Preso atto della crisi economica che attanaglia il nostro paese e da cui, è la mia irrevocabile impressione, non usciremo se non con le ossa per sempre rotte e le tasche completamente vuote; preso atto del conclamato e innegabile degrado sociale che ha investito il nostro paese negli ultimi vent'anni, e che non dà l'impressione di poter facilmente diminuire, e che, ne sono certo, ci accompagnerebbe comunque fino alla fine dei nostri giorni, abbrutendoci e rendendoci schiavi uno dell'altro e tutti di noi stessi; preso inoltre atto della vertiginosa discesa culturale che ci perseguita in questi anni tristi, devastati da sedicenti esperti di comunicazione, preda di giallisti senza ritegno, alle prese con l'inesorabile avanzare dei nuovi barbari eccetera; preso infine atto della scarsità di speranza che questo martoriato paese può offrire ai suoi giovani, in un contesto così infame e corrotto, indegno, senza nessuna prospettiva per il futuro che non sia quella di impoverirsi ogni giorno di più, in direzione di un'inevitabile peggiocrazia di cui ormai distinguiamo assai bene le forme e i contorni; preso atto del declino collettivo e individuale che ci attende, lento e doloroso, senza via di uscita, senza possibilità di scampo, naufraghi di un mondo in tempesta che non sappiamo nemmeno più comprendere...
Anzi, non semplicemente una grande festa, ma la più grande festa di tutti i tempi, una festa assurda e interminabile, la follia organizzata più insensata e inconcepibile che i cieli stellati abbiano mai potuto contemplare, dall'alto del loro crudele silenzio siderale, dal freddo gelido della loro perfidia astrale priva di qualunque pur dovuta compassione.
Propongo dunque che gli italiani si alzino, domani mattina, e che nessuno vada più a lavorare. Propongo che tutto sia lasciato al caso, che ognuno spenda tutto quello che ha, che ognuno regali tutto quel che può regalare, che ognuno sperperi qualunque ricchezza gli sia stato dato di possedere o accumulare in questi tristi anni di declino. E che questa festa duri per dodici mesi esatti, fino al 17 gennaio 2013. Che sia una festa straordinaria, collettiva, rivoluzionaria, esplosiva, prepotente e preponderante, una festa mostruosa e senza limiti né dignità, una festa del tutto priva di logica e di scopo. In cui tutti bevono, mangiano, cantano, ridono, trombano, ballano, urlano, cadono, piangono, si rialzano, si abbracciano, si baciano, si spogliano, bevono, fumano, si drogano, si menano, fanno la pace, si conoscono, si salutano, bevono, mangiano, si abbuffano, non dormono, per dodici mesi ininterrotti, si raccontano la loro vita, i loro successi e fallimenti, e nessuno lavora, nessuno pensa al futuro, tutti spendono tutto, i negozi sono sempre aperti e incustoditi, le macchine prendono fuoco, le case sono di chiunque ci entri, dalle case si esce per non tornarci mai più, con una risata beffarda, con la soddisfazione ebete di chi non vuole sapere a che cosa si possa andare incontro, una festa consapevole e inconsapevole, in cui l'Italia è percorsa giorno e notte da torme di viandanti festanti e camminanti, un sabba, un baccanale immenso, un'orgia di vita come mai si era vista prima, come mai si era potuta vedere, come mai più si potrà vedere, in cui tutti cantano, bevono, mangiano, trombano e ridono, un'altra volta, altre cento volte, per 365 giorni, anzi no: per 366 giorni, perché abbiamo anche un po' di culo, nell'ambito del nostro inevitabile declino, e quest'anno è pure bisestile; la festa della maleducazione, in cui nessuno fa la raccolta differenziata, nessuno rispetta i limiti di velocità, nessuno parcheggia dove si deve ma ognuno parcheggia dove cazzo vuole, nessuno paga il biglietto perché non ci sono più biglietti, un trionfo dell'egoismo e dell'anarchia, un tripudio dei sensi e della gioia più becera, una festa in cui tutti amano tutto, in cui nessuno si fa male, in cui tutti godono, in cui tutto è bello, le città sono accoglienti di colori fuochi e persone, le autostrade lunghi nastri d'asfalto in cui ci si incontra e ci si offre da bere e da mangiare, percorrendole a piedi, cercando di salutare tutti e di abbracciare tutti, senza vergogna e senza pregiudizi, felici di essere arrivati fino a qui, fino a questa festa clamorosa, violenta, senza senso, la più grande festa di tutti i tempi, la più grande festa di sempre, la più grande esplosione di umanità dell'universo, la più grande festa prima del big bang, più grande del big bang, perché al momento del big bang gli uomini non c'erano e non si può mica fare festa senza di noi, stupidi astri silenziosi del cielo.
E poi arriverà il 17 gennaio del 2013, ore 23.59, e sarà, in quel momento, tutto finito.
Ci guarderemo e sapremo, senza dircelo, quello che ci aspetta, senza terrore. Avevo pensato, per questo ultimo istante, a un'esplosione terribile e apocalittica, qualcosa di catastrofico che cancellasse per sempre questo paese dalla faccia della terra. Ma poi mi sono detto che no, non occorre, forse non è nemmeno giusto, il paese non c'entra, la terra non c'entra, la penisola è bella, siamo noi che dobbiamo pagare. E pagheremo.
Chi vorrà (e speriamo che siano tanti) porrà fine alla sua vita con le sue stesse mani, senza aspettare un momento di più, con la serena consapevolezza di comunque meritarselo. Gli altri (e speriamo che siano pochi) prenderanno un paio di scarpe e un piccolo zaino e si incammineranno per il mondo, poveri come ci sono entrati, andranno in altri paesi, cercheranno di sopravvivere, e lasceranno questa penisola sola e abbandonata, senza più nessuno a devastarla e maltrattarla. La lasceranno così, morta e disabitata. Nella speranza che dopo di noi arrivi qualcuno che sappia trattarla un po' meglio di noi. Nella speranza, l'unica possibile, che questa bella terra che ci ospita possa, senza di noi, sopravvivere a noi. E la festa, a quel punto, sarà finita.
Ah, però!
RispondiEliminaMi ricorda il finale della Coscienza di Zeno e il finale del Cantico del Gallo Silvestre. Solo, attualizzata e dedicata alla nostra bella penisola. Eppure l'idea di un bel Carnevale definitivo mi attira...
...temo che una festa del genere finirebbe molto prima del 17 gennaio 2013... soprattutto perché credo che sarebbe disattesa fin da subito la regola "tutti amano tutto, nessuno si fa male"...
RispondiEliminaTu hai parafrasato la fine de la compagnia dei celestini. Là era un incendio.
RispondiEliminaUqbal
Scusa, cosa ti sei fumato ieri sera ?
RispondiEliminaAnonimo SQ
"Codesto solo oggi possiamo dirti,
RispondiEliminaciò che non siamo, ciò che non vogliamo."
E buon anno, per quanto mi riesca difficile pensare che possa essere tale.
RispondiEliminaNon lo sarà... Ma buon anno anche a te.
Eliminasarà un anno avvincente, l'anno di san pancrazio!
Eliminachi non muore si ravvede!
RispondiElimina;)
EliminaLa Compagnia dei Celestini l'ho letta tanto tempo fa, quando è uscito, ma non mi ricordo niente. La Coscienza di Zeno l'ho riletta da poco e ne ammetto l'influenza...
RispondiEliminaUn anno? Sei un sadico! Sai che palle dopo neanche una settimana! Tanto vale farla finita subito! Buona idea, comunque. Concordo. (Che ti sei bevuto però mi piacerebbe davvero saperlo...)
RispondiEliminaBere... fumare... Voi, signori, mi sopravvalutate. ;)
EliminaAggiungo a quanto evocato dalla Bionda, che risuona anche per me, un po' di Galapagos di Vonnegutiana memoria.
RispondiEliminaMa per il resto, lo ammetto, ma anche no. Io sono Nelsoniana (nel senso di Lord Horace). Sempre. Fino alla fine.
Festeggiare un corno! Qui si sgobba fino a quando non si riporta ordine in questo macello.
RispondiEliminaAh be'... Voi sgobbate, io vado in vacanza. ;)
EliminaM'hai messo 'n'ansia!!! e che è festeggià questo? E' solo una grande fatica. Ma non potremo semplicemente alzarci e fare solo quello che ci pare, che ne so, andare a fare passeggiate al lago, al mare, leggere tutto il tempo che vogliamo, staccare telefono, cellulare e citofono. Un bell'anno sabatico alla faccia di tutti, che sarebbe poi alla faccia di ognuno.
RispondiEliminaMa il tuo post voleva dare un altro messaggio...
D'accordo anche sull'anno sabbatico. Purché dopo non si ricominci, però...
EliminaChe è successo, Davide? Perché sei così malconcio?
RispondiEliminaMarco
oh là finalmente qualcosa di sensato e veramente umano! bello bello, magari si potesse fare.... super festa!
RispondiEliminaSembra il finale di un racconto di fantascienza, in cui alla terra è sostituita l'Italia.
RispondiEliminaNon mi piace
Non mi piace il messaggio, non mi piace la storia, non mi piace il finale.
soprattutto non mi piace l'amarezza di fondo
Più che della nostra terra, io avrei forse usato la metafora di una nave dove più buchi vengono tappati e più cola a picco. Dove l’unica cosa che rimane da fare è, appunto, colare a picco: fatto che può avvenire con immensa rassegnazione o in grande stile.
RispondiEliminaOppure puoi saltare giù di tua “spontanea volontà” e sentire quanto è fredda l’acqua. Prendermi un anno sabbatico tre anni fa è stata senza dubbio la decisione migliore della mia vita.
facile a dirsi.. ma tutti noi siamo attaccati alle cose e alle persone...
RispondiEliminadella serie armiamoci e partite...