mercoledì 23 marzo 2011

sulla pelle dei più piccoli

di lo Scorfano
Non fatevi irretire dalle parole: non c’è riforma, non c’è progetto, non c’è internazionalizzazione, non c’è valorizzazione, non c’è nulla di tutto questo in ballo, quando si parla di scuola; nemmeno quando ne parla il ministro. Anzi, soprattutto quando ne parla il ministro. Altro che formazione, educazione, istruzione, crescita, meritocrazia… Non fidatevi delle parole, nemmeno se le pronuncia chi non dovrebbe mentire mai, per definizione e per incarico. Perché invece mente, c’è poco da fare: e intanto che mente sapendo di mentire, taglia. E taglia anche sulla pelle degli studenti.

Perché, intanto che il ministro si fa intervistare e mente, la regola è diventata che non si fa una prima superiore con meno di 27 alunni: e che se sono meno di 27 li si “ri-orenta”. Che è un neologismo, per dire che li si manda via dalla scuola che pure avrebbero scelto (e intanto si parla di «libertà di scelta» e si pensa alle scuole paritarie).

E poi, non mi stancherò mai di ripeterlo, 27 alunni significa troppi alunni, lavoro difficile, attenzione al singolo episodica, scuola di bassa qualità, individuazione delle difficoltà affidata più al caso che ad altro, 27 alunni significa che parli di valorizzazione ma non ti importa nulla degli alunni. Soprattutto in una prima superiore, nell’anno più delicato, nell’anno in cui un ragazzino incontra gli ostacoli che potrebbero definitivamente fermarlo. E sarebbe per noi uno studente realizzato e soddisfatto in meno; uno moltiplicato per non so quanti.

La scuola pubblica risparmia e taglia sulla pelle dei più piccoli, è così. Mentre le parole dicono altro, i numeri si ostinano a dire la verità.

3 commenti:

  1. tutto condivisibile, dalla prima all'ultima riga. e ancor più valido, se possibile, per quanto riguarda le scuole medie: da quando è arrivata la Gelmini non vedo classi con meno di 24/25 alunni.

    sul mio registro sono scritti 30 nomi.

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  2. Ecco, io mi rendo conto (parlando con amici, in giro) che questa è una di quelle notizie che non fa "presa" (hai notato? un solo commento, il tuo, che sei una collega). Chi è fuori dalla scuola forse non si rende del tutto conto di quanto, a parità di impegno e di preparazione, lavorare in una classe di 30 persone finisca per dare un risulato praticamente dimezzato (o anche meno) rispetto al lavoro fatto in una classe di 15.
    Io, al liceo, in una prima, riesco a tenere "botta" come si deve (sottolineo: come si deve) finché non si superano i 20-22 alunni. Oltre quella soglia il mio lavoro somiglia a un azzardo, vero e proprio. E non è tanto mio il problema: il problema è dei ragazzi, perché l'azzardo si gioca sulla loro pelle.

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  3. non dirlo a me. io faccio il paragone tra l amia prima dell'anno scorso e questa.
    l'anno scorso, 22 alunni, un portatore di handicap, due dislessici, uno straniero da alfabetizzare, nessuna vera cima, tante lacune da colmare, eppure ho - ad esempio - iniziato l'analisi logica a fine aprile e parlato di cose che...
    quest'anno, 28 alunni effettivi, un portatore di handicap, nessun dislessico, nessuno da alfabetizzare, un gruppo di alemno una decina di persone di livello alto, con un paio di punte di eccellenza assoluta: procedo lenta come una tartaruga, anche solo ottenere silenzio e attenzione per 15minuti è un'impresa titanica...

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)