(Oggi pubblico un post che qualcuno di voi, forse, ha già letto e che parecchio tempo fa, e per vari motivi che non sto qui a raccontarvi, ho levato dal blog. Compio un poco elegante atto di ripubblicazione e non di pubblicazione, quindi. Non me ne vogliate).
Noi commessi abbiamo notato questa cosa e cioè che il giorno in cui sappiamo che il titolare del negozio verrà a farci visita da Piacenza, dove abita con moglie e figli e dove è proprietario di un’altra bella libreria, ecco, abbiamo notato che la nostra responsabile si fa bella. Non che tutti gli altri giorni non sia bella, non voglio dire questo, è solo che quel giorno lì si mette il rossetto e una collana lunga lunga. Sì fa bella, appunto. Come quando ci si prepara a qualcosa d’importante, a incontrare una persona alla quale teniamo particolarmente e con la quale, insomma, dobbiamo o vogliamo fare bella figura. Solo che noi commessi, gente poco incline a razionalizzare i tic umani, quando arriviamo in negozio e vediamo la responsabile con il rossetto e la collana, pensiamo questa cosa: “Leccaculo”. Qualcun altro invece ha addomesticato un pensiero meno retorico e più articolato: “Guardala lì, la leccaculo”, e in quel “guardala lì” ci stanno mille post da scrivere, tensioni sotterranee, maledizioni e lacrime notturne.
Sta di fatto che non sopportiamo la vista di quella collana e di quelle labbra colorate. Perché solo quel giorno? Cosa vuoi dimostrare al padrone? Perché non ti fai carina ed elegante anche per noi? Questi sono essenzialmente i miei pensieri, risultato di un rancore ottuso e testardo che non riesco a reprimere e a ficcare là in fondo, dove ci stanno tutte le altre storture soffocate. E più i miei piedi stanno in quella libreria che mi dà il pane, meno riesco a sopportare la vista di tanta riverenza posticcia e camuffata.
Solo che tenere i piedi e la schiena dritta in una libreria significa anche vedere gli anni che passano tra i libri e significa vedere le donne delle pulizie, solitamente sciatte e pettegole negli angoli bui, farsi serie e efficienti al passaggio del direttore del centro commerciale; significa vedere il direttore del centro commerciale, solitamente volgare e rapace con le commesse, rigido e silenzioso quando è in compagnia degli azionisti francesi del centro commerciale; e significa vedere me, solitamente pessimista e abbattuto, ottimista e in forza in presenza della responsabile della libreria. La responsabile, quella che mette la collana e il rossetto quando viene il titolare. Il titolare, che quando viene da noi senza la moglie dice le parolacce e va al bar tutto rilassato e quando invece viene con la moglie controlla l’ordine del negozio e cerca libri colorati da portare alle piccole figlie che lo aspettano a casa.
Vorrei quindi un sera uscire per una pizza con le mie colleghe e dire a loro che “leccaculo” non è proprio la parola esatta, che quella collana e quel rossetto rientrano in una logica puntuale e inevitabile e magari vorrei tanto fare similitudini, accostamenti, paragoni, tirare fuori dalle tasche qualche legge che dimostri che il più forte, a differenza che nella savana, ha bisogno di essere addolcito e rassicurato e che noi, ogni giorno, abbiamo le nostre collane e i nostri rossetti. La differenza sta nell’intensità dei colori e nella vistosità delle collane. Direi loro, visto che sono uomo noioso, che è così tra letterati, tra imprenditori, tra calciatori, tra parenti e, perché no, tra blogger.
Vorrei dire loro queste cose. Però no, eccheccazzo. Io queste cose non le dico e vada solo per la pizza, quindi. Che siamo troppo stanchi nel fisico e quindi nei sentimenti per teorizzare e fare gli illuministi. Che “leccaculo”, in questo caso, è la parola perfetta, la parola che ne contiene mille altre; è l’espressione che ospita tutti i colori, tutti i sentimenti, tutti i gattini belli del mondo e i cani e gli uomini ed è come l’Aleph del racconto di Borges, la fessura attraverso la quale possiamo vedere il tutto. Altro che meccanismi, logica e leggi. Quando viene il padrone ti fai bella con collana e rossetto? Guardala lì, la leccaculo.
Adesso però sarei curioso di conoscere i motivi per cui l'hai ripubblicato.
RispondiEliminaMi dispiaceva tenere in una cartella del computer un post che rischiava di andare disperso. Tutto qua.
EliminaOggi deve venire il titolare e questo è un post profetico?
RispondiEliminaCaro Disagiato. Permettimi di proporti una versione alternativa. Che è questa: alla tua capa non piace truccarsi. Per lei è un fastidio. Odia truccarsi, magari. E quella collana la impiccia. Però, però. Però magari sa che il proprietario della libreria si aspetta che la capa sia vestita elegante. O magari lo pensa soltanto, lo suppone. Pur continuando a non sopportare il trucco. E allora, semplicemente, si adegua. E non perché le piaccia truccarsi o voglia fare colpo sul proprietario. Ma perché magari sa, o teme, che il proprietario sia in realtà una persona superficiale, che avrebbe disappunto a far gestire la libreria da una che "non sa tenersi". "E allora, se basta tanto poco, diamogli 'sto contentino". Così si trucca. Magari odiando il capo. Magari amando voi, che anche solo per ragioni squisitamente gerarchiche non la mettete (non la potete mettere) in imbarazzo come invece il capo. Magari lei lo sa o lo intuisce che voi vi accorgete che quando c'è il capo lei si trucca, e magari questo per lei è un dispiacere. Oppure magari non è vero niente di quello che ho scritto. E quindi magari la superficiale è lei. Sono così poche, in fondo, le cose che sappiamo del mondo... Geco73
RispondiEliminaBel post.
RispondiEliminaMi ha incuriosito l'immagine.
Posso chiederti cosa dice la scritta?
Sentiunpo
Scusa la superficialità, ma l'immagine è stata messa per quello che raffigura e non per la scritta. Per la traduzione avrei bisogno pure io di una mano. Se qualcuno vuole farsi avanti....
EliminaDirei, emoroida inciditur sic. Quello che raffigura l'immagine è un'operazione chirurgica -- il chirurgo tiene un divaricatore con la mano sinistra.
EliminaE io ringrazio.
Eliminahai provato a mettere il rossetto e la lunga collana anche tu? Non me ne volere... solo per un sorriso
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