mercoledì 3 luglio 2013

Libri che ritornano

del Disagiato

Se siete buoni lettori o se siete attenti a quello che accade nelle librerie virtuali e non virtuali, vi sarete accorti che ogni tanto un autore sparisce, letteralmente, dagli scaffali per ricomparire (dopo pochissimo o tantissimo tempo, con un vestito nuovo o molto simile a quello precedente) seguendo due vie. La prima via di sparizione, e riapparizione, vuole che una casa editrice ceda i diritti di pubblicazione di un autore a una nuova casa editrice che ricomincia a ripubblicare tutti i titoli che erano già in circolazione. Magari la storia editoriale di John Fante non è così lineare come ve la sto presentando, ma i titoli dello scrittore americano (qualcuno dice italoamericano) sono stati pubblicati prima da Fazi Editore, poi - e questo lo possiamo vedere ancora oggi - dalla casa editrice Einaudi, nella collana Stile Libero. Prima di Fazi Editore a me sembra che fosse Mondadori a pubblicare i libri di John Fante. Einaudi, dicevo, ha ripubblicato i titoli con una nuova grafica e con inedite introduzioni: Chiedi alla polvere, ad esempio, vede un’introduzione di Alessandro Baricco, La confraternita dell’uva di Vinicio Capossela, Sogni di Bunker Hill di Gianni Amelio e così via. Cosa ancora più importante da sottolineare è il fatto che da un’edizione all’altra cambiano anche i traduttori e questo, per la vita di un libro, non è certo cosa da poco. Per Fazi a tradurre Fante era Alessandra Osti, per Einaudi invece Francesco Durante. Sto dicendo cose ovvie, lo so, ma è solo per fare un breve ripasso, e racconto, di quello che vedo capitare in libreria. Un giorno ho visto sparire il voluminoso Infinite Jest di David Foster Wallace, edizione Fandango. L’ho più tardi rivisto con un nuovo volto sempre grazie a Einaudi. 

Bompiani ha detto alla casa editrice Adelphi (entrambe appartengono al gruppo Rcs) che poteva ripubblicare tutti i titoli di Leonardo Sciascia, e così Adelphi ha fatto, lasciando però, per molto tempo, i lettori orfani di molti titoli dello scrittore siciliano (ma il percorso di ripubblicazione è quasi terminato). In tutti questi casi, piccoli o grandi autori che siano, il passaggio da una casa editrice ad un’altra prevede una, come dire, rivisitazione: nuova traduzione, nuova prefazione - a volte anche aggiunta di una postfazione - e inserimento di nuove note o apparati critici. Insomma, il libro riappare dopo essere stato riverniciato, curato, e questo, se il lavoro editoriale viene fatto come si deve, fa bene alle opere e ai suo lettori. Fa bene alla letteratura, mi viene da dire.

Poi ci sono libri che seguono un altro percorso. Alcuni titoli spariscono per riapparire in nuovi "formati" della stessa casa editrice. It di Stephen King, ad esempio, fino a un paio di settimane fa era un libro esclusivamente della Sperling & Kupfer, ora, invece, è un libro che esce per un nuovo marchio di libri tascabili, Pickwick. Molti titoli appartenenti a Sperling e Piemme, entrambe Mondadori, sono riapparsi (e riappariranno) sotto questo nuovo marchio, che è sempre della ditta Sprling Piemme. Si chiaro che qui non stiamo parlando di una nuova collana. I libri Pickwik riappaiono con piccole modifiche in copertina. Perché, quindi, una casa editrice fa sparire e riapparire una parte del suo catalogo come succede in questo caso o come accade, per fare un altro esempio, con la collana Mondadori Numeri Primi? Una casa editrice fa questo per rilanciare se stessa e, naturalmente, i propri titoli. Lo fa anche per frazionare il proprio catalogo e aver così la possibilità di moltiplicare le opportunità di promozione che, secondo la cosiddetta legge Levi, dovrebbero essere limitate. Qui le ragioni sono meramente ed esclusivamente commerciali.



CorrezioniIn verità i traduttori di John Fante non sono cambiati da un'edizione all'altra. Non era mia intenzione scrivere la storia editoriale di Fante, ma è giusto dire che in Italia i suoi libri sono stati pubblicati anche dalla casa editrice Marcos y Marcos. Scusate, quindi, la leggerezza. Ringrazio chi mi ha segnalato le omissioni e gli errori.