lunedì 7 novembre 2011

le due ragazze del primo banco

di lo Scorfano
 
Qualche settimana fa, forse ve lo ricordate, le due ragazze del primo banco avevano preso 3, nella prima verifica di latino, e si erano disperate. Avevano pianto. Avevano dubitato di poter recuperare e avevano preteso, con le loro lacrime, di essere rassicurate. E io, visto che spero di sapere quale sia il mio mestiere e provo a farlo, ogni volta che posso, io avevo provato a rassicurarle: avevo detto loro che un voto non è una sentenza ma solo la fotografia di un gradino; come se quel gradino fosse il punto da cui è necessario ripartire. Per arrivare, con calma e pazienza, a un altro gradino e poi a un altro ancora, finché il gradino finale non sia appunto quello della sufficienza, delle cose che vanno bene, del lavoro che è stato fatto bene, del sorriso quando si riceve la verifica corretta e sufficiente.

Poi le giornate di scuola hanno cominciato a rincorrersi velocemente: non è più settembre ormai, il tempo comincia a non bastare, ognuno di noi insegnanti comincia a fare i conti su come potrà interrogare tutti, due volte, entro Natale; come prescrive la legge. E anche le due ragazze del primo banco sono state interrogate, tutte e due, pochi giorni dopo la verifica.
  Entrambe hanno provato a studiare un po' meglio, tutte e due non ci sono completamente riuscite, ma a tutte e due (visto che era chiaro che stavano studiando) io ho detto di continuare così, anche se il voto era di nuovo insufficiente, di non lasciarsi scoraggiare da quel numero, di insistere, come eravamo d'accordo, come già avevo spiegato dopo la prima verifica e il primo 3. Ho detto cose ben diverse a una e all'altra: perché è ovvio che hanno problemi del tutto diversi. Ma il senso ultimo del discorso era lo stesso.

Poi, naturalmente, in questi giorni sono arrivate anche le mamme, di tutte e due le ragazze. Due mamme differenti, nel carattere e nell'approccio, ma entrambe preoccupate. Una giovane signora silenziosa, che non mi ha chiesto niente, che mi ha sorriso solo quando le ho detto che la figlia è molto educata e che questo è già un grande pregio (e non è nemmeno così frequente, ma non l'ho detto). Una mamma muta che cercava in silenzio di capire e forse si vergognava un po', di non sapere nulla di quello di cui stavamo parlando: il latino.

L'altra mamma invece si è seduta e ha subito cominciato a parlare, a raccontare della figlia, a spiegarmi dove, secondo lei, la ragazza sbaglia quando studia latino. Io l'ho lasciata parlare, sorridendo: non ero molto d'accordo, ho provato a spiegarle il perché, ma lei non mi ascoltava molto. Sono tante le mamme così: diventano un po' aggressive, perché sono preoccupate, perché hanno iscritto il figlio al liceo e hanno paura che qualcuno dica loro che il figlio non ce la può fare. Ma io so che questa ragazza, se continua a studiare, ce la può fare. Lo so e gliel'ho detto. E la mamma mi ha stretto la mano con un sospiro, quando ci siamo salutati (e anche un po' senza fiato, per quanto aveva parlato).

Poi, e ho quasi finito, sono arrivate altre mie spiegazioni e nuovi argomenti di latino: le due ragazze del primo banco hanno provato a fare domande; sono intervenute per provare a spiegarmi quello che non avevano capito. E a volte lo avevano anche capito, solo che non se ne accorgevano, è normale. Abbiamo fatto esercizi e corretto esercizi. Le ho sgridate, quando è stato il caso, perché si distraevano; ma è normale anche questo, hanno quattordici anni. Nel frattempo è arrivato anche un nuovo alunno e forse con lui sarà più difficile che con loro: perché ce ne sono altri venti in classe, naturalmente (ed è già una fortuna che non siano trenta, tra l'altro); perché se in questo momento ci fossero solo le due ragazze del primo banco, è ovvio, tutto sarebbe facilissimo.

E poi, eccoci alla fine, è arrivata la verifica di sabato, l'altro ieri. Che ieri, domenica mattina, ho corretto. E che è andata bene per molti dei ragazzi di prima, con alcuni bei voti e diverse, per mia fortuna, sufficienze. Ed è andata (vi tolgo subito la curiosità) bene anche per le due ragazze del primo banco, che tre settimane fa avevano preso 3. Questa volta una ha preso 4 e mezzo, l'altra ha preso 5: e non è un miglioramento da poco: guardando agli errori, una li ha quasi dimezzati e l'altra li ha più che dimezzati. Io sono contento. Io penso che ce la stiamo facendo e che, se loro continueranno a studiare, ce la faremo. Io penso che posso essere ottimista e non c'è più bisogno da fare finta, come un po' avevo fatto l'altra volta, quando loro mi avevano chiesto di essere rassicurate.

Ma quello che penso io non conta, naturalmente. Perché, adesso, io, insegnante, devo capire: perché stamattina è lunedì, e solo oggi io saprò se ho lavorato bene. Prima, fino a ieri, con quel 4 e mezzo e quel 5, io so che loro hanno lavorato bene: ed è già molto. Ma non basta.

Perché oggi, lunedì mattina, poco dopo le undici, due ore dopo che sarà uscito questo post, io consegnerò in prima la verifica di latino corretta. Farò tanti complimenti a chi l'ha svolta bene, prendendo 7, o 8, o 9. Farò notare gli sbagli e gli errori di quelli che hanno preso 6, che sono molti e per fortuna (ma poi anche a loro farò i complimenti). Mi dovrò preoccupare moltissimo di altri due ragazzi (questa volta maschi) che hanno preso 3 (perché i problemi, naturalmente, non finiscono mai). E poi ci saranno loro, le due ragazze del primo banco. E io consegnerò alle due ragazze la loro verifica: una con un 4 e mezzo, l'altra con un 5. Dirò loro: «Bene così». Dirò loro: «Avete visto?» Dirò loro: «Avete visto che con l'impegno si salgono i gradini e ci si avvicina velocemente al traguardo? Avete visto che non è difficile, che occorre solo insistere, che il lavoro paga, che non era una condanna quel 3, avete visto che non occorreva piangere e che ce la si può sempre fare?» E poi, alla fine, chiederò loro: «Siete contente?»

E se loro sorrideranno contente, allora (e solo allora) vorrà dire che ho fatto bene il mio mestiere.

25 commenti:

  1. Accidenti, ho sempre più la consapevolezza (anzi, certezza) che quello dell'insegnante sia un mestiere delicatissimo e complicatissimo.
    Avercene di insegnanti (anzi, maestri) con una tale dedizione e un tale impegno.

    Io spero che oggi sorrideranno contente. Lo spero per loro e anche per te!

    Marco87

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  2. Si parlava proprio ieri con un amico (ma anche oggi) del fatto che una delle caratteristiche distintive dell’essere umano è la capacità di immedesimarsi nei suoi simili, e io a questo punto sono totalmente imbrigliato nella questione delle ragazze del primo banco. Aspetto un aggiornamento nel primo pomeriggio, mi raccomando, non vorrai farmi stare in ansia per tutta la serata…

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  3. Mi posso dissociare dal tuo ottimismo? Mi chiedo perché le ragazze continuino a meritarsi una insufficienza grave, mentre i loro compagni ottengano anche 8. Che differenza c’è tra loro due e gli altri? Non mi convince il ‘passo dopo passo, gradino dopo gradino’: se la scala è composta da una rampa, io vorrei che mia figlia la compisse tutta d’un balzo, perché dopo il pianerottolo inizia una nuova rampa da salire.
    Io credo che chi non studia, o non studia bene, non riesce. Gli altri invece ce la fanno. Tutto qui. E se mi permetti, mi sarei irritata con l’insegnante di mia figlia (che ora è al terzo anno di classico) se 5 anni fa le avesse detto ‘brava’ per un 4. Le avrebbe dovuto dire: ‘sei intelligente come i tuoi compagni, quindi pretendo che tu ottenga gli stessi risultati, e per farlo devi dedicare allo studio lo stesso tempo che dedicano loro’. Senza immedesimarsi. Non c’è nulla da capire di fronte ad un ragazzo che non studia adeguatamente. Buzzer

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  4. Il post sulle due ragazze mi aveva colpito molto ed è un piacere leggerne il seguito.

    Spero capiscano.

    Una curiosità: il ragazzo nuovo che non può studiare troppe materie perché gioca a calcio, che mi hai fatto ricordare (mi aveva colpito molto anche quel post): quanto ha preso? O, più in generale: come va?

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  5. capisco il tuo ottimismo. il latino e la matematica hanno molto in comune, dal punto di vista formativo ma per me è stato più facile, con la matematica gli 8 e i 9 all'inizio sono rari.
    assegnare un "quattro" sorridendo se segue un tre o scuotere accigliati la testa se segue un sei, "stappare lo spumante" quando si raggiunge il 5 - dopo è tutto più facile e veloce - funziona davvero.

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  6. @Marco e @Aaqui
    Diciamo che una ha sorriso in modo plateale e convinto. L'altra, quella che ha preso 4,5, ha sorriso un po', ma poco. Poi io le ho di nuovo spiegato quello che c'è da fare e allora ha sorriso un po' di più. Ma la convinzione è un'altra cosa. E' normale. E d'altronde, se non fosse così, tornerei a casa felice tutti i giorni; cosa che, invece, non succede mai.

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  7. @Mr Tambourine
    Il ragzzo nuovo ha preso 3, e mi preoccupa. Però ci possiamo ancora consolare con il fatto che è arrivato da poco e quindi ha bisogno di tempo per capire come funzinano le cose e per riallinearsi agli altri. Se ne avrà voglia (così penso io) ce la farà.

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  8. @Buzzer
    Tutti vorremmo che nostra figlia salisse la scala tutta di un balzo, è ovvio e naturale. E tutti vorremmo che i nostri alunni lo facessero, e ne saremmo felicissimi.
    Ma in prima non è possibile. Vebgono da 15 scuola diverse, hanno alle spalle percorsi molto differenti, alcuni hanno già in dote una grande maturità nello studio, altri no. Io vedo cvhe le due ragazze studiano: ma lo fanno in modo disordinato e spesso inefficace. Sto, con calma, spiegando loro (insieme ai miei colleghi)come si studia e come si migliora. Hanno bisogno di tempo: e devono (insisto: devono) essere contenti di alire i gradini. E devono (insisto anche qui) essere fcontenti anche i loro genitori, altrimenti gli alunni si scoraggiano e io non li recupero più.
    Sarebbe bello che il mio mestiere fosse facile come lo descrivi tu; sarebbe bello ma sarebbe anche inutile. E, nella sostanza, non lo è mai.

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  9. @Buzzer
    "‘sei intelligente come i tuoi compagni, quindi pretendo che tu ottenga gli stessi risultati, e per farlo devi dedicare allo studio lo stesso tempo che dedicano loro’."

    Come scrissi già nel primo post della serie, ognuno di noi ha intelligenze diverse.

    Se tua figlia è intelligente come gli altri ma non studia - e te ne accorgi perché stai a casa tutto il pomeriggio controllando cosa fa in ogni momento - allora è giusto il tuo atteggiamento. Altrimenti non aiuteresti di certo né lei né una alunna qualsiasi.

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  10. Lo studio conta e molto, ma non si può superare un gap in un balzo, si costruisce un ponte o si casca nel burrone saltando. A volte l'intelligenza conta poco, se si parte svantaggiati (e capita molto più spesso di quanto sarebbe auspicabile e immaginabile) o anche se non si è portati. Ricordo un mio compagno di classe che era un genio in greco e in latino (oggi vive ad Atene e ha insegnato all'università sia a Milano che a Salonicco), ma che proprio non ce la faceva con la matematica e la fisica, pur studiando come un pazzo, cose che a me risultavano di istintiva comprensione per lui erano astruse. La stessa cosa succedeva, al contrario, per quel che riguardava il greco e il latino (poi, vabbe', io a differenza sua non studiavo).

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  11. Ubi, mi meraviglio di te! Lo sai che non studiare è peccato, vero?

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  12. Ciao, tivi leggo da un po' con gusto. Anche stavolta.
    Una curiosità: credi che i tuoi alunni leggano questo blog? Nel caso lo credessi pensi scriveresti diversamente? :)

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  13. So che alcuni lo leggono (ma confido che non siano i primini). Onestamente, sapere che qualcuno di loro lo legge, cambia un po' le cose: non molto, ma un po' sì. Non saprei nemmeno dirti in cosa esattamente: ti faccio un esempio.
    Ho avuto un dialogo molto inquietante (e bellissimo) con una ragazza mia alunna, a scuola, qualche giorno fa. Un dialogo, alla fine di una mattinata, da cui emergevano cose molto interessanti di lei e del suo modo di vedere il mondo e la scuola (e anche me). Ho pesnsato sarebbe stato bello parlarne. Ma poi ho pensato che non volevo farlo, nemmeno cambiandone il nome e le caratteristiche (facendola diventare un maschio, per esempio). Perché ho avuto paura che, riconoscendosi, si sarebbe sentita tradita. E quindi non ho scritto niente e non scriverò niente di quello che mi ha detto.
    Fossi sicuro che nessuno (proprio nessuno) legge, forse lo avrei scritto.

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  14. @buzzer: il latino (come la matematica, e a differenza per esempio di geografia e probabilmente storia) è una materia che si costruisce pian piano. Non basta studiare, bisogna anche capire come mettere insieme le cose. Quindi ha senso considerare come vanno i voti nel tempo (tanto a maggio se non hai capito le cose di ottobre non potrai certo ottenere bei voti) e ha senso che un primino passi qualche mese senza aver capito bene com'è il modo di approcciare la materia.

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  15. (poi io in latino non è che sia mai andato troppo bene. Intendiamoci, non andavo neppure male, ma a dirla tutta non credo di aver mai imparato a studiarlo se non forse all'ultimo anno quando non serviva più)

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  16. La cosa è interessante.
    Mi fa pensare che i post siano a loro modo un "genere letterario" (detto molto tra virgolette).
    Penso questo perché pur sapendo che alcuni alunni ti leggono tu scrivi come se stessi raccontando a un gruppo in cui chiaramente loro non sono presenti.
    Cioè nella finzione è come se tu parlassi "liberamente" in sala professori dove sai che gli studenti non ti possono sentire. Però alcuni di loro ti stanno "segretamente" seguendo in circuito chiuso.
    E tu sai che loro sanno. E loro sanno che tu sai... :D

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  17. Azz, 3. Porca miseria.
    Del resto, però, "il latino è una materia sola", no?

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  18. Nella sua ingenuità, il giovane non tenne conto che il prof. Scorfano è feroce e velenoso ;)

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  19. @Al
    E' senz'altro come dici tu. Magari non sempre, ma spesso.

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  20. Caro Prof,

    sicuramente spesso e non sempre.

    Ma puoi stare sicuro che quelle poche spesse volte si recuperano tutti i post passati.

    Ora non cambiare che vai benone così.

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  21. mi piace questo professore...

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  22. Accidenti che pathos: prima di leggere il resto dei commenti sono corsa al tuo nuovo, per sapere come era andata a finire!

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  23. Pathos...? Mi dispiace, ma io non conosco il francese... ;)

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  24. oh qua ci stiamo affezionando alle creature e vorremmo assolutamente sapere come procedono. confido in te, anche se 4,5! ma un 5 proprio non je la potevamo fà??

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  25. Non puoi avere un blog aperto ai tuoi alunni! Ti condiziona troppo! Perde di spontaneità! Diventa troppo ragionato, quasi calcolato!

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)