mercoledì 6 marzo 2013

I clienti esigenti

del Disagiato


La responsabile della libreria nella quale lavoro ieri pomeriggio mi ha chiesto se potevo ordinare qualche libro di filosofia. “Ne sai più di me”, mi ha detto e vi confesso che mi ha fatto piacere, come a un bambino fa piacere sentirsi dire “sei stato davvero bravo”. Nei luoghi di lavoro diventiamo tutti un po’ più infantili, non pensate? Il progetto di rimpolpare i pochi scaffali dedicati alla filosofia è stato affidato a me, quindi, non perché io sia un esperto, ma semplicemente perché ne so un po’ di più dei miei colleghi, ai quali, invece, verranno affidati altri settori: c’è chi ne sa un po’ di più di libri per l’infanzia, ad esempio, e chi ne sa un po’ di più di libri di fantascienza. Il libraio bravo dovrebbe sapere tutto, ci mancherebbe, ma trovo ragionevole il fatto che ognuno di noi sia, diciamo così, forte in alcune cose e meno forte, se non proprio ignorante, in altre. Venite da me e provate a chiedermi l’ordine cronologico delle pubblicazioni di George Martin. Ecco, dopo aver balbettato qualcosa d’incomprensibile, chiamerei la mia collega che su Martin, e sulla letteratura di fantascienza in generale, sa tutto. Arriverà il giorno, forse, in cui i librai saranno impeccabili, ma temo che quel giorno sia distantissimo. 


La richiesta della nostra responsabile segue un suo importante e commosso discorso che ci ha fatto qualche giorno fa. Ve lo riassumo, ovviamente. Il discorso faceva così: “Siccome la crisi ci sta facendo morire, dobbiamo curare anche quei settori che fino ad ora abbiamo sottovalutato. L’altro giorno un cliente mi ha chiesto come mai abbiamo così pochi libri della casa editrice Laterza e io gli ho spiegato che se nessun li compra, i libri della Laterza, non possiamo tenerli. Se tenessimo la maggior parte del libri che vengono stampati, saremmo sommersi, come sapete bene anche voi. Però adesso dobbiamo cominciare a curare anche i clienti più esigenti”. Questo è quello che ci ha detto la nostra responsabile, questa è la sua strategia per non far affondare la barca che si sta inabissando lentamente, per colpa della crisi e per colpa delle vendite online. 


Ecco perché ieri mi ha chiesto di ordinare libri di filosofia ed ecco perché oggi chiederà alla mia collega Elena di ordinare libri fantasy “un po’ particolari”: per soddisfare e accontentare anche una minoranza. Di libri ne arrivano tutti i giorni, quindi sarà parecchio difficile concentrarci sulle uscite non recenti o sui volumi per intenditori, però, vi assicuro, ci proveremo. Vogliamo affondare o rimanere a galla? Rimanere a galla. Personalmente voglio continuare a fare il libraio per pagarmi affitto, bollette, cibo e vestiti ma anche perché vendere libri, pensare ai libri e parlare di libri mi sembra un’ottima cosa da fare. La libreria non deve chiudere, allora. Evviva la letteratura e i libri pubblicati dalla casa editrice Laterza, anche se i libri stampati dalla Laterza non se li fila quasi nessuno. Quanti “Carlo Magno. Un padre dell’Europa”, di Alessandro Barbero, uscito nel 2004 per Laterza, venderemo? Forse una o due copie. Forse, però. Magari è la libreria nella quale lavoro - una libreria di un centro commerciale, quasi di fronte ad un negozio Calzedonia - che non attira clientela colta e curiosa, sta di fatto che in questi anni, e parlo solo per esperienza, di volumi su Carlo Magno ne abbiamo venduti pochissimi. Evidentemente perché di clientela colta e curiosa non ce n’è tanta, oppure perché acquista comodamente da casa o magari perché questa clientela colta e curiosa non viene da noi (in un centro commerciale, vicino a Calzedonia) ma va da un’altra parte. 

Dobbiamo curare i settori che fino ad ora abbiamo sottovalutato, ha detto la mia responsabile, con gli occhi rossi, in preda all'agitazione  comprensibile, di chi sa che presto perderà il lavoro. E io penso che la mia responsabile abbia ragione e che la sua ricetta anticrisi sia formidabile. Però è anche vero che dovevamo fare prima ciò che ci viene ora consigliato di fare, e non tanto perché avremmo evitato la crisi o guadagnato qualche soldo in più, ma perché le librerie dovrebbero essere fatte anche di scaffali e settori minori: perché le librerie sono più belle se ci sono libri, passatemi l’espressione, meno commerciali. Siamo stati addestrati male dalle uscite di massa di libri gialli e fantasy, la maggior parte della clientela è stata consigliata dalla tv commerciale, negli anni precedenti abbiamo incassato tanto facendo il minimo indispensabile, è vero, però in libreria ci stavo io, non il cliente poco curioso o i responsabili della tv commerciale. La libreria, prima di diventare un supermercato, doveva essere consapevole della propria importanza, del proprio ruolo, doveva fare la differenza prima, non dopo, non adesso. 

Non è troppo tardi per far diventare questo posto diverso, un luogo dove ci sono delle alternative, dei libri che, se non fosse per i librai, rischierebbero di perdersi nel marasma delle uscite mensili. Perderemo ugualmente, secondo me. Cureremo i reparti che si stanno estinguendo, ordineremo più libri della casa editrice Laterza, saremo più gentili con i clienti e anche più sorridenti ma noi, chissà tra quanto, chiuderemo, ci inabisseremo, perché molti e inevitabili sono i motivi del fallimento. Però, prima di chiudere, vorrei far di tutto per rendere la libreria un posto ancora bello e frequentabile, per tener ancora viva l’idea - un’idea tutta mia e che mette tenerezza - che le librerie hanno a che fare, anche solo un pochino, con la letteratura e gli scrittori oltre che con i lettori e il loro denaro. Ecco, vorrei provarci. Non si sa mai.

16 commenti:

  1. vuoi dire che c'è un george martin che in vita sua ha scritto libri anziché produrre dischi dei beatles?
    nonunacosaseria

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  2. Oggi entrambi abbiamo scoperto una cosa nuova, visto che io non conoscevo il nome di questo produttore ;)

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  3. Un persona mi ha chiesto come mai nella libreria dove tu lavori non ci sono più libri. Io, che è da molto che non passo da quelle parti, ne sono rimasta sbigottita, le ho detto " ma come?!". " si, giuro, sono rimasti pochissimi libri, ora tengono un mucchio di cianfrusaglie".
    Ecco, io credo che le "cianfrusaglie" siano state la prima risposta della tua responsabile alla crisi. Ha aperto le porte (come molti commercianti) ad articoli diversi da quelli promessi dall'insegna appesa sulla vetrina del negozio. Libero mercato, le licenze non ci sono più e puoi vendere quello che vuoi. Mi è capitato di trovare un espositore di occhiali da lettura sul bancone di un bar, giuro. Specializzato, questo è l'aggettivo che si è estinto. I lettori vanno in libreria per cercare libri e trovano tazze con scritto il loro nome, pietre portafortuna, pettini colorati, insomma la distanza tra libreria e autogrill sembra essere sempre più breve. Benvenga ritornare ad essere una libreria seria. Però, libreria con il sedere a terra che ha soldi da investire in libri non recenti o sull'orlo del fuori catalogo: una libreria in franchising. Le librerie indipendenti non hanno mai smesso di credere di essere delle librerie, chiuderanno anche loro, ma non per strategie di vendita sbagliate, chiuderanno per la crisi economica, per l'avvento del libro digitale, chiuderanno per tanti moltivi, ma non per aver trasformato la libreria in un bazar. Considerazioni del poi, magari io avrei fatto la stessa cosa della tua responsabile, avrei cercato un altro nemico contro cui combattere.
    Buon lavoro libraio.

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    1. Hai ragione, i limiti e i difetti di cui parli tu, molto probabilmente riguardano solo i grandi marchi o i franchising. E anch'io, questo, ho cercato di sottolinearlo.

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  4. La tua collega mi sta già molto simpatica. Martin, invece, fa parte della mia ignoranza. Ma se il settore di fantascienza si popolerà di scrittori diversi da Asimov, Clark (solo 2001 odissea nello spazio), Bradbury, Dick e pochissimi altri, fammi un fischio. Vengo a trovarti. :-)

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  5. Bellissimo post. E’ vero nei posti di lavoro diventiamo tutti un po’ bambini in attesa della pacchetta sulla spalla che ci faccia sentire amati e apprezzati. In realtà siamo sempre in attesa di qualche cosa, di un complimento, di un riconoscimento, o di un cambiamento, insomma di un qualcosa che avvenga al d fuori di noi e non dentro o per mezzo di noi stessi.
    Mi piacerebbe estendere la tua visione e la tua idea di luogo più bello e più frequentabile a tutti i luoghi di lavoro, nei quali finché il vento è soffiato in direzione favorevole si è pensato al proprio piccolo tornaconto ignorando invece quei segnali forti e inequivocabili che tutto intorno stava cambiando.
    E adesso che è tutta “colpa della crisi”, proviamo finalmente tutti ad assumerci le nostre responsabilità, proviamo a migliorare le cose, a lavorare insieme per il bene comune, riprendiamo quantomeno a parlarci, a trovare un modo per cercare di mantenere viva la speranza e per non dire ancora di avere fallito.

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    1. La pacchetta sulla spalla la cerco anche fuori dal negozio, a dire la verità.

      E poi sì, penso che al di là della crisi, sarebbe giusto anche prendersi la propria responsabilità. O almeno provare.

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  6. I negozi fisici prima o poi verranno soppiantati da negozi on-line.
    Se il negozio fisico vuole sopravvivere deve dare un servizio in più. Se devo andare in libreria solo per comprare un libro che potevo acquistare su amazon chi me lo fa fare?
    Se invece il negozio diventa luogo di scambio, consigli, eventi collegati allora la possibilità di sopravvivere c'è.
    Però si tratterà di negozi di nicchia, per appassionati.

    Idea stupida per libreria nel centro commerciale:
    lettura di libri per bambini a determinate ore così i genitori possono lasciare i figlioli lì invece di scarrozzarli per il supermercato

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    1. Durante l'anno la libreria ospita le classi delle scuole più o meno vicine. Mostro la libreria e poi leggo, assieme alla maestra, una fiaba o una storia. La cosa sembra piacere ai genitori (piace un po' meno a me).

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    2. Mi fa paura pensare che "I negozi fisici prima o poi verranno soppiantati da negozi on-line". Molta paura.

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    3. Eh, sì il passaggio dagli amanuensi alla brutale stampa a caratteri mobili è proprio pauroso...

      ovviamente è tutto IMHO

      Scusa non sei mai andato in un negozio solo per toccare con mano un prodotto che poi hai comprato on-line?

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  7. Nella libreria del mio centro commerciale una favola ogni sabato dalle 16 alle 17.
    Altre librerie del centro città hanno dedicato e allestito una saletta ai bambini, con tanto di tavolini e album da disegno, lavagnette con gessetti,creando uno spazio dove fermarsi, prendersi del tempo a curiosare e scoprire. Qui vengono invitati anche di autori di libri per l'infanzia e poi organizzati laboratori a tema.

    Per gli adulti una libreria ha inglobato un bar e un'altra invita o meglio invitava autori per la presentazione del proprio libro.
    Poi in città ogni anno fiera del libro a cui partecipano tutte le librerie, con sconti sugli acquisti e interventi di scrittori.

    L'idea che avrei io?
    Mettere in un angolo degli schermi con cuffie, su cui trasmettere letture di poesie, interviste ad autori, film tratti da libri, spettacoli teatrali, anche incontri con filosofi,ecc.
    Insomma sfruttare la tecnologia anche per palati più raffinati.
    Un po' come in alcuni megastore di musica, che consentendo un assaggio, stimolano la curiosità e inducono ad ampliare la conoscenza.




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  8. Tranquillo, i Lettori Colti non snobbano la tua libreria perché è in un centro commerciale e di fronte a Calzedonia. Qui a Firenze hanno chiuso i battenti un bel po' di librerie di quelle frequentate da gente perbene, in pieno centro. La prima fu la storica Seeber nel 2002, quindi prima delle crisi attuali.

    Non cercate Lettori Colti, quindi: sono irrimediabilmente tirchi. La strada proposta dalla responsabile potrebbe essere percorribile, l'importante è che le persone comincino a rientrare nella libreria e non si sentano respinte dalla pila di bestseller illeggibili; magari a fianco a quella potreste fare una "vetrina" tematica su uno degli argomenti sui quali state rimpolpando gli scaffali, a rotazione.

    In bocca al lupo.

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  9. Ho seguito con dispiacere le tristi vicende di qualche storica libreria fiorentina. Le cause del fallimento sono complesse, hai ragione.

    Crepi ;)

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  10. Sono d'accordo con te: provarci, prima di affondare. Davanti al rischio (di chiudere), si può almeno giocare il tutto per tutto e rischiare ad essere di più se stessi...

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)