del Disagiato
Sarebbe una gioia appiccare il fuoco |
L’altro giorno è morto Ray Bradbury, lo scrittore che ha raccontato di una società in cui i libri erano vietati e bruciati. La
televisione invece sì, era ammessa. Mentre leggevo Fahrenheit 451, tanto tempo
fa, avevo continui orgasmi. Ero tutto eccitato da quella bella trama e da quel
personaggio che a un certo punto scopre la bellezza dei libri. Solo i fascisti
possono bruciare i libri, mi dicevo. E allora, ai tempi di quella lettura, mi
sentivo come se ciò dovesse accadere. Anzi, mi sentivo come se questa cosa dei
libri vietati stesse accadendo. Pensavo che la nostra società valorizzasse solo
la televisione e non i libri e pensavo anche, detto un po’ rozzamente, che il
mondo, tutto quanto, fosse organizzato male. Un po’ come nel romanzo di
Bradbury, appunto. Poi ho smesso di studiare e ho incominciato a lavorare. A
lavorare in una libreria, per di più.
E da questo angolino di mondo ho potuto osservare una cosa
che non immaginavo: che i libri aumentano invece di diminuire. Tutti i giorni
apro scatole e tiro fuori libri piccoli e grandi, blu, bianchi, neri e rossi.
Tutti i giorni. Tanti scrittori, tante parole, tante cose da dire e da
annunciare. E intorno ai libri girano un sacco di soldi, di affari, di ordini da impartire e di facce intelligenti
che arrivano dalla televisione o che vanno in televisione. E allora? E i libri
che dovevano bruciare? E i miei orgasmi rivoluzionari? Ma come stanno le cose?
Semplice. Non viviamo sotto una dittatura. I libri e i lettori godono di ottima
salute.
Però io dentro ho questa tristezza che non so spiegarvi,
caspita. E anche il mio vicino di casa è triste. Cioè, voglio dire che a me non
sembra di essere tanto libero. Non so come dire, ma ho come la sensazione che
questa società sia autoritaria in un modo diverso da una volta: moltiplicando e
non togliendo, stampando e non bruciando i libri. A volte dalla vetrina della
libreria guardo tutti quegli esseri umani e penso che non sono felici e che
qualcuno ha organizzato le cose per loro. E penso anche che sarà sempre peggio.
Però questa cosa devo pensarla velocemente perché altrimenti rimango indietro
con il lavoro. E le scatole da aprire con dentro i libri nuovi e freschi di
stampa si accumulano in negozio e i clienti che non hanno pazienza se ne vanno.
Non ci sono più gli orgasmi rivoluzionari di una volta..
RispondiEliminaVado un po' off topic, ma secondo me il problema è che siamo abituati a identificare la LIBERTA' con la FELICITA'. Oggi li usiamo come sinonimi, facci caso. A questo contribuisce anche la pubblicità, che ripete continuamente che "il tal prodotto ti rende libero/a" (intendendo: "ti rende felice").
RispondiEliminaLa libertà non porta necessariamente alla felicità. Come la mancanza di libertà non porta necessariamente all'infelicità. È per questo che molti, sentendosi infelici, pensano che ci sia qualcuno o qualcosa che li "opprime". E siccome non vede nessuno, pensa che questo qualcuno sia "occulto".
Chiudo con: "ma la risposta è dentro di te (e però è sbagliata)." :-D
Chiusa perfetta ;) Per il resto sono d'accordo con te e cioè che la libertà non sempre prosegue con la libertà o verso la libertà. Però molte volte sì e per quanto mi riguarda la costrizione fisica (una malattia, ad esempio) o interiore lascia tracce di scontentezza, di disagio e infelicità.
RispondiEliminaBradbury, Orwell e Huxley. Direi che la realtà ha un po' distorto ma sicuramente superato le loro previsioni. Gran bel post.
RispondiEliminaOrwell andrebbe letto di più e meglio, secondo me. Grazie ;)
RispondiEliminapotrei scrivere una cosa banale tipo che la dittatura c'è, ed è la dittatura del mercato (anche culturale), così non la scrivo.
RispondiEliminaCosa per nulla banale, sia chiaro.
RispondiEliminabello bello bellissimo.
RispondiEliminaDici così solo perché sono ricco e potente.
RispondiEliminano, solo perché hai una macchina figa.
RispondiEliminaForse i libri ritroverebbero per dire così dire la loro centralità se cominciassero a proibirli. Evidentemente allo stato delle cose non fanno paura a nessun potere.
RispondiEliminaFarenheit non parla solo di libri, i libri sono solo un pretesto. Lo dice lo stesso Faber ad un certo punto: quello che contano non sono i libri, ma la capacità che ci danno di cogliere il tessuto stesso della vita, la trama e i pori. Se sostituendo i libri con canzoni si ottenesse lo stesso risultato, dei libri si potrebbe fare a meno.
RispondiEliminaPer questo il libro è ancora attuale: perchè parla della società dei consumi, in cui le persone sono fazzoletti di carta in cui soffiarsi il naso e buttarle via, parla della superficialità dilagante (che magari non esiste ma spesso abbiamo l'impressione di toccarla con mano, no?) e, Heavymachinegun, parla anche della felicità.
"avremmo tutto per essere felici, e non lo siamo. L'unica cosa che ci manca sono i libri, quindi ho pensato forse che nei libri ci potesse essere il modo di trovarla" (Montag a Faber, prendendo un abbaglio clamoroso ma importante)
Ok, la citazione è a memoria, ma credo di averlo letto circa duemila volte, è piuttosto accurata.
E adesso faranno la nuova versione cinematografica della sua opera più famosa... forse Bradbury ha "deciso" di morire prima di vederla stravolta nella forma e nel significato.
RispondiEliminaAlberto ha detto una cosa interessante. In effetti i lettori "colti", cioè quelli che non leggono né Volo nel Brown né giallisti svedesi morti (mi scoccia cercare il cognome di Larsson), hanno (abbiamo?) un pò la tendenza a vederci come gli ultimi baluardi a preservare la cultura, come gli uomini di Bradbury che avevano mandato a memoria tomi e tomi. Insomma, ci piace un po' fare gli snob, fino ad arrivare a pensare che siamo i veri ribelli di questa società di centri commerciali, e gigioneggiamo, nonché usiamo termini inutilmente ricercati.
RispondiEliminaUna volta, quando i libri erano ancora un simbolo di cultura e non solo di intrattenimento, distruggerli era l'unico modo di contrastarne il potere.
RispondiEliminaOra, è più semplice inondare le librerie: in mezzo a tutti quei libri divertenti e rilassanti e intriganti, chi ha voglia di far fatica per leggere materiale innovativo?
E così, mentre una volta la parola rivoluzionaria doveva essere bruciata, ora viene seppellita da spazzatura e rumore.