lunedì 13 giugno 2011

"Noi abbiamo portato Lady Gaga"

del Disagiato

Volevo dire che a me le manifestazioni colorate e festose dei gay e per i diritti dei gay non sono mai piaciute. Non che non stia dalla loro parte, però per chissà quale tara mentale ho sempre associato l’urlo di rabbia e la rivendicazione alla serietà e all’ordine. Non so se vi ricordate della vicenda degli extracomunitari di Brescia, quella che a novembre dell’anno scorso portò sei stranieri su una grù per chiedere la regolarizzazione dei loro documenti, ecco, io quella protesta verticale la vidi con i mei occhi, sotto una pioggia che durò quasi una settimana, nel grigiore del quartiere Carmine che ospitava la gru e nel mezzo di una sofferenza molto silenziosa e anche se poi le cose non sono andate a buon fine, o non del tutto, quello sfogo mi parve civile oltre che estremo.

Lo so, il paragone tra le due cose è un po’ tirato per i capelli però non mi riesce di considerare l’Europride romano una manifestazione costruttiva e civile e, ve la dico tutta, anche perché a questa manifestazione a rappresentare le vittime dell’intolleranza e della persecuzione gli organizzaori e i partecipanti hanno scelto, e si è scelta da sola, Lady Gaga. Perché invitare Lady Gaga a parlare di orgoglio omosessuale e di diritti dei gay? Ci (mi ci metto anch’io per pura partecipazione emotiva) meritiamo proprio un bel discorso da parte di Lady Gaga sul diritti e l’amore? ("siamo rivoluzionari dell'amore", "sono qui per difendere l'amore"). Perché non chiamare come ospite d'onore un intellettuale o perlomeno uno che che per mestiere racconta, pensa e viene perseguitato? 


Lady Gaga dopo aver pronunciato un sensato "Oggi e ogni giorno combattiamo per la giustizia perché vogliamo piena uguaglianza” (chiunque avrebbe potuto dire queste due banalità) ha avuto il buon gusto di ringraziare Donatella Versace “che oggi ha avverato tutti i miei sogni italiani”. Ora, mi chiedo, quando si parla di diritti fondamentali e di persecuzioni e della situazione umana e civile dei gay in Uganda (qui si parla anche di pena di  morte), a cosa diavolo serve la partecipazione di Donatella Versace e Lady Gaga? E poi, perché anche nel momento della sofferenza (la protesta dovrebbe almeno avere il sapore della sofferenza e dell’indignazione altrimenti la protesta diventa richiesta) bisogna tirare in ballo Paola Barale e Claudia Gerini?  Rappresentano forse la protesta, la rabbia e le eventuali soluzioni?

Insomma, penso che indossare una maglietta con la scritta Habemus Gaga, urlare “Gaga! Gaga!” e ascoltare Lady Gaga che ringrazia Donatella Versace davanti a 500 mila persone non sia un buona tattica per convincere la gente, i popoli e i governi a non essere razzisti e intolleranti. Non che scalare una gru sia una tattica vincente, però mi sembra più elegante che ringraziare Donatella Versace. Non so a voi, ma a me la frase del leader di Arcigay Paolo Patanè “Signor presidente del Consiglio lei a questo Paese ha regalato un dittatore in una tenda, ci ha portato Gheddafi: noi abbiamo portato Lady Gaga”, mi sembra molto stupida. Con una frase del genere cosa si può pretendere? Come si fa ad essere credibili? Con Lady Gaga? Io penso di no.




10 commenti:

  1. Per far parlare di qualcosa bisogna spettacolarizzarlo (che brutta parola).

    Una volta a settimana c'è qualche modella nuda per chissà quale causa. Non so voi, ma a quel punto io non leggo le scritte sui manifesti con le ragioni della protesta. Un po' come quando guardavo la TV e mi rimanevano impresse le pubblicità ma non il prodotto reclamizzato.

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  2. Tuttavia, che la si apprezzi o meno, avere Lady Gaga madrina di una manifestazione, è l'equivalente di aver avuto i Beatles o Bob Dylan 40 anni fa. Certo, è stata molto ingenua e scadente nel ringraziare in mondovisione la sarta che l'aveva abbigliata. Ma in fondo è anche questo che la rende più autentica.

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  3. Un mio amico omosessuale mi faceva notare che in Italia il gay pride è una sciocchezza, perché appunto è una stronzatina con le cantanti e i concertini delle gay icons.

    All'estero, benché ci sia la sfilata e i carri e i cannoni con la schiuma, ci sono soprattutto gruppi di lavoro e attivisti che poi, a sfilata finita, vanno dai politici o da chi per loro e gli portano delle richieste concrete, non solo politiche, che - almeno nelle intenzioni - servono a migliorare la vita concreta degli omosessuali (o meglio della comunità LGBT).

    Invece vedo che in Italia siamo sempre lì, Berlusconi radix omnium malorum. Lo dico sempre, avremo ancora mille anni di Berlusconismo per colpa di atteggiamenti del genere.

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  4. Sono molto in sintonia con le tue riflessioni, Disagiato, ed aggiungo -ma è una reazione, mi rendo conto, molto istintiva ed umorale- che talvolta certe manifestazioni ledono talmente tanto il mio personalissimo (certo irrilevante, d' accordo) senso estetico da provocarmi un vago malessere, una sorta di ripugnanza.
    Mi rendo conto che è lo scotto da pagare per ottenere la visibilità e che ormai è questo il linguaggio inteso dalle masse, un po' in ogni ambito.
    In questo senso comprendo l' osservazione di Luca, anche se trovo un po' dissacrante il parallelismo Gaga-Dylan (sui Beatles sorvolo perché mi fanno abbastanza schifo...): Luca, ti prego, i testi di Dylan sono poesie, ciò che aggregava soprattutto, allora, era il messaggio, non l' ostentazione di costumi da scena! :-)

    Giorgio Gaber, secondo il mio sentire, ha ben centrato la faccenda: "... e poi ci sono i gay, che han tutte le ragioni, ma non sopporto le loro esibizioni..."

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  5. @Luca
    Sull'autenticità avrei delle riserve. Poi, come dice Sirio, ho la tentazione di ritenere dissacrante l'accostamento Gaga Dylan. Solo una tentazione, però.

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  6. Non mi piace l'argomento: rispetto il tuo punto di vista se non ti fai notare troppo, non mi piace Gaga, non mi piace Dylan mi sfugge la poesia in entrambi

    Beh, ho già bevuto due birre
    sono pronto per la scopa
    Per piacere Mrs. Henry
    non mi accompagneresti alla mia stanza?
    Sono un buon vecchio ragazzo
    ma ho annusato troppe uova
    ---------------------------

    Siamo tra la folla
    stiamo uscendo
    i riflettori sono accesi, è vero
    con quella tua foto
    è magico
    noi due assieme saremmo fantastici

    pelle e jeans
    garage-affascinate
    ora ti dirò cosa significa
    ma questa nostra foto non ha prezzo

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  7. Stai tranquillo, non mi farò notare troppo. Non ti darò fastidio.

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  8. "Stai tranquillo, non mi farò notare troppo. Non ti darò fastidio."

    LOL

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  9. Credo di essermi spiegato in maniera pessima, intendevo dire che non mi piace che si dica tra le righe:"rispetto il tuo punto di vista, ma non ti far notare troppo", mi spiace che si pongano limitazioni o condizioni all'accettare una protesta, una rivendicazione. Del resto le manifestazioni gay non sono mai violente o irrispettose della legalità, se dovessero urtare il mio senso estetico io mi asterrei semplicemente dal partecipare.
    Spero di non aver fatto peggio
    Ciao

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  10. Chiedo scusa a te Giovanni, non avevo capito i due punti e quello che viene dopo i due punti. Scusa ancora per la mia risposta, quindi.

    Per quanto riguarda il resto io voglio solo sottolineare quanto sia poco efficace una manifestazione così sopra le righe. Se si tratta di rivendicare una parità, che io trovo giustissima, credo sarebbe meglio bandire l'estrosità e l'eccentricità, che potrebbero essere fraintese, che potrebbero non andare al cuore di una questione e che, questo è forse e la cosa più importante, potrebbero non far ragionare o toccare nessuno. Ho la sensazione che ogni volta si perda un buona opportunità di chiarire le idee agli omofobi e ai fascisti.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)