venerdì 18 novembre 2011

Al circo

del Disagiato

Il mio amico Alberto fa volontariato, oltre a lavorare e a fare quello che fanno tutti i comuni cittadini. "Seguo ragazzi disabili”, dice lui a chi gli chiede in cosa consiste il suo “fare volontariato”. Seguire ragazzi disabili sta nell’accompagnarli al cinema, in città a fare due passi, a mangiare una pizza o, quando non fa troppo freddo e i genitori sono d’accordo, un gelato. Non sempre è facile, fare tutto questo, perché spesso qualche ragazzo è troppo esuberante, perché qualcuno, a un certo punto e senza alcun motivo, si toglie una scarpa e perchè qualcun altro, come è comprensibile, non ha il temperamento e il sistema nervoso per starsene in una sala cinematografico per due ore. Ma Alberto, che, come si suol dire, è un ragazzo di cuore, ci prova. E queste cose le fa bene, con un pizzico di entusiasmo e gratuitamente. Domenica Alberto e altri volontari hanno accompagnato al circo i ragazzi.

Si sono incontrati tutti quanti, hanno raggiunto il circo in macchina, hanno mostrato i biglietti pagati poco grazie ad un'iniziativa del McDonald’s e poi si sono sistemati tutti in quella porzione degli spalti in cui (e lo sto dicendo male, lo so) si può fare il volontariato. Perché, appunto, mentre animali e domatori si esibivano c’è chi si alzava per andarsene (e Alberto doveva tenerlo fermo), c’era chi si toglieva senza motivo una scarpa, c’era chi urlava alla bella ballerina qualche apprezzamento e c’era chi si distraeva con il cellulare (“ai genitori devo dire che non voglio cellulari”, mi ha detto Alberto seccato, l’altra sera). Insomma, Alberto ha cercato di far divertire questi ragazzi al circo. “E, tutto sommato, ci siamo divertiti”, mi ha detto lui. 

Ora, non dico che Alberto è un eroe, però fa volontariato di domenica. E qualche volta anche di sabato (mi sono unito pure io, un paio di settimane fa). Bello, no? Apprezzabile, non credete? Ecco, solo che mi ha detto Alberto che domenica, dopo aver visto tutti insieme (e non senza difficoltà) tigri, leoni, elefanti, ballerine scosciate e Moira Orfei entrare in scena su un Maggiolone, ecco, dopo tutto questo, Alberto, gli altri volontari e i ragazzi sono usciti dal circo e sono stati insultati da un gruppetto di signori e signore che erano contro i circhi. “No ai circhi!”, “I circhi devono morire!”, “Criminali!”, urlavano questi attivisti (chiamiamoli così, dai) agli spettatori che uscivano dal tendone, di novembre, al freddo, al buio, con la vita che faceva acqua da tutte le parti. E mentre Alberto mi raccontava questa cosa, io ridevo. Ridevo perché sapevo cosa mi stava dicendo: “Io cerco di migliorare l'andazzo delle cose e poi questa gente mi dà del criminale”. Ecco, più o meno mi stava dicendo questo, Alberto. E mi sono immaginato la faccia di uno che fa il suo mestiere e nello stesso momento si becca gli sputi.

“E allora cosa avete fatto”, gli ho chiesto sempre ridendo. E Alberto mi ha risposto che lui e i ragazzi si sono allontanati un poco dal circo, hanno fatto un giro largo, si sono uniti agli attivisti e tutti quanti, a voce altissima, hanno cominciato a urlare “No ai circhi!”, “I circhi devono morire!”, “Criminali!”. “E ci siamo divertiti un casino, non puoi immaginare”, ha concluso Alberto. Io allora ho smesso di ridere e l’ho abbracciato. Forte.

6 commenti:

  1. Ciao! Che meraviglia, dall'inizio alla fine! L'ho letto stamattina e ancora, ripensandoci, questo post mi regala un sorriso di quelli che ti regalano certi film, di quei sorrisi che difficilmente ti lavi via quando esci dal cinema. Ma la parte bella è che questo non è un film! Grazie anche da parte mia ad Alberto, ai suoi amici e al Prof.
    Ohana

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  2. Grande Alberto!

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  3. Forse, ma forse, ce la possiamo ancora fare.
    Grazie Alberto!

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  4. Faccio bene a tenermi qualche post da leggere il sabato e la domenica. Questo mi ha fatto davvero ghignare. Il tuo amico Alberto è geniale.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)