venerdì 20 gennaio 2012

La mia collega razzista

del Disagiato

Quando circa tre anni fa (magari anche di più, ma temo di aver perso il conto) incominciò a lavorare in libreria, la mia collega Marzia era una ragazza di diciannove anni molto gentile e fine. O almeno questo è il mio ricordo. Venne assunta a Natale solo per fare pacchetti regalo e poi, visto che si era rivelata una persona seria e puntuale e visto soprattutto che la libreria cercava personale, venne assunta come commessa (o libraia). Anche se l’ho già detto è utile ripetere che Marzia si presentò come una persona molto gentile e, aggiungo, pacata. Solo che con il passare dei mesi le cose incominciarono a cambiare un pochino e con ciò intendo dire che Marzia prese a innervosirsi facilmente con i clienti e con i colleghi. E tuttora le cose hanno questa piega, se non peggio: non solo nervosismo ma anche razzismo. L’altro giorno, dopo aver fatto cassa a un signore che a me sembrava gentile e moderatamente loquace, Marzia è venuta da me e, guardando il cliente uscire, mi ha detto a voce bassa: “Slavo di merda”. “Ma cosa ti ha fatto?”, gli ho chiesto io stupito e lei mi ha risposto così: “Ma non hai visto come faceva il bulletto?”.

Ecco, in questi mesi Marzia sta sviluppando una spigolosa antipatia nei confronti degli slavi, dei meridionali, degli albanesi, dei tedeschi (in estate in negozio entrano tanti tedeschi), dei cinesi, degli indiani e dei pakistani. Verso gli uomini di colore invece no, perché, mi dice spesso lei, “quelli di colore lavorano”. Il problema per lei è che un essere umano lavori o non lavori? È questo che fa la differenza? Io sostengo di no. Io penso che il suo sia solo un incontrollato razzismo? E allora: perché Marzia è così razzista? Ecco cos’è che non so spiegarmi.

Vorrei tanto chiarire una cosa prima che sia troppo tardi. Io, detto terra terra, non voglio parlare male di Marzia ma vorrei solo capire che razza di mondo è questo. Non capisco proprio perché una ragazza di poco più di vent’anni debba avere tutta questa rabbia in corpo. Da quando Marzia ha un lavoro, da quando Marzia non solo ha un lavoro ma ha pure un buon contratto che di questi tempi ve lo scordate, da quando ha comprato casa, da quando ha una macchina, da quando ha tante altre cose che dovrebbero dare stabilità, sicurezza e lucidità, Marzia è cambiata, diciamo così, in peggio (e magari, anche se non mi sembra, anch’io da quando ho tutte queste cose sono peggiorato)

Quello che mi domando io è questo: ma la stabilità economica significa stabilità emotiva o interiore? Se sì, perché Marzia (che è solo una persona che, detto con un po' di affetto, ho la fortuna di conoscere e di vedere tutti i giorni) nonostante la stabilità economica è così ostile? Perché non sopporta gli esseri umani che non sono simili a lei? Cos’è che manca? Cos’è che fa la differenza? Adesso la smetto con le domande retoriche, giuro.

Ah, dimenticavo una cosa che non so se è importante: Marzia è estone. Vive in Italia da una decina d'anni.




22 commenti:

  1. mah, il risentimento nei confronti degli slavi deriverà' forse dall'occupazione sovietica in Estonia durata fino agli anni '90, azzardo. I tedeschi mi pare non siano molto amati da nessuno (io ne ho sposato uno), riguardo ai cinesi c'e' una diffidenza generale, sugli indiani e pakistani non saprei. A me sembra una follia discriminare su base etnica e precludersi l'accesso ad altre culture ma tant'e', l'andazzo mi pare questo.

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  2. Lasciare la propria terra in teoria dovrebbe dare una mentalità più flessibile. Forse Marzia ha fatto tanti sacrifici per arrivare dove si trova adesso, dedicandosi al lavoro, ecco perché ce l'ha con quelli che "non lavorano". Chissà se si tratta di un atteggiamento proprio delle sue parti. Inoltre alcune esperienze passate potrebbero aver influenzato il suo giudizio.

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  3. L'ultima frase spiazza del tutto, dopo aver letto il contenuto.
    Mi è sembrato di capire, per il poco che conosco, che in quelle zone dell'Europa dell'Est si sia molto più tendenti a fare squadra, nazione contro nazione. Certo questo non giustifica il suo atteggiamento.

    Occhio al refuso nelle prime righe: "una persona serie".

    Bel post, Disagia'.

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  4. In effetti l'ultima riga aveva un po' lo scopo di cambiare le carte in tavola, di complicare o semplificare la vicenda o eventuali giudizi che venivano a galla durante la lettura.

    Grazie per la segnalazione. Ho corretto ;)

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  5. Da come l'hai descritta, Marzia secondo me ha paura.

    E in particolare, ha paura di quelli che non lavorano: se non lavorano, come fanno a vivere? Di certo, rubano. E la stabilità si declina spesso in paura - paura di vedersi attaccati, derubati, malmenati.
    Dunque è tutto qui, a mio parere: solo paura, che poi si traduce in rabbia nella vita di tutti i giorni, in odio per chi viene percepito come una minaccia.

    Che Marzia sia estone, credo conti solo fino a un certo punto. Magari noi pensiamo che in Italia solo gli italiani siano razzisti. Non è così; e in tutto il resto del mondo, le comunità di immigrati e i singoli immigrati che hanno raggiunto un certo benessere, sono spesso quelli che manifestano i più chiari sintomi di razzismo e xenofobia. Il motivo? Hanno appena raggiunto una certa stabilità, una certa sicurezza (probabilmente faticando parecchio), quindi sono quelli su cui la paura ha una presa maggiore.

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  6. Penso che il razzismo sia fatto, come dici tu, anche da un'importante percentuale di paura.

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  7. Anche io la penso come Davide Pignedoli. Se hai qualcosa da perdere hai anche paura. Certo non è detto che la cosa ti debba peggiorare, come persona. Però a volte capita. Per quanto riguarda il razzismo, quasi tutti gli immigrati che conosco, sopratutto quelli provenienti dall'europa dell'est, lo manifestano. Hai mai parlato con un rumeno dei ROM?

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    1. No, di Rom non ho mai parlato. Però una mia conoscente rumena ha posizioni oltranziste di altro genere e forma. Con ciò, detto banalmente, non intendo generalizzare.

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  8. nemmeno io generalizzo. ma ognuno ha il suo campione statistico.

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  9. nonostante tutto frank ha detto:20 gennaio 2012 alle ore 13:21

    evidentemente le tue domande retoriche, meritano appunto la risposta implicita, chiaramente quello che le manca è stabilità interiore o appagamento. Punto. Perchè, non lo so, ma essere così razzisti a priori, boh, è stupido. Razzismo selettivo poi, uno dei miei preferiti... cioè almeno mia nonna odia tutti i non caucasici, il che mi appare assolutamente sensato (nel senso che possiede un proprio senso).

    ci si trasforma nella vita, la poveretta, in mancanza di ideali si sarà avvicinata agli ideali dei propri vicini, o dei conoscenti... e niente, va a finire che certi stranieri son più razzisti degli italiani...

    deduco che marzia non è estone

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  10. Devo dire che è la prima volta che sento parlare di un(a) razzista che non ce l'ha coi neri...

    Per tutto il resto: a mio parere l'essere umano non è nato per vivere in città, lavorare in un negozio (tantomeno in un centro commerciale), o stare in un ufficio. L'essere umano si è evoluto nella savana, all'aperto, sotto il sole e la pioggia, scavando la terra con le mani o coi bastoni per trovare radici e vermi da mangiare, vivendo in branco con quel che comporta: identificazione nel branco, gerarchia interna, lotta gerarchica etc.
    Se vivi al chiuso, magari hai poche interazioni sociali, non ti sdrai mai su un prato e non puoi scaricare l'aggressività che sviluppi vivendo tra quattro pareti, è chiaro che sviluppi delle frustrazioni. Alcune delle quali si sfogano sotto forma di razzismo: che spesso è un sintomo prima di diventare un problema. Anche con un lavoro "buono" (che però non significa "bello"), stabilità economica etc.
    Ha amici la tua collega? Va in montagna? Fa arti marziali o perlomeno palestra?
    L'essere umano è fatto per combattere duramente contro la natura e contro i suoi simili, lo dice uno che ha partecipato a tutte le manifestazioni pacifiste degli ultimi undici anni.
    L'aggressività va sfogata o sublimata, altrimenti diventa aceto. Ciao,

    Scialuppe

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  11. E' la storia che è vecchia come il mondo, da sempre i penultimi se la prendono con gli ultimi. Da sempre i polli si beccano fra di loro anzichè rivoltarsi contro chi li sta portando al patibolo, ne io saprei raccontarlo meglio di Manzoni.

    Un amico carissimo che ha lavorato anni nel corno d'africa mi raccontava che le ragazze etiopi, che per un europeo sono "negre" se mi passi l'espressione volutamente greve, d'estate si coprono di creme e girano con l'ombrello per evitare di abbronzarsi troppo ed essere confuse con quelle "davvero negre".

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    1. La distinzione tra negre e "davvero negre" è interessante.

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  12. L'errore di Marzia è quello di collegare specifici comportamenti ad una determinata cultura, senza giudicar le persone nello specifico.
    Poi se lei pensa che bisogni biasimare gli scansafatiche beh... Questa è una sua scelta in parte pure condivisibile. Come ho detto l'errore di fondo è un altro.
    Buona giornata a tutti!

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  13. Il razzismo è fare di tutta l'erba un fascio, cioè identificare l'altro con la sua appartenenza etnica, religiosa o culturale... del resto anche coloro che vivono in Italia ma sono nati altrove sono razzisti tra loro (in classe le due marocchine spesso litigano con il tunisino) o si trincerano dietro il presunto razzismo di chi interagisce con loro solo perché si sentono contraddetti...

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  14. La frase finale fa un bell'effetto spiazzante, ma tutto sommato ha una sua logica: il razzismo è una forma acuta di imbecillità...

    Rabbia, diffidenza, paura, sfinimento, instabilità, tutto quello che si vuole, ma poi bisogna avere la fermezza dentro di sé di decidere se si vuole stare con la barbarie oppure no.

    Uqbal

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  15. Marzia perchè è marziana?

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  16. D'accordo con Davide Pignedoli. Il razzismo viene dalla paura. Ma più che paura di essere derubata, penso sia più paura di confrontarsi con un diverso stile di vita. Il ragionamento di Marzia è questo: "Se qualcuno non fa quello che faccio io (per esempio non lavora quanto me) vuol dire che sono possibili altri stili di vita. Allora tutto quello che ho fatto nella vita e tutte le mie scelte potrebbero essere sbagliate. Ma io rifiuto questa possibilità. Quindi questo qualcuno deve per forza fare il furbo alle spalle degli altri."

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  17. Forse Marzia, in quanto immigrata, spera o immagina con la sua intolleranza di essere più accettata: più simile a un italiano medio, per dir così. A un "padano", magari. Anche quel discrimine "quelli almeno lavorano" potrebbe confortare questa ipotesi. Ora lei ha un lavoro e fa la vita di un'italiana - secondo l'immagine che ne ha: quella che probabilmente l'ha spinta a venire qui. Non vuole essere confusa con gli stranieri a cui teme di poter ancora somigliare troppo o con la loro condizione.
    Forse i neri la rassicurano perché il loro aspetto di per sé evita tale possibile confusione.

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  18. Ti ringrazio per il contributo Popinga.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)