sabato 26 marzo 2011

venite via con me?

di lo Scorfano
Poi, qualche giorno dopo avere scritto quel post su Saviano e la mia alunna Caterina, ho seguito il mio istinto di redenzione e il consiglio che molti mi avevano dato: e sono entrato in classe di umore rasserenato e ho chiesto alla piccola e volenterosa Caterina: «Allora, come va il libro di Saviano? Ho visto che lo tenevi sul banco l’altro giorno: lo stai leggendo? Cosa te ne pare?»

Caterina ha un po’ esitato, ma era visibilmente compiaciuta; e poi ha cominciato a dire qualcosa. Che è un libro un po’ difficile, ma interessante; che racconta anche della nostra terra, la Lombardia, e di come la criminalità organizzata sia presente anche qui. E poi ha detto altre cose, che sono quelle della trasmissione Vieni via con me e che io già mi immaginavo che quel libro (che non ho mai letto, lo confesso) raccontasse.

Dopo qualche minuto, ho detto a tutti che a volte bisogna fare uno sforzo e provare a leggere anche qualcosa di più impegnativo di un semplice romanzo di avventura; che Caterina ci sta provando che fa bene a provarci, anche se magari non capirà proprio tutto.      
          E ho detto che ci sono tanti libri un po’ più impegnativi e che io potevo consiglierne qualcuno a seconda dell’argomento che a loro interessava. Perché veniamo a scuola anche per imparare a comprendere la realtà che ci circonda per poi, se necessario, provare a migliorarla un po’. Proprio voi che avete quattordici anni, ho detto, siete proprio voi quelli che, usciti da qui, dovranno provarci. E io mi aspetto almeno che tentiate, ragazzi; che cresciate sapendo che ci si può sempre provare: a fare meglio di quello che abbiamo fatto noi.

Mentre Caterina raccontava e mentre poi io dicevo queste poche parole, gli altri ragazzi tacevano e alcuni mi parevano anche un po’ ammirati per quello che Caterina spiegava di aver letto e per la fatica che stava dicendo di aver fatto. Allora ho ringraziato Caterina (che finalmente era contenta che io le avessi chiesto di quel libro che lei aveva appoggiato sul banco una settimana prima) e ho cominciato a leggere un racconto di Borges, che avevamo cominciato nella lezione precedente e non eravamo riusciti a finire.

Ma la storia del libro di Saviano nella mia prima liceo non è nemmeno finita quel giorno, purtroppo.

La storia si è trascinata avanti, con un piccolo ma sensazionale colpo di scena: perché, pochi giorni dopo, i ragazzi di prima che tenevano quel libro sul banco, Vieni via con me di Roberto Saviano, erano diventati tre; e una settimana dopo erano diventati almeno sei o sette. Tutti con il libro sul banco, per farmi vedere (credo) che anche loro provano a leggere qualcosa di impegnativo; per non deludermi, forse; magari solo per fare bella figura davanti a me. E io, ve lo confesso, mi sono spaventato: e non è più stata una questione di fastidio, come la prima volta, ma semplicemente di puro spavento.

Perché, improvvisamente, mi sono sentito un professore che "inculca principi di sinistra" ai suoi alunni. E, anche se so perfettamente di non averlo fatto, ho pensato che magari a qualche mamma o a qualche papà aveva creato un po’ di disagio sapere che in classe il professore di italiano aveva parlato del libro di Saviano, e loro poi erano dovuti andare a comprare il libro di Saviano per il proprio figlio, o semplicemente avevano visto tornare il figlio a casa con il libro di Saviano che lui stesso si era appena comprato nella libreria del paese. E forse proprio quel papà e quella mamma, rimasti soli quando si è fatta sera tardi, hanno pensato qualcosa in silenzio, si sono guardati un attimo, hanno un po’ stretto le labbra e gli occhi e, prima di mettersi a dormire nella loro casa, si sono detti: «Hai visto? Ha ragione Berlusconi».

7 commenti:

  1. Oggi non ha alcun senso parlare di "sinistra": nessuno dei rappresentanti dell' opposizione può dirsi di sinistra, o dice o fa "cose di sinistra" (senza contare il fatto, poi, che dubito che Saviano possa dirsi di sinistra estrazione).
    Ma se cominciamo a temere che perfino la denuncia di atti criminali -teoricamente semplice dovere civile di un qualunque cittadino che abbia ancora a cuore la legalità come ovvio fondamento di una società se non proprio perfetta, almeno non totalmente indegna- rappresenti un rischio di imputazione ideologica, la democrazia è finita. Se non formalmente, nei cervelli...
    La politica dei saltimbanchi e degli affabulatori che calca la scena da vent' anni nel nostro Paese ha la terribile responsabilità, tra le altre, di aver fatto sbiadire, nelle nostre menti, con processo lento, serpeggiante e subdolo, i valori ed i principi meramente normali, che nulla devono avere di eroico.
    Credo che la scuola potrebbe anche limitarsi a questo:ricordare i minimi presupposti etici della vita civile, puntualizzare la "normalità" di una società semplicemente sana.
    Morena

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  2. Io non nutro nessun tipo di dubbio sulle ragioni profonde di quello che scrivi.
    Ma credo che la "politica dei saltimbanchi e degli affabulatori" abbia comunque un'altra grave responasabilità, insieme a quelle che tu scrivi (e che quest'ultima sia da condivivdere con una certa parte di sinistra): l'aver creato una sorta di muro, una specie di interminabile battaglia (noi contro voi), per cui appena un discorso, come quello di Saviano, cerca di farsi denuncia del malaffare esso diventa subito interpretato come azione faziosa, o di parte. E' questo il dubbio che si pone a me: che mi si pone in classe, non fuori dalla classe.

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  3. Eh, l'autocensura è un male sottile.

    Tu sai in fede tua che non hai fatto propaganda di basso livello né ti sei messo a fare concioni o influenzare chicchessia.

    Può bastare.

    Se ti faranno contestazioni, basterà un po' di dialettica per stornare ogni scocciatura.

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  4. In ogni caso, se hai il dubbio che abbiano comprato il libro per piaggeria, puoi sempre spiegarglielo. Dire magari che in fondo a te di Saviano non importa, e se volsessi inculcare davvero qualcosa avresti consigliato qualche altro libro ;-)
    Tra qualche giorno, altrimenti Caterina ci rimane male di nuovo :-)

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  5. Capisco perfettamente la tua posizione: succede esattamemente ciò che descrivi. Sappiamo bene che, in genere, adottare la strategia vittimistica è mossa fruttuosa. Così come ci si ritrova inconsapevolmente a canticchiare la brutta canzonetta-tormentone dell' estate, anche ripetere a media amplificati che i magistrati sono tutti comunisti o che "il fango" di cui Saviano parla è invenzione strumentale all' appoggio della fazione di sinistra, ha un dilagante effetto persuasivo sui più.
    Concordo molto anche sulla critica che muovi all' attuale opposizione: manifestare la propria presenza politica attraverso un ossessionato anti-berlusconismo fatto di dichiarazioni, rischia di renderla comunque sempre più astrusa e lontana dai problemi reali della gente. Beh, da dire ce ne sarebbe molto ancora...
    Per queste ed altre ragioni credo che le nuove generazioni siano in particolar modo sfortunate, e spero fortemente in un loro scatto d' intelligenza e coraggio, che le emendi dai nostri cattivi esempi.
    Poi, io non mi preoccuperei d' essere invisa ai genitori, ma intuita e rispettata, per la mia buonafede, dai miei alunni.

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  6. @LGO
    Io credo che il tuo consiglio sia buono, ma credo anche che non dirò più niente. Capiteranno altri libri e altri momenti e altri saggi: parlerò di quelli. E Caterina resterà tranquilla con il suo libro, com'è giusto.
    Il post, che racconta una cosa vera, vuole anche essere un po' paradossale, nell'ultimo paragrafo. In realtà non mi sono posto il problema come un terribile dilemma: ho pensato che tutta la situazione poteva anche essere letta così, da un genitore un po' prevenuto, ma punto. E poi, forse, i genitori dei miei alunni sono molto meglio di come li ho pensati. Perché noi pensiamo di essere invasi da quelli che danno ragione a Berlusconi, ma alla fine non sono nemmeno un italiano su quattro. Pochi.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)