mercoledì 16 novembre 2011

Alessandra

del Disagiato

Ieri con una mia collega non mi sono comportato bene e non dico che abbiamo litigato, non si tratta di questo, ma abbiamo discusso tenendo molte questioni in sospeso per mancanza di pazienza o forse complicità. Siccome una collega a giorni lascerà definitivamente il negozio e siccome con il Natale là in fondo, all’orizzonte, il traffico di clienti e l’arrivo di libri e altri articoli aumenterà, il titolare ha deciso di assumere per questi mesi una ragazza che si chiama Sara. Sara era una nostra cliente e questo per dire che già conosce la libreria, i reparti, le case editrici, l’atmosfera, il traffico insalubre del centro commerciale e noi. L’aver già frequentato la nostra libreria è assai diverso dall’averci lavorato, però, diciamo, aiuta. Infatti Sara più o meno sa dove sistemare i libri, più o meno sa dove trovarli e più o meno sa quale condotta avere con il cliente. Più o meno, appunto. Sara spesso sbaglia a sistemare i libri, spesso non trova i libri e spesso non sa cosa rispondere al cliente che chiede un libro sul cane lupo o sul tiro al piattello. Normale? Normalissimo. Se non avete mai venduto e sistemato libri, non potete sapere subito come si fa a vendere e a sistemare libri. Dovete imparare il mestiere, insomma.

La mia collega Alessandra ieri ha scoperto che Sara ha messo i fumetti di Asterix dove ci sono i libri per l'infanzia invece che nel reparto Fumetti e saputo questo si è arrabbiata tantissimo. Ha fatto il gesto del pugno, è diventata rossa in faccia e ha detto: “Ieri le ho spiegato dove devono essere messi i fumetti e invece niente, guarda cosa ha fatto”. Io all’inizio ho sorriso e poi, vedendo la faccia sempre più rossa dalla rabbia, le ho detto di stare calma, che non è successo niente di grave. “Non arrabbiarti. Lo sai che sta imparando”, le ho detto per riportare un po’ di lucidità. “Lo so che sta imparando, ma se io le spiego che i fumetti devono andare in un posto lei li deve mettere in quel posto. Appena arriva in negozio, mi sente”, ha detto ancora Alessandra.

A quel “appena arriva in negozio, mi sente”, detto con tono da maestrina, io ho riprovato a spiegarle che Sara è nuova, che Sara ha bisogno di tempo per imparare, che tutti quanti abbiamo bisogno di pazienza (anche tra di noi e non solo verso Sara) e che Sara, ho detto alla fine, “se sbaglia, non lo fa per farti arrabbiare”. “Invece”, ha ribattuto Alessandra, "secondo me lo fa apposta per farmi arrabbiare”. Ecco, secondo Alessandra Sara lo fa apposta per farla arrabbiare. Ce l’ha con lei. “Ma ti sembra possibile che Sara lo faccia apposta per farti arrabbiare?”, ho detto. E poi ho aggiunto: “Questa cosa che Sara lo fa apposta per farti arrabbiare è una tua proiezione”. 

E detto questo Alessandra mi ha fissato come per dire “come ti permetti di dirmi questa cosa?”, “cosa ne sai di come mi sento io?”. Ecco, mi ha guardato così e si è un po’ arrabbiata anche con me. E mentre mi guardava così io mi sono sentito un po’ in colpa di aver detto “proiezione”, una parola pescata chissà dove e chissà perché. “Senti Alessandra, volevo solo dire che secondo me spesso sei arrabbiata per motivi tuoi e allora ti arrabbi più del dovuto anche qui”. E quel “spesso sei” mi ha fatto mordere la lingua. Come avessi detto una cosa ancora più grave, come avessi allargato drammaticamente i confini della discussione.

Perché è vero che spesso in negozio siamo amici più che colleghi, perché è vero che dobbiamo capirci e, scusate l’espressione, essere una buona squadra (per lavorare bene, intendo) ed è anche vero che bisogna parlarsi e capirsi, però… Però magari è anche giusto e sano mantenere le distanze ed evitare di dire “proiezioni”, “spesso tu”, “rabbia” e altre parole o espressioni che vanno a toccare l’intimità di noi commessi. Che siamo lì per vendere libri e non per convivere, che siamo lì per trovare le banconote adatte per un affitto o per una rata. Allora io e Alessandra abbiamo continuato a vendere i libri in silenzio, evitando di guardarci per una ventina di minuti ed evitando di muovere altra parola.

E in quei venti minuti ho pensato ai fumetti di Asterix fuori posto e a Sara e ad Alessandra e alla mia collega che tra qualche giorno se ne va perché giustamente non ne può più degli orari del centro commerciale e dei clienti e dell’atmosfera pesante che regna in quel posto. “È una tua proiezione”, ho detto poco prima. Ma come mi è venuto in mente di dire quella parola? Sono forse uno psicanalista o un professore di geometria per tirare in ballo le proiezioni? 

Poi ho preso in mano un paio di libri da sistemare, li ho guardati e ho avuto paura. Paura di sbagliare. Così ho guardato con la coda dell’occhio Alessandra, che, come me, aveva la faccia di chi ha paura.

8 commenti:

  1. Con "proiezione" ti eri già dato la zappa sul un piede. Con il tentar di rimediare al danno hai fatto peggio e ti sei "zappato" anche l'altro piede! :D
    A parte questo, io sono del parere che dirsi le cose in faccia sia il modo migliore per "fare squadra", anche se Alessandra a breve andrà via.
    Sara imparerà e imparerà maggiormente attraverso gli errori. Poi starà a lei evitare di commetterli ancora.
    Intanto che ciò accada - che Sara diventi brava e autonoma - è apprezzabilissimo il tuo sostegno e il fatto che tu l'abbia difesa, nonostante ci sia andato di mezzo.
    Alessandrà sarà un pò frustrata per motivi suoi, ma questo non giustifica la sua poca tolleranza.
    Anche lei, Alessandra, un tempo è stata una principiante, incompetente e impedita ma, come lei, tanti dimenticano quello che erano una volta...prima di migliorare attraverso gli errori.
    Raccontaci poi come va con Sara!

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  2. tutti seduti a scranna? :-)
    spesso ci dimentichiamo gli inizi, l'imparare qualcosa di nuovo..
    magari semplicemente Asterix voleva cambiare reparto e sentirsi UNICO nello scaffale dell'infanzia, ah i pregiudizi! non ti fanno far carriera- stroncato all'esordio!
    per Sara penso che il detto "tempo al tempo" (per lei pochi mesi, mannaggia all'interinale) le sia di buon auspicio. le difficoltà si affrontano, sempre che oltre alla buona volontà, ci sia chi sia disposto a farla crescere. ALCUNE difficoltà si superano e le ALTRE? beh... forse è il caso di cambiare reparto ^___^ LASOLITA76

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  3. E se poi si scopre che Asterix vende meglio se sta tra i libri per l'infanzia, piuttosto che mescolato agli altri fumetti, chi glielo dice ad Alessandra? :-)

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  4. hai fatto benissimo! figurati se sara "l'ha fatto apposta"!!

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  5. Avesse poi messo Vespa nel fantasy, allora capirei...
    Ma adesso che la tua collega preferita va via tu come fai a resistere?..

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  6. Mi tappo il naso (con tutto rispetto per gli assenti) ;)

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  7. Eeh capita a volte che ci arrabbiamo più del dovuto.....poi sai è l'ultima arrivata non ti ascolta per di più tu la "difendi"(hai buttato carne sul fuoco)! Alla fine dietro a questa semplice arrabbiatura x me c'è altro... attenzioni che prima erano rivolte a lei e ora per questioni lavorative vanno rivolte più a questa nuova(non freintendere parlo di amicizia)possono creare un pò di scompiglio, capirà...noi donne siamo sempre un pò egoiste. Un imbocca al lupo alla tua collega che se ne và (anche lei è stata parte integrante del ns.centro comm). Ciao Tizy

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)