domenica 6 novembre 2011

Parcheggiare la macchina

del Disagiato

Il centro commerciale che mi ospita ogni benedetto giorno è letteralmente circondato da un immenso parcheggio gratuito. Questo parcheggio, appunto perché grande e gratuito, fa un pochino la fortuna della struttura. Arrivi lì e trovi parcheggio senza grandissimi sforzi. I dipendenti parcheggiano vicino alle porte di servizio del centro, quelle porte dove “solo noi possiamo entrare”, “solo noi possiamo uscire” e “solo noi abbiamo le chiavi per entrare e uscire”. Ecco, tutti parcheggiamo vicino a quelle porte laterali per comodità, per avere, come dire, uno spazio riservato e per fare meno strada possibile per raggiungere il negozio o, finito il proprio turno, la macchina. Tutti facciamo così: cerchiamo la comodità in quel parcheggio laterale e quasi defilato rispetto al resto. Perché noi, lì, ci lavoriamo. Perché noi non siamo clienti e neppure siamo come i clienti. Buttiamo la macchina in quel pezzo di cemento a costo di trovarcela rigata o ammaccata, Già, perché volendo la comodità dobbiamo di conseguenza fare i conti con l’affollamento. E l’affollamento ci restituisce macchine rigate e ammaccate. Insomma, le macchine stanno alle strette e così basta poco per toccare una portiera o uno specchietto. La mia, di macchina, ha una riga sulla portiera sinistra e una botta non vistosa nella parte posteriore a destra.

Ci sono dipendenti del centro che invece non parcheggiano dove parcheggiamo noi. Parcheggiano lontano da noi e dal centro commerciale, in fondo, in quei posti che non conosciamo, che non abbiamo mai visto e nessuno di noi, probabilmente, mai vedrà. Ecco, ci sono dipendenti che mettono la macchina lì per non rovinarla. Posteggiano e poi attraversano un piazzale enorme con un’andatura diversa dalla nostra. Noi conosciamo le loro facce, sappiamo dove lavorano, se hanno figli e di qualcuno sappiamo pure il nome e il cognome. 

Quella è gente strana. Quella è gente che parcheggia lontano. Le loro macchine non hanno botte o rigate. Dove parcheggiamo noi si fuma e ci si ritrova per parlare male del direttore e della segretaria del direttore. Quelli che parcheggiano lontano non fumano o fumano da soli, non parlano o parlano da soli. E questo, a molti di noi, non piace. “Perché non parcheggiano dove parcheggiamo noi?”, ci chiediamo. Non parcheggiano dove parcheggiamo noi perché non trovano parcheggio o perché hanno paura di rigare la macchina? Solo per questo? Noi non ci fidiamo di quelli lì.

Quelli che parcheggiano distante sono commessi come noi ma un po’ diversi. Si dicono cose strane sul loro conto. Rimane che sappiamo chi sono, che conosciamo il loro passo e la loro faccia. Di qualcuno, come ho già detto, sappiamo anche il nome e il cognome. Anche alcuni di noi a un certo punto cominciano a parcheggiare dove parcheggiano loro: lontano lontano, là in fondo, da soli. E a noi, questo, non piace. Ma sappiamo chi sono.

6 commenti:

  1. Pare che poi leggano libri di Fabio Volo anche

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  2. "Hmmm hmmm un mistero per te, Sherlock Holmes" direbbe il dottor Watson guardando negli occhi l'amico investigatore.

    Magari tra i motivi che potrebbero spingere questi commessi diversi a parcheggiare in luoghi ameni e distanti ci potrebbero essere:

    - automobile nuova di zecca di cui non si vuole manifestare la proprietà agli altri colleghi commessi del centro commerciale;

    - appuntamenti galanti clandestini organizzati dentro le stesse autovetture alla fine del turno di lavoro;

    - la ricetta redatta dal dottore di famiglia che intimava di fare almeno due chilometri di passi al giorno;

    - la scoperta che nella finestra aperta al primo piano del palazzetto davanti il parcheggio ameno abiti una biondina mozzafiato;

    - la conferma che quei dieci minuti di aria aperta fanno scomparire per magia i dolori addominali dovuti alle arrabbiature personali.

    E così via per altre diecine di cause. E noi sapremo quali.

    Marco

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  3. L'ultima mi piace molto. Io lo faccio spesso di parcheggiare distante per poi poter fare, all'uscita, giusto due passi (ma non farlo sapere agli altri commessi).

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  4. Diffida del parcheggiatore solitario. Sempre!

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)