la traduzione a fronte che l'originale: però sono anche convinto che certi brani ciceroniani sono l'equivalente tardorepubblicano dei discorsi di De Mita, quindi non mi pare così strano che anche dopo cinque anni di latino uno non li sappia tradurre al volo. Generalmente il senso di un brano latino lo ricavo ancora adesso)
@scorfano - a me quell'"a prescindere" puzza di 50 euri nelle mie povere tasche...
RispondiEliminaBonifico bancario o te li porto in contanti a Milano?
RispondiElimina... sono stato irriso/odiato/snobbato dai miei docenti di lettere e filosofia... non avessi la passione che ho, mi sarei fermato in un **** liceo di provincia, per colpa di qualche docente che pensava che senza tali conoscenze sarei stato inutile alla societa'... e ora eccomi membro di uno dei piu' importanti team internazionali (a Berlino) di *** ****, cercando di competere con Facebook e Google... sapete dove potete mettervelo il vostro latino e greco? devo essere esplicito?
RispondiEliminanon ho mai visto il greco, manco col binocolo... ho fatto un **** liceo scientifico di provincia e poi calciato fuori da tale buffonata grazie a un diplomificio... fermato poi al poli da altrettanti idioti che credevano che imparare ancora una volta a memoria 4 **** potesse essermi utile
voi e il vostro vecchio e stupido modello formativo
dovete estinguervi, fatemi il favore... fatelo in fretta
Sono contento che ti sia andata bene. Anche se non mi sembri molto sereno, ma sarà solo un'impressione.
RispondiEliminaeh, ma guido Serra è un tecnocrate, eretico e italiano incazzato (residente all'estero). Diciamo che non prende la vita con troppa filosofia.
RispondiEliminano, decisamente non la prendo con filosofia... visto che tutta la filosofia che mi e' stata insegnata e' "storia della filosofia" ... a parte aver dovuto imparare a memoria dei nomi di opere non mi e' mai stato spiegato ne il loro contenuto ne mi e' stato insegnato ad apprezzarne il messaggio
RispondiEliminamorite voi e tutti i cazzo di docenti che pensano che insegnare sia obbligare la gente a imparare stronzate a memoria
p.s. la mia compagna e' una filosofa... e il mio miglior amico con cui ho lavorato per anni a Milano e' un docente di italiano/latino... entrambi mi hanno recentemente trasmesso la loro passione, cosa che difficilmente accade sui banchi di scuola... ciononostante sono il professionista che sono, NON grazie a latino e greco
RispondiEliminaPuoi venire qui, dissentire su tutto e dire quello che vuoi, davvero. Ti chiedo però di farlo con gentilezza o se non ti riesce con quanto tatto ti è possibile. Grazie
RispondiEliminaZeph
RispondiEliminaC'è la possibilità che stai generalizzando un po'?
I tuoi stessi amici ti hanno dimostrato che si possono insegnare latino, italiano o filosofia (o qualsiasi altra materia) senza essere parrucconi.
Già dal tuo penultimo messaggio si intende peraltro che contesti il metodo, non il merito.
Che nei ricordi dello studente medio italiano ci siano un po' troppi prof. bastardi/matti/incompetenti è una cosa che con un po' di calma e gesso merita discutere...
@sempreunpoadisagio ti chiedo scusa per i toni... l'ho presa molto sul personale... ho ingoiato troppa xxxxx, e posso solo ringraziare chi mi ha preso sotto la sua ala come artigiano se ora ho un lavoro e un futuro sereno... non la scuola pubblica... e molto difficilmente riesco a vedere le materie classiche come la panacea
RispondiEliminal'avviamento al lavoro a gli istituti professionali sono stati tanto denigrati da chi ha portato avanti i licei... abbiamo perso per strada un sacco di professionalita' preferendo formare tanti filosofi/avvocati/latinisti disoccupati
in un periodo di recessione come questo, di tutto abbiamo bisogno, tranne che di persone che sappiano solo greco e latino...
siamo di nuovo alla casella uno. Perché "sapere greco e latino" dovrebbe implicare il non sapere null'altro? D'accordo che Sherlock Holmes diceva che il nostro cervello non può contenere più di tot informazioni e quindi si premurava di eliminare quelle che a lui non servivano, tipo che è la Terra a girare intorno al Sole; ma non mi pare che sia proprio questo il caso.
RispondiEliminaPoi è ovvio che se uno non è per nulla interessato al latino probabilmente non ha nemmeno senso che faccia il liceo scientifico a indirizzo tecnologico :-)
vai e combatti.
RispondiElimina