mercoledì 13 febbraio 2013

Come va a finire

del Disagiato

In un film americano che si intitola "Se mi lasci ti cancello" (in Italia spesso traduciamo da cani i titoli originali) a un certo punto lui e lei si conoscono su una spiaggia. Passeggiano, vanno a casa di lui e poi, mentre si riempiono un bicchiere di vino per festeggiare quello che pare essere l'inizio di una bella storia d’amore, ascoltano una cassetta nella quale le loro stesse voci raccontano i motivi che li porteranno a odiarsi e a lasciarsi. È un film che utilizza parecchio la fantasia, la trama è un po’ articolata, quindi, se non avete visto il film, non chiedetevi e non chiedetemi come queste voci dal futuro (o dal passato?) siano giunte alle loro orecchie. Adesso non importa. È questa scena ad essere, secondo me, bellissima. Festeggiare l’inizio ascoltando i motivi della fine, con un bicchiere in mano, con la faccia un po’ perplessa. “Non è istruita. È intelligente ma non è istruita. Non posso parlare con lei nemmeno di un libro, ad esempio. Lei è più una tipa da riviste. Il suo vocabolario qualche volta lascia a desiderare. Mi sono trovato anche in imbarazzo, per colpa sua. Dice parolacce e parolacce e parolacce…” racconta, tra le tante cose, una voce maschile sul mangianastri, mentre loro due sono lì presenti, pronti a partire verso la felicità, verso l’amore. Si sono appena incontrati, si piacciono, insieme stanno bene e perché mai non dovrebbero continuare a vedersi? Però c’è questa cassetta che dichiara i loro difetti, e infatti lei se ne va quasi in lacrime, lui non tenta di fermarla, poi la rincorre, la raggiunge nel corridoio, si guardano e si dicono che certo, prima o poi arriverà la fine, ma che comunque c’è un tempo per amare. Poi, quando giungeranno i difetti, si vedrà.

Ieri mattina una persona è entrata in libreria e mi ha salutato. Questa persona, tanto tempo fa, non dico che mi ha cambiato la vita, ma quasi. E io, così, su due piedi, non l’ho riconosciuta. Non perché fosse ingrassata o dimagrita, non perché fossi distratto da altri clienti, ma solo perché…perché… Non lo so il perché. Non l’ho riconosciuta, punto. Poi, dopo secondi di smarrimento, l’ho riconosciuta e salutata, ci mancherebbe. Con questa persona sono stato a Venezia due o tre volte. Io e lei ci siamo abbracciati, baciati, ci siamo detti cose, segreti, confidenze, belle parole. Insomma, abbiamo fatto quello che fanno tutti gli innamorati. E un po’, come dicevo, quelle cose mi hanno cambiato la vita, mi hanno costruito. Ecco, sì, mi hanno costruito. E come per quasi tutti gli innamorati anche per noi è arrivato il momento dell'addio. Anzi, non ci siamo neppure detti addio da quanto eravamo nauseati. Lei era una tipa da riviste e io, per lei, ero sempre nervoso. 

Allora ieri, quando lei se n’è uscita dal negozio, d’istinto (un istinto davvero strano) ho guardato subito certi libri che stavano su certi scaffali. Ho pensato che non solo non riconosco più una ragazza con la quale sono stato molto felice ma non riconosco neppure più alcuni libri. Da lontano, lì in negozio, mi sono messo a fissare una raccolta di racconti di Raymond Carver pensando che Carver anni fa mi ha letteralmente cambiato la vita ma che adesso non riuscirei più a leggerlo. Quando i clienti mi chiedono un consiglio, una buona lettura, Carver non mi passa neppure per la mente. E se mi passa per la mente provo, ancora d’istinto, una specie di rifiuto. E dire che se sono qui a scrivere è perché ho conosciuto lui. Se sono sopravvissuto e sopravvivrò a brutti avvenimenti è grazie a lui, ai suoi racconti, ai personaggi dei suoi racconti. Ho guardato anche altri scrittori che stavano sulle mensole della libreria: scrittori che ho lasciato da tempo, nonostante mi abbiano insegnato come si vive e come si dovrebbe morire. C'è stato uno strappo e una fine anche con loro. 

Mi sono venuti in mente i due amanti del film, due persone che incominciano ascoltando i motivi che li porteranno all'addio e che nonostante tutto tentano, ci provano, negano l’evidenza, vivono consapevoli della fine. Chissà, mi chiedo, perché lo fanno. Chissà, più che altro, perché lo facciamo.

7 commenti:

  1. Risposta romantica: forse perchè l'amare fa meno paura del non amare.

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  2. Comunque mi sa che devi ripassare il film ;^)

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  3. la pausa di riflessione ti ha fatto veramente bene, ultimamente infili un post spettacolare dopo l'altro!
    complimenti.
    Nicola

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  4. Il film non l'ho visto proprio a causa del suo titolo maldestro, poi mi sono resa conto che era di Michel Gondry e mi sono mangiata le mani.
    Io ho sempre pensato che i finali delle nostre relazioni, delle nostre amicizie, delle nostre storie umane in rapporto con altri umani, sono già a nostra disposizione fin dall'inizio.
    Possiamo già vedere molto di quello che sarà e molto anche del modo in cui andrà a finire nel momento in cui inizia; magari è una cravatta sbagliata la sera del primo appuntamento (posto che le cravatte si usino ancora), magari è una battuta o un'osservazione che ci sembra stonata, fuori posto oppure stupida, magari è un'espressione del viso, qualcosa che ci dà fastidio per un attimo e che poi accantoniamo.
    Credo che se volessimo veramente vedere chi e che cosa abbiamo davanti ne saremmo capaci.
    Ma il desiderio che funzioni, l'emozione, la chimica, la speranza, il sesso e mille altre cose ci distraggono.
    Oppure è solo che vedere queste cose è difficile, più facile e più desiderabile ignorare e sperare. In fondo l'unica cosa che ci consente di vivere è l'ignoranza del futuro.

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  5. (metto tra parentesi che di questo film mi è piaciuta molto questa scena che ho raccontato all'inizio del post, mentre il resto, ad essere sincero, non mi ha entusiasmato più di tanto).

    L'altro giorno parlavo con una amico di quello che hai detto te alla fine del commento: viviamo sperando che accada qualcosa.

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  6. Che bello questo post. E i libri: credo davvero che le storie d'amore finiscano per i libri, per come non ci si capisce su quali e quanti. C'è molto di vero in quel che dici, e l'ho sperimentato pure io. Delle volte mi chiedo come sono arrivata al compromesso di vivere con una persona che legge poco - ancorchè persona assai colta, altrimenti non ci vivrei proprio - ma con la quale non ho la possibilità di sognare leggendo la stessa cosa e discutendone o litigandone. Vorrei un amante per leggere insieme, ecco, vedi un po' come sto messa.
    Un mio grande amore del passato mi disse un giorno che le cose fra noi erano andate male per colpa della musica: perchè io sono fissata con certi tipi, e certi anni, e lui non vuole nemmeno provare ad ascoltare. Forse iin quel caso non fu vero, ma per i libri, sì, per quello una storia può e spesso deve finire.
    Il film, adesso voglio vederlo! Grazie, e perdona lo sfogo.

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  7. Anche io la penso come thepellons: per i libri che abbiamo letto da soli negli anni, per i libri che non abbiamo condiviso, si è aperto un fossato tra me e mio marito, e da fossato diventerà baratro. Lo so, perché di donne che leggono i libri che ama mio marito ce n'è tante e vedo che lui le sa riconoscere e incomincia a cercarle.
    Probabilmente ci saranno anche uomini che leggono i libri che tengo io sul comodino, chissà!

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)