Claudio Giunta, Che cosa studiare? Che cosa non studiare?: Perché Marco – che ha studiato informatica a Bologna – semplicemente non potrebbe trovare, in Italia, un’azienda che gli dia un lavoro paragonabile con uno stipendio paragonabile: in Italia non ci sono posti del genere. “E allora non sarebbe meglio che l’Italia smettesse di produrre esperti come te, dato che il sistema produttivo italiano non li richiede?”, gli domando (sottintendendo: “Perché io dovrei pagare le tasse per formare uno come te, se poi uno come te deve andare comunque all’estero?”).
In coma è meglio, Da che Facebook è Facebook: Io non ho mai pensato che le esperienze fatte nei social network siano “virtuali”, come si diceva qualche anno fa e come dice ancora qualche Papa, anzi penso che questo luogo comune, oltre a essere offensivo come tutti i luoghi comuni, sia anche una solenne puttanata.
Crescere creativamente, Ah i compiti!: Non esiste un unica ricetta sui compiti che, tenendo conto degli obiettivi che la scuola si propone di far raggiungere e delle variabili individuali, possa soddisfare pienamente la scuola, i bambini e le famiglie. Esistono situazioni come quella sopra da gestire di volta in volta, senza rigidità da parte di nessuno
ilNichilista, Esodati, cronologia di un fallimento 'tecnico': I cosiddetti ‘esodati‘ sono lavoratori che non percepiscono più uno stipendio e non hanno ancora una pensione. La riforma previdenziale, con l’innalzamento dell’età pensionabile, li ha gettati nella prospettiva di rimanere in questa situazione per molto più tempo di quanto stabilito con gli accordi presi in precedenza con le aziende, sulla base delle vecchie regole. Che cosa li attende?
Sergio Luzzatto, I professori dell'autoriforma: le cifre dicono che nell'Italia di oggi – fra gli adulti come fra i ragazzi – internet non è certo l'eccezione, è la regola. E allora perché mai la scuola dovrebbe rimanerne fuori, presidio incontaminato, ultimo ridotto da difendere a spada tratta contro l'assalto della barbarie tecnologica?
Corrado Stajano, Su “Romanzo di una strage” di Marco Tullio Giordana: Giustizia non è stata fatta. Lo Stato non ha avuto la forza e il coraggio di processare se stesso. Dopo 11 processi di condanna, 4 giudizi in Cassazione, apposizioni del segreto politico-militare, la serranda della legge è calata il 3 maggio 2005: tutti assolti, strage senza colpevoli, i parenti delle vittime condannati a pagare le spese di giudizio.
L'articolo di Giunta è interessante. Mi fa pensare ad un'accesa discussione avvenuta tra me e mio fratello, qualche sera fa. Io sostenevo che, come spesso hai detto anche tu caro Scorfano, forse, seppure sarebbe un provvedimento drastico, le università dovrebbero avere un numero chiuso d'accesso. A quel punto lui mi faceva notare l'ingiustizia dell'eventuale provvedimento, vale a dire se sbarro l'accesso perchè ho intenzione, poniamo nella facoltà di lettere, di formare insegnanti che poi siano in un numero limitato e dunque tutti gli ammessi poi abbiano un lavoro, e oltretutto dando per scontato che uno a diciannove anni abbia già deciso il suo percorso, sto facendo diventare automaticamente l'università un qualcosa che "forma" al lavoro, e basta, togliendole invece quello che di più importante svolge, ovvero trasmettere cultura. Ergo, concludeva che invece la cosa giusta e seria da fare sarebbe quella di far tornare l'università ad essere molto severa e molto esigente, infinitamente più di come lo è adesso. Non so. Io sulle prime sostenevo la mia tesi. Poi, devo ammettere, alla fine mi son trovata dalla sua parte. Effettivamente una facoltà di lettere impostata sin dal primo giorno esclusivamente verso l'insegnamento 1 credo che non mi avrebbe ammesso (non credo fossi a 19 anni particolarmente competitiva, o almeno non nella prospettiva di un numero effettivamente molto ristretto) (perchè poi mio fratello giustamente diceva: con quali parametri incluso/escludo? faceva il caso di Einstein (forse?), che ancora alla fine del liceo era studente disinteressato) 2 credo che non mi sarebbe piaciuta affatto. In ogni caso questione interessante.
RispondiEliminaLo stesso Giunta, in uno dei suoi libri, si pone il problema del numero chiuso, come l'ho posto io. E anche lui darebbe ragione a tuo fratello (come gliela darei io) se fosse una politica praticabile: stanti così le cose, purtroppo, non è un'opzione praticabile. Perché a nessuno interessa essere severo e rigoroso, in realtà.
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