martedì 15 novembre 2011

Non hanno la pretesa di essere recensioni?

del Disagiato

Da domenica il Corriere della Sera ha un nuovo supplemento culturale: su carta si chiama La lettura, online invece Il Club della Lettura.
Abbiamo pensato al Club della Lettura – che parte oggi in contemporanea al nuovo supplemento culturale del Corriere della Sera – come a un luogo dove le idee dei giornalisti circolano insieme a quelle dei lettori e degli autori. Un social network esclusivo dove scambiare opinioni, informazioni e – forti delle tradizioni e dell’autorevolezza del nostro passato – provare a costruire insieme la cultura di domani. Saremo una community che coltiva insieme la passione per la letteratura, i nuovi linguaggi, l’arte, la fotografia, le mostre, la graphic novel.
Siccome mi sono perso la versione cartacea del supplemento, ho buttato un occhio al Club della Lettura e soprattutto alle recensioni di Antonio D’Orrico. Le recensioni, senza farla lunga, le trovo bruttine per l’assenza di un’analisi, anche superficiale, del testo. Faccio un esempio. D’Orrico ha già letto tutto l'ultimo romanzo di Stephen King (ne sentivamo proprio il bisogno della recensione di un libro di S.K?), che è arrivato in libreria la settimana scorsa e che ha più di 700 pagine. 

Anch'io ho dato un’altra possibilità a King, visto che in questi ultimi sei anni i suoi romanzi sembra li abbia scritti non lui. Ora sono a pagina 223 e devo dire, come afferma lo stesso D’Orrico, che lo scrittore sembra tornato in forma dopo un apparente "game over". Da cosa capisco che Stephen King è tornato in forma? Perché, guardando il testo, prima dicevo che non era in forma? Il libro 22/11/63 di cosa parla e come ne parla? Ecco, ammetto che i romanzi di Stephen King sono spesso buone sceneggiature più che buoni testi letterari però qualche parola in più (e magari non sulle questioni familiari dello scrittore, che sono importanti ma non sempre) il recensore poteva spenderla. Insomma, provate a leggere la recensione (anche le altre, per me, sono della stessa pasta) di D’Orrico e datemi, per favore, un parere. Vi sembrano buone recensioni? Non hanno la pretesa di essere recensioni? Da cosa capite che Stephen King ha scritto "il più divino dei suoi romanzi"? Cosa vi ha spinti a dire: "lo compro"?

Qualcuno sa dirmi se l’inserto cartaceo presenta recensioni più lunghe e dettagliate? Io aspetto domenica prossima, intanto, e poi, magari, vi faccio sapere qualcosa.

16 commenti:

  1. Più che una recensione, sembra Eva Tremila.

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  2. Io trovo che Stephen King abbia scritto alcune delle cose più grandi del XX secolo (anche se riconosco che l'inglese è altra cosa e che in Italia è stato tradotto parecchio male).
    Questa non è una recensione, è una specie di commento stile anobii, secondo me.

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  3. Domenica scorsa l'edicola ove acquisto i giornali non aveva La lettura e, alle mie rimostranze, l'edicolante mi ha detto che non era colpa sua ma della distribuzione che porta i supplementi due quotidiani in una linea separata che di solito non lavora la domenica. Sicché ho perso Le lettura, meno male.
    Giudizio personale: non leggo da anni d'Orrico per paura che mi rovini autori e scoperte (manca poco mi disaffeziono a P. Roth per colpa sua, e sia mai).
    In compenso domenica ho letto Baricco e trovo - di nuovo giudizio personale - che anch'egli non abbia scritto una recensione, ma un semplice post, soltanto il suo è superpagato.

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  4. Se ti vedo domani te lo porto io il cartaceo :-)

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  5. la recensione di D'orrico non e' una recensione, sono banalita' buttate li', senza che si prenda la briga di spiegare il perche' delle sue affermazioni. Il miglior romanzo di King da tanto tempo. Perche'? Perche' lo dice lui.

    Sempre meglio d'orrico comunque rispetto a quelli che non leggendo i libri si permettono comunque di commentarli, anche da un punto di vista linguistico...

    Per il resto concordo con povna: King in inglese e' mozzafiato. Le vecchie traduzioni italiane erano penose, sono contento che abbia un nuovo traduttore.

    (Commento a latere su chi ciancia di come scrive King, leggendolo solo in italiano: non si puo' sapere come scrive King, se lo si legge solo in italiano. Si sapra', al massimo, come lo traduce X o Y...beata ignoranza...)

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  6. non so cosa ci si aspetti da una recensione. io in linea di massima mi aspetto che mi si dica intanto cosa si narra nel libro. qualcosa della storia, cosa se ne è capito, cosa è tornato indietro, se la scrittura ha catturato, annoiato, se è ripetitiva o prolissa o banale. un commento, insomma, si chiede mica tanto, alla fin fine. dopodichè capita che io mi fidi al buio del giudizio di qualcuno. se questo qualcuno mi dice che un libro è bello in genere corro a comprarlo. non è il caso di D'Orrico.
    purtroppamente non sono in grado di leggere King in inglese, perciò evidentemente di lui non ho letto nulla...
    p.s. Disagià, come va il Murakami da te? qualcuno di cui ti fidi l'ha letto? che se ne
    dice? (anche lui, non je la fo a leggerlo in giapponese, sò impreparata su una decina di ideogrammi, che peccato...)

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  7. Pensa quelli che leggono la Bibbia tradotta, per dire.

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  8. Beh, a parte il fatto che per la traduzione della bibbia c'è stata appena appena un po' più di cura che per tutte le traduzioni di King a parte le ultime, non mi risulta che normalmente se ne parli come di un libro ingiustamente sopravvalutato... (mentre la relegazione di King in 'paraletteratura', di genere, o comunque di serie B è fenomeno tutto e solo italiano)

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  9. "per la traduzione della bibbia c'è stata appena appena un po' più di cura"

    Non ne sicurissimo, 'povna.

    "non mi risulta che normalmente se ne parli come di un libro ingiustamente sopravvalutato"

    Anche su questo consentimi di avere dei dubbi.

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  10. Si tratta di una cosa che ho studiato, i dubbi quando si parla di filologia biblica sono lezione di metodo, ma - appunto perché ho scritto e pubblicato tanto sull'una, quanto sull'altro, consenti anche tu a me di dare per acquisito che la non conoscenza di King in Italia non sia paragonabile a quella (eventuale) del grande repertorio di miti.

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  11. Torno solo per puntualizzare l'ovvio, che ovvio ad alcuni non e' parso. Non ho detto che non bisogna leggere in traduzione, ci mancherebbe altro. Ho detto che leggendo in traduzione non si puo' dare un giudizio su come scriva l'autore. Al massimo si puo' dire un giudizio sulla scorrevolezza della traduzione.

    Per dire: ho appena letto Murakami in traduzione inglese, e l'ho trovato il libro piu' debole di Murakami. Ne ho parlato diffusamente sul mio blog, se qualcuno e' interessato. Ma non mi sono sognato di parlare delle scelte linguistiche di Murakami, perche' non avrebbe senso.

    Sono stato piu' chiaro?

    Saluti

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  12. @Demonio Pellegrino:

    Sì, sei stato più chiaro. Ti sei espresso in italiano.

    (Scusa, non ho resistito.)

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  13. a 'povna
    Sono d'accordissimo con te sul fatto che Stephen King sia un gran narratore. Ripenso a "Misery", al bellissimo "Il miglio verde" e ai racconti di "Stagioni diverse" e ripenso anche ai meriti cinematografici di queste e altre sue opere. Sul fatto che venga considerata paraletteratura, come dici tu, sono dell'opinione che un po' la colpa sia anche dell'assenza di una forte critica e opposizione nei suoi romanzi e colpa anche della sua prosa sempre (sempre) piacevole per gli stessi motivi. A un certo punto la sua prosa e i tempi della sua prosa (tempi dettati dalla punteggiutura e dal ritmo narrativo) mi sono sembrati prevedibili, facili da anticipare. Non so come dire, ma adesso riesco a vedere i meccanismi dei suoi romanzi o i fili che muovono i personaggi. È solo una mia impressione, ma King, poi, mi sembra sempre molto corretto, poco caustico, soprattutto se paragonato ad altri scrittori statunitensi. Il mio, ovviamente, è il punto di vista di un cittadino italiano e non americano. Detto questo, posso dire che King è stato un grande amico che poi, come capita con la maggior parte degli scrittori che mi piacciono, ho perso di vista.

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  14. Luca Massaro
    Penso che tutti siamo pagati per fare qualcosa di faticoso (no, io e lo Scorfano non siamo pagati) o superpagati, però, insomma, una recensione decente, e pagata, potrebbe dare un pizzico di più rispetto a quello che ho letto sul Corriere. Questo lo dico perché sarebbe bello e utile leggere un inserto di letteratura scritto da persone competenti e brave (anche lo spazio lasciato ai lettori serve, ci mancherebbe). Mi sembra che in questi ultimi anni si parli più dello strumento di lettura(libro o ebook?) che della lettura (detto banalmente, il contenuto di un libro, l'argomento, la qualità e via dicendo). Poi è anche vero che questo è un inserto e non una rivista specializzata ed è anche vero che ancora non ho letto "La lettura". Per questo motivo chiedevo un parere a voi.

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  15. Stefania
    Sì, anch'io da una recensione mi aspetto quello che dici tu. E più che altro mi aspetto che il recensore abbia rispetto per il suo lettore: se afferma che un libro è divino, mi aspetto una giustificazione, come minimo. Poi, è giusto dirlo, una recensione su un inserto può essere più o meno specializzata o tecnica, più o meno estesa, più o meno superficiale.

    Murakami da me sta vendendo pochissimo. Ma tieni conto che la mia libreria (che sta davanti a un supermercato, all'interno di un centro commerciale) conosce congiunture e logiche assai diverse da altre librerie. Questo per dire che noi vendiamo tantissimi libri di Stilton. Ma davvero tanti, ogni giorno, ogni mese, tutti gli anni. Abbimo esaurito in due soli giorni le trenta copie dell'autobiografia di Ibrahimovic.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)