L’altro ieri, sull’Unità, alcuni scrittori, critici e curatori di collane sono stati interpellati per dire se quello che verrà sarà finalmente l’anno degli e-book e se questi potranno convivere pacificamente con i libri di carta. L’articolo che ospita tutte queste voci è una velata pubblicità agli e-book a fumetti che il giornale sta proponendo ai suo lettori più o meno di passaggio. Francesco Pacifico, ad esempio, dice che il prezzo (dei lettori elettronici) è appena sceso a 100 euro, e l'inchiostro elettronico è affascinante e non stanca gli occhi. Mi entusiasma come oggetto di lavoro, non ci leggerei un romanzo per puro piacere. A Roma magari non esploderà subito perché c'è poca metropolitana, e mi immagino che per i lettori l'e-book sia soprattutto una cosa comoda da leggere in un posto così pieno che fai fatica a girare le pagine. Ecco, anche se resta da capire cosa significhi “non ci leggerei un romanzo per puro piacere” (davvero, non capisco cosa voglia dire realmente questa espressione) si capisce invece che la fatica del girare le pagine ("un posto così pieno che fai fatica a girare le pagine") prima o poi porterà al boom di questi oggetti elettronici. Perché in effetti girare le pagine in metropolitana è davvero scomodo, vero? Insomma, questo è uno di quelle pubblicità che cercano di non essere pubblicità ma che poi lo sono: bello il libro di carta ma prima o poi la tremenda scomodità del girare le pagine ci porterà all’utilizzo degli e-book.
Dello stesso tono è il pezzo di Matteo Bianchi, il quale dice che lui è affezionatissimo al libro di carta ma l'idea di avere decine e decine di volumi con me rinchiusi dentro il tablet mentre mi sposto in metropolitana mi elettrizza. Sapere che potrei viaggiare ore o giorni di fila avendo sempre qualcosa di nuovo da leggere. Ancora l’angoscia agghiacciante della metropolitana, quindi, e ancora l’ansia dell’avere qualcosa da leggere quando ci si sposta (dio mio, "viaggiare ore e giorni di fila" non vi sembra un pochino esagerato?). I pareri non sono tutti così, ci mancherebbe, ma ad accomunarli è un po’ il tono di chi deve mettere ansia al lettore che ancora non ha un oggetto che magari non è così affascinante e profumato come un libro ma che però, e su questo non si deve discutere, allevia dolori e disagi. La pubblicità, si sa, ha il dovere di instillare quotidianamente gocce di insicurezza. Solo così si vende. Il movente di questo post è però il parere di Nicola Lagioia, autore Einaudi e curatore della collana Nichel della casa editrice Minimum fax. Prima trascrivo quello che mi interessa e poi vi dico come la penso io:
Da scrittore, mi importa poco della faccenda, poiché per la letteratura (a differenza di ogni altra arte - cinema, pittura, scultura, musica, teatro...) il supporto è secondario, o meglio il supporto è sempre fittizio o meglio ancora non esiste proprio, essendo, il vero supporto di riferimento, la mente umana. "Nel mezzo del cammin di nostra vita" ha lo stesso valore se lo scrive su un pezzo di carta, se lo si digita al computer e persino (questa la cosa più importante) se ce lo si ripete in mente.
E poi, se avete voglia, continuate a leggere voi il resto del pezzo di Lagioia (è il quarto contributo che vedete). Ma sono queste righe che più mi hanno fatto riflettere su una cosuccia un po’ da tromboni. Insomma, è vero, il supporto è secondario ma secondo me l’uscire per andarsi a comprare un libro è la letteratura. Uscire di casa, entrare in una libreria, guardare gli scaffali e poi scegliere quale Divina Commedia acquistare tra le tante in esposizione, è già un po’ leggere la Divina Commedia, così come uscire di casa per comprare un vocabolario è già un po’ usare il vocabolario. E spero di essermi spiegato.
Sto dicendo una cosa un po' da parrocco, lo so, ma quello che intendo è che sono consapevole che una lettura la si fa solo leggendola (sottolineandola, studiandola, eccetera) ma che l’esperienza che si mette per farla, o il tragitto che si compie per raggiungerla, è già cultura. E senza questa esperienza e senza questo tragitto qualcosa andrà ad amputarsi o deformarsi. Allora, dico, sono davvero così necessarie le librerie e le biblioteche? Possono servire ancora a qualcosa i librai e i bibliotecari? Magari ai fini della comprensione di un testo o di un verso – “Nel mezzo del cammin di nostra vita – no, ma l’esperienza della ricerca di un libro di carta, in una libreria o in una biblioteca, vivifica la lettura. Uscire di casa per cercare un libro è un piccola, così piccola da essere quasi impalpabile, esperienza che già a questo punto, mentre ci si mette le scarpe, si può parlare di cultura. O almeno così la vedo io.
lapsus freudiano "come la pensa io"?... oppure è un tranello...
RispondiEliminaEh. In questo senso io sono un pessimo fruitore, nel senso che – non me ne voglia il Disagiato – non entro in una libreria da anni. Perché sono pigro, soprattutto. Perché la maxiFeltrinelli d'arte varia in centro ha più o meno inconsciamente assorbito il mio concetto di questo tipo di negozi – grave errore, me ne rendo conto. Perché bene o male vivo di biblioteche. Perché ormai di rado, purtroppo, mi posso concedere letture divergenti da quelle autoimposte e necessarie, o dalle diramazioni di queste. Di norma gironzolo su Amazon, sedotto dal pacchetto che mi arriva sulla soglia di casa, dalle pagine di anteprima. Però sono d'accordo con te e il discorso di Lagioia non mi piace.
RispondiEliminaAnche senza interminabili pipponi sull'importanza del paratesto – discorso tutt'altro che secondario – negare che l'esperienza sia diversa a seconda del supporto è da ipocriti; o perlomeno da miopi. Non so cosa sia meglio, però è un'altra cosa. Ho un Kindle e ne ho approfittato per rileggere I Viceré a costo zero: forse è stata complice la seconda lettura, ma alla fine, pur avendo apprezzato la comodità, mi è rimasta la sensazione di non aver letto qualche pagina, Don Blasco è parso un po' più palliduccio, Consalvo Uzeda meno arrivista. Penso al senso per Adelphi di ristampare l'Hypnerotomachia Poliphili in anastatica, o – per accostare qualcosa di molto più terra terra – Eggers che dà apposite istruzioni perché il suo secondo romanzo inizi dalla copertina.
Questo non vuole essere un discorso luddista. Continuerò ad usare il Kindle. Al lavoro avere tutti i testi della biblioteca Einaudi è una comodità troppo grande. Eppure non si può liquidare il discorso con due parolette leggere o con la retorica della metropolitana (ancora! E perché non "l'incredibile vantaggio degli audiolibri mentre si va al lavoro in scooter"?).
Gli ebook cambieranno di molto la nostra lettura, nessuno lo può negare, ma ancora per molto la Divina Commedia la leggeremo su tomi pesanti, pieni di note e con tanta carta. Al massimo sul lettore elettronico ci faremo una ricerca veloce o un piacevole ripasso, non certo la prima lettura.
RispondiEliminaComunque, fino a quando gli ebook costeranno più o meno quanto un libro di carta, la tua libreria sarà al sicuro da questa concorrenza.
ilcomizietto
bravissimo! sono perfettamente d'accordo... il libro, la sua copertina, i colori, le pagine, l'odore... anche i sensi vogliono la loro parte... poi va a finire che ti affezioni al reader e non al libro... e poi il libro arreda, non c'è niente da fare...
RispondiEliminaIl piacere di tutti i sensi umani coinvolti durante una lettura appassionante, i ricordi degli odori e dei colori, delle pieghe non volute o delle orecchie alle pagine che i meno attenti fra i lettori disseminano come su un campo di battaglia, il con-tatto delle pagine semi-aperte, il volume più o meno tascabile brandito come alabarda, il dito pollice o indice a mantenere socchiusa la pagina decisiva, mentre un sospiro medita su un passaggio centrale per il pensiero.
RispondiEliminaEcco, questo ed altro noi lettori saremmo abituati a prendere dal volume cartaceo. Cosa ci offrirebbe il kindle?
E poi chi ha dimostrato quanto facile sarebbe girare la pagina con il kindle con una sola mano, mentre in metropolitana ci si sostiene con l'altra mano all'appoggio? Gioco di articolazioni oppure maestri del contorsionismo?
Buon anno nuovo.
Marco
L'ho già detto varie volte l'esperienza dell'accostarsi a un libro, che tu descrivi e difendi, vive e vivrà di una sovrapposizione di mezzi, nei quali l'uno non esclude l'altro ma anzi gli darà maggiore vita (che è poi, credo, quello che intendeva Lagioia, per quel che ne so). Se io compro un e-book su internet posso accostarmi a una esperienza di sfoglio e consocenza diversa ma altrettanto profonda, intensa e di viaggio di quella che è andare a comprare un libro sfogliano pile di Fabio Volo in una libreria con nessun libro posteriore al 2009. Per tacere di istituzioni benemerite come Mare Magnum o i passi perduti (che vendono libri cartacei, ma che scartabello online, e che mi permettono di riprendere ciò che alcune librerie non tengono più im magazzino). Sarebbe come dire che la venuta di SBN ha tolto il piacere di ricercare in biblioteca. Essere contro gli e-book in maniera preventiva è essere contro la lettura perché qualunque mezzo che allarghi gli orizzonti di lettura allarga per definizione la percezione della lettura stessa.
RispondiEliminaSulle pagine in metro, beh, temo che sia vero: basta essere pendolari, per saperlo!
Marco, l'e-book ti priva di questi piaceri ma porta con sé una capacità di archiviazione quasi infinita, la possibilità della ricerca all'interno del testo, una generale maneggevolezza del dispositivo (e sì, in effetti si può fare tutto con una mano sola, basta avere un buon controllo del pollice). Un tomo da mille pagine pesa un chilo, non sta in tutte le borse, si bagna, si piega, si rovina, si perde, si presta all'amico che ah sì guarda non ricordo più dove l'ho messo. Altrimenti finiamo col ripetere i discorsi sul fascino del vinile che crepita o la poesia della puntina che ti graffia il disco – che sono comprensibili, ma un po' da laudatores temporis acti a prescindere, no?
RispondiEliminaConcordo anch'io che per ora l'esperienza sia un po' fredda. Un libro porta con sé molte cose che il formato elettronico annienta o codifica secondo standard limitati. Ma i vantaggi sono tanti, troppi per essere ignorati, e secondo me almeno per ora c'è posto per entrambi i formati (con ambiti e usi, appunto, tutto sommato dissimili; è per questo che il discorso di Lagioia continua a sembrarmi un po' facilone).
E navigare su anobii o goodreads è forse meno cultura?
RispondiEliminaNon condivido la tesi di questo post.
E' molto più stimolante 'muoversi' tra le mille voci dei commenti di quanti hanno letto quei libri che non in una muta libreria o biblioteca tra i quarti di copertina pensati solo a fini commerciali.
Per non parlare della frustrazione nell'acquisto dei libri in libreria. A meno di cercare un best seller o un titolo recentissimo, la probabilità di trovare quanto si cerca è solitamente nulla. Non riesco a capire l'utilità di prenotare i libri tramite la libreria invece che farlo direttamente via internet.
Sono un grande lettore e anche un appassionato di elettronica, gli eBook reader li ho provati tutti e ho il Kindle e l'iPad, ma non esiste niente al mondo e mai esisterà che dia lo stesso piacere materico (fatto anche odore della carta, della stampa ecc. oltre che del tatto e della vista) di un libro in formato cartaceo. Io credo che i libri cartacei non spariranno mai. Certo, ci saranno sempre più eBook reader in giro, sempre più belli e perfetti, con l'e-ink e tutto il resto, ma nessuno sarà più bello di un libro vero.
RispondiEliminaMarco
Mah, che dire? quando viaggio (quasi sempre in aereo, dalle 3 alle 4 ore alla volta, a volte in treno, dai 30 minuti alle 3 ore) non leggo certo un libro, il cui piacere riservo per quando sono a casa tranquilla, con libri "veri". In viaggio, settimana enigmistica e domenica quiz! Non penserei mai e poi mai a leggere in metropolitana, per svagarmi in quei pochi minuti basta osservare la gente ed eventualmente inventare avventure di fantasia su chi colpisce di più l'attenzione. I libri elettronici li scarico e leggo nel computer.
RispondiEliminaAnonimo
RispondiEliminaLapsus freudiano, ecchetelodicoaffare ;) Grazie, ho corretto.
Salsadiabli
RispondiEliminaNon nego che uno dei grossi limiti della libreria fisica sia quello di non poter avere sui propri scaffali titoli che Amazon invece procura e spedisce senza alcun problema. Un grosso limite che, magari, le biblioteche non conoscono.
'povna
RispondiEliminaHai ragione, un tablet permette una diffusione della letteratura senza precedenti. Però, non so, ho come la sensazione che tutta questa comodità e tutta questa poca strada per arrivare a destinazione (insisto con questa questa cosa della strada e del percorso, perdonami) alla fin fine ci presenterà un conto salato. Magari tra qualche anno ammetterò di aver sbagliato di grosso (lo spero, tra l'altro) ma sono dell'idea, ripeto, che anche quello che sta prima della lettura sia decisivo o importante.
Luigi
RispondiEliminaVoglio dire che uscendo di casa, anche a comprare il pane e non per forza un libro, può accaderci qualcosa di bello o di brutto. Temo che presto non ci saranno più aneddoti da raccontare in un romanzo o in una poesia. Ci stanno organizzando (loro chi?) la vita nei minimi dettagli e la mia idea è che la letteratura e la poesia e la vita in generale si cibino invece non proprio dell'imnprevisto ma di quello che ci capita non appena scendiamo in strada. Ecco, nel post dovevo scrivere anche questo concetto.
Questa cosa del scendere in strada e di quel che ti capita facendolo va approfondita, sì. Perché qualche tempo fa dicevo ai figli, pensando di esagerare volutamente, di essere paradossale per spronarli, che a loro sarebbe sembrato orribile essere paraplegici ma che la vita che facevano - quasi tutte le ore di veglia seduti davanti a monitor e schermi di vario genere - non differiva da quella di qualcuno senza gambe. E però poi pensandoci mi sono resa conto che tanto paradossale non era. E non so, forse in certo modo ha a che fare con quello che dicevi tu.
RispondiEliminaSe è per questo (a Pacifico) a volte si sta così stretti in autobus o in metro che non si riesce neanche a rispondere al cellulare...
RispondiEliminaForse ho travisato il messaggio del post.
RispondiEliminaPenso anch'io che vi sia un'involuzione che ci porta ad essere consumatori piuttosto che cittadini, e vi sia una crescente tendenza a percepirsi come individui a prescindere dalla comunità/collettività.
Ma restando in ambito di libri, trovo che i social network dedicati ai libri siano più stimolanti e facciano un miglior servizio alla lettura/cultura di quanto non facciano le librerire. L'interazione sociale in una libreria è praticamente nulla (ed anche nelle biblioteche la situazione non è diversa).
Non ho un'idea precisa sul supporto per la lettura ma mi piace questa provocazione http://bit.ly/shYsMV
Rileggendo la mia risposta a Luigi mi è venuto da vomitare. Non per il contenuto ma per la forma. Quando torno dalla libreria e scrivo sono cacofonico, scusate.
RispondiEliminaNon è vero che l'interazione è nulla. Io ho fatto amicizia con parecchi clienti e alcuni di questi fanno della strada per venire in libreria perché ci sono io. I miei colleghi potrebbero dire la stessa cosa, penso. Che poi le discussioni in rete siano interessanti non lo nego.
RispondiEliminaDisagiato, ma questo è il punto, bisogna provare per saperlo: un e-reader, e nella maniera più assoluta, NON è un tablet!
RispondiEliminaVero, sono due cose diverse. Spesso utilizzo male la parola "tablet" per evitare ripetizioni.
RispondiEliminaMa perché se tu mi dici che i libri e il tablet non c'entrano niente io concordo, mentre l'e-reader è stato pensato da chi i libri cartacei li ama profondamente!
RispondiEliminaps. ovvio che la mia statistica personale non conti, ma non conosco una sola persona che abbia comprato un lettore che non abbia *anche* incrementato il suo acquisto annuo di cartacei (ecco, magari dopo la legge-calmiere truffa non necessariamente sul mercato italiano, ma questa è un'altra storia...)
Io penso che Nicola Lagioia abbia scritto un commento di una superficialità spaventosa, come scrittore. Perché non è affatto vero che il supporto non conta. Conta eccome. Conta quando scrivi a mano, con una penna, conta quando usi (contava quando usavi) una macchina da scrivere, conta quando stai digitando sulla tastiera di un computer potendo cancellare senza il minimo problena e con l'oblio eterno della frase che non era riuscita bene. Il rapporto dello scrittore cambia, se uno scrittore è attento a ciò che scrive e non si occupa esclusivamente del suo ombelico. Certo, se si è impegnati a raccontare il proprio ombelico non ci si preoccupa minimamente del supporto. Ma uno scrittore dovrebbe essere interessato ad altro. Pure un po' ai suoi lettori. E uno scrittore che non si accorge che la sua stessa fruizione cambia mentre usa un supporto invece di un altro (o che cerca di convincere il mondo che a lui non importa, perché è superiore, la sua scrittura è superiore, a che cosa poi, sarebbe interessante saperlo) a me inquieta. Non poco.
RispondiEliminaPer quanto riguarda la fruizione da lettrice, sospendo il pregiudizio. Temo che prima o poi dovrò procurarmi un ebook reader per mancanza di spazio in casa, i libri non ci stanno più. E ogni tanto a dire il vero mi porto dietro dei tomi, nella scomodissima e corta metropolitana di Roma che ha il 'pregio' di allungare i viaggi a dismisura, pure per poche fermate, che mi uccidono le spalle. Ma nel girare le pagine, pure mentre sono in piedi e al netto del mal di testa che impedisce di leggere in movimento (in questo caso, sì, il supporto non è importante perché il mal di testa non guarda in faccia carta o supporti elettronici), non trovo la benché minima scomodità. Ma il signor Pacifico, l'ha mai letto un libro sulla metro di Roma? Perché non sembrerebbe...
D'accordissimo con la prima parte del tuo commento. Non con la seconda: continua a comprare libri di carta, altrimenti finisce che perdo il lavoro ;)
RispondiEliminaPartendo dalla premessa che dato che non ho soldi per comprare libri, e sono quindi un'aficionada delle biblioteche, figuriamoci se ho soldi per comprarmi un supporto elettronico, devo dire che a me elettrizza molto di più infilarmi le scarpe e correre a vedere se in libreria è arrivato il famoso libro, che magari corteggiavo da mesi e per cui ho risparmiato i miei quattro spiccioli, piuttosto che avere una cosa piatta che mi risparmia l'enorme fatica di girare pagina!!!
RispondiEliminaArrivo tardi, per dirvi che a Natale mi hanno regalato un reader (molto carino). Ma io chiedo: nessuno parla del fatto che gli ebook su amazon (per dire) costano la metà dei corrispondenti volumi cartacei, non occupano spazio, non prendono polvere? Perché sono tanto belle le cose che ci raccontiamo sulla poeticità dei libri di carta, ecc... ma bisogna considerare, per esempio i problemi di peso e di spazio che hanno le biblioteche quotidianamente, o che i libri, in Italia, costano scandalosamente tanto (non me ne voglia il Disagiato libraio). Credo che allora si sarebbe molto più possibilisti nei confronti dei libri digitali, e del loro uso massivo, non solo per i lettori singoli, ma anche per le biblioteche.
RispondiEliminaA chi sostiene che il supporto non conti, in letteratura, rispondo: allora il romanzo potrebbe essere il prodotto di un 'epoca in cui si scriveva su papiro, o su pergamena, e non di un'epoca in cui si disponeva di un supporto in confronto molto meno costoso e facile da produrre (la carta) e di un mezzo capace di produrre libri in modo seriale (la stampa)? E la Divina Commedia, invece, il prodotto di un'epoca in cui la lettura a schermo è invece massiva e totalizzante? Io credo che anche quando si scrive un articolo per fare la pubblicità ad un ebook si debba avere un minimo di competenza...
IpaziaS
Io però cercavo di mettere a fuoco non la poesia del libro di carta ma la fatica dell'andare a prendere in biblioteca o in libreria il libro di carta. Ecco, ho come la sensazione che quella fatica sia causa e conseguenza della letteratura. Senza quella fatica cambieranno gli esseri umani e cambierà di conseguenza la narrativa. Secondo me in peggio.
RispondiEliminaNon lo so, Disagiato. Io penso che sull'ebook non sia giusto parlare di cosa è bello, di fare confronti con il libro di carta e cercare di convincersi che il secondo è meglio del primo, perché nel secondo, nel suo essere pesante, "faticoso", fatto di carta, nel giro di abitudini che ci vanno attorno (alzarsi per andare in libreria ecc) ci sia qualcosa di migliore. Amo leggere, e vedo il libro come un supporto importante: soprattutto perché, fino ad oggi, ha saputo mettere insieme la relativa praticità con le esigenze di chi voleva leggerlo. Ma non si può dimenticare che l'ebook è un supporto più pratico, che permette di rispondere meglio, ad alcuni, non a tutti, i problemi legati al mondo dell'editoria, e delle biblioteche, di oggi: la mancanza di spazio, e il costo alto dei volumi. Ci sono ovviamente rischi diversi, creati dall'ebook (come la "fragilità" del supporto magnetico, il file, e la difficoltà di farci entrare agevolmente, almeno per il momento, apparati complessi come le note di commento e gli apparati critici). Tuttavia, io amo leggere più di quanto ami i libri: e un libro troppo costoso, o una biblioteca mal fornita, o distante da casa, o con orari incompatibili con i miei, mi impediscono di leggere. Un reader e un sito come Amazon (pur tutt'altro che perfetto, anzi, piuttosto manchevole per quel che riguarda i titoli in italiano) mi permettono di leggere? Bene, allora farò meno fatica e leggerò grazie a loro.
RispondiEliminaIpaziaS
Sarò troppo asociale (e spesso me lo dicono), ma a me andare in libreria piace sempre meno. Non si trova mai quello che si vuole, i libri costano tanto, i commessi sono spesso arroganti e svogliati. In più c'è la sottile violazione di privacy di far vedere ai commessi (e a tutti) cosa vuoi leggere.
RispondiEliminaPer Lagioia il supporto è secondario, ma dal punto di vista dello scrittore. E questo è anche vero. Gli scrittori sono tradizionalmente poco preoccupati sulla modalità di fruizione delle loro opere. Lui alla fine scrive delle parole. Detto brutalmente: lo scrittore scriveva con Word sul PC i suoi romanzi e continuerà a scrivere con Word anche dopo l'avvento dell'ebook. La sua, diciamo così, "fruizione" cambierà di poco. Però è un po' miope come modo di pensare. Anche perchè le possibilità offerte dall'ebook cambieranno prima o poi anche il modo di scrivere. Pensate alla possibilità di mettere link, suoni o anche immagini in movimento all'interno del testo. Volete che qualcuno prima o poi non ci provi?
I libri cartacei non spariranno affatto. Avranno probabilmente una parabola simile quella che hanno avuto i vinili. L'ebook sostituirà gran parte della carta, soprattutto delle edizioni economiche. Ma secondo me il libro rimarrà in uso come oggetto "di arredamento", di "stile" e status symbol culturale. Il che non è un male. Insomma, se voglio leggere la Divina Commedia compro un bel libro di carta, ma un romanzetto fra le novità dell'anno me lo scarico. Perchè dovrei fare diversamente?