Non che oggi non ci siano stati post interessanti e discussioni meritevoli... Ce ne sono stati anche oggi, in effetti. Però insomma, visto che è proprio il 31.XII, abbiamo pensato di poter fare, per una volta, anche un'eccezione. La quale consiste nel rinunciare ai consueti link per proporre un piccolo augurio, per l'anno che verrà. A chiunque sia passato o passi di qua; a chi ci passa sempre e a chi ci è passato soltanto questa volta: che sia un 2012 migliore di come lo prevediamo (e non ci vorrà molto); che non finisca il mondo (e chissà...); che si trascini via tutta la stanchezza dell'anno che sta finendo, tra stridore e lamenti. Domani mattina magari farà bel tempo e l'aria sarà fresca, mi dico io. E usciremo a fare una passeggiata, ognuno di noi con chi vorrà, mano nella mano, pensando ognuno alle cose a cui in quel momento avremo voglia di pensare. E avremo la testa libera. E speriamo bene.
sabato 31 dicembre 2011
il segnapagine del 31.XII.2011 (buon anno)
dello Scorfano e del Disagiato
venerdì 30 dicembre 2011
il segnapagine del 30.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Freddy Nietzsche, Questo è questo, per dirla con Michael Vronsky: Il concetto, cari tassisti, è molto semplice: siete pochi, siete cari, siete una categoria chiusa. In queste settimane sentiremo i tassisti ripetere, come stanno già cominciando a fare dopo le dichiarazioni sugli interventi imminenti di gennaio, che i taxi sono anche troppi, che ce ne sono tanti fermi in giro...
Wiki spiegata a mia nonna, Wikipedia vs the Vatican?: Senza probabilmente sapere molto di come funziona l’enciclopedia libera Gianni Barbacetto scrive oggi sul Fatto Quotidiano che il Vaticano fa cambiare le voci su Wikipedia. E se è vero che alcune modifiche paiono provenire proprio dal Vaticano (e da altri ambienti ecclesiastici), va anche detto che queste sono state inizialmente annullate senza farsi troppi scrupoli per la provenienza...
Mantellini, Blog - Anno Domini 2012: Bloggare stanca. Per molti aprire un blog ha significato darsi un obiettivo alto. Voi però fateci caso, lasciando perdere la schiera di quelli che coi blog ci volevano guadagnare (denaro, fama, o quello che vi pare a voi) chi ha continuato ad aggiornarli lo ha fatto prima di tutto per proprio piacere personale.
Il lapsus e la mia collega Marzia
del Disagiato
L’esempio classico è questo. Siete fuori a cena con degli amici e volete afferrare il bicchiere di vino che sta davanti a voi, solo che invece di afferrare picchiate le vostre dita contro il bicchiere, rovesciando così il vino sulla tovaglia. Fatto questo, accidenti, vi scusate più o meno agitati. Ecco, secondo Freud questa si chiama Fehlleistung, che detto in modo più comprensibile sarebbe atto mancato o lapsus (lapsus freudiano). Si sa, Freud va a tirare fuori concetti sempre un po’ strani per interpretare la realtà e quindi in questo caso questo signore ha dovuto metterci sul piatto paroline un po' tecniche e antipatiche per spiegarci una cosa che adesso, magari, ci farà un po’ ridere. Bene, secondo Freud voi signori avete volontariamente rovesciato il vino sulla tovaglia per attirare l’attenzione. "Chi, io volevo attirare l’attenzione di chi stava accanto e davanti a me? Figuriamoci.", direte voi. "Figuriamoci se io ora mi metto a rovesciare di proposito vino su una tovaglia per farmi notare". Ah sì, voi avete da ribattere in questo modo?
Bene, Freud allora vi risponde che il vostro cozzare la mano contro il bicchiere è stato il risultato di una volontà non cosciente che si chiama inconscio che è la somma di proiezioni e rimozioni e che poi…e poi è meglio fermarsi qua, anche perché poi questa cosa dell'inconscio mi va di traverso e non mi fa digerire bene la colazione. Una volontà non cosciente? Una volontà che arriva da lontano e che se gli date spago Freud è capace di dirvi che pure questa cosa psicanalizzabile è di natura sessuale? Sì, perché come avrete capito secondo il dottore in questione tutto è di natura sessuale. Vi piace il gioco del calcio? Questa vostra passione ha una valenza sessuale. Quando comprate il gelato preferite il cono alla coppetta? Inutile che vi spieghi. Comunque, se siete interessati a proseguire il discorso e a vedere fin dove si spinge Freud con le sue strambe teorie, basta anche solo una sbirciatina a un suo libro del 1902: Psicopatologia della vita quotidiana. E già il titolo è tutto un programma. In quel libro, ma anche altrove, si dice che il lapsus è un atto mancato, cioè che spesso diciamo una cosa invece di dirne un’altra, ma che questa cosa detta per sbaglio ha più contenuto e significato di quella cosa che realmente volevamo dire (o scrivere).
giovedì 29 dicembre 2011
il segnapagine del 29.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Candido, I coreani: Bisogna andarci piano però col deridere il dolore di massa, manifestatosi nella circostanza in infinite scene di miliziani o anonimi civili (beninteso tutti uguali) che a stento venivano contenuti mentre, lacrimando forte, tentavano di gettarsi sopra o magari sotto il convoglio funebre.
Diciottobrumaio, L'equità: Un po’ di numeri relativi all’equità, anche a raffronto con la Germania, la Francia (dove l’Iva su molti prodotti e servizi è passata – incredibile a dirsi – dal 5 al 7,5%), la derelitta Spagna e la fallita Grecia.
Come diventare il mio cane, Lo scemo: Anni fa conoscevo un tale che aveva molte qualità – era buono, onesto, tranquillo – ma un grave difetto: era non-intelligentissimo, il che produceva situazioni grottesche e per lui dannose...
Doppiozero, Giorgio Bocca intervista Primo Levi: Una coincidenza, come l’altra, quella che probabilmente spinge Bocca a intervistare Levi: entrambi sono stati partigiani di Giustizia e Libertà. Levi per breve tempo, e in una scalcagnata banda partigiana denunciata da una spia. Inoltre, entrambi sono piemontesi; Bocca di Cuneo, Levi di Torino.
In negozio e a casa
del Disagiato
In negozio abbiamo l’ordine di non prendere dai clienti le banconote da 500 euro, anche se queste non si presentano spesso. “Mi dispiace, abbiamo appena fatto un versamento in banca e non ho il resto da darle”, rispondiamo al cliente che ha intenzione di pagare un libro con un pezzo da cinquecento euro. E allora c’è chi capisce e va a spezzare i soldi da un'altra parte e chi, invece, non capisce e se ne va per sempre, lasciandoci il libro sul bancone della cassa. Insomma, non prendiamo il pezzo da cinquecento perché la nostra macchinetta che verifica se i soldi sono veri o falsi non è così brava da dirci se una banconota di quel valore è vera o falsa. Cambiate macchinetta, direte voi. Compratene una che faccia benissimo il suo mestiere. Magari un giorno il titolare deciderà di spendere tanti soldi per una buona macchinetta. Il fatto è che non prendiamo banconote da 500 euro anche perché non è bello avere in cassa banconote così importanti. È una cosa che ci fa paura o che ci hanno riferito che deve farci paura. Non sta bene per una libreria avere pezzi così grandi. Potrebbe succedere qualcosa e allora sì che sono guai. Ma cosa dovrebbe succedere? Boh, non lo so. So solo che una banconota da 500 ci spaventa.
"il demone a beslan", di andrea tarabbia
di lo Scorfano
Il libro che ho letto e che sono riuscito ad amare quasi subito è l'opera di un giovane narratore italiano, che si chiama Andrea Tarabbia, di cui non sapevo niente prima di incrociare il suo nome sopra questa bella copertina; il titolo è Il demone a Beslan: e basterebbe solo questo titolo a dire di cosa parla il racconto di Tarabbia. Nel settembre del 2004 infatti, Beslan e la sua scuola, in Ossezia, furono sede di una delle più terribili stragi dei nostri anni, nella quale morirono diverse decine di bambini, dapprima presi come ostaggio da un commando di combattenti ceceni.
Andrea Tarabbia racconta quella storia attraverso la memoria e le parole di uno dei ceceni che occuparono la scuola e catturarono gli ostaggi. L'uomo, sopravvissuto e incarcerato, fa rivivere quei tre giorni di occupazione e tutto il periodo che li precedette, dal momento in cui era stato l'esercito russo a devastare il suo villaggio e uccidere la sua famiglia.
Mi capita sempre più di rado, ormai, di leggere un romanzo contemporaneo italiano che mi piaccia davvero e mi lasci un po' di entusiasmo. Mi capita talmente di rado che, in questi giorni, mentre mi capitava, ho pensato che non potevo, per una volta, esimermi dal parlarne qui, dove di rado parlo dei libri che leggo, per scelta oltre che per abitudine.
Il libro che ho letto e che sono riuscito ad amare quasi subito è l'opera di un giovane narratore italiano, che si chiama Andrea Tarabbia, di cui non sapevo niente prima di incrociare il suo nome sopra questa bella copertina; il titolo è Il demone a Beslan: e basterebbe solo questo titolo a dire di cosa parla il racconto di Tarabbia. Nel settembre del 2004 infatti, Beslan e la sua scuola, in Ossezia, furono sede di una delle più terribili stragi dei nostri anni, nella quale morirono diverse decine di bambini, dapprima presi come ostaggio da un commando di combattenti ceceni.
Andrea Tarabbia racconta quella storia attraverso la memoria e le parole di uno dei ceceni che occuparono la scuola e catturarono gli ostaggi. L'uomo, sopravvissuto e incarcerato, fa rivivere quei tre giorni di occupazione e tutto il periodo che li precedette, dal momento in cui era stato l'esercito russo a devastare il suo villaggio e uccidere la sua famiglia.
mercoledì 28 dicembre 2011
il segnapagine del 28.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Cronache dalla libreria, Il futuro delle librerie?: Poi mi sono guardato attorno e tutto mi è apparso chiarissimo. Ecco come vedono noi consumatori gli ideatori del marketing e chi dirige le grandi catene. Capre. Capre che si devono nutrire di ogni cosa possibile.
Stefano Casertano, La strana Matematica de La Repubblica: E in tempi di magra, tutti diventano economisti, come si diventa allenatori negli anni dei mondiali di calcio, o esperti di rugby durante il 6 nazioni.
Squonk, Rivoluzioni: Poi magari è solo una mia impressione, o un mio pregiudizio, però a me sembra che da un po’ di tempo si metta un particolare impegno nella costante celebrazione dell’avvenuta rivoluzione – nonché di quella prossima ventura
Notiziole di .mau., "non rubavo per me, ma per il partito": Ecco, quello che trovo tristemente costante è proprio questo scaricabarile all'italiana, che pervade ormai tutto.
Incontri
del Disagiato
Sicuramente acquistare libri in versione e-book fa risparmiare energie, soldi e tempo sia agli editori sia a chi agli editori si rivolge. Alcuni di questi, diciamo così, risparmi li elenca Luca Sofri in un post che racconta di come è cresciuto e cambiato il suo libro, passando dalla versione cartacea a quella e-book (sugli scaffali rimane e rimarrà ancora quella cartacea) e di come l’impegno e i soldi spesi per quest’ultima versione siano in qualche modo diminuiti garantendo ugualmente una buona qualità del prodotto: il libro digitale di Sofri è stato corretto e aggiornato in una sola settimana, accorciando, come ho già detto, le spese e i tempi. Molto probabilmente questo sarà il futuro anche di tutti gli altri volumi. Questo per quanta riguarda i processi tecnici. Ma poi si può anche parlare di processi umani e cioè, detto meglio, di quello che si guadagna continuando a commerciare libri nel modo classico. Ecco, io un guadagno lo conosco e riguarda l’ultimo anello di una lunga catena, catena che parte dalla scrittura di un libro e arriva, ed è di questo che sto parlando, alla vendita dello stesso libro: l’incontro in libreria.
In questi sei anni passati in libreria posso dire di aver guadagnato, oltre a parecchi stipendi e un blog, anche l’amicizia per niente fragile o labile con qualcuno di quelli che all’inizio non erano altro che semplici clienti. “Ognuno riconosce i suoi” e infatti per me la libreria è il posto dove può ancora capitare di riconoscersi in qualcun altro. Che non è poco, visto che è brutto sentirsi soli e unici. Ecco, Alessandra Cristini (questa volta oltre al nome faccio pure il cognome) è stata uno di questi incontri e forse il più importante visto che dura da circa cinque anni. Lei è entrata come cliente, io, se ricordo bene, devo averle consigliato quella che secondo me era una buona lettura, lei è tornata per darmi il suo parere e poi ci siamo detti (questo sì che me lo ricordo bene) che oltre alla lettura ci piaceva la scrittura. E di questo, di scrittura, abbiamo continuato a parlare, fino a quando Alessandra, qualche giorno fa, non è entrata in libreria e mi ha detto:“Il romanzo è stato pubblicato”. “Giura”, ho detto io e lei dalla borsetta ha tirato fuori Odio Settembre e me l’ha messo in mano.
lunedì 26 dicembre 2011
il segnapagine del 26.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Michela Murgia, Inutile, quindi indispensabile: Ho studiato inglese e invece volevo fare poesia sarda, ma mi dicevano che il sardo tanto non serve a niente e ogni volta che glielo sentivo dire li odiavo di più.
nonunacosaseria, I giornali e la morte di Giorgio Bocca: Ma, ecco, a me i coccodrilli e le rievocazioni post-mortem già non piacciono a cose normali. Stavolta ancor meno.
quintadicopertina, Le 10 cose che succederanno nel 2012 nel mercato degli ebook: Il numero degli ebook aumenterà. Siccome è improbabile che diversi server si rompano in contemporanea, siamo abbastanza certi che il numero degli ebook non diminuirà.
quintadicopertina, Le 10 cose che succederanno nel 2012 nel mercato degli ebook: Il numero degli ebook aumenterà. Siccome è improbabile che diversi server si rompano in contemporanea, siamo abbastanza certi che il numero degli ebook non diminuirà.
Filippi Facci, Ieri, oggi, domani: Un tizio, osannato per anni, viene indiziato per un cosiddetto reato ideologico. Un informatore prezzolato, una notte, conduce la polizia in un giardino pubblico dove il tizio sta intrattenendosi con due amici: viene arrestato.
La gente volgare che va allo stadio
del Disagiato
Ho cominciato ad andare allo stadio perché mi ci portava mio padre e mio padre mi ci portava perché quello era l’unico posto dove io e lui riuscivamo a dirci cose da uomini e a tirare fuori brandelli di confidenza. Insomma, io e mio padre abbiamo scoperto di conoscerci lì, in quel brutto stadio che è lo stadio Rigamonti di Brescia, tra un fuorigioco e una rimessa laterale. Poi allo stadio ho continuato ad andarci senza di lui (ci andavo o con la fidanzata o con qualche amico) fino a quando non ci sono più andato per una serie di motivi: pochi soldi, pigrizia dilagante e pochi soldi. Ogni tanto dico “domani vado a vedere il Brescia allo stadio”, ma poi per colpa della pigrizia e della crisi economica non ci vado e così me ne rimango in casa ad ascoltare la partita allo radio o la telecronaca in tv mangiando schiacciatine senza vassoio.
Quindi sono nella situazione di quello che ha dei ricordi. E alcuni di questi ricordi sono intimi e impalpabili, mentre altri ricordi hanno più consistenza per via di quella che si potrebbe chiamare “valenza sociale”. Un ricordo intimo è mio padre che si accorge che io non riesco a vedere la partita perché le persone davanti a me sono più alte (io ero solo un bambino). Allora mio padre mi afferra sotto le ascelle e mi mette sulle sue spalle. Ecco, questo è un ricordo intimo e, appunto perché intimo, toccante. Un ricordo meno intimo, invece? Ricordo un tifoso dare del negro a un giocatore del Parma di cui, scusate, non ricordo più il nome. “Sei solo un negro!”, urlava questo tifoso.
domenica 25 dicembre 2011
il segnapagine del 25.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Repubblica, Bocca, il cronista dell'Italia liberata...: "Ecco, la chiarezza come dote regina del giornalismo. Spesso cambiata per faciloneria o irresponsabilità, ma da cercare sempre, in modo che alla fine del viaggio uno possa dire: non ho camminato alla cieca, non ho capito tutto, ma i nostri grandi vizi e le nostre umane virtù li ho riconosciuti".
diciottobrumaio, Buon natale: Da qualche tempo ti senti ripetere che gli operai e salariati in genere sarebbero “vissuti al di sopra delle possibilità”, sottintendendo, è chiaro, al di sopra dei loro meriti. E quando dicono queste cose in
Il grande marziano, Il (non ) senso degli auguri: Addirittura oggigiorno gli auguri ti arrivano da entità incorporee tipo società o negozi. "Tanti auguri da Feltrinelli.it!" Ma che cazzo te ne può fregare degli auguri di Feltrinelli.it?
MatteoGrimaldi.com, 25/12/11 The day after: Potrei sforzarmi di inventare un post augurale preceduto dal racconto di una serata di Vigilia principesca, a capo di una tavolata di 151 persone allegre, festanti e brindanti. Evito perché tanto siamo io e voi. La verità è che quella che doveva essere la nostra Vigilia di famiglia si è trasformata in una cena triste.
un post natalizio
di lo Scorfano
Io penso che gli spot pubblicitari siano il «male», sempre e comunque. Lo penso perché non conosco niente in grado di plasmare l'immaginario collettivo quanto uno spot di 30 secondi ossessivamente ripetuto in faccia a persone distratte e stanche; e lo penso perché qualsiasi spot che deve venderci qualcosa lo farà attaccandoci dove siamo più deboli e inermi, e cioè sui luoghi comuni, sulle incertezze, sulle consolazioni facili. E plasmando l'immaginario collettivo, plasmerà la realtà (che da quello completamente dipende: la realtà è quello che pensiamo che sia, non quello che effettivamente è, e di cui non abbiamo notizia); e plasmando la realtà, vuole fare di noi dei ciechi consumatori del nulla, un nulla su quattro ruote e navigatore gps incluso. E dunque lo penso, qualunque cosa voi possiate dirmi di diverso, non avete speranza di farmi cambiare idea: gli spot pubblicitari sono il «male».
sabato 24 dicembre 2011
I pesci nella cesta
del Disagiato
No, ancora un post sulla fatica in libreria? Sì, mi dispiace, torno giornalmente come un cagnolino a riprendermi l'osso che ho nascosto sotto terra, che poi, qui, in questo caso, sono i soliti argomenti che ci mettono addosso il formicolio. Insomma, qualche giorno fa, in libreria, una signora ha chiesto a una mia collega, che lavora con noi da pochissimo tempo, se avevamo Una coperta con le braccia. La mia collega ha riflettuto per qualche secondo, ha scosso la testa e poi ha chiesto il parere del computer digitando le due parole chiave per la ricerca e cioè “coperta” e “braccia”. Niente, nessun libro con quel titolo. “Non abbiamo nessun libro con questo titolo”, ha detto la mia collega, e la cliente allora ha risposto “Ma no, io non cerco un libro ma una coperta vera e propria con le braccia, ha presente?”.
E allora la mia collega, povera ingenua, è scoppiata a ridere balbettando un “signora, noi non vendiamo coperte” e poi mi ha guardato e poi è andata a raccontare il fatto alle altre mie colleghe, sempre ridendo, scandalizzata e incredula. E io? Io mi sono divertito per questa cosa che una signora entra in una libreria per chiedere una coperta con le braccia? E che diavolo è una coperta con le braccia? Comunque no, non mi sono divertito, la vicenda non mi ha fatto ridere. E sapete perché non mi ha fatto ridere? Perché sto invecchiando. Ieri questa mia collega che è scoppiata a ridere per la coperta si è arrabbiata per alcune cose che non ho ben capito e sapete cosa ho fatto io? Sono andato da lei, l’ho guardata negli occhi e poi le ho detto: “Non provare a tenermi il muso, capito?”. E mentre dicevo questa cosa ho pure messo il dito indice in verticale davanti alla faccia, scuotendolo un po’.
E allora la mia collega, povera ingenua, è scoppiata a ridere balbettando un “signora, noi non vendiamo coperte” e poi mi ha guardato e poi è andata a raccontare il fatto alle altre mie colleghe, sempre ridendo, scandalizzata e incredula. E io? Io mi sono divertito per questa cosa che una signora entra in una libreria per chiedere una coperta con le braccia? E che diavolo è una coperta con le braccia? Comunque no, non mi sono divertito, la vicenda non mi ha fatto ridere. E sapete perché non mi ha fatto ridere? Perché sto invecchiando. Ieri questa mia collega che è scoppiata a ridere per la coperta si è arrabbiata per alcune cose che non ho ben capito e sapete cosa ho fatto io? Sono andato da lei, l’ho guardata negli occhi e poi le ho detto: “Non provare a tenermi il muso, capito?”. E mentre dicevo questa cosa ho pure messo il dito indice in verticale davanti alla faccia, scuotendolo un po’.
venerdì 23 dicembre 2011
il segnapagine del 23.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
La linea d'Hombre, Quello era il tempo: Avere avuto sui vent'anni all'inizio degli anni '70, quello era il tempo. Chiaro che se tieni in considerazione la vecchiaia vorresti essere nato dopo: negli anni '80 magari, nel terzo millennio, oppure domattina. Ma cristallizzato in una bolla atemporale io, potendo, avrei scelto di nascere attorno al 1950.
Il grande marziano, Crisi, la dittatura della percezione: Di sicuro il concetto di "crisi" non può prescindere dalla percezione soggettiva rispetto all'importanza che ciascuno dà alle "cose" cui eventualmente deve rinunciare ma anche da come i media ce la presentano e ci portano a considerarla, inducendoci a pensare alla crisi come a qualcosa che, di fatto, tocca davvero tutti...
Gad Lerner, Eppure il governo Monti gode di consenso: Tutti i sondaggi concordano su questa (provvisoria?) situazione. E il commento più diffuso che si sente in giro è il seguente: “Finalmente un governo senza politici dentro”. Prima di tutto, cioè, viene la sfiducia nelle capacità di fronteggiare le incognite dell’economia da parte dei partiti politici.
Galatea, Internet e le galline: «Eh, i ragazzini di oggi…insegnano loro agli insegnanti come usare il computer!» Dice l’amico e sorride, perché a lui il figlio di tre anni ha craccato l’iPad per giocare con i dinosauri, e il padre ha fatto finta di arrabbiarsi, ma ne è stato orgoglioso come se avesse preso dieci a scuola.
proprio e altrui
di lo Scorfano
Stiamo parlando di politica, insomma. E magari è anche più difficile farlo: era più comodo per tutti quando c'erano ministri il cui passatempo preferito era dire sciocchezze e ai giornalisti (così come, nel nostro piccolissimo, a noi) restava soltanto il compito di smascherarle una per una, che era un incarico, onestamente, facilissimo e molto divertente. Adesso è diverso ed è anche un po' più complicato. Adesso bisogna prima capire, poi, con mille cautele, scrivere: sapendo che non avremo ragione; mentre prima eravamo sicuri di avere ragione, non ci potevano essere dubbi talmente avevano torto gli altri, e potevamo fare anche un po' i bulli, e lo facevamo.
Stiamo parlando e leggendo e discutendo di politica, ve ne siete accorti? Sì, ve ne siete accorti. Che non c'è più molto spazio per gli scandali sessuali, le dichiarazioni prive di senso, le feste e i bunga bunga, le polemiche sterili e le uscite soltanto provocatorie e le corna nelle foto e i neutrini viaggianti dentro i tunnel e per tutto quello a cui ci eravamo abituati negli ultimi tre anni. Da qualche settimana, invece, c'è la politica. C'è la riforma delle pensioni, ci sono i tassisti e le liberalizzazioni che non si faranno nemmeno questa volta, c'è pure (come il monolito di Kubrick, che spunta quando meno te lo aspetti) il dibattito sull'articolo 18, i pro e i contro, il bene e il male, i diritti e i doveri.
Stiamo parlando di politica, insomma. E magari è anche più difficile farlo: era più comodo per tutti quando c'erano ministri il cui passatempo preferito era dire sciocchezze e ai giornalisti (così come, nel nostro piccolissimo, a noi) restava soltanto il compito di smascherarle una per una, che era un incarico, onestamente, facilissimo e molto divertente. Adesso è diverso ed è anche un po' più complicato. Adesso bisogna prima capire, poi, con mille cautele, scrivere: sapendo che non avremo ragione; mentre prima eravamo sicuri di avere ragione, non ci potevano essere dubbi talmente avevano torto gli altri, e potevamo fare anche un po' i bulli, e lo facevamo.
giovedì 22 dicembre 2011
il segnapagine del 22.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Leonardo, Lettera a un giovane ichino: Lo stesso vale per le pensioni. Quando chiedi che siano tagliate, non stai parlando delle pensioni dei tuoi genitori. Stai parlando della tua. Quando auspichi l'abolizione della pensione di anzianità, non stai parlando della mia anzianità: stai parlando della tua. Quando chiedi che sia innalzata l'età pensionabile, è della tua vita che si parla.
Wittgenstein, Chi, io?: Martedì il ministro Fornero ha detto delle cose coraggiose sui giornalisti, traditrici di un’insofferenza per alcuni atteggiamenti corporativi la cui rivelazione è evidentemente un altro tratto di originalità e indipendenza del “governo tecnico”.
Taccuino 22, Siete medici o caporali?: Innanzitutto la medicina è una di quelle discipline che hanno il non trascurabile intoppo di confrontarsi con un oggetto di studio che è un fenomeno complesso. Anzi, il fenomeno complesso: l’essere umano.
del selvaggio dolore di esser uomini
del Disagiato
Mi domando che madri avete avuto.
Se ora vi vedessero al lavoro
in un mondo a loro sconosciuto,
presi in un giro mai compiuto
d'esperienze così diverse dalle loro,
che sguardo avrebbero negli occhi?
Se fossero lì, mentre voi scrivete
il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
o lo passate a redattori rotti
a ogni compromesso, capirebbero chi siete?
Insomma, se guardate il filmato potete vedere quanto vi sto dicendo.
Mi domando che madri avete avuto.
Se ora vi vedessero al lavoro
in un mondo a loro sconosciuto,
presi in un giro mai compiuto
d'esperienze così diverse dalle loro,
che sguardo avrebbero negli occhi?
Se fossero lì, mentre voi scrivete
il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
o lo passate a redattori rotti
a ogni compromesso, capirebbero chi siete?
Questi sono i versi iniziali di quella che per me è la più bella poesia di Pier Paolo Pasolini, La ballata delle madri, 1962. E poi i versi vanno a prendere le madri vili, le madri mediocri, le madri servili, abituate da secoli / a chinare senza amore la testa, / a trasmettere al loro feto / l’antico, vergognoso segreto / d’accontentarsi dei resti della festa e poi, infine, le madri feroci, intente a difendere / quel poco che, borghesi, possiedono, / la normalità e lo stipendio. Dirvi di questa poesia è stato un gesto istintivo e ruffiano, compiuto dopo aver visto, al telegiornale, Pino Pelosi entrare in una libreria in cui si presentava l’ennesimo libro sull’omicidio di Pasolini. In quella libreria c’erano Walter Rizzo, Simona Ruffini e Stefano Maccioni, autori di Nessuna pietà per Pasolini, e con loro anche Walter Veltroni. Nella libreria entra Pelosi, provoca gli intellettuali che se ne stanno lì seduti, chiede che non lo si giudichi come un Giuda, tra le righe pubblicizza i suoi, di libri, e poi, ammorbidito dalla pacatezza ricattatrice di Veltroni, risponde a qualche domanda, contraddicendosi, zoppicando un po’ con le parole, commuovendosi.
Insomma, se guardate il filmato potete vedere quanto vi sto dicendo.
mercoledì 21 dicembre 2011
il segnapagine del 21.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
La Tigella e altri, Cos'è Year In Hashtag?: E’ uno sguardo sul 2011 da un punto di vista particolare: la Rete e i suoi utilizzatori. Perché il 2011? Perché quest’anno, per la prima volta, la maggior parte degli eventi è stata raccontata prima, meglio o esclusivamente dalla Rete. Uno sguardo sul 2011 che non comprenda tweet, blog, fotografie e video immediatamente caricati online è uno sguardo parziale, incapace di raccontare la vera ricchezza dei tanti eventi che si sono svolti in questo lungo e intenso anno.
Leonardo, C'è sempre qualcuno che ti odia (sull'internet): È il solito doppio taglio dell'informazione: vale la pena dare risalto nazionale a un gruppetto che stila liste di proscrizione?
Nonunacosaseria, Considerazioni sull'articolo 18: Se un problema è veramente tale e la sua soluzione è dirimente, esiziale, decisiva non se ne discute a intermittenza, ma se ne parla sempre. Costantemente. E magari non ci si dorme la notte. E’ avvenuto questo con l’articolo 18? Assolutamente no.
Giancarlo Giudici - Riccardo Sottocornola, La (finta?) protezione dei Credit Default Swap: La crisi legata al debito ‘sovrano’ della Grecia, che ha rapidamente contagiato altri paesi dell’Unione Monetaria Europea quali Spagna, Portogallo e Italia, ha portato sotto i riflettori il tema di un possibile ‘default’ relativo alle obbligazioni emesse da questi paesi...
a ciascuno il suo
di lo Scorfano
Avevo deciso, ma era stata una decisione affrettata, ora lo so. Perché i tre bei volumi delle Opere complete di Leonardo Sciascia, che io posseggo e che in questo momento sto guardando, nella libreria di fianco al pc, non esistono più, sono non disponibili, sono fuori commercio, fuori della realtà, fuori. Certo, sarà il prezzo, mi sono detto io. 140 euro non si spendono molto facilmente in un periodo di crisi, nemmeno per un regalo. Però è anche vero che 140 euro si spendono eccome, invece. Per un paio di scarpe, per un maglione, per una cena al ristorante, per un furbofono (no, per un furbofono ce ne vogliono parecchi di più, se lo volete davvero furbo)... E quindi il problema non sono i 140 euro, il problema è il libro, il problema sono le Opere complete, il problema, non si scappa, è Leonardo Sciascia.
Avevo deciso di regalare a un mio amico i tre volumi delle Opere complete di Leonardo Sciascia. Mi pareva un regalo azzeccato, perché il mio amico si lamenta spesso con me del fatto che è difficile trovare buoni romanzi da leggere, senza dover per forza indovinare chi sia il colpevole (nella trama, ovviamente: ché per il resto il colpevole è sempre l'autore, e non c'è bisogno nemmeno di cercarlo, visto che impunemente mette il suo nome e cognome sulla copertina).
Avevo deciso, ma era stata una decisione affrettata, ora lo so. Perché i tre bei volumi delle Opere complete di Leonardo Sciascia, che io posseggo e che in questo momento sto guardando, nella libreria di fianco al pc, non esistono più, sono non disponibili, sono fuori commercio, fuori della realtà, fuori. Certo, sarà il prezzo, mi sono detto io. 140 euro non si spendono molto facilmente in un periodo di crisi, nemmeno per un regalo. Però è anche vero che 140 euro si spendono eccome, invece. Per un paio di scarpe, per un maglione, per una cena al ristorante, per un furbofono (no, per un furbofono ce ne vogliono parecchi di più, se lo volete davvero furbo)... E quindi il problema non sono i 140 euro, il problema è il libro, il problema sono le Opere complete, il problema, non si scappa, è Leonardo Sciascia.
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di libri e di film,
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martedì 20 dicembre 2011
il segnapagine del 20.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Malvino, Chinarsi dinanzi alla sentenza: Anche quando si tratta del massimo previsto dalla legge, la pena comminata per un omicidio – non ha importanza se doloso, colposo o preterintenzionale – è considerata quasi sempre troppo mite dai parenti delle vittime...
Oglaroon, Basta: La chiamano didattica personalizzata, quelli a cui piace produrre parole, ma vuol dire tempo e lavoro, che io ti regalo (prezzi stracciati) e devo sottrarre però ad altri.
Il Post, Che cos'è l'articolo 18: La legge numero 300 del 20 maggio 1970 viene comunemente chiamata “Statuto dei lavoratori” ed è l’insieme di norme «sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro». Lo Statuto comprende quindi buona parte delle regole più importanti per il diritto del lavoro in Italia e su queste, negli anni, sono state costruite molte delle tipologie dei rapporti lavorativi.
Piovono rane, L'impatto, la privacy, san Simeone: Accettereste di buon grado che un vigile urbano vi fermasse mentre state buttando un sacchettone nel cassonetto della spazzatura, chiedendovi di aprirlo per controllare se state facendo la differenziata o no?
"Davvero questi libri costano così poco?"
del Disagiato
E allora lui si è rigirato tra le mani i volumi e poi, rosso in volto, ha cominciato uno specie di monologo che più o meno faceva così: “Beh, qui adesso c’è da approfittarne, perché di libri così che costano così, beh, c’è da prendere il carrello e riempirlo. E poi dicono che i libri costano tanto e che per questo la gente non legge. Balle su balle. Che vengano a prendersi un po’ di libri a soli tre euro per se stessi e per i figli. Pazzesco” e, insomma, poi ha ripetuto ancora un po’ di volte le stesse cose, ne ha aggiunte delle altre, ha messo sotto sopra i libri che avevamo appena sistemato e poi, guardandomi in faccia, si è bloccato e mi ha detto: “La gente legge boiate spendendo cifre assurde. Ecco qui cosa bisognerebbe leggere. Ma sai cosa c’è? C’è che la cultura si sta sfasciando, che la buona letteratura non interessa più a nessuno. E non vengano a dirmi che è colpa dei prezzi”. E io allora ho cominciato ad abbassare e ad alzare la testa, come per dire che sì, lei ha ragione, la gente legge libri un po’ scemi, basta guardare le classifiche e poi non è vero che i prezzi sono così alti.
Siete tra quelli che ancora frequentano le librerie? Vi piace leggere ma i libri costano troppo per le vostre tasche? Avete il vizio di acquistare cinque o sei libri al mese ma ora alcuni signori cattivi si sono inventati una legge che impedisce ai librai di applicare sconti che facevano la vostra felicità? Bene, non preoccupatevi, venite da me. Entrate nella libreria dove lavoro io e scoprirete che abbiamo classici greci e latini a 3 euro e poi romanzi del ‘700 e ‘800 a euro 4,50. Abbiamo anche saggi e romanzi di questi ultimi anni con un bel bollone rotondo che recita questa cosa: 50% di sconto. Ecco, tutta questa carta scontata è lì, ben visibile e in buono stato. Infatti ieri pomeriggio un signore un po’ su di giri è entrato in libreria, si è guardato attorno e poi con gli occhi ha abbracciato i libri poco costosi. “Cazzo!”, ha detto ad alta voce, e poi rivolgendosi a me, che stavo in cassa, mi ha chiesto “ma è uno scherzo?”. “Cosa è uno scherzo?”, ho domandato io. “Davvero questi libri costano così poco? Tacito, Platone, Seneca, Balzac messi qui, con questo prezzo?”. “Sì, hanno quel prezzo”.
E allora lui si è rigirato tra le mani i volumi e poi, rosso in volto, ha cominciato uno specie di monologo che più o meno faceva così: “Beh, qui adesso c’è da approfittarne, perché di libri così che costano così, beh, c’è da prendere il carrello e riempirlo. E poi dicono che i libri costano tanto e che per questo la gente non legge. Balle su balle. Che vengano a prendersi un po’ di libri a soli tre euro per se stessi e per i figli. Pazzesco” e, insomma, poi ha ripetuto ancora un po’ di volte le stesse cose, ne ha aggiunte delle altre, ha messo sotto sopra i libri che avevamo appena sistemato e poi, guardandomi in faccia, si è bloccato e mi ha detto: “La gente legge boiate spendendo cifre assurde. Ecco qui cosa bisognerebbe leggere. Ma sai cosa c’è? C’è che la cultura si sta sfasciando, che la buona letteratura non interessa più a nessuno. E non vengano a dirmi che è colpa dei prezzi”. E io allora ho cominciato ad abbassare e ad alzare la testa, come per dire che sì, lei ha ragione, la gente legge libri un po’ scemi, basta guardare le classifiche e poi non è vero che i prezzi sono così alti.
lunedì 19 dicembre 2011
il segnapagine del 19.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Valigia blu, Debito pubblico: il record assoluto è di Berlusconi: Il colossale debito pubblico accumulato dall'Italia nel corso degli ultimi 50 anni è uno dei suoi principali fattori di debolezza finanziaria, in particolare nel contesto di crisi attuale. Una montagna di debiti che, secondo l'Istituto Bruno Leoni, ammonta a oltre 1.911 miliardi di euro.
Jonkind, L'informatizzazione della sanità lombarda: (dal medico della mutua, dopo due ore in sala d’attesa) “ouf…mi aveva detto al telefono che non c’era nessuno” “ah…beh, c’erano solo 4 visite prima di lei” “sì, ma…mezz’ora a visita?” “io scrivo tutto, vede?” (mostra il suo PC)...
Un radiologo, Medici alla sbarra: La notizia è di quelle con il botto, perché lasciano intendere che qualcosa si stia muovendo anche su questo versante: che è un versante ripido e pericoloso. Nonché responsabile di buona parte degli sprechi sanitari: specialmente, ma non solo, in ambito radiologico.
domenica 18 dicembre 2011
il segnapagine del 18.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Tinni, Chigo: I believe I can do it - risponde Chigo. Credo di potercela fare. Nulla di più. Il padre piega la testa e cambia espressione. Quando la rialza mi guarda fisso negli occhi e mi dice sono contento che abbia deciso così. Allora proviamo a venire noi da te e a fare queste lezioni.
Keplero, Apologia del divulgatore: Raccontare la scienza è difficile. Ogni frase è una sfida. Quanto devo dire? Come devo dirlo? Dove devo fermarmi, quali dettagli devo eliminare, quali nominare solo di sfuggita, su quali concentrarmi? Se non avete provato a farlo, probabilmente non potete capire la fatica...
Metilparaben, Quando il disastro sarà compiuto: C'è qualcosa di raggelante, nella crisi economica che sta investendo il pianeta come un uragano infinito: ed è qualcosa di più della semplice consapevolezza di potersi permettere meno di prima, di fare sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese, perfino di scendere con tutte le scarpe sotto la soglia di povertà.
Luca De Biase, Scrittori - Midnight in Paris: Il problema è che nella vita reale siamo confusi. Siamo incerti su che cosa pensare di noi stessi se siamo sinceri davvero. Ci sono troppe possibilità interpretative. Perché la storia non è data, la stiamo costruendo. E possiamo sperare che non sia come sembra essere.
Il razzismo spiegato ai miei amici
del Disagiato
La maggior parte dei miei amici non è razzista ma si comporta da razzista. Vi faccio un esempio che illustra benissimo la situazione. Quando entra in una birreria un indiano (o uno straniero che volete voi) che vende le rose (avete presente?), i miei amici sono soliti chiamare “Rosario” questo venditore ambulante. Cioè, Rosario è colui che vende le rose. “Ciao Rosario!”, dicono i miei amici al ragazzo o al signore indiano, e magari accompagnano il saluto caloroso e sorridente con una pacca sulla spalla. Ecco, una volta a un amico mi sono permesso di dirgli: “Non chiamarlo Rosario, dai” e lui si è offeso. Ne è nata un’antipatica e breve discussione che mi ha portato a starmene zitto ogni qual volta un amico chiama Rosario colui che vende le rose. Già, perché questa cosa di chiamare Rosario il venditore di rose sembra aver contagiato tutti i miei conoscenti e amici.
Insomma, con il mio amico sostenevo, come sostengo ora qui con voi, che chiamare Rosario un uomo piegato dall’emarginazione e dalla povertà significa disprezzarlo, prenderlo in giro, sottovalutare la sua vita, prenderlo per il culo, essere poco seri e poco sensibili. Significa, chiamandolo Rosario, guardarlo dall’alto in basso. Che è un atteggiamento prevaricatore inutile e meschino. Sapete cosa mi rispose l’amico? (Sapete cosa mi risponderebbero tutti i miei amici se ogni volta facessi notare loro questo atteggiamento arrogante?). Mi ripose così: “Che fai, mi dai del razzista?”. E mi disse questa cosa portando, per sottolineare l’assurdità del discorso, la sua mano destra verso il petto e spalancando gli occhi, come per dire: Io razzista? Io che ascolto Guccini sarei razzista? Io che sono in una birreria frequentata e gestita da gente di sinistra sarei razzista?
sabato 17 dicembre 2011
il segnapagine del 17.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Paolo Giovine, La gara per le allodole: Registro un grande entusiasmo per la decisione di mettere all’asta le frequenze televisive, uno “schiaffo” a Berlusconi che mastica amaro per l’imboscata. Ora, che la gestione della vicenda sia stata scandalosa, con Romani pronto a rincarare la dose nel finale, pare evidente a tutti; peccato che nessuno vada a fondo chiarendo come stiano davvero le cose.
Slumberland, Per insegnare: Per insegnare bisogna essere preparati, molto – con una serie di conoscenze e curiosità accettabili, possibilmente, non solo nella propria materia (perché – al di là della paccottiglia pseudo-pedagogica – condizione necessaria, anche se di per sé non sufficiente, per trasmettere sapere e conoscenza è quella di averli digeriti, a propria volta, molto bene).
Anskijeghino, Maratone: Stavo pensando, per l’ennesima volta, a che culo pazzesco abbiamo a vivere in un paese, nel quale evadi tasse per trecentosessantaquattro giorni l’anno, ma il trecentosessantacinquesimo puoi sentirti benissimo, facendo...
Gramellini, Forza e coraggio: La manovra colma di tasse che ha tanto deluso il «New York Times» ha un po’ depresso anche noi. L’avremmo voluta più coraggiosa e profonda: i due attributi che cambiano sempre una storia e talvolta la Storia. Cos’aveva e cos’ha da perdere, il professor Monti? Ancora per qualche settimana i partiti saranno ai suoi piedi...
selezioni
di lo Scorfano
In ogni aula ci stanno una ventina di persone: ma il totale dei presenti è enorme, diverse migliaia di iscritti, provenienti da tutta la regione. L’inizio era fissato per le 8, ma sono le 10.30 e ancora non si hanno notizie, non si sa quando si potrà davvero cominciare, si è tutti in un limbo senza certezze.
Intanto, le venti persone che sono in quest’aula aspettano, ognuna a suo modo. C’è una ragazza, molto giovane, che non ha mai smesso di leggere: si è portata decine di libri scolastici, e compulsa, cerca, ripassa, con un’isteria quasi disperata. Ci sono altre tre ragazze, meno giovani di lei, tra i venticinque e i trent’anni, che invece continuano a parlare fittamente tra di loro. Non si riesce a capire che cosa si dicano. Ma si sentono distintamente le parole «graduatoria», «provveditorato», «figli», «supplenze». Tutti hanno dei libri appoggiati davanti a loro.
Un altro, seduto in fondo a sinistra, continua a uscire dall’aula, ogni dieci minuti, per fumarsi una sigaretta: ne avrà fumate già quaranta e non è ancora cominciato nulla. Figuriamoci alla fine della giornata. Quando torna nell’aula prende un succo di frutta da un sacchetto e lo beve; e va avanti così, tra succhi di frutta e sigarette. Sembra uno sprovveduto, nel complesso: non legge, ha solo una biro e un documento appoggiati sul banco davanti a sé, non ha nemmeno una borsa.
Intanto, le venti persone che sono in quest’aula aspettano, ognuna a suo modo. C’è una ragazza, molto giovane, che non ha mai smesso di leggere: si è portata decine di libri scolastici, e compulsa, cerca, ripassa, con un’isteria quasi disperata. Ci sono altre tre ragazze, meno giovani di lei, tra i venticinque e i trent’anni, che invece continuano a parlare fittamente tra di loro. Non si riesce a capire che cosa si dicano. Ma si sentono distintamente le parole «graduatoria», «provveditorato», «figli», «supplenze». Tutti hanno dei libri appoggiati davanti a loro.
Un altro, seduto in fondo a sinistra, continua a uscire dall’aula, ogni dieci minuti, per fumarsi una sigaretta: ne avrà fumate già quaranta e non è ancora cominciato nulla. Figuriamoci alla fine della giornata. Quando torna nell’aula prende un succo di frutta da un sacchetto e lo beve; e va avanti così, tra succhi di frutta e sigarette. Sembra uno sprovveduto, nel complesso: non legge, ha solo una biro e un documento appoggiati sul banco davanti a sé, non ha nemmeno una borsa.
venerdì 16 dicembre 2011
il segnapagine del 16.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Diritto di cronaca, Italiani razzisti? No, i più generosi: Tutto vero, in quest’ultima settimana gli italiani hanno mostrato il loro peggior razzismo, tra campi rom al rogo e senegalesi uccisi senza un solo motivo diverso dal colore della loro pelle. Ma non siamo così orribili come sembriamo. Anzi. In Europa siamo i più generosi nei confronti degli stranieri.
Distanti saluti, È morto Christopher Hitchens, era il migliore: Era impossibile leggerlo o ascoltarlo senza imparare qualcosa. Le sue opinioni non erano, mai, prodotte da riflessi condizionati, di partigianeria o tic mentali. C’era sempre una vigorosa e competente tensione verso la verità, che teneva i suoi ragionamenti sempre fuor di pregiudizio, come si può dire davvero di poche persone.
Notiziole di .mau., Zazie.it: I bibliofili con manie di classificazione saranno contenti di sapere che ai due sistemi web di catalogazione aNobii e GoodReads (occhei, c'è anche LibraryThing, ma quello è più commerciale) se n'è aggiunto un altro made in Italy: Zazie.
confusioni
di lo Scorfano
Il fatto che tre ragazzi su quattro giudichino invece positivamente la scuola pubblica, nel suo complesso, è un dato che evidenzia però un po' di confusione nella testa di questi neodiplomati, perché cozza obiettivamente con tutte le altre considerazioni.
È un piccolo dato, ma mi fa piacere sottolinearlo. La recente indagine di Almadiploma su 30.000 studenti diplomati nel 2011 evidenzia che gli ex studenti sono soddisfatti praticamente solo dei loro insegnanti (la percentuale è dell'83%).
Il resto, vale a dire l'organizzazione scolastica, i laboratori, le aule viene invece valutato negativamente (a volte anche in modo pesante); e negativi sono più o meno tutti gli altri dati che emergono dalla ricerca, tra cui spicca quelle secondo il quale le differenze socioculturali delle famiglie di origine (ma lo sapevamo fin troppo bene) si rispecchiano nel tipo di scuola frequentata con uno schematismo un po' preoccupante. E poi non trascurabile è anche il dato secondo il quale solo il 46% degli studenti rifarebbe la stessa scelta scolastica che aveva compiuto cinque anni prima.
Il fatto che tre ragazzi su quattro giudichino invece positivamente la scuola pubblica, nel suo complesso, è un dato che evidenzia però un po' di confusione nella testa di questi neodiplomati, perché cozza obiettivamente con tutte le altre considerazioni.
Buoni contro cattivi
del Disagiato
Non sono mai stato capace ad interpretare un quadro, a scovare qualcosa di più dei colori, delle figure o di una geometria evidente. Sì, ma guarda che non è così facile, per interpretare un quadro bisogna aver studiato, mi direte voi. Vero, avete ragione. Ma io ho l’impressione di essere davvero più che un barbaro, con i dipinti, di essere un uomo del settecento che ancora deve scoprire anche solo i concetti di bidimensionalità e prospettiva. Prendo un quadro di Antonio Pollaiolo (o Piero del Pollaiolo?), Il martirio di san Sebastiano. Ecco, io riesco a indicarvi con il dito solo un San Sebastiano piuttosto scocciato per la situazione e poi tutte quelle frecce che non sono certamente un bel vedere. Punto. Non riesco a far emergere niente di più. E dire che Gombrich, in questa Storia dell’arte che ho sulla scrivania, mi parla di rigidità, di staticità e di altre cose che non vedo a causa di una cecità intellettuale innata.
E con le parole? Come me la cavo con le parole? Un pochino meglio, anche se qui, e si fa per dire, ho le mie specializzazioni. Il mio professore di letteratura, alle superiori, mi diceva: “Tu sai tutto ma solo quello”. Che era un modo molto carino per dirmi che sapevo poco, che mi rifugiavo sempre nelle stesse due o tre letture. E ancora è così. Mi piace la poesia e tutto ciò che sconfina nella poesia, ad esempio. E ovviamente potremmo stare qui a discutere su cosa è o non è poetico, visto che la questione rientra nell’opinabile, nel “per me”.
giovedì 15 dicembre 2011
il segnapagine del 15.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Tempo reale, Il Medioevo 2.0: Ciascuno alimenta il proprio zoo, pigramente accomodandosi nel proprio salotto e accusando gli altri di comportarsi esattamente come lui si comporta e lanciandosi palline da un banco all’altro. Il risultato è che non si fa mai nessun progresso su nessun terreno, perché è troppo faticoso e rischioso uscire dalla torre dei propri giudizi precotti.
Leonardo, Sei fascista finché non ti beccano: Ieri, nel momento esatto in cui Gianluca Casseri – che frequentava gruppi di destra, che scriveva cose di destra – l’ha fatta finita, a Casa Pound improvvisamente si sono dimenticati di lui. Non lo avevano mai conosciuto. Nel giro di pochi minuti sul sito della Casa non c’erano più i suoi lunghi articoli...
Malvino, Volendo: ciò che si confessa è per lo più la confettura letteraria dell’inconfessabile, per giunta questo accade solo quando ciò che si confessa abbia realmente attinenza al gesto del quale maggiormente ci si vergogna, perché spesso quello non è neanche sfiorato, se non è addirittura irrecuperabile, perché rimosso.
Freddy Nietzsche, Ignoranti, stupidi e disonesti: Vi conosco. Vi ho visti nascere. Vi ho visti tenere i primi comizi in Piazza del Garibaldino, col palco basso, le transenne nude, nemmeno uno striscione. Vi ho visti prendere la sede nella stessa piazza, esporre le bandiere con l’emozione dei redattori di un ciclostilato liceale.
Varie non eventuali, Bollettino postale: Devo andare in posta a pagare il bollettino. Ho finito la tessera delle fotocopie gratuite e quindi adesso, per averne un'altra, devo pagare. Ottocento fotocopie, quando hai tre classi in cui insegni due materie, significa tredici fogli ad alunno, sei, se li usi fronteretro.
Lavorare stanco
del Disagiato
In questi giorni, in libreria, c’è parecchio baccano, che un modo un po’ terra terra per dire che i corrieri entrano in negozio non con dieci scatole di libri ma con venti o trenta scatole di libri, che in negozio compaiono anche quelli che durante l’anno non mettono mai piede in una libreria, che le richieste da parte del cliente e le risposte di noi commessi si sono fatte rigide, lapidarie e nervose e che il commercio (e il giro di soldi) si è tarsformato in qualcosa di spesso e sostanzioso. C’è stata Santa Lucia qualche giorno fa e ci sarà il Natale tra non molto e la gente, quindi, spende. Anzi, spende molto. Una boccata d’ossigeno per il titolare del negozio (e quindi anche per noi) e una buona congiuntura, se mi passate il termine, per chi, come me, scrive di quello che accade fra quelle mura. Tante persone, tante parole, tante richieste e, infine, tante scenette più o meno significative da poter mettere qui sopra, in questo blog, che ormai per me è diventato una specie di diario su cui fissare con una puntina quello che è utile non dimenticare o semplicemente raccontare.
come vanno i ragazzi di prima (vari aggiornamenti e una considerazione)
di lo Scorfano
L'altra, quella che dapprima aveva reagito con più determinazione, non è invece mai riuscita a fare meglio. Quel 5 preso nella seconda verifica l'ha forse un po' troppo appagata, come se il risultato fosse stato raggiunto. E adesso è un po' più in difficoltà di quanto prevedevo. Succede: a volte una parola di incoraggiamento, detta male o nel momento sbagliato, finisce per assomigliare a una sorta di benestare che ha effetti negativi. È un errore anche questo, ovviamente, ma un insegnante non se ne accorge mentre lo commette: se ne accorge molto dopo, e recuperare può anche essere difficile, speriamo di no.
Roberto, il ragazzo che all'inizio sembrava molto spaventato, si è al contrario rivelato un ragazzo pronto, molto attento e studioso, fin dalla verifica iniziale.
Delle due ragazzine del primo banco, quelle che avevano preso 3 nella prima verifica, una è finalmente arrivata a prendere 6 in latino: il che, ovviamente, è un gran bene. Ne è stata talmente felice, che mi ha chiesto di poter portare a casa la verifica corretta e da me valutata, per farla vedere ai genitori. E io gliel'ho concesso, naturalmente.
L'altra, quella che dapprima aveva reagito con più determinazione, non è invece mai riuscita a fare meglio. Quel 5 preso nella seconda verifica l'ha forse un po' troppo appagata, come se il risultato fosse stato raggiunto. E adesso è un po' più in difficoltà di quanto prevedevo. Succede: a volte una parola di incoraggiamento, detta male o nel momento sbagliato, finisce per assomigliare a una sorta di benestare che ha effetti negativi. È un errore anche questo, ovviamente, ma un insegnante non se ne accorge mentre lo commette: se ne accorge molto dopo, e recuperare può anche essere difficile, speriamo di no.
Roberto, il ragazzo che all'inizio sembrava molto spaventato, si è al contrario rivelato un ragazzo pronto, molto attento e studioso, fin dalla verifica iniziale.
mercoledì 14 dicembre 2011
il segnapagine del 14.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Riccardo Caldara, A proposito di rom, Continassa e juve: Qualcuno si è chiesto invece perché nel raid ci fossero gli ultras della Juve e non quelli del Toro? Eppure i facinorosi del tifo sono tutti della stessa risma. Forse per la vicinanza con il nuovissimo Juve Stadium, ma poi che c’entra una presunta violenza a una minorenne con il calcio?
Piovono rane, Gli inflessibili: Già, ma con che qualifica hanno assunto Minzolini in Rai? Leggere, per credere, la sua memoria difensiva: «Caporedattore con funzioni di Direttore». Cosa vuol dire questo? Semplice: che con quel bel contrattino, Minzolini non è licenziabile dalla Rai. Per sempre.
Gipi, Due euro e novanta: A quell’ora, nel bar, che sta su una statale, niente di rustico o romantico, ci sono le persone che vanno a lavorare. Sicuramente ci sono due ragazze che lavorano da una parrucchiera. Almeno tre muratori e un elettricista. Forse un maestro di scuola. Alcuni pensionati, una signora che cammina come un pistolero. Non ho parlato con nessuno di loro, sono una comunità, per conto proprio, io sono nuovo.
Crescere creativamente, Ma esiste Babbo Natale?: Con molta cortesia, guardandosi in giro in maniera dubbiosa, hanno detto quasi in coro: "Maestra possiamo farti una domanda?" Ho risposto rinforzando con un cenno del capo: "Sì, certo!" Hanno continuato incerte: "Ma, secondo te, esiste Babbo Natale?".
Phastidio, Piccole domande agli Austerici della curva accanto: Ma secondo voi, ora che il nostro paese ha fatto una manovra monstre che ci porterà ad avere un saldo primario positivo e crescente, caso pressoché unico in Europa, perché i rendimenti dei nostri titoli di stato continuano a salire? Perché il differenziale tra Spagna e Italia sta tornando sui massimi dell’era berlusconiana, oggi a quasi 120 punti-base?
l'orologio rotto
di lo Scorfano
Passano i minuti, almeno dieci, e non succede niente. Sento una voce che mi dice, da là dietro: «Un attimo, arrivo. Resta lì ancora un attimo» Io resto lì, infatti. Dopo qualche minuto, l'uomo spunta e mi dice: «Il tuo orologio, però, era rotto». Io spalanco gli occhi e dico: «No, guardi, non era rotto. Aveva solo la batteria scarica...» Lui insiste: «Il tuo orologio aveva il "pirulino" (lui dice così, io non saprei come altro dire) che serve a muovere le lancette del tutto staccato...» «No» insisto anch'io «niente affatto, lei si sbaglia. Il "pirulino" funzionava perfettamente».
L'uomo ha più o meno la mia età, sopra la quarantina, e un marcato accento locale. Quando entro nel suo negozio, gli dico: «Buongiorno. Può cambiarmi la batteria dell'orologio, per favore? Si è fermato di colpo». Lui mi risponde: «Sì, aspetta due minuti, che ho da finire questo lavoro, poi faccio subito il tuo orologio». «Benissimo» dico io, e aspetto. A un certo punto, dopo qualche minuto, mi guarda e dice: «Dammi pure»; io gli do l'orologio e lui sparisce in uno sgabuzzino alle sue spalle. Io aspetto.
Passano i minuti, almeno dieci, e non succede niente. Sento una voce che mi dice, da là dietro: «Un attimo, arrivo. Resta lì ancora un attimo» Io resto lì, infatti. Dopo qualche minuto, l'uomo spunta e mi dice: «Il tuo orologio, però, era rotto». Io spalanco gli occhi e dico: «No, guardi, non era rotto. Aveva solo la batteria scarica...» Lui insiste: «Il tuo orologio aveva il "pirulino" (lui dice così, io non saprei come altro dire) che serve a muovere le lancette del tutto staccato...» «No» insisto anch'io «niente affatto, lei si sbaglia. Il "pirulino" funzionava perfettamente».
Sarebbe tutto diverso
del Disagiato
Dei miei studi universitari mai terminati devo averne già parlato in passato. Mi mancano (o mi mancherebbero) un paio di esami e un paio di quelli che vengono chiamati laboratori e anche, naturalmente, la tesi. E poi sarei uomo laureato in Lettere. A me piacerebbe, con laurea in tasca, rientrare nelle scuole, nelle aule e fare quello che fa il mio collega Scorfano e cioè insegnare. Mi piacerebbe tanto, lo giuro, ma evidentemente non così tanto da finire gli studi. Anche perché poi dovrei fare una qualche specializzazione che non ho capito bene e anche perché poi, come ha scritto Ipazia l’altro giorno, mi toccherebbe una vita controvento e io già non ne posso più di andare ai cocktails con la pistola figuratevi quindi di vivere vita controvento, vita in salita. Quindi, come già detto in passato, me ne rimango comodamente intrappolato nella mia rete a fare quello che mi pagano per fare e cioè vendere libri.
Solo che non tutto fila liscio e c’è sempre qualcuno che giustamente mi ricorda questi pochi ostacoli che stanno tra me e la laurea. “E allora, la laurea la facciamo o no?”, mi ha detto ieri con faccia seria mio fratello. Che non è laureato. Che anche a lui mancherebbero pochi esami per arrivare al traguardo. E allora io gli ho spiegato della mia incapacità a fare troppe cose insieme e gli ho anche detto che il blog e la scrittura mi tolgono secchiate di frustrazioni e che intanto va bene così e che magari più avanti finirò. E allora lui, da bravo fratello, mi ha messo in guardia, mi ha detto di sbrigarmi, mi ha detto che è un peccato per uno come me (qualsiasi cosa voglia dire “uno come me”) non essere laureato e mi ha pure detto di smetterla con il blog “se nessuno ti paga”. Laureati, spicciati, muoviti, stai perdendo tempo, mi ha detto mio fratello. Che non è laureato.
martedì 13 dicembre 2011
il segnapagine del 13.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Giovanni Fontana, Tanja: ...un fenomeno che si è mostrato in tutta la chiarezza con quello che è successo a Torino: ovvero il fatto che gli zingari siano l’unico gruppo etnico per il quale il razzismo è, tutto sommato, accettato in società. Un fenomeno di disumanizzazione che non avviene per nessun’altra etnia, o meglio: che quando avviene per altri gruppi incontra – giustamente – una fortissima censura.
Metilparaben, Tre pillole al giorno: Come tante ragazze mi è capitato di rimanere incinta e di voler abortire: disoccupata, indebitata e incinta sono 3 parole che vedevo malino messe vicine, sai com'è...
Diciottobrumanio, Banalità di base: Non serve avere una laurea a pagamento per capire che questo stato di cose non può durare all’infinito e che l’euro serve alla Germania, non a noi.
Laurie Penny, La minigonna di internet: Finisci per aspettartelo, se sei una giornalista donna e per giunta scrivi di politica. Finisci per aspettarti il vetriolo, gli insulti, le minacce di morte. E dopo un po’ le email, i tweet e i commenti con fantasie molto esplicite su come, dove e con quale utensile da cucina certi pseudonimi vorrebbero stuprarti smettono di farti impressione.
Diritto di cronaca, Tagliate le tredicesime dei prof: Tenendo presente l’età media della classe insegnante, diciamo che circa 450.000 colleghi subiranno una trattenuta media di circa 225 € in più: un bottino di almeno 100 milioni di euro.
Essere convincenti. Sì, ma come?
del Disagiato
Io non so come funzionano le cose lì da voi, dove passate il vostro tempo per portare a casa lo stipendio, ma in libreria spesso e volentieri un consiglio richiesto dal cliente non è proprio un consiglio. Il “potrebbe per favore consigliarmi un romanzo per un amico” è sempre seguito da un’estenuante trattativa che spesso e volentieri finisce nel vuoto. Questo per dire che i nostri “questo romanzo d’avventura è davvero coinvolgente” o “questo romanzo d’amore è davvero commovente, si fidi” non fanno mai centro. Non convincono, insomma. Allora tra colleghi abbiamo fatto delle eliminatorie per capire quali sono le espressioni o le parole che, invece, chiudono l’affare subito e con successo e ne è risultato che chi acquista un libro viene facilmente inchiodato da: “questo libro è schematico” e “questo libro è scorrevole”. Schematico e scorrevole sono strumenti di lavoro eccezionali nella nostra cassetta degli attrezzi, aggettivi potentissimi e difficilmente disinnescabili. “Perché?”, si è chiesta una mia collega.
Perché, penso io, la maggior parte dei lettori o degli acquirenti ha poco tempo da dedicare alla lettura (Calvino in passato propose all'Einaudi una serie di libri per chi aveva poco tempo per leggere) e quindi teme seriamente (le espressioni facciali parlano chiaro) ciò che è troppo complesso, lento e macchinoso. Un romanzo bellissimo e coinvolgente può essere, appunto, lento e pesante. Una grammatica spagnola dettagliata (“starò un anno a Toledo, mi può consigliare una buona grammatica spagnola?”) rischia di essere dispersiva. Un “romanzo scorrevole” e una “grammatica spagnola schematica” invece convincono subito il cliente dubbioso. Avete capito quello che vi ho detto? Sono stato abbastanza schematico?
la paura e la voglia
di lo Scorfano
Ma tu vorresti capire, però. Che cosa volete? Di che cosa invece avete paura? Vorresti chiederglielo (a volte non resisti e glielo chiedi, infatti) e contemporaneamente sai che non ha senso chiederglielo. Non ti risponderebbero: hanno quattordici anni, non lo sanno nemmeno loro che cosa vogliono e di che cosa hanno paura. Lo sai tu, invece, molto meglio di loro. È esserci il problema: esistere, farsi notare, non farsi notare, avere un posto nel mondo, ritagliarsi uno spazio al di fuori dell'amore materno, trovare una strada nel mondo che sia la loro strada senza più bisogno che mamma e papà la decidano per loro.
Ti guardano e non capisci cosa vogliono, di cosa hanno paura, cosa desidererebbero, cosa devi fare, cosa invece è meglio di no. Ti guardano con occhi a volte impauriti, altre volte un po' sbruffoni. Ma sono in prima, hanno quattordici anni, è normale: normale la timidezza, normale anche quel po' di spavalderia sbruffona di chi se la fa sotto appena alzi un po' la voce.
Ma tu vorresti capire, però. Che cosa volete? Di che cosa invece avete paura? Vorresti chiederglielo (a volte non resisti e glielo chiedi, infatti) e contemporaneamente sai che non ha senso chiederglielo. Non ti risponderebbero: hanno quattordici anni, non lo sanno nemmeno loro che cosa vogliono e di che cosa hanno paura. Lo sai tu, invece, molto meglio di loro. È esserci il problema: esistere, farsi notare, non farsi notare, avere un posto nel mondo, ritagliarsi uno spazio al di fuori dell'amore materno, trovare una strada nel mondo che sia la loro strada senza più bisogno che mamma e papà la decidano per loro.
lunedì 12 dicembre 2011
il segnapagine del 12.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
In coma è meglio, Riproduzione in serie: Quando un cervello viene al mondo, per prima cosa si guarda intorno attraverso il suo sofisticato sistema audiovisivo, poi passa subito a copiare tutto quello che vede e sente. Tutto. Non importa che senso abbia o non abbia, lui guarda e riproduce tutto tale e quale, come una fotocopiatrice.
Michela Murgia, Inventarsi il mostro: Una ragazzina di sedici anni ha creduto che fosse meno pericoloso e grave per lei dire che era stata violentata da due “stranieri” piuttosto che ammettere di aver fatto l'amore volontariamente con un ragazzo del posto. Non voglio pensare che una ragazza dica una calunnia simile per gioco.
Cicliofrenia, Come ballo?: Me lo ricordo eccome, quel ragazzino. La prima volta che l’ho notato ero fuori della chiesa. Era vestito identico a suo fratello: jeans, Hogan o qualcosa del genere marroni, camicia azzurra, gilet blu. Ero vicino a una tizia. Una caruccia. Volevo fare il fico, e ho detto: “che belli i ragazzini standardizzati.” Sì, vestiti uguali, appunto. Uno correva. L’altro stava sul passeggino.
Lipperatura, Ah, la mia lista doman mattina: Writer’s Dream, però, si è fatto conoscere per aver pubblicato, su segnalazione degli utenti, una lista degli editori a pagamento e a “doppio binario” (parte del catalogo è free, parte viene pubblicata con contributo dell’autore).
Sorelle in movimento, Il questionario di Proust: Il questionario di Proust si chiama così non perché lo ha inventato Proust ma perché lui lo ha reso famoso. Me lo sono trovato davanti per caso e ho provato a rispondere. Ed ho scoperto di non sapere tante cose di me...
la precarietà della scuola
Ipazia Sognatrice ha congelato il suo blog qualche settimana fa, per il silenzioso disappunto di chi, come noi, la leggeva sempre con grandissimo piacere. E forse è stato proprio questo piccolo e taciuto lutto a convincere Ipazia, di cui sentivamo la mancanza, a raccontarci qualcosa di quello che accade a chi è nella sua, precaria, situazione di giovane insegnante. Una storia che è anche la descrizione di un meccanismo della scuola pubblica che forse non tutti conoscono, ma che è vita per chi, come lei, sogna ancora di poter fare il mestiere di insegnante. Ed è la storia che oggi lei ci racconta e di cui, fin da ora, la ringraziamo.
di Ipazia Sognatrice
Sono le 7:42 di mattina, e stai andando al lavoro. Mezza assonnata, senti il telefono squillare. Chi è?
“Istituto comprensivo XYZ, salve, la chiamiamo per sapere se è disponibile per una supplenza… a partire da STAMATTINA”.
La telefonata che hai atteso invano per due anni. E proprio quando avevi pensato che non sarebbe più arrivata, e che ti eri trovata un lavoro, eccola che arriva, la tua occasione di insegnare! Non è quello che magari avresti sognato: non si tratta di una cattedra piena, magari non è proprio la materia che vorresti tu (se sei laureato in greco e devi insegnare geografia alle medie ti sentirai un po’ un pesce fuor d’acqua), magari sono solo pochi giorni, poche ore… Ma eccola, è questa, è la chiamata: e tu, alle 7:42 di mattina, mentre vai al tuo lavoretto ultraprecario, devi decidere se mollare tutto, e inseguire, lancia in resta come i cavalieri delle fiabe, il lavoro – quel mozzicone di lavoro da insegnante – che hai tanto agognato. Oppure, dire di no, far finta di niente, di non aver mai ricevuto quella chiamata, sperando che si ripresenti l’occasione in un momento in cui ti trovi a non far niente – e sapendo che quella telefonata potrebbe non arrivarti più.
Alcune differenze
del Disagiato
Libri
Libri
Ieri sono entrato in una grande e nuova libreria del centro cittadino e osservando le pile di libri e il movimento dei clienti ho capito che lì, in quella libreria, si vendevano titoli che da me, in un centro commerciale, non solo si vendono poco, ma non si vendono affatto. Ad arrivare in cassa erano soprattutto romanzi Adelphi, Einaudi e Bompiani, che da me sono case editrici che soffrono, diciamo così, di timidezza. Infatti dove lavoro io gli scaffali che ospitano i libri di quelle tre case editrici sono ricoperti di polvere. La frase decisiva è questa: da noi nessuno si fila quello che in città riscuote successo. Altri libri parecchio venduti (sempre facendo un confronto delle file e spiando i clienti) sono i saggi storici o politici. Ho visto un signore, ad esempio, che acquistava con parecchio entusiasmo (magari era un regalo natalizio) un libro di Canfora su Atene, un libro che da noi è arrivato parecchio tempo fa e che in questi giorni è stato avvistato da una mia collega nel reparto Animali. Chissà come, ma quando i libri si annoiano, si spostano.
Insomma, in città c’è ancora una clientela disposta a leggere saggi storici o d’attualità, invece da me, a parte per Saviano e Rampini, sono in pochissimi ad avere questo interesse. Ho poi notato che nella libreria cittadina i reparti dedicati ai libri per l’infanzia e alla cucina erano pressoché deserti. Anche il reparto Libri Sportivi era ben ordinato e quando un settore è ben ordinato significa che è poco frequentato. In una libreria di un centro commerciale di periferia cosa si vende? Lo si può dedurre da quanto ho appena detto: si vendono libri di cucina, libri per l’infanzia e libri sportivi (ad esempio il libro di Ibrahimovic e di Agassi vendono tantissimo e ciò continua a stupirmi).
domenica 11 dicembre 2011
il segnapagine dell'11.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
ilNichilista, Paolo Villaggio non è morto e l'Ansa non c'entra: Da qualche ora circola in rete la bufala della morte di Paolo Villaggio. L’attore, fortunatamente, è vivo e vegeto. (...) Tuttavia c’è un elemento di originalità, in questa vicenda: la convinzione, molto diffusa sui social media e non solo, che la colpa della bufala sia da attribuire a un lancio, poi corretto, dell’agenzia Ansa.
Filippo Facci, Di cosa stiamo parlando?: La verità è che non dovrebbe esserci problema ad approvare un emendamento semplice semplice, più volte proposto in passato: esenzioni come quella dall’Ici dovrebbero essere riservate esclusivamente a luoghi come chiese, santuari, sedi di diocesi, parrocchie, biblioteche e centri di accoglienza.
Distanti saluti, Ipotizziamo il caso inverso: È successa la cosa peggiore che possa succedere in un Paese civile. Il linciaggio. Un campo rom dato alle fiamme. La vendetta collettiva e biologica – per nascita. I migliori di noi s’indignano, che altro si può fare? I peggiori, invece, pensano – quante volte l’ho sentito dire – che però anche loro delle volte se la cercano. Tutto lì. Ma ipotizziamo il caso inverso...
Nonunacosaseria, Il linciaggio e l'aggravante: Di cosa siamo indignati? Soltanto del fatto che c’è stata una rivolta contro persone innocenti, casualmente rom, o anche perché la gente pretende di farsi giustizia da sé, come nel far west? L’episodio sarebbe stato grave pure se lo stupro fosse realmente avvenuto e se l’accusato fosse stato un torinese stanziale da sette generazioni
istigazioni
di lo Scorfano
Quindi, gridare che il taglio di uno stipendio che supera, complessivamente, i 10.000 euro sia, per quanto consistente (ma comunque in linea con la media europea), un'«istigazione al suicidio» non mi sembra esattamente la più appropriata delle considerazioni possibili. Se fossimo in un paese incivile, potrei rispondere all'onorevole Mussolini che tale esternazione assomiglia molto da vicino a un'«istigazione all'omicidio», ma siamo in un paese civile e non mi permetto. Ma lei, onorevole, faccia attenzione quando parla dei compensi suoi e di quelli altrui: le persone, molte persone, sono parecchio stanche di come sta andando e il clima sociale è torrido, nonostante la stagione.
Vorrei dire all'onorevole Mussolini, autrice di queste insane dichiarazioni a proposito di questa insana faccenda, che possono capitare cose ben peggiori, per esempio. Che può capitare di avere lo stipendio bloccato da cinque anni, per esempio, uno stipendio di molto inferiore al suo (e anche alla media europea, se è per quello), e di andare a lavorare comunque, facendo del proprio meglio tutti i giorni; che può capitare che ti vengano anche bloccati gli scatti di anzianità, senza che tu sappia precisamente per quanto; e poi può capitare che ti allunghino l'età lavorativa di quattro o cinque, forse sei anni, senza che tu possa farci niente, se non sperare che sia per il bene comune.
Quindi, gridare che il taglio di uno stipendio che supera, complessivamente, i 10.000 euro sia, per quanto consistente (ma comunque in linea con la media europea), un'«istigazione al suicidio» non mi sembra esattamente la più appropriata delle considerazioni possibili. Se fossimo in un paese incivile, potrei rispondere all'onorevole Mussolini che tale esternazione assomiglia molto da vicino a un'«istigazione all'omicidio», ma siamo in un paese civile e non mi permetto. Ma lei, onorevole, faccia attenzione quando parla dei compensi suoi e di quelli altrui: le persone, molte persone, sono parecchio stanche di come sta andando e il clima sociale è torrido, nonostante la stagione.
metafisica (breve) di una lunga stella cadente
di lo Scorfano
Ma lunedì sera, prima di cena, intorno alle ore 18, ho visto, ve lo giuro, questa stella cadente meravigliosa e lunghissima. Sono rimasto incantato, per diversi secondi, mentre la scia luminosa percorreva come una ferita il cielo già scuro, nella sua lentezza sovrumana: e io, lì sotto, con la bocca aperta (non solo per il male del dentista, anche per lo stupore).
Lunedì sera, mentre uscivo dall'ennesimo inutile e costoso intervento dal dentista, ho visto un meteorite. Che in realtà era un «bolide», secondo l'Associazione degli astrofili bresciani. Ma in effetti, per me che non so quasi niente di astronomia, era una straordinaria stella cadente. Una stella cadente lunga, lunghissima, lenta, luminosa e bellissima: come non ne avevo mai viste prima, come nemmeno credevo che esistessero.
Ma lunedì sera, prima di cena, intorno alle ore 18, ho visto, ve lo giuro, questa stella cadente meravigliosa e lunghissima. Sono rimasto incantato, per diversi secondi, mentre la scia luminosa percorreva come una ferita il cielo già scuro, nella sua lentezza sovrumana: e io, lì sotto, con la bocca aperta (non solo per il male del dentista, anche per lo stupore).
sabato 10 dicembre 2011
il segnapagine del 10.XII.2011
dello Scorfano e del Disagiato
Geps, Peanuts 2.0: Charlie Brown. Alla fine ha avuto tutto quello che voleva dalla vita, successo, popolarità: è diventato un manager di una vera squadra di baseball. Ma è stato trascinato nel fango da uno scandalo di doping e sesso. Ha sposato la Ragazzina Dai Capelli Rossi, ma lei gli rende la vita impossibile...
Andrea Sarubbi, Oltre la bomba: Il fine di Equitalia, società per azioni a totale capitale pubblico, è scritto teoricamente nel suo nome: è appunto quello di “contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale”, facendo pagare a tutti il dovuto. L’efficacia della riscossione, in sé, è un requisito indispensabile per ogni Stato credibile
Maurizio Codogno, Morra: La morra è un gioco antichissimo. Anche non considerando le immagini trovate in tombe egizie che magari facevano tutt’altro, è assodato che i soldati romani ci giocassero già; non per nulla è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo.
What is left?, Sembra 1984 di Orwell, è Piergiorgio Odifreddi: Io non riesco a concepire nessun tipo di fede religiosa, ma se mi chiedessero di scegliere tra Bagnasco ed Odifreddi non avrei dubbi. Sceglierei Bagnasco. Perchè le idee di Odifreddi sono molto più fondamentaliste di ogni versione del cristianesimo che il matematico vate dell’ateismo militante ( e da un po’ anche della sinistra tardo no global) ha scelto di combattere...
il degrado
di lo Scorfano
Ma nella realtà non esistono soltanto i licei. E io, che lavoro in un istituto comprensivo dove stiamo tutti insieme (licei, tecnici e professionali), me ne accorgo tutti i giorni, nell'intervallo o durante le ore di supplenza. E mi accorgo che l'istruzione professionale in questi ultimi dieci anni è stata prima fatta letteralmente a pezzi e poi dimenticata, nel disinteresse generale. Come se l'avessimo seppellita. Ma c'erano, lì dentro, e ci sono ancora, centinaia di colleghi e migliaia di ragazzi, spesso provenienti dalle fasce più deboli della società (tanti figli di stranieri, nessun figlio di avvocato). E questa lettera (dopo il taglio di pagina), nel suo ritratto abbastanza terrificante, è utile per ricordarcelo.
Ieri un insegnante di una scuola professionale ha scritto una lettera al quotidiano «La Stampa», per raccontare cosa significa lavorare con i ragazzi che non hanno nessuna voglia di stare a scuola. Ne trascrivo qui la gran parte, oggi, perché mi pare importante non dimenticare cosa siano alcuni indirizzi scolastici in Italia. Perché spesso, quando parliamo di scuola superiore, pensiamo troppo ai licei e troppo poco al resto. Perché spesso i ministri che si susseguono nell'incarico hanno frequentato un liceo (privato la penultima, pubblico l'ultimo) e a quello fanno automaticamente ritorno con i ricordi; perché anche gli insegnanti, da giovani, hanno per lo più frequentato un liceo.
Ma nella realtà non esistono soltanto i licei. E io, che lavoro in un istituto comprensivo dove stiamo tutti insieme (licei, tecnici e professionali), me ne accorgo tutti i giorni, nell'intervallo o durante le ore di supplenza. E mi accorgo che l'istruzione professionale in questi ultimi dieci anni è stata prima fatta letteralmente a pezzi e poi dimenticata, nel disinteresse generale. Come se l'avessimo seppellita. Ma c'erano, lì dentro, e ci sono ancora, centinaia di colleghi e migliaia di ragazzi, spesso provenienti dalle fasce più deboli della società (tanti figli di stranieri, nessun figlio di avvocato). E questa lettera (dopo il taglio di pagina), nel suo ritratto abbastanza terrificante, è utile per ricordarcelo.
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