Aciribiceci, Cartapesta: Possibile che in questo paese nessuno sappia stare seduto a tavola per come si deve? Non ci sapete resistere coi gomiti aderenti ai fianchi per più di cinque minuti? Che c’è, vi cominciano a fare male le scarpe? La cravatta vi strozza? Non vedete già l’ora di sbracarvi sul divano con la cintura allentata?
Paolo Nori, Ad Auschwitz: C’erano delle cose complicate, lì ad Auschwitz. La cosa più complicata, mi sembra, era: Tutta questa bontà.
Cronache dalla libreria, Cosa (loro): È ovviamente una cosa positiva che un mafioso decida di passare alla legalità. Ma che poi scriva anche un libro intitolato: “La regola del padrino. Lezioni di cosa nostra per Business regolari” e che trovi pure un editore disposto a pubblicarlo... direi che è ben altra cosa (nostra).
Cesare Picco, La musica universale e le mucche del West Bengala: La musica è un linguaggio universale è frase eurocentrica, retaggio di secoli di pensiero occidentale dominante. La sicurezza che abbiamo nel pensare che una sinfonia di Mozart possa commuovere un indio amazzonico, poggia sulla sola vana nostra certezza di possedere la verità del Suono e del Verbo.
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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)