Sono stati cattivi i democristiani, ho imparato leggendo Pasolini. E me l’hanno detto anche le voci confuse dei centri sociali frequentati negli improbabili sabato sera, tra l’odore di fumo marocchino e i dibattiti sul ruolo del sottoproletariato, putrefazione passiva degli strati più bassi della società. Cattivi i democristiani perché sono stati più fascisti dei fascisti. Democristiano lo era mio padre, lavoratore tra i torinesi, carabiniere tra i savonesi e a me, che ero piccolo, diceva non bisogna mai stare con gli estremisti e solo in questi anni ho imparato che questo è tipicamente democristiano. Mai schierarsi apertamente, significava. Mai arrivare a sentire le voci che chiamano alla lotta, alla resistenza, alla rivoluzione. Tipicamente democristiano.
A lui piaceva Andreotti perché sa fare le cose silenziosamente, mi diceva. Ricordo che da piccolo mi trovò a una festa dell’Unità di paese, su una giostra. Mi separò dal calcinculo silenziosamente, come avrebbe fatto Andreotti. Solo a casa disse che quelli non erano posti per me. Voleva fare l’imprenditore, ma avviandosi sempre verso all’insuccesso. Comprava auto costose ma senza mantenerle intatte per più di un mese. Anni fa tentò una scalata sociale ma capitolando già a partire dai piani più bassi. Evita le ideologie, mi disse una volta davanti ad un documentario di Lenin (lo stava guardando mio fratello).
Però il democristiano apriva la porta ai nigeriani, pakistani, senegalesi, albanesi, indiani e alla loro richiesta di acquistare fazzoletti o accendini lui diceva no grazie. Il democristiano li faceva entrare, invece, e io tornato da scuola mi trovavo a tavolo con uno straniero. Tornato da chissà dove, di sera, trovavo il letto occupato. Dava soldi contro il volere di mia madre. Letti occupati da sconosciuti. Odore di pelle negra nella mia stanza, prima che io accendessi la luce. Allora capivo che c’era ospite.
A diciotto anni votai per la prima volta.
Era una domenica e misi una croce su un falce e martello che non esiste più, che si è perso nella schizofrenica storia italiana. A tavola, quella domenica, ammisi di aver preferenze comuniste. La reazione di mio padre fu di uno sconcerto silenzioso, alla Andreotti, tradito solo da un non bisogna mai stare con gli estremisti e da un nervoso movimento della testa. Ricordo quel momento come ricordo i colori e le figure dei quadri di Basquiat (che hanno la stessa geometria dei sogni), e solo qualche giorno fa, fuori a cena con lui, ho recuperato quella domenica
Gli ho spiegato che il fatto che io abbia delle preferenze simili a quelle di una volta è responsabilità sua: il suo tramutare l’ospitalità in una invasione di campo, l’avermi non solo mai ostacolato ma pure incoraggiato a studiare letteratura (studi mai terminati) e a leggere poesie, e ad avere a che fare con cose che non portano guadagno, profitto, sfruttamento, hanno fatto di me quello che sono. Ma questo cosa c’entra con l’essere di sinistra, mi ha detto ridendo. Le porte papà, ho aggiunto, tu non hai chiuso mai le porte a chiave. Da sempre. E anche la macchina, lo sai meglio di me, non la chiudi mai a chiave. Tu non hai mai dato giri di chiave. Sei uno che si fida.
Per cinque secondi mi ha guardato cercando un nesso. Poi ha guardato il culo della cameriera che passava lì affianco, come fanno i padri quando i figli hanno quasi la loro età.
La domanda che a me viene spontanea è anche una domanda del tutto inopportuna (perché la privacy è privacy, a parte tutto); e la mia domanda inopportuna è: per chi vota tuo padre oggi?
RispondiEliminaSecondo me, per Berlusconi, naturalmente.
Ed è una risposta, questa che mi do da solo, che mi fa ripensare a una cosa che penso da anni, senza riuscire a uscirne. Voglio dire, io ho l'impressione che noi, antiberlusconiani di molte e diversificate razze, finiamo poi, quasi tutti, per commettere l'errore di pensare all'elettore di B. come a un clone di B., come a uno che vorrebbe davvero essere come lui è, come aqualcuno che in qualche modo lo è già. Forse anche B. lo pensa. E forse ci sbagliamo tutti ed è uno dei motivi per cui alcuni continuano a votare B., spinti a quel voto dall'incomprensione degli anti B. di tutte le razze.
Però non lo so, magari mi sbaglio. E magari tuo padre non vota affatto per B.
Bisogna dire che non ci sono più i democristiani di una volta. Per lo meno i democristiani per bene.
RispondiEliminamanfredi
Quello che dici è grosso modo quello che intendevo io. Non si era democristiani per vocazione ma forse per motivi che, per questioni anagrafiche,io non conosco. Mio padre non si è mai interessato alle convergenze parallele, non ha mai avuto un giudizio lucido sui rapporti con gli americani e non ha mai frequentato una chiesa. Oggi sono sicuro che ci stanno altrettante anomalie comportamentali tra i berlusconiani e io, antiberlusconiano,spesso chiudo gli occhi davanti a queste anomalie.
RispondiEliminaNo, mio padre non vota per Berlusconi. Questa è l'unica cosa che so.
Non so, ma uno che apre la sua casa una notte qualsiasi ho l'idea che comunque non potrebbe votare Berlusconi.
RispondiEliminaErano altri democristiani, quelli. Niente a che vedere con quello che gira oggi.
Io sono d'accordo con LGO.
RispondiEliminaCosì, per dare torto a me e ragione a voi: padre,perdonami.
RispondiEliminaCerto che tuo padre e' un galantuomo, bisogna dirlo.
RispondiEliminaScopro solo ora il post di Zucconi.
RispondiEliminaNoi bamboccioni nati dalla seconda metà degli anni 80 in poi non possiamo dire di ricordarceli, i Democritistiani...siamo cresciuti con questo fantasmone alle spalle ma, in fondo, non lo abbiamo mai conosciuto. Vi rendete anche lontanamente conto, di cosa significa essere "nati alla politica" nell'era Berlusconi? E poi dicono che i giovani non coltivano più le speranze...
RispondiEliminal'unico ricordo bello, da questo punto di vista, è stata la prima vittoria di Prodi, anche se ero solo una bambina cresciuta...da allora in poi...solo buio.