di lo Scorfano
È successo (ecco la notizia) che oggi, come tutti gli altri giorni di tutte le settimane del resto dell'anno scolastico, sono andato in laboratorio di chimica a fare lezione (con la gentile complicità del collega di chimica, a dire il vero: senza la quale tutto il mio progetto salterebbe e non se ne parlerebbe nemmeno più, di fare lezione lì). Ma insomma (ecco la notizia) oggi io, che sono il prof di italiano e latino, sono andato a fare lezione nel laboratorio di chimica, perché solo in quel laboratorio abbiamo una Lim, che è una lavagna multimediale e che è quello che mi serve quando faccio lezione di geografia.
Perché (come vi avevo già raccontato l'anno scorso) per fare geografia a me serve una connessione all'internet; perché mi servono le immagini e il web è pieno di immagini; e Google mi trova tutte le immagini che voglio, quando le voglio; e in più c'è anche Google maps, che mi fa andare in giro nei posti che sto spiegando proprio come se fossi nei posti che sto spiegando: e allora io prendo i miei alunni e li porto un po' in giro per le strade di Parigi (visto che è di Parigi che stiamo parlando, in questi giorni: è questa la notizia), e li porto a vedere rue Sufflot, che mi piace tanto, e l'isola di Saint-Louis in mezzo al fiume, e i giardini del Lussemburgo, e il Beaubourg, e naturalmente Place des Vosges, che è una delle piazze più belle del mondo, e tutto questo, insomma, posso farlo solo perché nel laboratorio di chimica e c'è la Lim, e c'è la connessione, e c'è Google maps. E mi pare che funzioni, e lo faccio da un paio di anni ormai (anche se nessuno lo sa e a nessuno importa niente che io lo faccia, ovviamente).
Ma (è questa la notizia) oggi siamo arrivati nel laboratorio di chimica e c'era dentro il bidello, che stava sistemando delle cose. L'ho guardato e gli ho detto: «Mi scusi, dobbiamo fare lezione...» Lui mi ha detto: «Lo so, prof. È che io devo sistemare assolutamente questa roba, prima della fine dell'ora. Le dispiace se sto qui altri 5 minuti, mentre lei fa lezione? Poi me ne vado...» «No, certo che non mi dispiace» gli ho detto io. «Faccia pure quello che deve». E allora i ragazzi si sono accomodati come hanno potuto (la Lim c'è solo qui, ma l'aula in sé fa un po' tristezza, a dire il vero: ci sono pochi sgabelli e loro sono trenta: si devono appollaiare in posizioni in cui è poi molto difficile prendere appunti; e insomma, anche questa, tutto sommato, è la notizia, secondo me).
E allora ho cominciato la mia lezione su Parigi. E ho spiegato un po' di cose e fatto vedere un po' di cose e guardato un po' di piazze con i miei ragazzini di seconda. E i minuti passavano e il bidello non se ne andava, restava lì. E io, a un certo punto, mi sono reso conto che aveva finito il suo lavoro già da un bel pezzo. Ma che semplicemente si era fermato ad ascoltare. Guardava anche lui (è questa la notizia) le fotografie dei Campi Elisi e della Senna, passeggiava anche lui, con noi, sul Boulevard di Saint-Germain, ascoltava anche lui (è questa la notizia) le mie spiegazioni su Georges Haussmann e Gae Aulenti e la piramide del Louvre.
E poi la lezione è finita, ci siamo salutati e lui, il bidello, mi ha guardato e mi ha detto: «Molto interessante, prof. Davvero molto». E io gli ho sorriso, davvero stupito, perché in diciotto anni di scuola non mi era mai capitato che un bidello si fermasse a sentire una lezione (è questa la notizia) e lui allora si è forse sentito incoraggiato dal mio sorriso e ha aggiunto: «Sa, mi sarebbe piaciuto tanto viaggiare... È che poi si invecchia e non si fa più niente». E io gli ho detto: «Non è mai tardi per cominciare a viaggiare... Certo, magari è un po' costoso. Ma qualche giorno a Parigi, nella vita, non si dovrebbe negarlo a nessuno». E ci siamo sorrisi in due e poi siamo usciti.
Ma di tutto quello che vi ho raccontato, però, la notizia è un'altra. Ed è questa, ed è una notizia brutta, mi dispiace. Talmente brutta che quasi non volevo dirvela e ho avuto la tentazione di chiudere il post qui, con le parole del bidello, che forse così a voi sarebbe sembrata una bella storia.
E la notizia, invece, è brutta ed è questa: ed è che io, professore di italiano, latino, storia e geografia, insegnante che ha scelto questo mestiere quando era giovane e poteva sceglierne anche altri, professore che ha sempre amato questo mestiere anche quando (come adesso) amarlo era molto difficile, io mi sono sentito felice per le parole e l'attenzione di questo signore che fa il bidello. E sono uscito da scuola entusiasta come se la mattinata fosse stata splendida, finalmente, grazie a quel bidello. Ed è davvero terribile, se ci pensate, che sia così.
Perché è quasi insensato che questo mestiere sia stato impoverito a tal punto da non saper più offrire nessun tipo di soddisfazione a chi lo pratica, se non queste, così occasionali e inutili, che vengono da un bidello: perché a nessun altro, obiettivamente, importa. Perché se io non facessi niente, invece di fare geografia, a nessuno verrebbe in mente di dirmi niente; perché, sotto sotto (a meno che non ci sia qualche figlio di mezzo), a nessuno importa niente della scuola o della geografia, questo è il punto. E questa, se mi permettete, è infatti anche la pessima notizia.
Tra le persone più importanti della mia vita ci sono: il mio prof di ita e storia dalla 4° alla 5°, la mia prof di inglese dalla 1° alla 5°, una prof di ita e storia che ci ha fatto supplenza per un anno (in terza), il mio prof di tecnica turistica dalla 1° alla 3°. Tutti docenti con i quali mantenevo medie alte, a volte altissime. Tutte persone che "maltrattavo", avevo il sette in condotta, scappavo dalle finestre quando si affacciavano alla porta, ridevo durante le lezioni, li esasperavo, uno di loro una volta mi ha detto "favaro io ti distruggo" che si capisce che lo avevo esasperato, un altro mi ha detto che avrebbe preferito che gli cadessero le orecchie pur di non sentirmi più...
RispondiEliminaeppure...mammamia se sono stati importanti. glielo vorrei dire tutti i giorni quanto lo sono stati. so che ho reso loro difficile andare al di la dei miei modi e intendere che li adoravo ma in cuor mio spero siano andati oltre.
credo che per alcune soddisfazioni serva andare molto oltre, glielo dico perché secondo me lei è uno di quelli che verrà ricordato come persona importante, ne sono sicura.
Non ti devi impancrazire troppo, ché andavi bene.
RispondiEliminaPancrazio è solo il mio alter ego, non credere... Tutti abbiamo un Pancrazio che ci aspetta al di là dello specchio.
Eliminaa me viene in mente il pancrazio delle scenette di lando buzzanca (quando faceva Buzzanco che le donne le ama a branco, se non erro) quando a un certo punto arriva 'sto ciccione barbuto, pancrazio appunto, che gliele dà di santa ragione e gli rende tutto così avvilente.
EliminaNon vorrei sembrare polemico ma credo che una certa cultura sindacale abbia grosse responsabilità. Senza la garanzia di un sistema di premialità e meritocrazia ontologicamente fondato si preferisce nessuna valutazione, generando il paradosso che hai menzionato per cui se un professore non fa nulla non c'è modo di intervenire.
RispondiEliminaManca la cultura che si possa apprendere dall'esperienza. Si preferisce affrontare il problema a tavolino, sviscerando ogni possibile aspetto e stabilire a priori quale sia il modello corretto. Poco importa che poi una volta applicato dia risultati negativi: il modello è giusto è la realtà che deve adeguarsi. Manca la fiducia che si possa apprendere iniziando con un modello sub-ottimo e lasciarsi interrogare dall'esperienza sul campo, per poi rivedere/aggiustare il modello e ripartire.
Sono convinto che il web se fosse per l'Italia non esisterebbe. Si starebbe ancora a discutere su quale sia il modello corretto per un social network, mentre il pragmatismo anglosassone lascia che sia l'esperienza a stabilire quello che funziona e quello che non funziona. Perché troppo spesso ci si dimentica che anche le idee migliori dipendono sempre da come sono implementate.
Scusate forse mi sono fatto prendere e sono andato fuori tema.
mi permetto di girare la cosa in positivo. Sei così bravo a spiegare che anche chi non è costretto a stare a sentirti lo fa comunque. Ed è bello saperlo con una dimostrazione pratica.
RispondiEliminaLuigi ha ragione, ma c'è altro da aggiungere.
RispondiEliminaIl nostro mestiere è troppo rigido. Quando un dirigente dice che in classe puoi fare quello che vuoi, intende dire che puoi fare quello che vuoi per insegnare quei determinati autori di quelle determinate opere in quel determinato tempo storico, impostando la valutazione così come la vuole il ministero ed in modo di esser inoppugnabile di fronte a qualsiasi tribunale. Alla fine sei solo un burocrate che cerca di andare avanti al ritmo stabilito dalle carte e dagli schemi, e i ragazzi, con le loro incertezze, sono solo un disturbo nella realizzazione del programma.
Questo nei giorni in cui va bene, certo.
U.
Eh, come non darti ragione. Però, è pur vero che molti dei nostri alunni si ricorderanno di noi come delle persone che erano insegnanti bravi e appassionati del proprio lavoro, e ci distingueranno, nel loro ricordo, da quelli che invece tiravano a campare dal 1 settembre al 30 giugno. Io insegno, come sai, alle medie, e i miei alunni sono ancora acerbi, ma abbastanza svegli da classificare ogni insegnante come merita: competente, fannullone, frustrato, equilibrato, carogna, lassista, obiettivo, fanfarone,rispettoso...
RispondiEliminaCerto, le soddisfazioni che possiamo avere sono episodiche, occasionali, e a volte ci chiediamo perché prendiamo lo stesso stipendio del collega fannullone, e soprattutto perché il governo (non questo o quello precedente, tutti direi)ci considera dei mediocri imbrattacarte e non fa nulla per aiutare la Scuola.
C'è un premio per voi nel mio blog; più che un premio, che sa tanto di Oscar, è un riconoscimento, diciamo così:-)
Ringrazio davvero molto per l'Oscar. ;)
EliminaNon posso rispettare i patti, per ora, perché il mio socio è in vacanza e ho bisogno di lui per trovare un accordo. Spero che avrete pazienza... Grazie molte, però.
Non so, leggendo altri post mi sembrava che soddisfazioni te ne diano anche altri tra i tuoi alunni e poi se davvero non fosse un po' gratificante non continueresti ad insegnare in questo modo e diventeresti davvero un burocrate come molti insegnanti. Io non sono un insegnante, lo sono stato solo per un semestre tanti anni fa e come tutti i principianti ero entusiasta. Poi credo per molti subentri la routine e magari non ci si accorge più di quanto sia importante il proprio lavoro. Io ad esempio spesso mi abbatto a far sempre cose simili anche se in un ambiente tecnologico e competitivo poi basta riesca con un cacciavite ed un po' di nastro isolante a far funzionare un apparecchiatura complessa che torna la volontà e si riesce ad andare avanti. Tieni duro.
RispondiEliminaCredo in effetti di non essermi spiegato benissimo: non è un problema di alunni, in nessun caso. Un po' perché gli alunni sono giovani e non sono tenuti a nulla, per definizione; un po' perché a volte, seppure a loro modo, i ragazzi sono in grado di dare soddisfazioni. Il problema non sono gli alunni.
EliminaIl problema è sentirsi circondati dal nulla e dal disinteresse collettivo e generale (nonostante le parole). E immagino che valga per molti e per molti altri mestieri: ma qui, mel blog in cui scrivo io, è ovvio che io scirva del mio...
credo che valga per quasi tutti i mestieri. Continuo a pensare di vedere le cose positive e non quelle negative.
EliminaPuò darsi. (benché non è difficile ammettere che pochi ruoli, in questi anni, siano stati più degradati di quello dell'insegnante.) Io comunque riesco a vedere le cose positive solo a giorni alterni; sono come le targhe quando la pianura è invasa dallo smog, diciamo: e mi rendo da solo l'aria un po' più resiprabile, forse ;)
EliminaMeravigliosa Places de Vosges. Ci ho dormito due notti sotto quei portici, ai tempi dei miei vagabondaggi in autostop, chitarra e sacco a pelo.
RispondiEliminaSi può viaggiare con molto poco, in fondo.
Sì, meravigliosa...
Elimina"E la notizia, invece, è brutta ed è questa: ed è che io, professore idi italiano, latino, storia e geografia, insegnante che ha scelto questo mestiere quando era giovane e poteva sceglierne anche altri, professore che ha sempre amato questo mestiere anche quando (come adesso) amarlo era molto difficile, io mi sono sentito felice per le parole e l'attenzione di questo signore che fa il bidello."
RispondiEliminaSe questa è una brutta notizia, come sono le tue belle notizie? (perché io vorrei avere tutti i giorni brutte notizie come le tue)
ilcomizietto
In effetti, perché brutta notizia? Forse ci sono delle soddisfazioni che dai (o diamo) per scontate, e questa inaspettata risalta, ma non svilisce le altre.
RispondiEliminaD'altro canto, per i ragazzi magari è scontato avere un buon prof, come un cellulare o una connessione a Internet o il calcetto il pomeriggio. Chi non ce l'ha gli dà i peggiori appellativi.
Penso che sia un'ottima cosa il fatto che tu abbia rapito l'attenzione di una persona che non aveva l'obbligo di stare lì, a prescindere dal ruolo.
La notizia è brutta (molto brutta, secondo me: proprio pessima) perché implica che mai nessun altro mi dica che sto facendo bene (o anche male, intendiamoci) il mio mestiere, in nessun contesto. La notizia è brutta perché, per essere contento almeno un giorno del mio lavoro, io devo attaccarmi alla curiosità episodica di uo uomo che avrebbe altro da fare.La notizia è brutta perché il mestiere è delicato e a lasciarlo andare così si fa, a mio parere, una brutta fine, tutti quanti.
RispondiElimina...e io, questa mattina, mi trovo davanti una vecchia signora elegante che è venuta apposta per conoscermi; è la nonna di una mia alunna, vecchia insegnante di italiano in un liceo, di quelle all'antica mi dice lei, entusiasta di tutti i suoi anni di insegnamento e con la voglia costante e viva di continuare a imparare... "dovevo venire a conoscerla prima che mia nipote uscisse dalla scuola media; in tre anni non sono mai riuscita a passare, ma oggi sono venuta a cercarla". Abbiamo parlato di cose "banali", dell'esame e del test invalsi, dei "giovani d'oggi" e delle prospettive future per loro, però anche per me è stato un piccolo incontro speciale... sì, semplicemente trovare qualcuno a cui importa quello che fai. Non discuto che la signora era "di parte", ha fatto l'insegnante tutta la vita, però consola vedere che c'è qualcuno che ama ancora tutto questo. Sarebbe un bell'augurio arrivare alla sua età ed amare ancora così.
RispondiEliminaPer quel che può valere, a me della geografia importa moltissimo, e mentre leggevo ho invidiato un sacco sia i tuoi alunni sia il bidello...
RispondiEliminaQuarantatré anni fa, seconda media, geografia europea, la Grecia, la produzione agricola.
RispondiEliminaGrano, olive, miele, eccetera, eccetera.
“Bravo, hai studiato bene.”
“Ma professoressa, sono le stesse cose che ci ha insegnato l’anno scorso di storia, il clima e il terreno non sono cambiati negli ultimi duemila anni.”
L’ho fatta felice.
@scorfano
RispondiEliminaHo capito: la brutta notizia non è quella che dici, cioè le lodi del bidello. La brutta notizia è la mancanza di altri che ti dicano che stai facendo cose buone e giuste. Ma tranquillo, penso sia così quasi ovunque. Le pacche sulle spalle bisagna darsele da soli.
ilcomizietto