domenica 19 giugno 2011

tempo di pontida

di lo Scorfano
 
Lo so, siamo in una democrazia, lo so, conta il consenso popolare e il consenso segue strade non sempre immaginabili: la politica in una democrazia si fa con quello, con il consenso del popolo. Lo so, le analisi degli econimisti e dei politologi contano poco, assai di meno, vanno bene per quei pochi che comprano il giornale e non leggono solo le pagine sportive. Va bene, lo so.

E però, anche se lo so, mi agita e mi turba il pensiero che oggi, in questo momento, a Pontida, un gruppo di persone vestite da vichinghi (chissà perché poi, o in nome di quale presunta origine), esaltate per una regione che si chiama «Padania» e che però non esiste, nemmeno sulle carte geografiche,      
             guidate da un uomo la cui forza sta nel pronunciare verdetti politici raffinatissimi, tipo «noi ce l’abbiamo duro» oppure «foera d’i ball», e che giusto ieri ha richiesto ardentemente un ministero a Milano e tre a Monza (a Monza??? cos’ha fatto di male la povera cittadina brianzola per meritarsi questo?), e da un altro che scrive una legge elettorale indegna, la fa approvare e poi la chiama lui stesso «porcellum», ecco il pensiero di questa gente che forse stia decidendo, in questi abiti verdi, le sorti prossime del governo e della riforma fiscale del mio paese, questa è cosa che mi turba e mi agita non poco.

Speravo meglio, insomma. Speravo di vivere in un luogo in cui le proposte politiche ed economiche fossero un po’ più articolate e meditate. Contavo sulla nostra lunga tradizione culturale e sul fatto che nei momenti peggiori abbiamo sempre saputo risollevarci con onore; contavo anche sulla presa di coscienza che la situazione è davvero difficile e che rischia di diventare drammamtica e che, non so, a volte penso che le vacanze estvie che farò quest’anno potrebbero essere le ultime per molto tempo a venire.

Invece no. Invece mi tocca stare qui a guardare Pontida e ad ascoltare le parole di certi uomini a cui non affiderei nemmeno le chiavi della mia cassetta della posta, e i loro sorrisi slabbrati e inguardabili, che tradiscono chissà quale patrimonio genetico; e mi tocca sapere che parte del mio prossimo futuro si deciderà lì, tra polenta e corna scandinave (ma cosa c’entrano? non mi danno pace quelle corna…) e camicie verdi e invocazioni al dio Po e urli sgrammaticati nel microfono. Ed è un segno dei tempi, questi tempi.

10 commenti:

  1. Gli istinti più bassi elevati a programma elettorale(non politico), immagini ridicole, origini false.
    Mi viene in mente il celebre "la situazione è tragica, ma non è seria"
    Ma non riesco a non preoccuparmi, non riesco a non provare il deplorevole desiderio di prenderli a calci nel culo.
    Ciao

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  2. ma esistono davvero i leghisti? Nel senso, questi paravichinghi non rassegnati al ruolo di terroni d`Europa si trovano davvero nella vita di tutti i giorni? con i loro portachiavi celtici e i baffoni spioventi..

    a volte ho l`impressione che vengano fuori solo per le manifestazioni, magari importati per un paio di giorni dalla Bretagna..
    variabile

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  3. E invece mi sa che sono qui tra noi, in incognito, pronti a tirare fuori lo spadone e le corna verdi al nostro più piccolo errore di pronuncia... ;)

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  4. Tempi che ci stiamo meritando, mi sembra. Ci sono ottimi attori, in giro, che recitano copioni pessimi: ma li recitano bene. Il problema non sono le risibili corna esibite con orgoglio (mi vien voglia di fornire in proposito l'interpretazione colorita di un mio conoscente calabrese, sebbene anche quello alla fine sia puro folclore), ma la natura di quell'orgoglio. Che non ha natura benevola ma è un orgoglio di ripiego, di istinto, di disperazione, l'ultima spiaggia di gente senza patria e senza identità (e senza cultura, ahimè, altrimenti quelle corna sparirebbero). E se manca un'identità di patria la colpa non può essere solo dei cosiddetti "cittadini", che in fondo sono il prodotto genetico di due millenni di confusione geografica e razziale.
    Insomma, stiamo pagando le colpe di una mistificazione storica durata 150 anni: di un pezzo di terra che non è mai stato una nazione perché, come al solito, noi che ci abitavamo siamo stati lenti, imprecisi, svogliati, fatalisti, bugiardi; e abbiamo delegato,invece di afferrare l'occasione. Qualunque sia il posto dal quale proveniamo.
    Detto questo, che siano corna celtiche, leggi ad personam o walter veltroni, direi che le disgrazie noi italiani ce le andiamo a cercare. E quindi ce le meritiamo.

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  5. Bellissimo commento questo, complimenti.

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  6. Grazie. Ma i complimenti, più che farmi piacere, in questo momento acuiscono il mio malessere. Dopo aver ascoltato le bestialità di Pontida, da bravo meridionale che presta servizio al nord (e mettendoci tutto l'impegno possibile, tutto tutto), in questo momento ho un solo desiderio: di dargliela sul serio, questa secessione. Per poi vedere a chi delle due parti in causa, sulla distanza, sarà convenuto davvero.
    Scusatemi, lo so, dovrei essere incazzato come si conviene in queste occasioni. Invece sono solo triste.

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  7. Io non sarei così triste, caro Gaddo. Anchenei loro momenti migliori, questi sono sempre stati una minoranza, anche nel Nord. Fanno molto rumore per le cose che dicono e soprattutto per il modo in cui le dicono. Ma è solo rumaore, appunto. E infatti ora in molti comninciano ad accorgersene.

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  8. Forse hai ragione tu. E' che il rumore dopo un po' da' fastidio, specie se proviene da direzioni anomale. Sarebbe a dire: pure io, che proprio non mi posso definire un difensore strenuo di una certa cultura storica risorgimentale, rimango senza parole quando un ministro dell'interno (con fama di moderato, pure) inneggia alla libertà e alla secessione; roba che quei poveri disgraziati del campanile di San Marco dovrebbero farli uscire di galera, se ancora ci sono, scusarsi per il trattamento brusco, risarcirgli i danni morali e materiali e in galera al posto loro sbatterci il ministro. E allora mi pongo due domande: 1) cosa sono disposti a fare gli uomini pur di conservare il proprio potere e 2)perché mai così tante persone si lasciano prendere per i fondelli (in fin dei conti lo sport nazionale, in questo periodo, è sparlare del governo essendoci -o essendoci stati, che è lo stesso- dentro da anni).
    Due domande cui faccio fatica a dare una risposta, io che sono ospite in un paese praticamente straniero che amo come e più della terra in cui sono nato e che nutre un terribile paradosso: musei del Risorgimento ovunque giri lo sguardo e il 40% dei voti, praticamente un plebiscito, a chi fomenta i paravichinghi cornuti (eppure qualcuno dovrebbe chiederselo: se questi ricevono i plebisciti forse le persone non sono così scontente del loro operato. E allora dov'è la fregatura?).

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  9. Quando vedo eventi come quello di Pontida penso che non dovrebbe essere difficile confrontarsi (e vincere) con simile controparte. Mi giro a sinistra e invece no. A questo punto non so se mi fa piu' male il non-sense delle corna vichinghe o il nulla di chi sarebbe chiamato a proporre una alternativa. (forse e' anche peggio perche' mi sembra di ricordare che qualche giorno fa Bersani facesse un appello per cooptarli)

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)