domenica 18 marzo 2012

lo erano e non lo erano

di lo Scorfano


Ci sono notizie che poi si scopre che non erano notizie e allora bisognerebbe che le redazioni dei giornali dessero ogni tanto una seria controllata, sono d'accordo. Ma soprattutto, sono abbastanza d'accordo anche su questo, sarebbe necessario che noi lettori, per la nostra stessa igiene mentale, si stesse ben più attenti a quel che si legge e non si credesse ciecamente a tutto quello che si può trovare in giro, in rete, alla tv o sulla carta stampata. Perché non tutte le notizie sono effettivamente tali; perché alcune notizie non erano notizie, come da eponima rubrica.

Per cui, per esempio, io posso benissimo credere che questa notizia non sia tale.
  Cioè, per esempio, non credo che sia avvenuto quello che si racconta qui: che un professore abbia dato dell'«asino» a un suo alunno, che questo alunno lo abbia raccontato a casa, assai lamentandosene e piangendo, che i genitori di questo lamentoso alunno ne abbiano fatto una questione importante e non negoziabile, che meritava «adeguate spiegazioni», che le spiegazioni si siano trasformate in un'accesa discussione a cui hanno fatto seguito «reciproche denunce», e che poi ci sia stato finanche un «Pubblico ministero» che «ha ritenuto che l'epiteto rivolto dal prof al ragazzo non configurasse reato», ma ci sia stato pure l'avvocato della famiglia che, «insoddisfatto del giudizio del Pm», abbia fatto «ricorso al Gup», il quale abbia invece ritenuto che ci fossero «i presupposti per formulare l'imputazione nei confronti del docente» e che quindi, visti tutti questi fatti, la «categoria» (cioè gli insegnanti, cioè nella sostanza io) si debba ritenere «avvertita». Ripeto: «avvertita».

Ecco io non ci voglio credere a tutta questa storia, e mi immagino che ci siano troppe cose che sono state taciute di questa vicenda per come viene raccontata dai giornali. E quindi non ci credo (non del tutto), al fatto che la notizia pretende di raccontarmi come vero.

E però, capiamoci, la notizia non è tanto che il fatto sia avvenuto o meno: la notizia è che il fatto possa essere vero e quindi venga riportato e quindi faccia e diventi «notizia»; e che pertanto (per fare un esempio) la categoria degli insegnanti si senta o meno «avvertita». Cioè, a mio parere, la notizia è che c'è una categoria che deve sapere che gli alunni ti possono fare causa anche per questi motivi; e ci sono genitori che debbono sapere che possono farti causa anche per questi motivi; e soprattutto ci sono ragazzi che debbono sapere entrambe le cose di cui sopra, che sono poi, nella sostanza, la stessa: e cioè che si può fare causa al professore. Che è, infatti, la notizia.

La realtà non è ciò che accade, ma ciò che si racconta che sia accaduto: purché ci siano abbastanza persone disposte a crederci e a trovare il racconto ragionevole e/o verosimile. Ciò che si crede che sia accaduto costruisce il nostro immaginario: e l'immaginario costruisce la nostra realtà, sempre; e soprattutto mai viceversa.

Le notizie quindi, anche se non erano tali, sono sempre tali, se qualcuno le crede tali. È stato così da sempre, dal giorno in cui fu assassinato Giulio Cesare (idi di marzo, più o meno siamo lì) e senz'altro anche da prima. Il problema non è dunque sapere se certe notizie lo siano o meno: il problema è sapere quanti, in questo momento, stiano credendo che esse lo siano.

8 commenti:

  1. La notizia in sé e per sé così fa impressione. Ma chiediamoci anche se la vera notizia non sia che Tecnica della scuola termina di essere l'ultimo dei giornaletti scolastici affidabili, perché a me di questo mi pare si tratti (e me lo conferma proprio l'ultima frase, quella che anche a me come a te colpisce, sulla "categoria avvisata"). Sul resto, è chiaro che pare folle adire a via legali per un somaro, così come pare folle pensare che un insegnante (che non ha, per tornare a Cesare o Ottaviano, né la tribunicia potestas né l'inviolabilità) possa essere denunciato. E ci mancherebbe altro, che non potesse. E mi pare infatti che nel racconto di Tecnica, come nei migliori polizieschi, ci sia una bella ellissi sulla famosa "discussione". Che è stata l'origine della denuncia. E credo che solo sapendo che cosa sia successo in quella sede potremmo capire se e quanto (e soprattutto da cosa) quella denuncia fosse fondata e originata. Perché tutti diciamo che i giornali cambiano, ma poi sotto sotto un filo di verità lo crediamo sempre. Ma da quando l'anno scorso io mi sono trovata coinvolta in prima persona in una notizia scolastica che è stata sbattuta in prima pagina, mi sono resa conto di quanto quel filo banalmente possa esserci. E delle volte no. In maniera random. Ma totale.

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  2. chiedo scusa "pare folle che un insegnante [...] NON possa essere denunciato".

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  3. Che se i miei genitori avessero saputo che il prof mi dava dell'asino, mi avrebbero detto: "studia di più".

    Che noi al liceo avevamo un prof di inglese che avrebbe meritato il licenziamento per incapacità e noi alunni (e genitori) per vigliaccheria non facemmo nulla.

    Che oggi LaComizietta fa dei continui test di coerenza alle maestre e le maestre non sono affatto coerenti e noi dobbiamo arrmapicarci sugli specchi per preservare la loro autorità. E a volte siamo costretti a dire che le maestre sbagliano.

    Che i giornalisti hanno ormai un tasso di credibilità prossimo allo zero. E questo non è cosa buona e giusta.

    ilcomizietto.che

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  4. Io credo come mi pare anche te, povna: che sia necessario prendere certe notizie con pinze molto lunghe e con moltissima cautela; però credo anche, e l'ho scritto apposta nel post, che saremo sempre in pochissimi a farlo, e che tali notizie, in quanto credute da molti, quasi tutti, finiranno per agire esattamente come se fossero vere. Cioè, a parte tutto, saranno vere.

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  5. Beh, Scorfano, però grazie al cielo la magistratura non agisce in base alla minchiate di Tecnica della scuola. Voglio dire, saranno vere per chi legge senza pinze, ma io mi fido della giustizia (anzi, mi pare che nei casi scolastici sia pure troppo lasca con noi insegnanti - ma io sono platonica, in questo). Ammettiamo che, dopo aver letto la notizia, domani la famiglia di qualche alunno mi faccia causa per una battuta. Beh, io credo che la perda (o, meglio, che il loro avvocato - come ho visto succedere le poche volte che ci sono stati problemi di questo tipo a scuola nostra - dirà loro di lasciar perdere). Così come credo che nell'ellissi di quella "discussione" sia successo qualcosa di più rilevante da giustificare l'ipotesi delle vie legali; qualcosa di ulteriore e diverso dal "somaro".

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  6. non ho capito bene. vorrei sapere dell'asino! era l'alunno, il professore, il Pm o il Gup?

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  7. scusatemi. ho dimenticato di mettere nell'elenco i genitori!

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  8. si chiama (purtroppo)"obbligatorietà dell'azione penale", e consente a qualsiasi idiota si presenti dai Carabinieri con una querela in mano di avviare un procedimento penale, quindi: apertura del fascicolo, indagini del PM, intervento prima del Gip e poi del Gup ecc. ecc. ecc. (eccetera ad libitum)

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)