domenica 13 novembre 2011

ci mancherà?

di lo Scorfano


Io dico di sì, e lo penso davvero. E sono anche pronto a scommetterci, che ci mancherà. E non perché lo rimpiangeremo, ci mancherebbe: questo no senz'altro, anche perché non sapremmo bene cosa rimpiangere, ché in fondo, alla fine dei conti (sempre sperando che questa sia davvero la fine) non è mica ben chiaro cos'abbia fatto di buono. E anche, in verità, perché poco ha fatto in generale, oltre che occuparsi degli affari suoi e far perdere a noi troppo tempo prezioso.

Ma ci mancherà lui, nella sua terrea maschera di potente. Perché tutte le cose e le persone, nel male o nel bene, quando occupano la scena per tanto tempo, dopo ci mancano: perché lasciano un vuoto. E questo vuoto ci farà ricordare di lui, per molto tempo: non per settimane, secondo me, ma proprio per mesi. E questo vuoto che lui lascerà, inevitabilmente, ci dirà sussurrando che lui ci sta mancando. Che non possiamo mica sostituirlo con Angelino Alfano o con Lamberto Dini, via, non scherziamo! Alfano non è nessuno in confronto a lui. Lui, altro che Dini, altro che Alfano.

Anche perché l'uomo, bisogna ammetterlo, era generoso assai.
Se un fine settimana si annunciava noioso, lui se ne usciva con una barzelletta sguaiata sulla Bindi o sul culo della mela: e noi avevamo di che parlare, per tutta la domenica, scandalizzandoci un po'. Oppure diceva che Barack Obama era un signore bello e abbronzato, e noi giù a parlarne, per un altro bel po'. Oppure diceva, così, a bruciapelo, senza nemmeno essere stato provocato, che la gli insegnanti della scuola pubblica inculcano la loro visione del mondo (di sinistra) nelle giovani e innocenti menti degli alunni (e giù a parlarne, tutti; e i più ingenui anche a scriverne, sui loro blog); e ancora, quando tutto stava già per finire, gli bastava sostenere che i ristoranti italiani sono sempre pieni, per darci, con larghezza inimitabile, altro materiale su cui fare anche solo una battuta, al bar, mentre si prende un caffè e comincia la giornata. Ci mancherà.

E mancherà molto (a parte noi miserrimi blogger di sest'ordine) soprattutto a tutti coloro che si sono fatti una carriera commentando le sue uscite fuori luogo: quanti, quanti sono stati, quanti ne abbiamo in giro di cui non sapremo (tra poche settimane) come liberarci! Lui è stato uomo generoso e ne ha fatti ingrassare molti con le sue battute senza senso sul sedere della Merkel. E ora, naturalmente, a tutti costoro, cresciuti con l'opposizione a lui, lui mancherà molto; e a noi resteranno invece, oltre a costoro, anche gli altri, i suoi adulatori, già pronti ad adulare qualcun altro, nel frattempo: e di questi sarà bene non dimenticarci il nome e la faccia, invece.

Ma non solo a loro mancherà, comunque. In realtà le cose sono più complicate di così e ho già provato a dirlo qualche tempo fa: lui ha segnato un ventennio, completamente. E questo, per esempio, significa che c'è tutta una generazione per cui lui (e soltanto lui) è la politica. Pensate a una ragazza di venticinque anni, per esempio: quando lei ne aveva 8, lui è salito al potere. E poi c'è sempre stato, anche se per qualche anno in posizione meno fortunata. Per lei, ma anche per chi aveva 13 anni nel 1994, la politica è lui, nient'altro. Lui e chi ha parlato, in questi anni, male di lui. Ma sempre lui e soltanto lui, al centro di tutto. E c'è quindi tutta un'intera generazione, quella di chi oggi ha tra i 14 e i 30 anni, per cui la vita politica italiana non può essere associata ad altro nome che non sia il nome di lui. E il vuoto sarà, per questi ragazzi, una novità senza precedenti. E quindi lui, a loro, mancherà molto; magari nel male, ma mancherà.

Ma mancherà anche a noi, che pure abbiamo avuto la fortuna (ehm, perdonatemi: è la nostalgia dei vecchi, che parla in me) di conoscere la politica democristiana, e pure quella craxiana: era un altro secolo, era un mondo diverso. Dopo abbiamo voluto il bipolarismo (non tutti l'abbiamo voluto, io no: ma la maggior parte di noi, però, sì). E il bipolarismo è stato, anche per noi, solo lui: non abbiamo mai conosciuto altro che non fosse lui, per diciassette anni. E quindi il bipolarismo, nelle nostre menti che nel frattempo invecchiavano, si è trasformato in qualcosa che diceva soltanto «o con lui o contro di lui».

Questo è stato, in questi ultimi diciassette anni, il bipolarismo. E ci abbiamo provato (non tutti, io sì, ho tentato) a dirci che le cose non dovevano stare così, che la politica è più complessa di un semplificatorio aut aut; e che non dovevamo cadere nel tranello del partito dell'amore (chi amava lui) contro quello dell'odio (chi, in realtà, odiava lui). E abbiamo, con sincerità, provato a non odiarlo. E per qualche momento ci siamo pure riusciti. Ma lui, astuto come una volpe, appena ci vedeva un po' pacificati, zac!, ci infilava subito la battuta sul sedere di Angela Merkel o sulla malafede degli insegnanti italiani. E noi, come tonni nella rete o come polli d'allevamento, ricominciavamo a odiarlo, semplicemente: o con lui o contro di lui, era facile.

E da oggi, invece (forse), più niente. Né con lui né contro di lui. Da oggi, di nuovo, ben più complessa, la politica. Quella di Mario Monti, magari: che sarà una politica ultraliberalista ma che magari qualcuno penserà che è di «sinistra», solo perché è politica: una cosa che non ci ricordavamo nemmeno più che esistesse. E alla fine Mario Monti, mamma mia, cosa farà? Quello che aveva promesso di fare lui tanti anni fa, forse. Ma senza essere lui, senza farsi né amare né odiare, senza mettersi al centro dei sogni, delle invidie e degli incubi. E quindi anche a noi, un po' imbambolati da questi ultimi vent'anni di apnea politica, sembrerà che sì, è meglio così.

Poi un giorno, tra qualche mese, ci addormenteremo e faremo un brutto sogno. Un sogno in cui c'è lui che occupa tutto: il parlamento, le televisioni, lo sport, lo spettacolo, tutto, tutta la nostra vita, lui che ci chiede di amarlo o di odiarlo, senza eccezioni, lui che racconta barzellette idiote, lui che si inventa battute sceme, lui che straparla in qualche trasmissione televisiva al telefono, con qualche giornalista che lui stesso, nel frattempo, paga, lui accusato di tutte le brutalità del mondo e dell'Italia... E allora ci sveglieremo di soprassalto, bagnati di sudore, e ci accorgeremo che no, che lui non c'è più: era solo un brutto sogno. E forse, in quel momento, in piena notte, forse lui si sarà dimesso davvero, anche dai nostri cervelli. E forse, a quel punto, potremo ricominciare a pensare alla politica, arte ignobile, e al bipolarismo, che non c'entra nulla con l'odio o con l'amore, e che non c'entra nulla con il di qua o di là, e che non c'entra nulla con il «con lui o contro di lui».

E forse proprio da quella notte, pare a me, e solo da quella notte, ci saremo finalmente liberati di lui e dell'incubo che lui, in questi anni, è stato. E non ci mancherà più.

19 commenti:

  1. ecccome se ci mancherà.
    come le supposte.

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  2. toh, ma guarda, ho pensato (e scritto) qualcosa che mi pare assai simile, stamattina. ma no, non ho parlato della mancanza...

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  3. Nunc redit animus.

    Punto.

    Uqbal

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  4. uff. avevo scritto un commento sul blog di stefania, ma non mi permetteva di inserire il mio nome da anonima. cmq lo riporto qui, a braccio. dicevo di essere d'accordo con lei, e dicevo che condividevo sentimenti e sensazioni. dicevo che ho appena scritto uno sfogo su fb perchè mi pare che stamane si siano svegliate orde di analisti, storici ed economisti (improvvisati) che, lungi dall'esser contenti, si sono lanciati in analisi disfattiste e deterministe. ora, io sono prossimissima alla laurea (specialistica) (e non sono proprio una pischella) e ho voluto intravedere un parallelismo tra le due cose (ovvero laurea/dimissioni) ovvero, se non ce credo oggi, ma quanno ce devo crede? sono un'italiana media perchè invece di considerare che "ma andremo in mano alle banche" sono contenta, perchè intravedo una "possibilità" (chè di quello si parla), che fino ad oggi, manco quella c'era? allora a sto punto chi fa così non mi sembra manco realista, mi sembra uno che aveva bisogno di un alibi per stare con le mani in mano a guardar che la nave affondasse. se dovessi dar retta a chi mi sfiducia anche oggi, dovrei prendere il primo volo e partire. che con una laurea in lettere dove andrò? boh. non capisco come alla gente piaccia, quando ne abbiamo già a palate di sentimenti deprimenti e avvilenti, disfare pure nei giorni in cui, palesemente, si è "contenti" di essere italiani. fosse pure solo per un egoistissimo e sanissimo bisogno di crederci. poi domani, ne parliamo di monti e delle banche, oggi, no. Laura.

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  5. Ci mancherà? Voi siete davvero così certi che ce ne siamo liberati definitivamente? Io mica son così tranquillo.

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  6. Ecco, no, infatti. L'unico dubbio che ho avuto fin dall'inizio nello scrivere questo pezzo è che non sono affatto sicuro che sia esattamente l'ultimo atto.

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  7. Sottoscrivo ogni singola parola (inclusi quegli "io ci ho provato"). Ci mancherà perché i solchi nel cervello che ha instillato a noi tutti sono profondi, ed per molto tempo sarà difficile non dare un valore assiologico al referenziale (come il caso di Monti esprime molto bene).
    Ti ho linkato da me.

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  8. Hai ragione tu: almeno un po', il brucia ci mancherà.

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  9. (Ogni volta che il Nomade commenta, a me ne viene un brivido di soddisfazione) ;)

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  10. @Stefania
    Ho molto apprezzato il tuo post di stamattina, infatti.

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  11. (E fu così che il Nomade si gonfiò come un tacchino :P)
    Ah, professo', se non ci fossi stato anche tu, in questi anni, la mia vita sarebbe stata meno. Meno cosa? Meno. Punto. :)

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  12. @'povna
    A te ho risposto sul vecchio post "loro", in cui hai commentato su quel famoso 18% di vent'anni fa.

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  13. Ci mancherà soprattutto perché è stato il punto di riferimento per ogni alternativa, e di fronte a lui tutti hanno potuto vantare spessore etico, onestà intellettuale, modestia, decoro. Ora che non c'è più ognuno dovrà vedersela con le sue, seppur minori, piccole magagne e con i suoi, seppur minori, difetti, senza alcun paragone salvifico.
    Bel post. Aaqui.

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  14. Sì, ci mancherà parecchio anche per quello. Grazie ;)

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  15. @aaqui
    quest'osservazione è notevole.

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  16. È un'analisi lucida, come sempre. Vorrei veramente stimolare un dibattito ma credo che tu abbia detto tutto. Ho apprezzato in particolar modo la visione della politica di Monti, in quanto politica, una parola che ormai suona così strana.
    Bravo Scorfano.

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  17. Ma neanche per idea! A me non mancherà. Sono 17 anni che mi mancano le pagine di giornale che trattano di varia politica (e non sono di B-politica interna e B-esteri), sono arrivato a rimpiangere le Tribune Politiche degli anni '70 e sono praticamente 17 anni che non vedo una trasmissione di approfondimento politico. Sono 17 anni che non rido più di fronte alla satira politica (che non distinguo ormai da un film neorealista): Cetto Laqualunque mi crea lo stesso stato d'animo di "Ladri di Biciclette". Sono 17 anni che l'immagine e la "narrazione" vincono sulla politica terra-terra. Sono 17 anni che non rido alle sue barzellette. Sono 17 anni che leggo molti di più e vado a letto presto, signori!

    No, no, non patisco di sindrome di Stoccolma. A me non mancherà e lo spazio che resterà vuoto sarà più proficuamente riempito. Meglio, molto meglio la noia.

    (e, comunque, ancora non se n'è ito, tieniamolo in mente)!

    Gianc.

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  18. @ilcarogna
    Tenere a mente che ancora c'è, ed è qui, trovo sia un memento molto salubre, in effetti.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)