lunedì 21 novembre 2011

I genitori

del Disagiato

Tutti i bambini sono speciali. Me lo dicono le mamme e i papà che entrano in libreria e che cercano per il figlio piccolo un libro sugli animali o sulle automobili o sullo sport o sull’astronomia o sui pesci. “Ma un libro non proprio per bambini”, mi dicono, “perché lui è già avanti rispetto alla sua età”. Se il bambino a cui si vuole fare un regalino ha sette anni, bisogna mostrargli un libro per bambini di dieci o undici anni. E allora, pressato dall’orgoglio smisurato del genitore, io mostro un libro destinato ai bambini di dieci o undici anni. “Beh, adesso non esageriamo”, mi dice la mamma (o il papà, ma di più la mamma). “Questo libro magari il Marco non me lo legge”. Allora mostro un libro che può benissimo essere letto da un bambino di nove anni. “Mmmm, non so. Forse anche questo è troppo”, dice la mamma. E allora finisce che alla mamma o al papà che ha un figlio di sette anni, mostro un libro che può essere letto da un bambino di sette anni. “Ecco, questo va benissimo. Grazie davvero”, mi dicono.

Insomma, a sentir loro, le mamme hanno figli che dimostrano qualche anno in più della loro età, bambini di sei anni che dimostrano dieci anni. Ma poi, ripeto, la mamma esce dal negozio con un libro su misura. Niente di più, niente di meno. 

I genitori che hanno figli di tredici, quattordici o quindici anni si lamentano. “Vorrei regalare un libro a mio figlio, ma non so…”. Allora io faccio vedere qualche titolo e loro scuotono la testa, rimangono in silenzio, guardano il soffitto, mi dicono “no, questo è troppo lungo”, “no, questo è troppo corto”, “questo potrebbe andare bene ma”, “la trama mi piace e forse potrebbe piacere anche a lui” e via di questo passo. Poi io mi allontano, mamma e papà si consultano, litigano silenziosamente, si tengono il muso, si riavvicinano, decidono per un romanzo che io a loro non ho mai mostrato, pagano, mi dicono “speriamo in bene” e infine escono spingendo un carrello della spesa o reggendo borse e pacchetti. E io li guardo allontanarsi, fino a quando non li perdo di vista, tra le altre persone con borse e pacchetti.

I genitori che hanno figli di vent’anni, o più, mi chiedono un titolo, io lo prendo, loro guardano il volume e poi mi dicono: “Sì, sì, è proprio questo che cercavo”. Poi pagano ed escono. Sono clienti un po’ stanchi ma senza dubbi. Sanno quello che vogliono, hanno capito l’andazzo delle cose, la via che stanno percorrendo. Soddisfatti o meno, non hanno a che fare con il mistero. O almeno a me sembra. Il figlio legge libri gialli, punto. Il figlio legge libri classici o fantasy o storici. Le cose stanno proprio così.

I genitori che hanno figli adulti entrano in libreria e guardano i genitori che non hanno figli adulti. Li guardano e a volte li fissano. Non parlano. Hanno la faccia un po’ triste.

15 commenti:

  1. L'ho letto una prima volta ma non avevo ben capito dove volessi andare a parare.
    L'ho riletto e mi hai convinto.
    Questa evoluzione nel rapporto genitori-figli, dalle aspettative dell'infanzia ai mille dubbi dell'adolescenza, dai piccoli traguardi dei vent’anni all’estraneità dell’età adulta, mi sembra azzeccata (per quanto ne possa capire un genitore solo al primo stadio di evoluzione come il sottoscritto), e l’hai raccontata da una bella angolazione. Complimenti.
    aaqui

    RispondiElimina
  2. Si passa da "Mio figlio può diventare qualsiasi cosa, ha tutta la vita davanti, sta scoprendo il mondo" a "Mio figlio non vuole fare altro che questo. Mio figlio è questo e non altro".

    E va be', se ne faranno una ragione.

    RispondiElimina
  3. Vorrei spezzare una lancia in favore dei genitori di bambini al di sotto dei 10 anni (più o meno). (Cioè a mio favore.)
    I bambini hanno gusti difficili da capire. Sono estremamente curiosi e quindi possono ritrovarsi ad amare libri per grandi o libri orribili che un adulto non si sognerebbe mai di acquistare. Le preferenze seguono un percorso assolutamente casuale, ma ovviamente i genitori sognano futuri radiosi per i propri figli (Lacomizietta vincerà sicuramente qualche premio Nobel, ma non sappiamo in quale materia.) e quindi cercheranno di spingere l'asticella un poco più avanti. Poi però, una volta davanti al bancone, rimangono indecisi e non hanno soldi da buttare. Partono con entusiasmo con saggi di teologia bizantina e tornano indietro a prendere il libro per i 7 anni. Personalmente, poi, non trovo l'editoria per bambini particolarmente entusiasmante. C'è molta offerta, ma anche molta fuffa. Questo non fa che accrescere l'indecisione del genitore.

    Poi i bambini focalizzano i loro interessi e i genitori sono più sicuri negli acquisti. Poi i figli vanno via di casa e/o non parlano più con i genitori e questi non hanno più nessun elemento per sapere cosa acquistare. E guardano i genitori di bambini con una faccia un po' così.
    ilcomizietto

    RispondiElimina
  4. Bello il post :-)
    (Poi ci sono anche i genitori che hanno diversi figli e pensano che un libro se non va bene per uno prima o poi andrà bene per un altro. E così scelgono un libro che piace a loro - a loro stessi genitori - e non ci pensano più)

    RispondiElimina
  5. Mia figlia è speciale davvero, ha un papà blogger.

    RispondiElimina
  6. è proprio così, noi genitori di figli adulti li guardiamo con un po' di tristezza i genitori di figli piccoli e caciaroni. è la nostalgia canaglia. epperò zomperei di pari passo il periodo 15-18. che fatica. direi che no, non li invidio i genitori di figli adolescenti...
    disagià, che bel post.

    RispondiElimina
  7. aaqui
    Siccome non sono genitore e siccome in libreria esistono sempre certe distanze che non restituiscono obiettività non so dire con precisione a cosa sia dovuta quella faccia un po' triste. Secondo me per una sorta di nostalgia o per colpa di certi pensieri che ritornano.

    RispondiElimina
  8. Mr. Tambourine e LGO e pure Stefania
    io ringrazio per l'apprezzamento ;)

    RispondiElimina
  9. ilcomizietto
    Penso che le tue ultime tre righe spieghino benissimo il post o le impressioni (facciamo le suggestioni, che è meglio) che mi hanno spinto a scriverlo. Voglio dire che l'hai spiegato anche a me, che l'ho scritto.

    RispondiElimina
  10. plus1gmt
    Qundi quello speciale saresti tu. È questo che vorresti dire? ;)

    RispondiElimina
  11. I tuoi figli non sono figli tuoi, / sono i figli e le figlie della vita stessa. / Tu li metti al mondo, / ma non li crei. / Sono vicino a te, / ma non sono cosa tua. / Puoi dar loro tutto il tuo amore, / ma non le tue idee. / Tu puoi dare dimora al loro corpo, / ma non alla loro anima, / perché la loro anima abita / nella casa dell’avvenire / dove a te non è dato entrare / neppure con il sogno. / Puoi cercare di somigliare a loro, / ma non volere che essi assomiglino a te, / perché la loro vita non ritorna / indietro e non si ferma a ieri. / Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani. (Kahlil Gibran)

    Mi sembra che Gibran abbia detto (quasi) tutto su quello che dovrebbe essere il rapporto genitori-figli... o no? ;-)

    RispondiElimina
  12. Sì, le trovo parole bellissime... Grazie.

    RispondiElimina
  13. Questa estate in un mercatino di libri (nuovi) all'aperto è arrivato un bambino. Avrà avuto 8 o 9 anni. È andato dritto dalla commessa e ha chiesto se non c'erano libri per bambini della sua età.
    Lei, compiaciuta, lo ha accompagnato nella zona dei libri per bimbi e lo ha lasciato solo.
    Lui ha sfogliato diversi libri. Sarà rimasto lì un dieci quindici minuti.
    Poi ha preso un libro, si è diretto verso la commessa, ha chiesto quant'era e ha pagato.
    E se n'è andato via contento con il libro sotto il braccio.
    Mentre sfogliavo i miei libri avevo seguito il tutto con discrezione e quando il bambino è andato via anche io mi sono sentito un po' più contento.

    RispondiElimina
  14. Vero, capita anche questo. Scrissi una storia simile alla tua a marzo.

    http://sempreunpoadisagio.blogspot.com/2011/03/in-fila.html

    RispondiElimina

(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)