mercoledì 30 novembre 2011

Siamo in guerra?

del Disagiato

In  questi giorni sto leggendo il libro Siamo in guerra di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Il primo sapete tutti chi è, il secondo, se non lo sapete, è “presidente e socio fondatore di Casaleggio Associati, società di consulenza di strategie di Rete che cura il blog www.beppegrillo.it”. I due autori, se si può riassumere, scrivono che internet ha permesso alle masse di avvicinarsi alla politica e ai politici, che la rete ha sfondato le barriere, che i blog fanno più giornalismo dei giornalisti, che i lettori delle pagine web stabiliscono la reputazione di chi prende le decisioni e, insomma, in queste pagine si celebra il declino di una certa politica isolata e viziata. Invece con internet tutti possiamo controllare e partecipare e rimproverare e giudicare. Ma non solo la politica, dicono Grillo e Casaleggio, deve essere in mano ai cittadini, ma anche la rete stessa, anche l’informazione, anche i palinsesti.

A pagina 95: “Oltre alle informazioni gli utenti stanno creando anche i palinsesti, la priorità data alle notizie dalle testate giornalistiche e televisive che condiziona il lettore. L’importanza delle notizie in Internet è attribuita dagli user-driven media, in cui la scelta, il peso e il tempo di visualizzazione delle notizie sono decisi dai lettori. I siti statunitensi Digg, Delicious, Reddit e l’italiano Tze Tze pubblicano le notizie in funzione della loro popolarità. Si vota pro o contro un'informazione...”.  E tutto questo è davvero bello e tutto questo è davvero democratico, dicono loro.

Ecco, io sono un blogger molto ma molto pigro, curo il mio orticello perdendo di vista quello che sta un po’ più in là, spendo molta della mia già scarsa energia in poltrona, leggendo libri sulla cucina marocchina o guardando film coreani o svedesi (che belli che sono i film coreani e svedesi) e intanto nel mondo e in rete, che poi per me sono diventati più o meno la stessa cosa, succedono cose che io scopro tardi e con enorme sorpresa. Che io non conosca i siti statunitensi citati da Beppe Grillo ci sta, ma che io non conosca il sito Tze Tze che pubblica le notizie in funzione della loro popolarità, no, ecco, questo mi ha fatto innervosire. Allora ieri sono subito andato a scrivere su Google “Tze Tze” e dopo un paio di mosse sullo schermo è comparso questo:

Ho detto ad alta voce. “Ah”. Come a dire: “ma tu pensa”. Cioè la prima cosa che vedo su un sito che mi è stato indicato da Grillo come un sito all’avanguardia, come un posto dove non sono i giornalisti prezzolati a manovrare i fili dei burattini ma i lettori (noi tutti), è Beppe Grillo. Insomma, Beppe Grillo mi dice che esistono siti liberi e poi, guarda caso, lì si parla di Beppe Grillo. Quindi ho pensato che Beppe Grillo e Casaleggio mi stessero prendendo per il culo. Ma non solo. Ieri, nonostante non avessi ancora finito il libro, ho cominciato a mettere intimamente in discussione quello che i due autori mettono sul tavolo con molta insistenza e cioè che l’informazione deve essere fatta dai cittadini, che i politici sono dipendenti al servizio dei cittadini, che le decisioni devono venire dal basso e non dall’alto, che la rete non vuole intermediari, che la rete è partecipazione e poi tante altre cose che in questi anni abbiamo sentito dalla bocca di Grillo e del suo popolo.

Ma noi chi siamo? Il popolo della rete è davvero un popolo in grado di decidere cos’è davvero importante sapere o non sapere? Posso fidarmi? È giusto che non ci siano intermediari? Tutte domande, queste, alle quali non so dare una risposta. Anzi, una risposta, che risponde a tutte queste domande, ce l’ho, ma è una risposta data con la pancia e non con la testa: io del popolo della rete non mi fido. Altrimenti dovrei fidarmi anche del popolo che di mattino legge i giornali di Berlusconi e dovrei fidarmi anche di quelli che reputano cosa assai curiosa la cellulite delle veline. A meno che non mi fidi di una parte del popolo della rete (e allora cos'è cambiato se non mi fido di tutti?). Però, ripeto, è una risposta dettata da antipatie molto personali. E poi tutto è nato dal fatto che Beppe Grillo mi ha detto: “Guarda, ci sono siti liberi e democratici, infatti si parla di me”. E questa cosa, guardate, mi ha offeso.

Siamo in guerra? No, per me no.

6 commenti:

  1. Forse ti è anche sfuggita l'ultima riga della home page di Tze Tze: quella che inizia con: Credits: Casaleggio Associati.

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  2. Per una volta l'avv. è stato più conciso di quanto scriverò.

    [xmau:~] whois tzetze.it

    Domain: tzetze.it
    Status: ACTIVE
    Created: 2010-01-13 14:04:43
    Last Update: 2011-01-29 00:04:17
    Expire Date: 2012-01-13

    Registrant
    Name: Casaleggio Associati srl

    [ecc. ecc.]
    Insomma, scegli tu se chiamarlo sinergia o product placement.

    (poi sai, anch'io ormai sono abbastanza fuori dal mondo, ma avrei scommesso cento euro contro dieci al riguardo :-) )

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  3. Il mio commento davanti a queste cose, sia pure banale, scontato e consumato, sia pure un commento semplicistico, sintetico e volgare: che schifo.

    Lo sporco opportunismo, travestito da nobile cavaliere della libertà tenta di vendersi come acqua pura di fonte.
    Di nuovo: che schifo.

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  4. m.fisk
    ecco, lo vedi che io sono un blogger distratto oltre che pigro. Grazie.

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  5. Però vedi che l'informazione in rete funziona? Tipo questo post :^)

    Certo io preferisco il "popolo della rete" al "popolo della TV".

    E di Grillo non mi fa impazzire proprio tutto quello che dice.

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  6. Ma io non parlo della rete, ma di chi sta in rete.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)