giovedì 31 marzo 2011

Prima

di Sempre un po' a disagio

L'anziana signora mi chiede con una dolcezza che quasi mi commuove quale guida di Barcellona può andare bene per lei, visto che le hanno regalato un viaggio di quattro giorni. Io da bravo venditore schiaccio il solito bottone, uno dei pochi bottoni che la mia professione malpagata mi ha dato a disposizione, e le rispondo: “Signora, io le consiglio questa guida qui”, in punta di piedi mi allungo per afferrare la mia guida preferita, “perché questa guida qui non parla solo delle cose belle della città ma anche delle cose brutte”. A questo punto lei fa un sorriso perché ha capito che ho schiacciato il solito bottone, perché sono stato gentile, misurato e perchè ho detto una cosa sensata, quasi intelligente, così (quasi) intelligente che l’ho convinta a prendere la guida che parla anche delle cose brutte di una città. Ci guardiamo per un instante e io noto i suoi occhi azzurri e il modo di tenere le mani nelle mani, come succede alle belle attrici nei film francesi, quelli silenziosi, pieni di ombre e appartamenti eleganti.

Poi ci avviamo verso la cassa e io davanti a lei cerco di camminare in modo diverso, meno sciatto e rassegnato del solito, un piede e poi l’altro, con calma, con delicatezza, piano piano, che dietro di me c’è una signora dolce, che parla con calma e che di Barcellona deve conoscere le cose gradevoli e le cose sgradevoli. Poi, però, mi ritrovo a dover schiacciare l’altro bottone e cioè quello del “Sono dodici euro e cinquanta, signora” e vorrei tanto non doverla dire questa cosa, vorrei tanto essere meno rozzo e materiale ma, come potete capire, non posso non dirla questa cosa. “Sono dodici euro e cinquanta, signora”, le dico e lei da una borsetta sobria ed elegante mi porge una banconota che richiede resto, che io rapidamente, per chiudere in fretta il discorso commerciale, poso sul piattino che abbiamo sul bancone, aggiungendo “Beata lei che parte”. 


Lei si fa un po’ timida, prende il resto e dopo qualche secondo di silenzio mi dice che è da tanto che non viaggia e che Barcellona è la prima volta che la vede. Allora io le dico una cosa e lei un’altra e io ancora una e lei sorride sempre dolcemente per aggiungere altre sillabe e poi, come agganciata dal passato, si immobilizza con lo sguardo nel vuoto: “Ma il più bel viaggio che ho mai fatto è stato tanti anni fa, una crociera nei paesi scandinavi. Ricordo che c’era sulla nave una lunga finestra e che attraverso quello vedevamo tutto. Indossavo un maglioncino di cotone blu. Il più bel viaggio della mia vita”.

Sentite, io ha da dire questa cosa. Dunque, a me questo brevissima descrizione della signora, fatta alla cassa, in una libreria di un centro commerciale, mi ha emozionato molto. Mi ha toccato il ricordo del maglioncino di cotone e della finestra lunga. Mi ha toccato tantissimo quel “vedevamo tutto”, così tanto che ho aggiunto dettagli, un uomo affianco a lei, magari un bambino, il cielo terso, degli oggetti comprati a Oslo, baci e carezze e in quel preciso momento avrei voluto abbracciarla e dirle che era da tanto che qualcuno non mi faceva emozionare così, con poche parole e basta. Un racconto perfetto, per me. Ho da dire che questa perfezione o emozione era legata al suo modo di fare, al suo modo di afferrare una guida turistica, di parlare, come se questi movimenti fossero il suo racconto. Magari mi sbaglio (anzi senza magari), ma è come dire che Charlie Chaplin quando cade a terra faccia ridere in realtà per come camminava poco prima, o i gol di Roberto Baggio siano belli per i dribbling precedenti al gol.

Lo so che si esulta per la palla in rete e si ride per una caduta, lo so che è la poesia azzeccata che ci commuove, ma ho questa sensazione che conti anche quello che sta poco prima, le frazioni di secondo precedenti alla rete, l’atto dell’innescare. Un’idea un po’ sbandata, lo ammetto, ma ho voluto dirvela. Per sentirmi dire che sbaglio.

8 commenti:

  1. La tua idea non e' affatto sbagliata, la tua idea, ed il modo e le parole che hai usato per esporla, e' brillante e sensibile.
    Certo che quando pigi quel bottone sei proprio bravo!. Ti vedo.

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  2. Io so di dire, invece, una roba un po' trita, adesso, ma te la dico lo stesso e non importa che non sia originale, visto che la penso: tu guardi con il cuore, come il piccolo principe e sai bene che è esattamente così che si può vedere. Morena

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  3. Beh, io però penso di essere meno di quello che dite voi. Grazie, davvero.

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  4. Certo, se tu pensassi di essere di piu' non saresti cosi' piccolo principe.

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  5. "Non è cosa, ma è come."
    Una delle migliori sintesi del mio pensiero che abbia mai letto.
    Grazie.

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  6. Non ti sminuire: sei bravissimo a raccogliere emozioni, ed a trasmettercele paro paro!!

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  7. Anche a me ha colpito il tuo racconto delle vicende. Secondo me, è bellissimo il fatto che quella donna abbia voluto raccontarti di sé; che abbia aggiunto particolari non dovuti, "gratis". Ma tutta la conversazione, mi sembra, è stata "gratuita" nel senso più bello del termine. E quando succedono cose così, si può solo desiderare di essere adeguati, ammirati, così come è bello e ammirevole l'incontro che stiamo facendo. Anzi, per me il bello della vita è esattamente che ogni giornata possa sorprendermi un po' così...

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  8. Quando poi succede una cosa gratuita, e bella, in un centro commerciale, allora diventa ancora più singolare.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)