Per arrivare alla casa in cui da qualche anno abito io, si percorre la strada che costeggia il lago finché, a un certo comodo incrocio, occorre prendere una strada secondaria, una deviazione che porta qui e poi, dopo poco, si ferma e non va da nessun'altra parte. E se si sbaglia strada (come a tanti turisti domenicali capita) bisogna fare una difficoltosa inversione a U, imprecando, e poi tornare indietro, alla strada che costeggia il lago.
Questa strada molto secondaria, che dal lago sale fino al luogo dove sorge la casa in cui abito io, essendo così secondaria e del tutto senza uscita, è anche molto stretta; ed essendo la conformazione del territorio quella che è, tale strada è pure ripidissima, con pendenze che raggiungono il 18%. Ma per fortuna è molto corta: dall'incrocio che c'è in riva al lago fino a casa mia sono appena 700 metri, poco di più.
Comunque è una strada stretta e ripida: e questo comporta che, quando incrociate un'altra vettura che la percorre in senso inverso, può succedere che vi dobbiate fermare. O almeno, diciamo che dovrebbe succedervi di dovervi fermare più o meno il 50% delle volte, visto che la precedenza spetta, secondo il codice della strada, a chi viaggia in salita (per ovvi motivi di comodità, direi). Ma in realtà il codice della strada non è molto preciso su questo punto (art.150 comma 2, per i più pignoli): e lascia che sia il buon senso dei conducenti a prevalere sulla norma; e prevede che se uno, per quanto in salita, abbia una piazzola alla sua destra, sia così gentile da fermarsi e lasciar passare l'altro, anche se questo procede in discesa. Ecco, insomma: bastano il buon senso e quel po' di umana gentilezza.
O almeno: basterebbero. Perché, da quando abito qui, e cioè da quasi 6 anni, a me sarà capitato in tutto dieci volte che l'altro, fosse egli (o ella: noterei anzi che le donne, soprattutto quelle sotto i 40 anni, sono quasi peggio dei maschi su questo punto) in discesa o in salita, avesse il buon senso di fermarsi nella piazzola alla sua destra; e mi è capitato invece circa 2990 volte di fermarmi per primo, in discesa o in salita che fossi, sempre e solo per gentilezza, a prescindere dalle piazzole di sosta che potessero o meno esserci alla mia destra. E di queste tremila volte in cui mi sono fermato (e in un paio di esse ho avuto come testimone anche l'avvocato ormai purtroppo ex blogger, cui feci già questo discorso e alla cui buona memoria adesso mi affido), mi sarà capitato (non le ho contate, ma più o meno siamo lì) di venire ringraziato con un gesto della mano o con un sorriso (visibile, perché si va pianissimo) non più di cinquecento volte. Cioè nemmeno una volta su sei: nonostante sia sempre stato io quello che si fermava, sia scendendo sia salendo, sia che ci fosse lo spazio libero alla mia destra sia che non ci fosse, sempre.
Ecco, tutto qui: non ho niente altro da raccontarvi, oggi, e spero di non deludervi. Solo questo avevo da dirvi: solo che basta una strada stretta e in salita per accorgersi di cosa e come siamo diventati in questo paese (o forse soltanto in questa regione, non lo so) (che è la Lombardia, per i più distratti), non so da quando (magari lo siamo sempre stati, solo che io non c'ero) e non so perché. E che basta che ci sia una norma in cui ci si affida (lievemente) al buon senso e alla gentilezza per dimostrare che di buon senso e di gentilezza non ne abbiamo punto, e che siamo invece prepotenti sempre, in qualunque situazione, e maleducati più che possiamo.
Tanto che l'altro giorno mi sono detto: e se per questa volta non mi fermassi? e se procedessi spedito come fanno praticamente tutti gli altri, che poi nemmeno mi ringraziano per essermi fermato? E l'altro giorno l'ho fatto, non mi sono fermato, chissenefrega. Ed è successo che siamo rimasti incastrati, io e un altro signore che procedeva in senso inverso, come due pirla, nel punto in cui la strada, che ovunque stretta e molto ripida, è più stretta e più ripida del già normale. E si è così dimostrato, grazie a lui e a me (astutissimi al volante), che il problema non è nemmeno che siamo tutti maleducati o prepotenti, nossignore: il problema è che siamo dei coglioni, prima di tutto.
Io abito a Torino, sulla collina. Per scendere in città c’è un’ampia strada comunalale, ma si può anche scegliere la ‘scorciatoia’, una stradina stretta e ripida lunga circa un chilometro, che un tempo doveva essere stata un tratturo tra i campi. Io amo percorrere questa strada perché tutte le mattine mi riconcilia con il prossimo: ormai conosco tutti coloro i quali la percorrono, sempre alla stessa ora, o in salita o in discesa. Chi può ed ha spazio si ferma, e quando l’auto che si sta incrociando si affianca ci si scambiano sorrisi e gesti di riconoscenza. Sono pochi i prepotenti, quelli che pur di non ‘cedere’ resterebbero incastrati come coglioni. Ma a noi, quelli della ‘stradina’, non importa: li riconosciamo e lasciamo loro la precedenza. Serenamente. Affrontando la giornata con il primo sorriso e gesti di riconoscenza rivolti a sconosciuti in auto.
RispondiEliminaBuzzer
Beati voi, conn immensa e sincera invidia.
EliminaConfermo la cortesia piemontarda, soprattutto da chi è abituato a girare per strade di montagna.
RispondiEliminaMassimo Manca
Allora mio marito che inveisce sempre contro coloro che non gli danno la precedenza quando è in salita ha ragione :-)) Pensavo avesse un codice della strada personale ma non sono mai andata a verificare.
RispondiEliminaIl Veneto, invece e purtroppo, si è ridotto come la Lombardia.
RispondiEliminaL'avvocato rammenta ferpettamente e concorda soprattutto sulle conclusioni, riferite all'intierezza del genere umano.
RispondiElimina...pensare che io che frequento le stradine strette e ripide adiacenti il lago "solamente" da 17 anni, mi ero convinta di non aver ancora appreso la sfacciata disivoltura di chi su queste stradine praticamente ci è nato. Pensavo che il mio rallentare e accostare non senza un minimo timore fosse dovuto a un apprendistato un po' troppo prolungato (credevo di essere un pochino imbranata!), mentre guardavo le altre automobili che velocemente e spesso con sguardi sprezzanti dall'alto dei SUV, mi oltrepassavano velocemente...
RispondiElimina...Ora ho capito! Uno dei due deve per forza accostare!!!
Qualunque disinvoltura, quando è come dici tu "sfacciata", è sospetta...
Eliminamah, veramente, da lombarda trapiantata in Piemonte (Torino città-città, quella dei palazzoni grigi di 10 piani e di Marcovaldo, non l'ameno verde della collina o la signorilità della Crocetta, ci tengo a dirlo) da quasi due anni, ho l'impressione che la viabilità sabauda sia molto più pericolosa (la svolta a destra col rosso è la norma, ma anche l'attraversamento col rosso), maleducata (insulti e gestacci) e menefreghista (quanto tempo posso aspettare, se devo attraversare sulle strisce?) rispetto a quella lombarda (per non parlare dell'uso smodato del clacson).
RispondiEliminaimpressione che ha avuto anche il mio gentile quasi consorte (che fa il tassista, quindi è pratico) fin dalle primo volte in cui veniva a trovarmi...
Un po'. secondo me, è proprio l'automobile a tirare fuori il peggio di noi. E, (scusa, eh!) un sorrisetto compiaciuto passando a piedi da quelle parti oltre due coglioni incastrati con le loro auto in una stradina stretta me lo sarei fatto (e scusa ancora...). Ma forse non ci passavo neanche a piedi, e questo mi sembra che ci faccia sembrare tutti ancora più coglioni, se possibile...
RispondiEliminaoops, ho dimenticato la faccina :)
EliminaChe l'automobile tiri fuori il peggio di tutti noi è cosa di cui sono da tempo convinto. Solo che c'è peggio e peggio. E io credevo che il nostro peggio non fosse così peggio, non so se mi spiego... ;)
EliminaSiam cosi da sempre, in Lombardia -scortesi, intendo-, salvo che in passato, dopo la schermaglia, ci si faceva frati. E' il pentimento, che non c'e' piu'.
RispondiEliminaAnche a Roma la situazione è sconfortante per la mancanza di calma e di "saper fare" (il più famoso savoir-faire francese = Stile di comportamento caratterizzato da cortesia, tatto e affabilità).
RispondiEliminaPurtroppo ormai la cortesia fra automobilisti è diventata cosa rara, così rara che quando accade di incrociare un altro automobilista che si ferma e ci cede la precedenza si rimane a tal punto colpiti dal suo gesto che non si può fare a meno di sollevare la mano per un cenno di ringraziamento accompagnato da un cenno del capo con sorriso incorporato.
Davvero la guida in strada porta le persone a modificare il proprio atteggiamento mentale, forse anche dovuto al diffuso sentire che esistano due metodi di guida: quello difensivo (quando non si ha fretta di arrivare e si lasciano tutte le precedenze agli altri e non ci si arrabbia molto per le autovetture che ci tagliano la strada in continuazione) e l'altro quello offensivo o aggressivo (un tipo di "guida sportiva", quando invece si ha fretta e non si lascia libero neanche un centimentro fra il paraurti della nostra automobile e quella che ci precede, per non lasciare alcuna possibilità di intrufolamento a chi ci cammina sui fianchi).
Come fare per cambiare atteggiamento "offensivo"? Io uso il pensare a come mi sentirei io al posto dell'altro davanti a me, nella stessa identica situazione ma ribaltata.
E comunque è proprio vero: un grande popolo di coglioni.
Marco
ad occhio e croce, data la piantina, dato il lago (no, forse il lago non è lo stesso), data la stradina, data la strettoia, date le volte del ringraziamento, questo apologo inutile è la storia dei miei ritorni a casa quotidiani. uguale uguale.
RispondiEliminaallarghiamo le stradine di lago. forse è più facile che accostare, ringraziare, usare il buon senso. forse.