Qualche giorno fa ho letto questo post di Metilparaben. Se ancora non l’avete fatto, leggetelo, per favore, che a riassumerlo si rischia di perdere qualche pezzo per strada. Se invece non avete voglia di leggerlo, ve lo riassumo in una frase, perdendo molti pezzi per strada. Sarebbe bello, dice il post, vivere in uno stato laico che sapesse operare “una distinzione chiara tra le donne che si prostituiscono perché vi sono costrette e quelle che lo fanno per propria scelta”. A questo post ci ho pensato a lungo. Anzi, in verità non ho pensato al post, che dice una cosa sensata e condivisibile, ma ho pensato alla prostituzione, al fatto di essere pagati per una prestazione sessuale. E allora mi è ritornata in mente una breve discussione tra me e un amico, un paio di anni fa. Tempo fa un amico mi confidò di aver fatto "una cazzata", una cosa brutta e sbagliata, una cosa che a raccontarla lo metteva in imbarazzo. Qualche giorno prima era andato a letto con una prostituta. “Non proprio una prostituta”, mi disse, “ma una escort”.
Perché un conto è una donna che lavora in strada e un conto è una donna che lavora a casa sua, al caldo, seguendo il ritmo degli appuntamenti che stanno in un’agenda. Un conoscente gli aveva suggerito un sito internet dove, diciamo così, poteva scegliere, lui sul sito internet ci era andato, aveva fatto passare tutte le descrizioni delle donne (“descrizioni”, così mi disse), i prezzi, le distanze da percorrere in macchina e poi, infine, aveva scelto. Solo che qualcosa, dopo il divertimento, gli era rimasto incastrato nel petto, come un senso di colpa.
E quella sera, infatti, me lo disse. Solo che dentro di me, davanti a quella confidenza, non pensai che quello che lui aveva fatto fosse una cosa sbagliata. “Secondo me non hai fatto niente di male. Andare con una prostituta non è una cosa sbagliata ma una cosa triste”, gli dissi. E l’amico si offese tanto, come se la tristezza fosse una dimensione peggiore dell’errore. Mi fermo qui, un po’ perché non voglio annoiarvi e un po’ perché quello che accadde dopo, tra me e lui, non c’entra con il mio discorso.
Perché un conto è una donna che lavora in strada e un conto è una donna che lavora a casa sua, al caldo, seguendo il ritmo degli appuntamenti che stanno in un’agenda. Un conoscente gli aveva suggerito un sito internet dove, diciamo così, poteva scegliere, lui sul sito internet ci era andato, aveva fatto passare tutte le descrizioni delle donne (“descrizioni”, così mi disse), i prezzi, le distanze da percorrere in macchina e poi, infine, aveva scelto. Solo che qualcosa, dopo il divertimento, gli era rimasto incastrato nel petto, come un senso di colpa.
E quella sera, infatti, me lo disse. Solo che dentro di me, davanti a quella confidenza, non pensai che quello che lui aveva fatto fosse una cosa sbagliata. “Secondo me non hai fatto niente di male. Andare con una prostituta non è una cosa sbagliata ma una cosa triste”, gli dissi. E l’amico si offese tanto, come se la tristezza fosse una dimensione peggiore dell’errore. Mi fermo qui, un po’ perché non voglio annoiarvi e un po’ perché quello che accadde dopo, tra me e lui, non c’entra con il mio discorso.
E leggendo il post di Metilaparaben mi ha pizzicato un pensiero azzardato e cioè che la prostituzione, anche quella che non conosce sfruttamento, non è una cosa sbagliata ma una cosa triste. Solo che non riesco a dimostrarlo, ad allungarvi una spiegazione razionale e, come dire, laica. Come è lecito che un uomo scelga di andare a prostitute, così è lecito che una donna scelga di prostituirsi per guadagnare denaro. Il corpo è suo e quindi del suo corpo decide lei. Solo che, ripeto, a me la prostituzione sembra una cosa triste e non sbagliata e non condannabile.
E poi, secondo me (e lo dico con tanta timidezza che purtroppo da lì non potete vedere) forse abbiamo bisogno anche di persone che raccontino sensazioni non giustificabili, non spiegabili. Non intendo un incontro con gli ufo o con gli extraterrestri ma intendo cose ancora più insondabili, più difficili da raccontare. Come la tristezza, ad esempio. E la vergogna e lo squallore e le brutture. "Volare in aereo mi fa sentire un uomo coraggioso”, "guardare il cielo dell'Andalusia con te mi fa sentire felice".
Ecco, più o meno cose così, che poi un bel giorno qualcuno riuscirà a spiegare perché volare mi fa sentire coraggioso e perché guardare il cielo dell'Andalusia con te mi fa sentire felice. Magari, poi, un giorno, qualcuno riuscirà anche a dire perché la prostituzione è cosa triste e l'andare a letto con una prostituta (schiavizzata o non schiavizzata) è cosa altrettanto triste. Le mie sono solo sensazioni personali che vorrei tanto non fossero più sensazioni e non fossero più personali. Tutto qui.
non so, forse sono d'accordo con te. forse. penso in termini di dignità, categoria un po' desueta. si può conservare la propria dignità scegliendo di fare la prostituta, o di andare con lei, oppure no. e penso anche in termini di responsabilità verso se stessi e verso gli altri. non offendere, non ferire, per quanto possibile, noi stessi e gli altri. credo che alla fine sia tutto qui.
RispondiEliminap.s. non comprendo nella categoria "offesi" coloro che si scandalizzano in nome della morale comune, spero si capisca...
Non avevo letto il post, ora l'ho fatto. Ma non riesco a pensare alla prostituzione in termini di libera scelta, almeno non fino a quando non ci si guadagnerà lo stesso che a pulire le scale di un condominio alle cinque di mattina. Devo avere problemi con il libero mercato.
RispondiEliminaSulla tristezza, concordo.
LGO: prostituta e pure mal pagata?
RispondiEliminaIo credo che la tristezza nasca dall'idea che a prostitute ci vadano gli insoddisfatti, quelli che non si sanno procurare una donna in un altro modo, quelli che con la moglie non si ritrovano, i gretti che non sanno gestire le relazioni ma non vogliono rinunciare al sesso.
E poi è triste perché gode uno solo, mentre un bel pezzo del piacere del sesso è darlo, il piacere.
Ma non è detto che sia necessariamente così. Se uno vuole provare l'emozione sportiva di mettere le mani addosso ad un corpo tecnicamente perfetto (e consapevole e libero), fatti suoi. Se uno cerca un po' di relax con un massaggio sui generis, lo capisco di nuovo.
La libertà e la consapevolezza sono cmq due requisiti essenziali sia per la dignità (anche se a me piace pensare che la dignità di una persona sopravviva alle offese che riceve da violenti e criminali) sia per la legalità. Per questo, se vivessi in un paese dove la cosa è ben regolamentata, un pensiero ce lo farei, almeno una volta, in Italia non mi ci vedrete mai (anche perché se mi ci vedete, vuol dire che sono in guai grossi).
U.
(PS: prevedo molti commenti anonimi)
commento a latere:
RispondiEliminaquando si parla di prostituzione mi colpisce sempre una cosa, che nel giro di cinquant'anni siamo passati da una società in cui era ritenuto normale (se non "necessario" per non sfasciare la famiglia) che un uomo andasse a prostitute, ad una in cui la stessa cosa è ritenuta sbagliata/triste/riprovevole (e la reazione del tuo amico lo dice bene). questo non può che farmi ben sperare sui possibili cambiamenti della morale comune riguardo ad altre tematiche (omosessualità, eutanasia...)
Forse andare a letto con una escort le sembra triste perchè associa necessariamente il sesso all'affettività; però il sesso può essere anche puro gioco, e sotto quel profilo una escort appaga pienamente.
RispondiEliminaCondivido la posizione di Metil sulla prostituzione.
Penso che per "giocare" non sia necessario/obbligatorio pagare: si può anche fare del sesso semplicemente per dare sfogo a degli impulsi anche con la propria fidanzata, senza per forza andare con una escort o una prostituta. C'è anche gente che con la propria moglie/fidanzata fa cose a tre o fa scambi di coppia; però qui si entra poi in un discorso più ampio, che allora la parte sessuale della relazione è vista solo dal lato fisico e non da quello sentimentale... Ecco, questo è triste!
RispondiEliminaVendiamo il nostro corpo in continuazione: gli attori cosa fanno? Non vendono il loro corpo ad assassini, amanti, comici, bancari, giardinieri e librai? Noi che stiamo chiusi in ufficio 8 ore a pensare, dire e fare cose non nostre, non vendiamo il nostro corpo e anche la nostra mente? Però se c'è di mezzo il sesso è diverso e non si capisce in cosa sia diverso.
RispondiEliminaFare sesso a pagamento può essere una liberazione, un gioco, una colpa, una tristezza o un atto di vigliaccheria. Ma la prostituzione c'entra poco. E' il cliente che ha queste cose dentro e se facesse sesso senza pagare le avrebbe lo stesso.
Di una cosa sono certo: non riuscirei a fare sesso con una persona obbligata da altri a farlo, come non riuscirei a sopportare uno schiavo al lavoro.
ilcomizietto
Appunto. È difficile dire che è diverso o in cosa è diversa la prostituzione da altre forme di sottomissione Per questo insisto ad utilizzare questa formula: per me. Per me è triste.
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