E’ successo che ho preso il televisore nuovo e da quando questo aggeggio costoso è entrato in casa guardo meno film. Non perché la passione verso i cowboys o le storie d’amore sia diminuita ma perché, semplicemente, davanti al televisore mi imbambolo come un uomo di bassa categoria. Niente da fare, non riesco a staccarmi dalle televendite e dalle sfide tra cuochi maldestri. Così io, che non ne avevo uno funzionante da un po’ di tempo, accendo il televisore con l’intenzione di guardare un film e poi mi perdo nel labirinto dei palinsesti. Mi dico sì, sì, ancora dieci minuti e schiaccio play, ma poi il tempo e i cuochi e le promozioni di panche ginniche mi divorano la sera e gli occhi si stancano e il letto chiama.
Due film (uno non è proprio un film) questa settimana sono riuscito a vederli, però.
Sarà il mio televisore nuovo, non so, ma a entrarmi negli occhi è il buio, il nero della pelle di Aman che si fa ancora più buia e nera quando si avvicina al pallore di Teodoro. Ve lo consiglio, il film, ma non con grande entusiasmo. La regia non è sempre tenuta a bada e forse anche per colpa della macchina da presa a spalla che agita troppo la visione. Spesso ci si perde anche nelle allucinazioni urbane di Aman che si protraggono più del dovuto e quasi quasi viene voglia di spegnere o mandare avanti il film.
Però c’è Valerio Mastandrea, Teodoro, che è bravissimo nel suo classico ruolo di uomo triste e rassegnato e c’è la stazione di Roma gigantesca e spesso vista dal basso che rende l’idea di quanto si è soli a questo mondo. Il film poi è spezzato in sottofondo dalle telefonate tra Aman e il suo amico a Londra e queste, secondo me, sono venature sulla corteccia del film intime, poetiche e profonde. Ma c’è una cosa che non capisco se è bella o brutta: il film non incolpa nessuno. Non c’è accusa.
L’altro, in realtà, non è un film ma un cartone animato francese del 1975 e che non ha bisogno di eccessive presentazioni: Asterix e le dodici fatiche. Per provare l’origine divina dei Galli, Cesare sottopone l’astuto Asterix e il forte Obelix a dodici difficilissime prove. Le passeranno quasi agevolmente tutte, inutile dirlo. Del cartone animato mi piace la parlata romana dei centurioni e la goffaggine di Obelix ma ancora di più il passo felpato dell’arbitro Caius Pupus e l’ottava famosissima prova, quella della casa che rende folli, chiaro ritratto caricaturale della burocrazia di questo mondo non animato. Qui la colpa è dei romani, ovviamente.
Se qualcuno di voi ha da consigliare un bel film, così, tanto per staccarmi dalle orrende televendite serali, batta un colpo.
Per rimanere in tema di immigrazione difficile, te ne propongo due, anche se magari li hai già visti: WELCOME, film francese, e L'OSPITE INATTESO. Lacrime di impotenza assicurate.
RispondiEliminaNo, non li ho visti. Ti ringrazio tanto, vedo di procurarmeli.
RispondiElimina"The milionaire", lo passeranno tra poco in tv, mi pare.
RispondiEliminaGrazie.
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