domenica 29 gennaio 2012

tali padri

di lo Scorfano


A volte penso che dovrei chiedere, all'inizio dell'anno, di non avere mai l'ultima ora del sabato. Oppure potrei semplicemente fermarmi ancora una ventina di minuti dentro la scuola, alla fine delle lezioni, a correggere compiti, a sistemare il registro, a passeggiare in mezzo ai banchi sporchi nelle aule vuote, a cancellare le lavagne, qualcosa del genere. Ma fermarsi ancora a scuola, all'ora di pranzo, dopo tutta la settimana di lezioni... be', me lo riprometto ogni settimana, ma poi il richiamo della «libertà» è davvero troppo forte. E dunque ci ricasco, ogni sabato, ed esco subito, in mezzo ai miei alunni e a tutti (o quasi) gli studenti dell'istituto.

Eppure io so che mi farebbe bene alla salute uscire un quarto d'ora dopo, ne sono sicuro. E mi permetterebbe di tornare a casa, per il breve fine settimana che mi è concesso, con animo un po' più sereno, con lo sguardo un po' più limpido, con i nervi meno tesi per nulla. Perché, se non avessi l'ultima ora del sabato, da sempre, e non uscissi, da sempre, in mezzo a tutti gli studenti della scuola, non vedrei quello che succede nel parcheggio fuori della scuola. E, per questo, starei meglio.


Perché, ve lo potete immaginare, il sabato i genitori (per lo più i padri) che vengono in automobile a prendere la loro giovane discendenza sono molti più del solito, sono tantissimi. E parcheggiano dovunque, molti minuti prima, il più vicino possibile al cancello della scuola, come se fosse una gara, giocata sui singoli centimetri, come se cinquanta metri di strada percorsa a piedi fossero un affronto, una sconfitta, un cedimento nella guerra per la sopravvivenza e la sopraffazione. Un lieve ma pericoloso scricchiolare dell'estensione del dominio della lotta.

E quindi tutti a parcheggiare nei posti riservati ai disabili, in doppia fila, in tripla fila, con il motore acceso per tenere alto il riscaldamento o l'aria condizionata in funzione, tutti a suonare clacson, a urlare dai finestrini (aperti, ché tanto c'è il motore acceso), a minacciare con le loro lamiere (spesso ingombranti e costose) le lamiere altrui, tra cui le mie, tutti inscatolati a insultarsi nel conforto della sordità altrui, protetti da quelle stesse lamiere. E poi le manovre sprezzanti del pericolo proprio e altrui: ma soprattutto, ça va sans dire, di quello altrui. E lo spregio delle regole, il menefreghismo, l'aggressività prepotente e arrogante, fin negli sguardi. E ogni tanto io rimango senza fiato, per un sorpasso improvviso, uno scarto di lato senza preavviso, una frenata brusca e insensata con conseguente strombazzamento innervosito di non o chi e non so perché.

E allora, mi succede anche questo, guardo nell'auto che mi ha appena superato con sprezzo assoluto di qualunque possibile norma stradale, e starei quasi per fare un gesto, un dito medio, una parola, quella parola, sillabata in modo che sia inequivocabile. Ma, mentre mi volto verso l'altrui vettura di lamiera, ecco, all'improvviso (mi è successo: ieri, come tante altre volte), dal lato passeggero del veicolo colpevole, mi sorride e mi saluta con la manina innocente uno dei miei alunni di prima, uno di quelli piccoli, di quelli che mi fanno gli occhi pieni di lacrime se per caso li sgrido perché non hanno fatto i compiti.

Dunque il pirata della strada, il deficiente che mi supera imboccando la rotonda, tagliando la strada a me e ad almeno altri tre o quattro come me, dunque quel cretino con la patente, quel coglione era dunque suo padre. Dunque era il padre del ragazzino di prima, che nel frattempo, festante, mi saluta dal finestrino. E io che faccio, a questo punto? Il dito medio? La parola? No, non faccio niente. Fingo un sorriso e saluto il ragazzo. E poi torno a casa, che comincia il mio breve fine settimana e, per fortuna, sono ancora illeso e con la macchina intera.

Ma è proprio per questo che dovrò chiedere, l'anno prossimo, e implorare, l'anno prossimo, e probabilmente anche corrompere, l'anno prossimo, di non avere più l'ultima ora del sabato. Per potermi illudere, ogni altra mattina della settimana, che la maleducazione, che a tratti affiora dai comportamenti dei miei studenti, sia dovuta all'intemperanza dell'età, che siano in fondo bravi ragazzi, mica altro, solo un po' inesperti. Per non dover sapere, invece, che è semplicemente patrimonio genetico. O peggio, educazione, abitudine familiare, vera e propria consegna generazionale. L'educazione che a lui ,ragazzino, dà quel padre, che parcheggia nel posto riservato ai disabili, e poi suona il clacson perché una ragazza attraversa nel parcheggio davanti a lui, e poi esce dal parcheggio a settanta all'ora, e poi mi supera all'ingresso della rotonda. E non sa che suo figlio è lì, tutto sorridente, che mi saluta con la mano.

36 commenti:

  1. Io pensavo che tutto ciò finisse alle medie, non c'è speranza davvero...

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    1. io credo che insegnare ai propri figli la gentilezza e il rispetto sia ormai prevalentemente interpretato come un segno di debolezza, di fragilità. ogni tanto mi rileggo l'elogio della mitezza e in esso è concentrato tutto ciò che vorrei da me stessa e dagli altri. sarebbe utile farlo leggere e rileggere ai ragazzi? ci piazzo un bah, e mi avvilisco.

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    2. Serve a poco, a mio parere, lavorare su un'educazione alla gentilezza deiragazzi se a casa il messaggio che passa è tutto un altro. Si sopravvaluta spesso la scuola, in questo compito.

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  2. Almeno questo, con la settimana corta e l'ultima uscita da scuola il venerdì, ci viene risparmiato. I padri sono al lavoro (ma non sempre, c'è chi la settimana corta la fa diventare cortissima...). Puoi stare tranquillo, prima o poi arriva. E' una delle priorità anche del ministro Profumo, la settimana corta...

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    1. No, è vero. Anzi, ne approfitto per correggermi: non si tratta di un post sui padri maschi, in realtà. E' solo che il sabato c'è più gente del solito, comprese le madri, naturalmente.

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  4. nella mia cittadina succede la domenica mattina nelle strade intorno alla chiesa. Nonostante le innumerevoli lamentele dei residenti che transitano con estrema difficoltà, i vigili, ovviamente, si guardano bene dall'intervenire per non scatenare le invettive del prevosto.

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  5. Bellissimo post e d'accordissimo col primo commento dello Scorfano.
    Il punto molto "semplice" è che i bambini, i ragazzi, ahivoglia a dirgli quello che devono fare, come dovrebbero comportarsi, cosa è buono o non buono. I ragazzi emulano. Punto. Non c'è bisogno di dire a un ragazzo leggi. Leggi, fai in modo che potrà disporre di libri, raccontagli le favole quando è bambino, e leggerà. E così via. Dal non buttar le carte in strada, al saper parlare italiano, all'uso gentile e cortese della voce, alla naturalezza nel respingere la volgarità e alla graduale formazione di un gusto e di un pensiero autonomi. Sono decisamente d'accordo sul fatto che alla scuola è delegato troppo, e poi ci sarebbero i discorsi come quella particolare forma di indulgenza di mamme che poi in fondo se il figlio è obiettivamente maleducato e insensibile ne fanno quasi una questione di carattere, di spregio delle "regole" che fa tanto ribellione...
    io sono molto severa su piccole cose che fanno però la differenza; come il famoso "non si dice mi fa schifo, si dice non mi piace". evidentemente per molti è solo una questione di forma. o insomma il mangiare o meno con la televisione, e così via. ma se ci pensi, c'è sempre qualcuno pronto a risponderti che un figlio deve pur sempre rimanere aderente alla realtà circostante, "non puoi mica farlo crescere in una bolla...". Scorfano, che dire? Non ho MAI creduto a chi dice "ma io c'ho provato, poi è lui che ha preso una strada che certamente io non gli avevo indicato". No no, in questo, sono sempre sempre stata dalla parte dei ragazzi. Se tuo figlio, poniamo, non rispetta la donne, evidentemente cari i miei genitori, gli avrete passato subdolamente con i vostri atteggiamenti di coppia stilemi maschilisti, o cmq una certa idea della donna e di come debba essere trattata. ma non con le parole, glieli avrete passati. tu puoi ripetere anche mille volte in un giorno "siamo gente di sinistra, rispetta gli altri". ma se poi tua moglie la tratti come la tua schiavetta, o non appena passa una ragazza indugi con lo sguardo, tuo figlio, si comporterà come te.
    da questo punto di vista io dico dov'è andata a finire l'etica? ma quella vera intendo, mica quella finta ipocrita del bravo ragazzo qui si direbbe pariolino tutto impostato poi però intimamente votato all'immoralità? non so. ripeto. non si può delegare l'educazione che vorremmo agli altri. se così facciamo, significa che poi, in fondo in fondo, siamo noi i primi ai quali di quell'educazione, non frega un emerito tubo. e allora ben ti sta se ti giudico. e male.
    Laura.

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    1. Hai perfettamente ragione.
      La base dell'educazione,devono essere i genitori
      a doverla imporre con detrminati modi.....
      E non pretendere che sia la scuola e di conseguenza
      anche lamentarsi.

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    2. Cara Laura, spero che i tuoi figli non deludano questa tua granitica certezza.

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    3. Caro Luigi, io i figli non ce lì ho. Ma ho un fratello adolescente, e ho contatti stretti con ragazzi di quell'età. Luigi, che ri devo dire, certe cose per me si insegnano. È inutile lamentarsi dei "giovani" se non ci si perde tempo prima di rassegnarsi al eravamo meglio noi. Io penso che se mio figlio, faccio un esempio stupido, non disdegnasse una certa volgarità, la responsabilità sarebbe la mia, è inutile che ce la raccontiamo. E poi, che ti devo dire, svegliarmi al mattino, andare a lavorare, faticare, ingoiare rospi, compromessi e quant'altro per avere un figlio coglione, sinceramente non è il futuro che mi auguro. Detto questo, ripeto, e concludo: se tuo figlio sta male, si comporta male, è disagio, i sente non amato, si droga ruba o spaccia, la colpa non è sua. Ogni figlio manda dei messaggi; con alcuni ci vuole polso, con altri la dolcezza, con altri altro ancora. L'educazione è la base dei rapporti, l'educazione è politica. Se smetto di crederci in cosa dovrei credere? Andiamo su, prendiamocele ste responsabilità. Laura.

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    4. @Laura e tutt*
      Ho un figliolo di 7 anni e le mie certezze granitiche incominciano a sbriciolarsi, poco per ora, sono ottimista, va là. E' dura; sapeste quante volte a tavola ripeto che non deve dire "fa schifo" eppure... In una occasione ho tolto piatto e posate e gli ho detto "va bene, non ti piace, ci rivediamo domani alla colazione". Quanto sarà durato, un mese forse, e poi alla vista della crema di zucca (non minestrone), "fa schifo". Toccata di nuovo la casella torna indietro e si ricomincia.
      Lo stesso vale per decine e decine di cose,dall'uso delle cinture di sicurezza, dal rifiuto di passaggi in macchina se non c'è il seggiolino regolamentare e così via; se sei uno dei pochi a far assurgere l'educazione, il rispetto delle regole come valore fondante delle relazioni, come minimo vieni etichettato come alternativo, appunto.
      Mary

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. Adesso capisco che avere il tempo pieno è un grande vantaggio. ;-)))

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  8. Il mese scorso sono morti due bambini, investiti dai suv dei genitori all'ingresso (o all'uscita) da scuola. Cioè, di quei due ho letto, poi chissà. Si dice disgrazia, ma la scena che descrivi è di follia. Ed è più o meno la stessa scena che si ripete ogni pomeriggio davanti alla scuola dei miei figli.

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  9. Ottimo post... che riempie di tristezza...

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  10. Sì, sono quelle situazioni che ti fanno perdere quella residua fiducia nel genere umano.

    Uqbal

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  11. Certe situazioni fanno salire uno sconforto che tu hai saputo descrivere perfettamente. Mi dispiace leggere di genitori incapaci di trasmettere regole attraverso i comportamenti. E' il miglior modo per farlo. Magari quello sarà il classico padre che prende a schiaffi il figlio per aver rigato la macchina, quando poi, è lui stesso, davanti al figlio, a dimostrare prepotenza in strada.

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  12. Come chiedere a quei genitori (o anche non genitori ma semplici guidatori di autovetture) un comportamento gentile e cavalleresco il fine settimana davanti le scuole quando durante tutta la settimana si sentono novelli Schumi in diritto di bruciare il buon senso e le regole civili della circolazione stradale ogni momento?

    Nella mia metropoli romana purtroppo è così, è questa la triste situazione quotidiana.

    Non meraviglia che forse il corso di maggiore successo nella palestra che ospita il mio corso di ginnastica è il corso di boxe, al quale vedo partecipare anche fanciulle esili e meno esili.

    Questo il messaggio rinforzato oggi dalla tv e dalla cerchia familiare: picchia duro, picchia per primo, alza la voce, gridagli nelle orecchie al tuo prossimo che con te non ci sarà nulla da fare, che non ti farai dominare dalla gentilezza, che ormai si vive nella giungla d'asfalto.

    Marco

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  13. Si consoli, gentile Scorfano. Come può notare da tutto il miele che trasuda dai post di risposta, qui sul blog di tutte quei padri (e quelle madri) non v'è alcuna traccia. Tutti perfetti educatori, tutti compìti lord inglesi che il sabato vengono a raccogliere i loro piccini rigorosamente a piedi, o semmai, nella bella stagione, in bicicletta...

    (Non si arrabbi, la prego, ma quando in un post vedo additata una categoria di "vilains" mi chiedo sempre da quale remoto pianeta provengano queste malvagie creature: mai che almeno uno si faccia vivo anche solo per difendersi).

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  14. Io sono più rilassata da quando ho il sabato libero. Però ho quasi tutte le entrate alla prima ora, e vedo cose simili al lunedì mattina. Poi, insegnando in un paesino, il 9o% dei miei alunni viene a scuola a piedi o in bicicletta, ma quando piove, o c'è il nebbione...
    Si tratta del solito discorso per cui a scuola possiamo fare molto, ma non tutto. Possiamo parlare di etica, valori, educazione, gentilezza, urbanità, rispetto del prossimo, convivenza civile. Poi i nostri alunni vanno a casa e succede che hanno un papà con la suoneria del cellulare che urla "giovinezza giovinezza primavera di bellezza". Mi è appena capitato...

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  15. Alla materna di mio figlio era uno spettacolo quotidiano, aggravato dal fatto che nella stessa scuola ci sono nido/materna/elementari.
    Inoltre ci sono 5/6 soli posti auto in un parcheggio interno e poi una strada strertissima e senza sfondo.
    Ci sono cascato una sola volta, ho parcheggiato l'auto oltre l'ingresso e sono rimasto bloccato dall'enorme e quotidiano ingorgo, ho fatto 500 metri in un campo per andare a casa.
    Poi ho cambiato tattica e parcheggiavo 100 metri prima. poi andavo a piedi e ogni giorno godevo, vi giuro godevo, nel vedere le scene che tu hai perfettamente descritto nel post con i genitori sclerati alla ricerca di un'inesistente via d'uscita. Godevo e speravo che l'ingorgo non avesse più fine.

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    1. Quello che racconti tu è divertente e assurdo, sono d'accordo. Ma davanti alla mia scuola il parcheggio è enorme e gratuito: ci sta una vera distesa di auto. Il problema è che tutti vogliono mettersi a pochi metri dal cancello, a prescindere da quando arrivano. Il che, pare a me, rende la situazione ancora più demenziale.

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  16. come sempre bellissimo post!! La "maleducazione" in auto ormai è imperante! ieri mattina ho accompagnato mio figlio a scuola (di solito va in bici, ma è reduce dall'influenza e fa un freddo...)e durante il tragitto sono stata superata da una golf strombazzante (ovviamente con una manovra assurda, ad una velocità assurda per la strada su cui ci trovavamo, zona centrale, molto trafficata e, soprattutto, percorsa da chi a scuola ci va a PIEDI e attraversa la strada A PIEDI!. Ho proseguito lentamente il mio percorso e sono arrrivata davanti alla scuola insieme alla golf: hai visto che è inutile che corri CRETINO/A?
    Ma che dobbiamo fare? Ma è possibile che un padre/madre di famiglia che porta il figlio a scuola NON pensa che la velocità eccessiva UCCIDE? Ma dove CORRONO quei pazzi che sfrecciano su strade cittadine alle 8 del mattino a 70/80 all'ora su strade dove un minimo di buon senso suggerirebbe di NON andare a piu' di 40?
    Che tristezza!!

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  17. Se dovessi giudicare dagli adulti, famiglie e professori, che ho incontrato in 10 anni, le intemperanze dell'adolescenza non avrei dubbi: perché se pensassi davvero che gli adolescenti fossero (ancora, se pur per poco, su questo convengo)così definitivamente influenzati dai comportamenti degli adulti, allora saprei che li hanno male influenzati i professori. Perché non c'è paragone tra la maleducazione, il menefreghismo, il qualunquismo, l'ignoranza, la protervia, l'insipienza che incontro a scuola, da chi condivide con me il posto dietro la cattedra e i comportamenti, mediamente molto medi, che ho visto nelle famiglie.
    E non esagero, eh. Dico, purtroppo, proprio davvero.

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  18. @Marcolino: se tutte quelle persone fanno pugilato come si deve, impareranno un sacco di cose sulla buona educazione ed il rispetto degli altri.

    Se non lo fanno, basta metterli nel ring insieme ad uno bravo :-)

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    1. Tutto è possibile, certo, il mio dire era ancorato al bisogno "spirituale" di avere scelto una disciplina un pò rude, dove non ci si duole tanto di aver fatto sentire il ruvido del proprio guantone sulla guancia dell'opponente.

      Plaudo a quelli che rispettano maggiormente la persona umana (e tutto il circondario) avendo guadagnato e conservato nella propria bisaccia arte e mestiere da praticante marziale.

      Non è un caso la canzoncina sul "gigante buono": più si potrebbe sul piano fisico e più si dovrebbe essere mansueti.

      Marco

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  19. lo scrissi qualche tempo fa sul vecchio blog, che secondo me uno degli "indici di qualità" di una scuola è la percentuale di studenti che arriva a piedi/in bici/in autobus.
    e che tristezza passare davanti al mi vecchio liceo e vedere il parcheggio, una volta stipato di biciclette, ingombro di moto, scooter e qualche auto.

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  20. Divulgo le tue parole, (purtroppo) mi ritrovo tristemente a condividerle. Vivo in Inghilterra da qualche mese e mi chiedo: perchè in Italia succede questo e in altri paesi no? Siamo davvero così maleducatamente cialtroni, ignoranti e menefreghisti? Confronto i comportamenti degli studenti a scuola e dei padri nei parcheggi e devo rispondere... ebbene sì!

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  21. quando accompagnavo i ragazzi a mensa mi son sempre messa per ultima, dopo di loro, in fondo alla fila, aspettando il mio turno e controllando che tutto si svolgesse regolarmente; arrivava sempre qualche collega che andava direttamente a farsi servire, passando davanti a tutti, lasciando soli i ragazzi.Di solito era uomo e anche padre.
    Quello che mi auguravo era che i ragazzi ne cogliessero l'esempio, il pessimo esempio.

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  22. Stessa scena ogni giorno fuori dalle elementari del paese dove vivo...ma le protagoniste sono per lo più mamme che parcheggiano i SUV in doppia fila, sui marciapiedi, sulle strisce pedonali, nel posto riservato ai portatori di handicap...Poi si calano giù dai macchinoni, incerte su tacchi stratosferici, caracollano fino al cancello della scuola: in una mano il telefonino all'orecchio, nell'altra la megaborsa alla moda. Sempre telefonando fanno un cenno distratto al loro bambino che esce da scuola e senza salutarlo (ovvio...sono al telefono...)lo spintonano fino al SUV. Poi partono sgommando schivando come per miracolo la fiumana di bimbi in uscita...
    Senza parole.

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    1. Io non ho nominato i Suv per evitare polemiche sui Suv eccetera. Però quello che mi ha brutalmente tagliato la strada sabato, rischiando di schiacciare me e altri incolpevoli come me, era un Suv.

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  23. La scuola dovrebbe avere ancora il compito di formare i ragazzi educandoli al rispetto delle regole e facendo crescere in loro un abbozzo di coscienza civile.
    Finché ci saranno professori che ci credono e si comporteranno in maniera coerente, rimarrà qualche speranza che i figli non seguano le orme dei padri da te citati.

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    1. Benché, Silvia, io penso che ci sia del vero in queste tue righe (ma credo che la scuola da sola non possa assolutamente nulla), scrissi qualche mese fa un breve post in cui cercavo di spiegare che è molto difficile, per tante ragioni, che ciò avvenga facilmente. Il post è questo. So che non esaurisce l'argomento, ma è un contributo, in qualche modo.

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    2. Ricordo bene quel post e ho purtroppo anche le testimonianze dirette di amici professori che mi raccontano di episodi tristissimi molto vicini a quelli descritti.
      Per questo ho scritto 'qualche speranza' (non credo nei miracoli).

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  24. Visualizzata la scena descritta dal tuo post...era impossibile non immaginare i SUV, ma senza polemiche...ricordano le bimbe quando provano le scarpe delle mamme, troppo grandi, inadatte e ingestibili ai piedi, facile prendere uno scivolone...però "fanno scena"...

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)