Mi fermo, quindi, con la penna digitale in mano. Mi fermo e guardo Paolo e gli dico: «Va tutto bene? C’è qualcosa che devi chiedere?» Lui all’inizio resta perplesso, con il suo sguardo ancora incantato, poi i suoi occhi si spostano fino ai miei e finalmente mi fa la domanda, quella che in qualche modo io aspettavo, quella per cui mi sono fermato e ho smesso di spiegare. E Paolo mi chiede: «Ma posso farla anch’io a casa mia, con il mio computer, questa cosa che stiamo facendo qui?» Alcuni dei suoi compagni ridono forte; ma io li zittisco subito. Perché per Paolo quella è una domanda importante e perché lo è anche per tutti quelli che non hanno né chiesto né riso, la consueta maggioranza silenziosa che c’è in una classe.
Ho raccontato una piccola storia a proposito di scuola e di geografia (ma i più attenti sanno che avevo già accennato qui alcune opinioni in proposito) sul blog promosso da Vodafone per parlare di tecnologia, studenti e insegnanti. Potete leggerla e commentarla là, se ne avete voglia.