venerdì 13 aprile 2012

I figli e i padri

del Disagiato

Secondo me Umberto Bossi non doveva chiedere scusa ai leghisti per le ingiustizie commesse da chi porta il suo cognome e poi, sempre secondo me, Umberto Bossi non doveva dire, davanti a una platea di fedeli delusi, che faceva bene, i figli, a farli studiare all’estero per allontanarli dai giornalisti cattivi. Non doveva dire queste cose perché questo significa non voler bene ai propri figli, significa non stare dalla loro parte. Abbiamo capito che Renzo Bossi non è un uomo corretto e nemmeno un politico intelligente però alla fine dei conti la vittima è lui. Come può crescere un ragazzo che ha un padre che lo chiama “trota”? Come può crescere un politico con un padre razzista e fascista, con un padre che frequenta razzisti e fascisti, con un padre che da anni urla da un palco “noi ce l’abbiamo duro”? Che significa noi abbiamo “il cazzo duro”, se non sbaglio. No, dico, ma a voi sembra un buon padre uno che si comporta così. La colpa del padre non è stata quella di non tener lontano i figli dalle cose di partito ma, invece, di essere stato un padre così.

Mi hanno lasciato perplesso certe affermazioni sul fatto che la Lega non sia più quella di una volta, che la Lega abbia tradito i propri ideali, i valori che hanno portato questo movimento ad essere quello è stato e cioè una grandissima e per certi versi inarrestabile forza politica, che in certe zone della penisola è persino riuscita a sostituire il comunismo. Ecco, quello che penso io è che Renzo Bossi è vittima di questa Lega di una volta, di questo movimento puro. E vittime del suo linguaggio e dei moventi ideologici lo siamo anche noi e lo saranno, scusate la demagogia, anche i nostri figli.

Mi sento un po’ in difetto a fare questi discorsi, visto che non ho figli. Però se io avessi un figlio non direi mai “facevo bene a farlo studiare all’estero per salvarlo”. Dire questo significa considerare proprio figlio un deficiente (e l’Italia un brutto paese, ma questo è un altro discorso). E un figlio, immagino (immagino, dico) ha bisogno come tutti di correttezza, obiettività e incoraggiamento; e vi risparmio la parola “amore”, per evitare le vostre espressioni perplesse. Renzo Bossi è il prodotto del padre. Così come Lapo Elkann, che un giorno sì e un giorno no tiriamo volentieri per il culo, è il prodotto della famiglia Agnelli (vabbè Elkann), che è peggio, a mio parere, della famigli Bossi (e della mia famiglia, sia chiaro).

Ma voi, al di là delle prostitute, del lusso ostentato e della droga, avete mai notato come si comporta Lapo Elkann? Avete mai notato come parla? Parla come fosse un americano: “brand”, “art”, “il mio mood”, “abbiamo bisogno di una rivisitation”, "location". Scusate, non ho un link preciso da incollare su questa pagina ma Lapo Elkann, nelle interviste che mi capita di ascoltare, parla così, come un pazzo. Andate su You Tube, scrivete il suo nome e badate alle sue parole.

Lapo non è uno scemo ma una vittima della raffinatezza della famigli Agnelli, della sua eleganza, della sua internazionalità, del suo saper stare al mondo, del suo mandare i figli all’estero. E questa famiglia è un pezzettino della nostra storia, i suoi componenti hanno disciplinato non poco l'andamento non solo economico del nostro paese. Il mio compito (da cittadino, da essere umano che un pochino cerca di capire come vanno le cose per essere meno infelice) non è guardare con occhio critico Lapo Elkann ma l’eleganza dei suoi superiori, il loro bon ton così fastidioso, così ben custodito, così fine a stesso.

Ecco, volevo dire che Renzo Bossi non ha rovinato un partito. Il partito era già un po’ ladro e volgare, oltre che razzista. Non so se l’avevate notato, ma il papà di Renzo diceva un sacco di parolacce in pubblico, faceva gestacci e non rispettava il prossimo. Una persona incivile. Davvero incivile.

7 commenti:

  1. Il Trota e Lapo, al di là dell'attuale immagine mediatica, sono cresciuti con il peso sulle spalle di un fardello troppo grande per qualunque ragazzino. E' il problema di avere padri così celebri (o famigerati): se ne ricalchi le orme, al massimo diventerai una copia sbiadita dell'originale; se invece prendi una strada completamente diversa, rinneghi le tue origini. Come fai, sbagli. Certo, l'intelligenza aiuterebbe...

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  2. In mezzo a tutte le barzellette sul Trota, diventato il Pierino di turno, questa tua analisi mi rende più consapevole delle possibilità dell'uomo di migliorare se stesso e chi lo circonda ( o chi lo segue) con un pò d'intelligenza, come ha detto SpeakerMuto, ed educazione. Questa faccenda politica e famigliare può solo essere l'esempio da non seguire per essere migliori sia come leader che come padri. Grazie per questo post.

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  3. ohhhhhhhh...ma quanto sono d'accordo!
    Le colpe del Trota partono proprio da lì: dagli insegnamenti che gli ha dato suo padre in tutti questi anni.

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  4. - Però se io avessi un figlio non direi mai “facevo bene a farlo studiare all’estero per salvarlo”

    Nel senso che diresti "avrei fatto bene a farlo studiare all'estero per salvarlo"?

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  5. Io invece non sono d'accordo. Nel senso che è vero, che le famiglie condizionano i tuoi comportamenti, eh. È chiaro che quando vedi le cose andare in un certo modo che per te è la normalità a un certo punto finisci per agire come agiscono tutti intorno a te, e impari quello che ti viene insegnato. Però se fosse vero che dipende tutto dall'educazione dei padri i figli avrebbero troppe giustificazioni alle nefandezze che commettono.
    Il punto è che si è anche dotati di una propria identità, a prescindere da quella che vorrebbero plasmare addosso i genitori. E non tutti, dato X, diventano X. Qualcuno agisce diversamente. Qualcuno ha una propria identità che lo spinge in direzione opposta. Se Renzo Bossi e Lapo Elkann sono così, non è tutta colpa dei loro padri. È anche perché le loro identità si sono trovate bene, nella logica insegnata dai padri. Non ne hanno cercata una diversa. E di questo non dovrebbero scusarsi i padri, ma i figli. Che delle loro azioni sono comunque responsabili.
    Che poi Bossi abbia detto cose che non hanno senso, è un dato di fatto. Ma ormai a Bossi io non riesco più a guardare come a un uomo con il ben dell'intelletto.
    È malato e andrebbe curato. Da un pezzo si doveva ritirare. E per me che non lo considero il grande condottiero ma un poveretto che viene usato come bandiera invece di essere lasciato a casa a farsi curare, i discorsi che escono dalla sua bocca lasciano il tempo che trovano. Suo figlio, invece, non lo scuso. Se scusassi suo figlio dovrei partire dal presupposto che tutti quanti non abbiamo scelta se non vivere le vite che ci hanno preparato i nostri genitori. E per fortuna o purtroppo, non so dirlo con certezza, non è così. L'ultima scelta è nostra.

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    1. Con Giuliana: la scelta è nostra, individuale, personale. Ne discende poi anche la responsabilità, sempre individuale.

      Individuale quella del figlio, individuale quella del padre.

      Il rospo

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)