martedì 22 gennaio 2013

Il cielo basso


del Disagiato

A Óbidos, in Portogallo, ci sono andato a ottobre, partendo da Nazarè, con il suo mare ancora negli occhi, in pullman. Un amico mi aveva detto: “Vacci, a Óbidos, vedrai che ti piacerà”. E allora io ci sono andato, prima di proseguire per Lisbona (due orette di viaggio) e anche prima di addentrarmi nell’Alentejo per raggiungere Evora. Il centro storico di Óbidos è circondato da mura merlate, è piccolo come può essere piccolo un quartiere fatto di strette strade acciottolate e sconnesse, e in cima a una collina ha pure un castello che venne costruito nel XIII secolo. In quel posto ci stavano i romani, una volta, e poi anche gli arabi e poi ci hanno vissuto re e regine. Oggi ci vivono pochi turisti e pochi autoctoni. Ogni tanto, lungo quelle stradine strette, passano i cavalli, e allora i turisti si scansano, si guardano e ridono. “Ma cosa ci fanno dei cavalli in questo posto?”, si chiedono. Le case ai lati delle stesse stradine sono basse e bianche e quando c’è il sole gli occhi diventano delle fessure, per ripararsi dai riverberi e non lacrimare. A Óbidos, sempre nel suo centro storico, appena sotto il castello, c’è anche una piccola chiesa che una volta era un tempio visigoto che poi è diventato una moschea che poi, appunto, è diventata una chiesa. Bellissima, dovreste vederla. Dentro questa chiesa ci sono alcuni dipinti di una famosa pittrice del XVII secolo che si chiamava Josefa: Josefa de Óbidos. Un cartello appeso fuori dalla chiesa (ma anche la guida turistica che ho portato con me) fa notare che a quei tempi erano poche le pittrici famose, poiché le donne, allora, avevano poco spazio “nel mondo dell’arte”. Suo padre era un pittore affermato e più che altro era ricco e rispettato. E forse è per questo che anche lei ha avuto un po’ di spazio "nel mondo dell’arte", mi sono detto davanti a un quadro di Josefa.

Insomma, Óbidos è un bel posto. Andateci, se vi capita. Nulla di eccezionale, sia chiaro, però, ecco, un salto lo farei. Però solo se avete tempo. Il centro storico è carino e anche le strade acciottolate e la chiesa e il castello, però se avete progetti più sostanziosi non fatelo, tirate dritto. Fatelo solo se avete tanto tempo da perdere, come l’avevo io. Ero in Portogallo, avevo qualche soldo in tasca, tempo a disposizione e allora sono andato a Óbidos. Però, ripeto, il posto non è nulla di straordinario: ci sono case, strade labirintiche e un castello. Come in mille altri posti. Andate nella bellissima Lisbona, andate a sud, immergete il vostro corpo nell'oceano, fate quello che vi pare, se non avete tempo e voglia. Vi capisco. La vita dura poco, quindi perché mai sprecare ore e giorni per cose così? Perché mai soffermarsi sui dettagli, su ciò che è marginale?


Sono domande che mi stavo facendo prima di arrivare dentro il castello, in cima alla collina. Già, perché, come vi dicevo, c’è anche il castello. E anche il castello, vi avverto, non è niente di speciale. Non voglio fare classifiche, ma molto probabilmente il castello della mia città, Brescia, è più bello. Molto probabilmente, sia chiaro. Però ormai avevo preso un pullman, speso soldi e tempo e quindi perché non dare uno sguardo anche al castello? Così sono entrato, ho toccato le pareti vecchie di secoli e poi, con un po’ di equilibrio, ho camminato lungo le mura. 

E mi sono fermato, poi. E da lì ho visto la campagna infinita intorno a Óbidos. E da lì ho visto soprattutto una cosa che non avevo mai visto prima: il cielo basso. Magari voi lo conoscevate già, ma io ho scoperto il cielo basso. Lì, su quel muro, mi sembrava di toccare il cielo, un po’ perché io ero in alto e un po’ perché era lui ad essere basso. Secondo me era lui ad essere basso, bassissimo. Con il mio telefonino ho fatto anche una fotografia. Che non rende, lo so. Non sono mai stato capace di fare fotografie.




E in quel momento ho pensato che Óbidos è bella non tanto perché è bella ma perché permette di vedere ciò che è bello: la campagna intorno, le strade in fondo, il cielo basso che sembrava di poterlo toccare con il cuore che stava nel mio petto. E chissà quanti posti al mondo sono così e cioè belli non perché sono belli ma perché fanno da sentiero, da scala, da cannocchiale. Se potete, andateci a Óbidos. Sono belle le strade acciotolate, la chiesa, il castello, i cavalli e anche, dimenticavo, i fiori colorati alle finestre delle case bianche. Però, se volete venire solo per chiese e strade, allora andate direttamente a Lisbona, tirate dritto. Non fermatevi. A Óbidos veniteci per vedere soprattutto quello che non sta dentro, addosso, a Óbidos. Il cielo basso, ad esempio.

7 commenti:

  1. "E chissà quanti posti al mondo sono così e cioè belli non perché sono belli ma perché fanno da sentiero, da scala, da cannocchiale." Bellissima .

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  2. si dovrebbero conoscere le persone per lo stesso motivo per cui si va a Obidos...
    seguo questo blog e leggo tutti i commenti, proprio per questo.
    un blog non è un semplice diario, che può benissimo starsene chiuso in un cassetto, è un ambiente, come un vivaio che il blogger coltiva, o una voliera...dipende dal blogger farci volare, o piantarci con le radici a terra.
    stavolta abbiamo volato, magari un po' bassi...
    mi associo al bentornato generale

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  3. bello quello che dice bute
    e cosa per niente facile e scontata

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  4. io ci sono stata ad Obidos, in un'altra vita, e ciò che mi ricordo sono proprio solo i colori dei fiori sulle mura bianche. giovane, stordita e priva di uno sguardo che abbracciasse l'orizzonte.
    ho sentito la vostra mancanza, bentornati.

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. A Obidos ci sono soprattutto delle piccole botti di legno dipinte piene di crema buonissima. O mi confondo?

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)