lunedì 17 gennaio 2011

Le classifiche

di Sempre un po' a disagio

E’ vero, le classifiche non significano poi molto; non dichiarano esattamente o scientificamente quale libro sia valido e quale no, chi sia lo scrittore che in un determinato momento rappresenta una corrente o lo stato d’animo di una nazione. Però le classifiche vanno guardate se non per capire i libri almeno per capire chi i libri li compra e, chissà, li legge. Perché poi, con la gente, ci usciamo a cena, condividiamo uno scompartimento del treno, ci facciamo la fila al supermercato, ci facciamo difendere in tribunale e, mi dicono, ci si fa anche all’amore.

Poi la gente a noi ci cura i denti, il cuore e ci costruisce le case e queste tre cose sono di vitale importanza (molto più del sesso). I libri, per chi li legge ovviamente, regolano il sistema nervoso del dentista e del cardiologo e danno calibro all’immaginazione e alla mano dell’architetto. E’ bene sapere, quindi, quali sono i libri che vendono e perché.


In questi ultimi anni mi è capitato tantissime volte di leggere la parola segreto, fenomeno,spiegazione a proposito di un libro: Qual è il segreto del successo di questo libro? Come spiegarci tale fenomeno? Ce lo si domanda a proposito di libri che non avremmo mai detto che. Libri insospettabili che si fanno largo e raggiungono la classifica o addirittura il vertice della classifica. Sono sempre di più, questi libri. Allora si cerca il segreto. Ad esempio, vi giuro che ho pescato a caso, Antonio Gnoli scrive un lungo articolo su Benedetta Parodi e i suoi libri e si chiede, anche per mezzo dell'editore e dell'autrice stessa, come sia possibile che un libro di cucina tra tanti abbia venduto milioni di copie: quale il segreto, la chiave, la passione che muova tale industria? Con breve excursus si guarda anche alla Clerici e pure qui si tenta di svelare l’arcano. Allora saltano fuori espressioni tremende: taglio diaristico; Benedetta è un personaggio positivo, gradevole, fornito di una bellezza che non offende né provoca; rappresenta un modello per la gente; perché sa raccontare alla gente. Poi, finalmente, Gnoli si chiede se non sia il volto televisivo ad aiutare e ci si risponde che sì, che il volto aiuta ma non basta. Di conseguenza via con un altro filotto di motivazioni come persona credibile, la gente sa che non finge, è la normalità che spiega il successo.

I libri che stanno inamovibili in classifica sono libri che hanno il contenuto della televisione e per questo vendono. Vi giuro che stando in una libreria sette ore al giorno ho maneggiato libri più positivi, credibili e normali di quello della Parodi. Un paio di mesi fa hanno chiesto a Claudio Amendola il segreto del successo dei Cesaroni e lui ha risposto perché le famiglie guardando i Cesaroni si rispecchiano, rivivono certi momenti. No, il contario: guardando i Cesaroni, ma non solo, i giovani, la gente e le famiglie, piace molto questa parola, sfuggono dalla realtà, non sentono la puntura della propria nevrosi.

Ecco, questo è lo stesso meccanismo che governa la classifica dei libri: vendono i libri di chi sta in televisione. Ma aggiungerei per correttezza che vendono non solo i libri che hanno il contenuto della televisione ma anche la forma della televisione, cioè quei libri che hanno un ritmo televisivo o un’emozione televisiva. La gente si sente rassicurata dalla signora Parodi o dalla signora Littizzetto, per fare un esempio. I movimenti stilistici dei gialli di Faletti seguono il sistema nervoso dei registi delle fiction tv, per fare un altro esempio. Nessun segreto, quindi? Nessun fenomeno letterario, allora? Nessun segreto e nessun fenomeno, per me.

Le classifiche denunciano poco ma quel poco ci dice chi ci sta per estrarre un dente o chi curando il cuore. Ci dice, in maniera approssimativa, chi si sta spogliando in camera nostra, magari in una bella sera di primavera, con l’abat-jour accesa, la tenda mossa da una leggera brezza, un disco come si deve e il gatto di là, che dorme sulla poltrona. Chissà che libri legge (lui o lei), ci chiediamo.

No, dai, in quel momento non ce lo chiediamo (deboli che non siamo altro).

19 commenti:

  1. Molto azzeccata come analisi, davvero interessante!

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  2. Si può ben estendere anche al cinema, ahinoi: ho appena visto che il film di Zalone ha superato ogni classifica e aspettativa e previsione ecc ecc......

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  3. (ero convinto di avere commentato, riprovo)
    Pensa che io sono ancora più pigro: non me lo chiedo mai che libri legge l'altro/a (non mi chiedo nemmeno SE legge libri)

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  4. Ecco, questo mi fa pensare di essere io quello tutto sbagliato. Me lo chiedo continuamente, come fosse un chiodo fisso :)

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  5. @Tinni
    Sì, si può estendere anche al cinema anche se è più comprensibile che un film abbia un ritmo televisivo.

    Guarda, sto per dire una cosa banale, ma in un libro della Parodi o di Faletti non c'è assolutamente nulla di distorto. Però non sono libri, non fanno letteratura. Sono pura evasione e intattenimento. Le classifiche, ecco, ci dicono che la maggior parte della popolazione lettrice compra evasione.

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  6. Mi permetto di dissentire su un punto: che i libri di evasione non fanno letteratura. Siamo precisi: i libri che nascono dal marketting librario fine a se stesso non fanno letteratura. Asimov, tanto per dire, era nel giro del mercato della letteratura, ma se i suoi racconti facevano schifo glieli cestinavano senza complimenti. Dalla sua è che scriveva a ritmo folle e se la cavicchiava, quindi non abbiamo perduto quasi nulla. Asimov è letteratura ed è di evasione.

    Comunque il tempo ripulisce tutto: Faletti *forse* non lo vedremo sugli scaffali fra 50 anni. Simenon e la Signora Agata *certamente* sì.

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  7. Forse sono un po' troppo radicale, hai ragione, e sono d'accordo con te sul ruolo del tempo (cancellerà anche noi, però, e quindi non sapremo).

    Non ho letto tanti libri di Asimov ma la mia impressione è che fosse un genio e geniali i suoi racconti. Se è evasione è evasione di altissimo livello.

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  8. d'altra parte sei tu a lavorare in libreria, no<

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  9. La fantascienza era evasione quando c'era meno tv in giro, come altri generi letterari che una volta erano minori. Ora, nel piattume cosmico, se ne riconosce meglio il valore (perché i libri di Asimov sono geniali ma scritti così così, diciamo, rispetto ad altri grandissimi della SF)

    Vabbe', diciamo allora che uno dei vantaggi della monogamia è che dopo un po' sai a memoria cosa legge chi condivide il tuo letto :-)

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  10. mettiamola così: meglio la Parodi prima in classifica piuttosto che un libro di Vespa.

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  11. La Parodi ha l'"effetto zia" dalla sua parte. Se prendi un normale libro di cucina, in genere ci metti un po a decodificare quello che dice, gli ingredienti non sempre stanno a portata di mano e il risultato non é mai quello che desideri. Se chiedi a una vecchia zia o a nonna una ricetta, per quanto approssimative le spiegazioni il risultato in genere é soddisfacente.
    Mi sono sempre arresa con i libri di cucina, ma qualche ricetta di televisiva l'ho riprodotta ed é venuta bene, per cui effettivamente se dovessi regalare un libro a una nonna, una zia o mia mamma mica gli vado a prendere un libro da gran gourmet che tanto non aprirá mai, ma gli regalo quello banalissimo della Parodi: ricette semplici, corte, tempi di realizzo brevi e ingredienti che trovi all'alimentari sotto casa. Poi é facile che abbia scalato le classifiche, sotto natale é un buon diversivo per ovviare i soliti profumi, sciarpe, confezioni di fiori secchi che si regalano al parentado femminile sopra i 50.

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  12. Intrattenimento ed evasione sono ingredienti che fanno parte del lavoro letterario. Escluderli del tutto è un’esagerazione, perché da Virgilio a Ariosto a Manzoni e Sciascia ogni grande (e grandissima) opera letteraria prevede la dimensione “evasiva”dal reale, senza la quale non si apre un libro e non ci si mette a leggerlo.
    I miei dubbi (insisto: dubbi, non altro) cominciano laddove l’intrattenimento e l’evasione diventano gli ingredianti prevalenti o addirittura unici. Manca, in quel caso, secondo me, il necessario “ritorno” alla realtà, dopo l’evasione. Cioè manca la possibilità di un confronto con il reale e la propria vita. È solo un’opinione, ovviamente.
    Ma è la sensazione che ho, per esempio, davanti al fiorire di romanzi gialli di questi ultimi quindici anni: un conto è essere Simenon o la Christie o Vázquez Montalbán e raccontare il proprio mondo per il tramite di un genere; un altro ben misero conto è essere una delle centinaia di giallisti che raccontano sempre la stessa identica storia condita con le sempre medesime considerazioni. Non è un fenomeno solo contemporaneo: per esempio, un conto era essere Petrarca e scrivere il Canzoniere, un altro conto è stato essere uno delle migliaia di petrarchisti che tra Quattro e Cinquecento hanno ingolfato la nostra (nel senso di italiana) produzione letteraria di endecasillabi mortiferi.
    Poi, se a qualcuno piacciono molto i libri di cucina, la mia vita è cambiata quando ho regalato “Cuochi si diventa” di Allan Bay alla mia compagna. Non è letteratura, ovviamente, ma si mangia meglio. Solo che bisogna cuocere un po’ di più di quel che fa la Parodi. E tutto sommato, mi sa che è la lunga cottura, spesso, a fare la grande letteratura.

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  13. Bisogna che ti trovi una ragazza...

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  14. Ricordo che Cobain diceva, più o meno, che la cosa positiva del successo dei Nirvana è che i loro fan, dopo aver ascoltato Nevermind, si sono appassionati alla musica di un sacco di gruppi underground. Trovo abbastanza improbabile che lo stesso processo possa avvenire in campo letterario con i nomi delle classifiche dei libri più venduti in Italia.

    Manfredi

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  15. Che cosa capisci di una persona che ha acquistato il libro della Parodi?

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  16. Che guarda il programma della Parodi. Che è rubrica di studio aperto. Sono persona parecchio superficiale, io.

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  17. Pensa un po': ci sono persone che non hanno un televisore e magari acquistano libri "nati in tv".
    È una cosa incredibile.

    Poi, magari, quei libri finiscono per alimentare i fuocherelli di un camino.

    Finiscono per essere fuochi modesti, perché con poco, per definizione, si fa poco. Ed il poco, se non è il massimo di ciò che una persona può fare o dare, serve davvero a poco. Forse a niente.
    Figuriamoci per una valutazione.

    'notte

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)