La nostra responsabile, in libreria, ha un brutto vizio e questo vizio è quello di chiedere favori. Intendiamoci, io di favori in vita mia ne ho chiesti mille e altri mille ne chiederò ma...ci sono favori e favori. Lei, ad esempio, telefona in negozio da casa sua e chiede con gentilezza, e talvolta dolcezza, a chi risponde (a me o alle mie colleghe, quindi) se possiamo uscire dal negozio per andare a farle una ricarica telefonica da quindici euro. La prima volta che ha chiamato per questo motivo, ha risposto la mia collega Alessandra che subito dopo è venuta da me per dirmi che la nostra responsabile è pazza (non ha detto proprio pazza, ma una cosa che significa pazza).
“Perché pazza?”, ho chiesto io. “Perché ha chiamato per chiederci se andiamo a farle una ricarica telefonica. Pazzesco, non trovi?”. E in effetti è una cosa pazzesca. Perché la nostra responsabile non alza il suo culo per farsi la ricarica del telefono? Secondo me perché in questi anni l’abbiamo viziata. Ma c’è dell’altro.
La nostra responsabile, sempre con dolcezza, spesso ci chiede di andare al supermercato a prenderle il pane o il latte o l’insalata. Lei è lì in negozio con noi e poi di punto in bianco ci chiede: “Ma non è che più tardi devi andare al supermercato?”. “No, non devo andarci. Perché me lo chiedi?”. “Niente, non ha importanza”. “Ma no, dai, dimmi”. “Ma no, non ha importanza” e così la partita di ping pong prosegue fino a quando lei ci dice che lo chiedeva perché le serve il latte e l’insalata “ma ho da finire alcune pratiche e poi devo correre subito a casa e, insomma, se ci vai tu mi faresti un grande favore”. Detto, tutto quanto, sempre con grande gentilezza.
Solo che la gentilezza ci frega e questo l’ho capito io e l’hanno capito le mie colleghe. La gentilezza, la faccia dolce, la voce tenera, gli occhi azzurri e ben spalancati, ci hanno resi in qualche modo (in molti modi, in realtà) schiavi. “Mi faresti, per favore, e se hai voglia, una ricarica telefonica?” detto con voce mielosa è uno sgambetto bello e buono. Dovremmo imparare a dire di no.
Sui “no” ci hanno anche scritto dei libri, qualcuno ci ha pure fatto una canzone e con i "no" sono stati raggiunti grandi traguardi in ambito sociale o lavorativo: “Dovete lavorare dodici ore al giorno”. “No, noi non lavoreremo dodici ore al giorno”. Evviva il "no", quindi. E allora io e le mie compagne di lavoro abbiamo deciso di dire no, se non altro per un’importante questione di principio.
L’altro giorno la responsabile ha chiesto ad Alessandra se poteva andare in un Outlet lì vicino e prenderle un maglioncino per suo figlio. Alessandra, questa cosa, me l’ha detto subito, non appena ho cominciato il mio turno di lavoro. “E tu cosa le hai detto?”, ho chiesto. “Le ho detto di no, che io non ho tempo da perdere”, mi ha risposto lei arrabbiata e fiera.
E poi ha aggiunto: “Domani lo chiederà a te. Dille di no, mi raccomando” e poi ci siamo dilungati ancora su questo brutto vizio di chiedere favori ma che poi, a ben guardare, non sono favori ma imbarazzanti richieste fuori luogo. Però, almeno, chiede con gentilezza”, ho concluso io. “Ecchissenefrega della gentilezza”, ha chiuso Alessandra sistemando un libro su uno scaffale troppo alto per lei.
Ieri la mia responsabile mi si è avvicinata, ha messo i suoi occhi azzurri dentro i miei e poi con molta gentilezza mi ha chiesto: “Non è che devi andare all’Outlet qui vicino nei prossimi giorni?”. “No, perché?”. “So che per venire qui in libreria ci passi davanti e volevo chiederti se riuscivi a prendermi una cosa per mio figlio”. E io me ne sono stato zitto (adesso dico di no, adesso dico di no, adesso dico di no, adesso dico di no) qualche secondo. “Allora, riesci a farmi questo favore?”, mi ha chiesto ancora molto gentilmente. “Sì, sì, non c’è nessun problema”. “Grazie e poi ti darò qualcosa per la benzina”. “Per la benzina? Ma figurati”.
Oh NOOO! NOOO! :((((
RispondiEliminaForse caro disagiato ti rispondo così perchè credo (anzi sono sicura) di avere almeno 10 anni più di te. Per carattere prima di tutto penso a tutti gli altri e poi a me stessa, ma da qualche anno mi sono imposta di "difendermi". Quando si dice sempre SI è inevitabile vivere dentro noi stessi emozioni molto negative che cresconcon il tempo: rabbie, rancori, insoddisfazioni...tutto ciò contribuisce a rovinare le relazioni che abbiamo con le persone (di solito quelle a noi più vicine).
E' vero...si impara con gli anni, però i primi NO, detti peraltro con cortesia, li ricordo bene: mi batteva fortissimo il cuore!...E poi scopri che è normale, che anche gli altri rifiutano da fare dei favori a volte e non succede nulla di grave! Allora, Disagiato mio, fatti un regalo...uno di quelli che ti rimane per tutta la vita...costringiti a dire gentilmente NO...I rapporti con te stesso e col prossimo ne trarranno solo beneficio.
Io ho infine scoperto che gli altri mi rispettano nella stessa misura in cui io rispetto me stessa...
Facci sapere!
Un applauso a Rose (e alla tua collega).
RispondiEliminaParlare con voce pacata e con molti "per favore" non è gentilezza. E' abuso di potere.
Uqbal
Che dire....quando ero una giovane e squattrinata praticante (non che adesso sia ricca, intendiamoci!) il mio "dominus" (cioè il mio capo, colui che mi sfruttava dandomi miseri 300 euro mensili) mi mandò a comperare le scarpe di Cesare Paciotti alla moglie.
RispondiEliminaA dire si quando si dovrebbe dire no si producono incomprensioni ed alla lunga anche separazioni.
RispondiEliminaUn pò come tendere l'elastico fino al punto da farlo cedere.
Caro Disagiato, perchè preferisci dispiacere la tua collega piuttosto che?
Marco
Il fatto è che la gentilezza mi frega, a me.
EliminaTu mi sembri più fuori di testa della tua capa pazza.
RispondiEliminaSe quella ti chiede con massima gentilezza .... con quei grandi occhioni pervinca ... con la boccuccia all'infuori ... con l'ombelico in vista ... di andare ... che ne so, affanc ..., per esempio, scusa, ma tu ci andresti senza farti pagare la benzina? :)))
Caro disagiato, la gentilezza (o falsa gentilezza) frega molti di noi...questo è certo, però prenderne atto è già un primo passo. Ti dico come ho fatto io quando ho capito che qualcosa doveva cambiare: devi prepararti in anticipo, studiarti una frase Jolly di cui ti possa servire nel momento del grande imbarazzo che segue la gentile richiesta. In pratica devi avere in tasca una risposta che ti consenta di negare il favore con la massima cortesia, senza titubanza e con un bel sorriso.
RispondiEliminaAll'inizio è una recita, ovvio, ma poi si impara... In bocca al lupo!
Non è possibile, mi stupisco tutte le volte. Sarebbe stato bello se gli avessi detto di no, che non ti sembrava giusto mischiare le richieste di lavoro con quelle personali, che non è cattiveria, ma buon senso. Sarebbe stato bello. Un abbraccio.
RispondiEliminaperò la ricarica dille di farla online, almeno quella!
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