Forse, non lo so, forse il mio mestiere sarebbe proprio quello di saperlo, questo motivo, di essermelo domandato molto prima e di averlo ampiamente capito, adesso che è aprile e che l'anno scolastico sta praticamente già finendo. Eppure, nonostante io tema che possa davvero essere il mio mestiere, non l'ho mica capito; e forse non ci ho nemmeno pensato abbastanza, occupato come ogni anno a sopravvivere ai giorni e alle settimane, una dopo l'altra, incatenato alle settimane. E non ho capito perché questa prima (che vedo poco, in realtà: quattro ore alla settimana, per gli standard di un insegnante di lettere, sono poche: forse anche questo è un motivo, ma non lo so mica...), questa classe prima sia così diversa da tutte le altre che ho avuto. Non l'ho capito, non so perché, non lo capisco nemmeno ora, se mi fermo e ci penso.
In cosa è diversa questa prima? Lo è nel modo di stare con me, in realtà; soltanto in questo. L'ho raccontato pochi giorni fa: sono ragazzi (più che altro ragazze, a dire il vero) che si prendono confidenza come mai era capitato prima: chiedono, s'incuriosiscono, ma sopratutto parlano (a me, di loro stessi) e mi raccontano e vogliono che io racconti a loro. In genere succede in seconda, questa cosa; in genere i primini tacciono, sono spaventati, se gli chiedi cosa pensano loro dicono che non pensano a niente, diventano rossi, stanno zitti, fanno i compiti e si lamentano con le mamme di quello che io dico quando li sgrido, e le mamme vengono poi a da me a lamentarsi di parole imprevedibili che io avrei detto ai loro figli e che io non mi ricordo di aver mai detto.
Sono in genere molto difficili i primini, perché sono piccoli e si comportano da piccoli. Ma poi vorrebbero che io li trattasi da grandi; ma se lo faccio davvero, loro corrono a piangere dalla mamma. E hanno paura ma non lo dicono. E non parlano se non interrogati. Tutti, tranne questi: i primini di questa prima qua.
Non lo so, a un certo punto ho pensato che sia stato lui, il ragazzo siciliano, ad aver cambiato tutto: con la sua allegria un po' mediterranea, con la sua rapidità scattante, con il suo modo così diverso dall'indole di montagna che hanno quasi tutti gli altri. Lui che invece si è trovato subito a suo agio con me, di mare anch'io, e ha cambiato tutta la classe, forse.
Oppure ho pensato che siano state le due mostriciattole del primo banco, quelle che non mi danno mai pace, che hanno sempre qualcosa da dire, che ridono pensando a me bambino, che sono sempre a dire o a fare qualcosa, a prendersi in giro una con l'altra, a distrarsi e parlottare, le due che piangono se prendono 3 ma poi studiano e recuperano, che si fanno interrogare quando non sono preparate, ma poi studiano per la volta dopo e sanno tutto anche se non si fanno interrogare: ho pensato che siano state loro due ad aver contato e cambiato tutto, con la loro imprevedibile follia ragazzina.
Ma forse, più semplicemente, sono stato io. Che, più semplicemente, sono invecchiato.
E che, invecchiando, sono diventato più buono, o più paziente, o più accomodante, non so come dire. Forse un po' più paterno, non saprei. O forse, più semplicemente, niente di tutto questo. Magari è solo che si prendono 22 persone giovanissime, le si mettono tute insieme dentro una stanza e si pensa che il risultato debba essere sempre quello, sempre lo stesso. Lo si pretende. E invece per fortuna no; invece ogni tanto la vita cambia e ti sorprende e i ragazzi sono diversi da come potevano essere e da come tu pensavi che sarebbero stati, perché lo erano stati tutti gli altri, prima di loro. Ma loro non sono tutti gli altri. E te lo dicono quasi ridendo, tutte le mattine, con una risata cristallina da quattordicenni che tu sai bene che non rivedrai più in loro quando di anni ne avranno diciotto. Invecchiano anche loro, è normale.
E allora niente: anche se fosse il mio mestiere, non m'importa molto di sapere perché quest'anno i primini (i miei primini: mi scuso per il possessivo, con quelli che se la prendono) sono diversi da come i primini erano sempre stati. Sono contento che siano così, quest'anno. E non ero mai stato bene in una prima come lo sono stato quest'anno con loro. E non so come mai.
Quello che mi viene spontaneo chiederti è se, viste le premesse, questi qui il prossimo anno ti faranno prigioniero!
RispondiEliminaNo, dico, diventando i tuoi secondini.
;-)
EliminaA me capitò con la classe dei Maculati: e pensai molte cose simili a queste qui (ed erano 101, loro, tantissimi: eppure tutti così, fiduciosi e domandanti). Poi però quest'anno coi Pesci ho dovuto prendere atto che, se è questione di vecchiaia mia (e di sicuro lo è , anche), non lo era del tutto. Perché i Pesci sono primini normali.
RispondiEliminaSicuramente i Maculati erano (sono) un gruppo di ragazzi senza pelle, in cui si sono annidate un numero di esperienze e storie di quelle che una persona e l'arco dei suoi conoscenti mediamente ne esauriscono mezza in una vita. E loro invece erano in dieci o undici cui l'esistenza aveva (già) presentato un conto precoce.
Non so se questo può valere anche per i tuoi.
Credo che in qualche modo sì, che valga anche per i miei. E senz'altro non sono io con la mia vecchiaia a cambiare le cose: non contiamo così tanto, alla fine...
EliminaNon so, un po' ti invidio, spero che capiti a tutti ogni tanto un percorso diverso da quello che ci si aspetta. Io forse mi aspetto troppo, e ci resto male quando vedo che, in tre anni di medie, quasi sempre, peggiorano... non tanto in rendimento scolastico, che è il meno, quanto in interesse e stupore. E ho visto che una prima di un tipo sicuramente in seconda sarà diversa, e diversa ancora sarà in terza: stesse persone, ma che cambiano tra gli 11 e i 14 anni ad una velocità imprevedibile e a volte sconcertante, e ti trovi con genitori smarriti che non capiscono,come non capisco io. Io rispondo ai genitori, sconcertati di tali cambiamenti, che i tre anni di medie servono ai ragazzi per cominciare a costruire se stessi, e la scuola passa al penultimo posto (spesso anche all'ultimo..) delle loro priorità. Sono in "tutt'altre faccende affaccendati", ed è una bellezza quando una lezione qualsiasi, che sia una poesia o un personaggio storico o un luogo del mondo, riesce a far breccia in quei muri di apparente disisnteresse, e riesce ad innescare una curiosità, una domanda; ecco, sono questi i giorni in cui torno a casa contenta di fare l'insegnante.
RispondiEliminaBe', non peggiorano poi così tanto, se arrivano in prima liceo e (ogni tanto, eh) sono così curiosi. Vuol dire che c'è qualcuno che, prima di me, ha fatto un buon lavoro...
Eliminaè quando non stai bene, e stai male come mai sei stata male in una classe che la domanda si fa imperiosa e la risposta "sarò io, starò invecchiando" fa ancora più male. Perchè quei 21 erano freschi, anche vivaci e dopo tre anni di te non lo sono più.
RispondiEliminap.s. mi è molto piaciuta l'osservazione sull'inserimento del ragazzo siciliano. Mi fa riflettere sul contrario: sul disinserimento (causa bocciature) di alcuni che tenevano viva l'atmosfera.
Ogni classe è diversa, ed evolve in modo diverso. Però le alchimie che si costruiscono a volte le capisci durante, a volte solo dopo. Io a giugno lascio una terza che è "riposante". Studiosi, beh non proprio, ma tanto socievoli, carini, curiosi, sorridenti e tranquilli che non ho MAi alzato la voce in tre anni. Le classi che avò l'anno prossimo saranno inevitabilmente diverse. Però, ci sono certe tipologie di alunni che ritornano...
RispondiEliminaEccole qui:
http://labiondaprof.wordpress.com/2012/04/02/foto-di-classe/
Meno male la vita, anche quella scolastica, ci sorprende ancora!
RispondiEliminaCredo anche che ogni classe ci insegni qualcosa.
Anche io quest'anno ho una classe "diversa", ma poi subito mi chiedo se sono diversa io... io insegno alle medie, non ho capito se tu insegni al superiore... ma comunque i miei sono davvero piccoli... e quest'anno che ho una figlia nella stessa classe mi appaiono ancora più piccoli. Ridono, domandano, sono come i gabbiani di Nemo (quelli della baia di Sidney che fanno un chiasso...), per sbaglio i continuano a dare del tu ma lo fanno con una grazia che è impossibile rimproverarli...
RispondiEliminaSì, io insegno in un liceo scientifico, dove quest'anno ho una prima una seconda e una quarta.
EliminaGrazie per la fiducia sui prof delle medie, non sempre del tutto apprezzati...!
RispondiEliminaCaro Prof,
RispondiEliminasarà interessante notare se i ragazzi e ragazze della prossima prima e poi quelli della prima successiva e così via continueranno a sorprenderti come ti stanno sorprendendo gli alunni di prima di quest'anno che si avvia alla conclusione.
Sarà forse un pensiero fantasioso ma ogni tanto mi tornano alla mente i discorsi stile "new age" sulla nuova generazione di bimbi che la nuova era dell'acquario ha cominciato a "sfornare" in stile industriale a partire da un decennio circa a questa parte.
Ed i ragazzi che tu ora hai in prima liceo sono quelli nati all'incirca un decennio e quattro anni fa. Li chiamano i bambini "indaco" e (dicono alcuni su di loro) sono portatori di nuove doti individuali che magari li portano più di altri loro precedenti coetanei a superare gli steccati e a maggiore confidenza con "l'autorità".
Quindi così, per curiosità, porta un'attenzione ai primini degli anni a venire, per vedere un pò se ci sarà una conferma o meno a questo andamento.
Buona vacanza e buona Pasqua! A te, al Disagiato ed a tutti gli amici lettori e scrittori del blog.
Marco
http://it.wikipedia.org/wiki/Bambini_indaco