di Lo Scorfano
A un insegnante medio, come sono io, le vacanze di Natale servono solo a stare male. E non a stare male in senso figurato, o interiore, o morale. No, le vacanze di Natale servono proprio a stare male fisicamente, ad ammalarsi.
Io, per esempio, in questi sedici giorni di vacanza, ho avuto, in bell’ordine: un’infezione ai linfonodi che mi ha bloccato la gola e mi ha impedito di partecipare al natalizio pranzo di famiglia; un mal di denti feroce e incomprensibile (anche per il dentista) che si è aggravato negli ultimi giorni dell’anno, per poi sparire tra il primo e il tre gennaio, per poi tornare forte il giorno dell’Epifania; una recrudescenza inattesa di un fastidio agli occhi che pensavo di aver curato a ottobre; e infine un costante dolore gastrico nella prima settimana dell’anno, che mi impediva di dormire.
Naturalmente me ne sono chiesto il motivo. Mi sono ingegnato e alambiccato per trovare una spiegazione: ma non l’ho trovata. Forse accade perché durante le settimane dell’anno scolastico sono tutto concentrato sui miei alunni, sulle loro attese, sulle loro necessità; tanto che dimentico le mie. E passo da un giorno all’altro come un sonnambulo, a rischio di sbattere in tutti gli spigoli, di cadere dalle scale, di ferirmi mettendo il piede su un vetro rotto. Ma non credo di essere così altruista, francamente.
Più probabilmente, invece, è come quando ci si toglie un paio di scarpe strette e, solo in quel momento, mentre le si sta togliendo, ci si accorge di quanto male ci stavano facendo. E si sente, finalmente, il dolore.
Però, mi dico, è triste pensare di vivere costantemente dentro un paio di scarpe strette. E pensare che il mio mestiere coincida perfettamente con un accessorio che, di soppiatto, mi fa stare male. Ma forse, nel gioco cosmico dei destini che si incrociano malissimo, le scarpe vengono distribuite a caso ed è praticamente impossibile che ne capiti un paio del numero giusto: sono combinazioni, non è colpa del mio mestiere, è così per tutti. Solo che gli altri hanno vacanze più corte, tutto qui.
Comunque, il risultato ovvio e naturale di questo stare male è che, da diversi giorni, sto solo aspettando che passino queste maledette vacanze nella convinzione un po’ autolesionistaica che, appena ricomincerà la scuola, i miei mali passeranno o almeno si affievoliranno. Però sarà comunque un guaio, perché a quel punto sarà ricominciata la scuola. Due palle.
Chissà, forse a quel punto, quando a scuola ci dovrò tornare, avrò capito (come capisco ogni anno, ma poi mi dimentico) a cosa mi servono realmente le vacanze di Natale: a rendermi conto che sono molto triste anche se, per mia fortuna, non lo so.
Il titolo sempre questo, ma il post scritto da uno qualsiasi dei tuoi alunni. Cosa ne uscirebbe?
RispondiEliminaMagari, invece, ti riscopri triste in questo periodo perche' ti mancano quelle faccette assonnate, alla prima ora...
Mah, i miei alunni non hanno molta fantasia: ti direbbero che servono a riposarsi e divertirsi. E le faccette assonnate della prima ora bieogna svegliarle, non è così facile.
RispondiElimina"rendermi conto che sono molto triste anche se, per mia fortuna, non lo so." anche sapendolo il risultato non cambia: questo post è come una tela di Goya
RispondiEliminaA difesa dei tuoi studenti, le vacanze servono a riposarsi e divertirsi.
RispondiEliminaRiposarsi pero' non necessariamente da qualcosa che duole...
Succede anche a me, uguale.
RispondiEliminaIo mi ammalo sempre di venerdì pomeriggio.
RispondiEliminaE il lunedì mattina son sempre come nuova.
Se trovi il perché, il mio indirizzo mail ce l'hai.