mercoledì 13 marzo 2013

Gli spazi

del Disagiato

Matteo Renzi qualche giorno fa è stato ospite di Fabio Fazio e a un certo punto del suo discorso ha detto  (dal nono minuto) che a Firenze “in tre anni abbiamo raddoppiato gli spazi delle biblioteche: erano 6.000 mq ora invece sono 11.000 mq e contemporaneamente siamo passati da 570.000 utenti annui delle biblioteche a 1.100.000 utenti l’anno; sono ancora meno degli outlet, vorrei essere chiaro, ma è un passo in avanti”. Renzi, come spiega dopo, ci fornisce questi dati per sottolineare che con la cultura si può mangiare, così come si può mangiare con il turismo e con l’agroalimentare (“ero da Carlo Petrini, giovedì, all’università di Pollenza”). Premetto che sono felicissimo che il sistema bibliotecario fiorentino goda di ottima salute e che i metri quadri delle biblioteche siano quasi (quasi) raddoppiati però non capisco, del suo ragionamento, perché mai gli spazi o gli utenti - o tutti e due, forse - delle biblioteche debbano essere superiori a quelli degli outlet. Che società sogna Renzi? Anzi, facciamo così: che società sogno io, che sono una persona dai modi urbani, che ha cuore il destino del sistema bibliotecario italiano e del silenzio che regna nei suoi spazi? 

Ho smesso di sognare da parecchi anni, però vorrei tanto vivere in un paese in cui le biblioteche funzionino come si deve e con ciò intendo dire che ci siano tanti libri, che questi libri vengano curati e selezionati, che a curare i libri sia personale competente (e magari pagato per la sua importante professione), che le aule o sale siano accoglienti, calde d’inverno e già che ci siamo fresche d’estate, e che gli orari d’apertura contemplino aperture diurne e notturne, in modo tale che chi non può frequentare una biblioteca di giorno può farlo di sera o di notte. E poi, ovviamente, vorrei una società fatta di persone che non vedono l'ora di usufruire dei servizi di una biblioteca. Renzi, se ho capito bene, vorrebbe vedere con i propri occhi lo stesso pezzettino di mondo che vorrei vedere io: un mondo di lettori, di utenti curiosi, di cittadini che chiedono al bibliotecario una copia da consultare delle Traduzioni auliche e popolari nella poesia del Regno di Napoli in età angioina oppure una banale copia di Angeli e demoni, da leggere a casa dopo cena o poco prima di andare a letto.

A Firenze sta nascendo un ambiente molto simile a quello che c’è nella nostra testa e infatti, dopo molti sforzi, il sistema bibliotecario fiorentino dovrebbe risultarci come la conseguenza di una buona politica fatta da un buon politico. Anche se, ci dice Renzi, la cultura non è ancora più forte degli outlet. Perché lo spazio, o il numero di utenti, delle biblioteche dovrebbe essere superiore a quello dei centri commerciali? Questa competizione aggressiva, questo voler a tutti i costi più biblioteche e meno luoghi commerciali, a me – ma come al solito è solo un’impressione – sembra uno slogan che non risponde alla mia domanda: che cosa ci hanno fatto di male gli outlet? E poi: non è che per caso le biblioteche e gli outlet sono due cose diverse? Perché volere una a discapito dell’altra? Fosse per me, il mondo potrebbe avere anche un outlet in più e una biblioteca in meno. Brescia, ad esempio, ha un sistema bibliotecario grande, complesso ed efficiente ma temo che i clienti dei centri commerciali o degli outlet, crisi a parte, non stiano diminuendo. 

Ho come l’impressione - vado avanti a impressioni, scusatemi - che non ci sia un nesso, un filo conduttore, tra i centri commerciali e il sistema bibliotecario, tra il numero di utenti annui delle biblioteche e i clienti di Zara. Ma davvero voi, come Renzi, volete una città con biblioteche che si prendono così tanto spazio per dimostrare a tutti che con la cultura si può mangiare? Non sarebbe meglio averne poche ma buone? Lo so che in questo momento ci sono problemi più grossi e gravi e so anche che le parole di Matteo Renzi erano, magari, solo una superficiale esagerazione, ma questo atteggiamento mi sembra l’altra faccia della polvere da sparo: le biblioteche che devono superare gli outlet, come fosse una battaglia, una dura gara, una dimostrazione di bravura o intelligenza. Secondo me, ripeto, gli spazi delle biblioteche possono crescere o diminuire a prescindere dagli spazi occupati dai tanto odiati outlet.

9 commenti:

  1. Uhm... butto lì altre due impressioni:

    1- Forse Renzi intendeva che gli utenti delle biblioteche sono ancora meno di quelli degli outlet. "siamo passati da 570.000 utenti annui delle biblioteche a 1.100.000 utenti l’anno; sono ancora meno degli outlet, vorrei essere chiaro, ma è un passo in avant". In questo ha ragione ad auspicare che le stesse persone che vanno qui vadano anche lì, possibilmente in entrambe le direzioni. La cultura non esclude il consumo. Si può partire con mille riflessioni, ma non è un discorso tacciabile

    2- Più probabilmente Renzi non intendeva affatto, a parer mio, auspicare una gara tra due modelli di comportamento. Intendeva semplicemente dare una misura comprensibile a chi ascolta delle cifre che ha espresso. 11.000 mq alla maggior parte delle persone non vuol dire nulla, così come "due ettari" o "tre campi" (come avrebbe detto mio nonno). Con la citazione degli outlet ha contemporaneamente fatto un po' di understatement E fatto comprendere all'ascoltatore che non sono numeri sparati a caso per impressionare, ma lo stesso Renzi ha un'idea di quanto occupino queste biblioteche. L'ascoltatore si sente tranquillizzato, si fida di chi parla, crede di avere un'idea (ma non ce l'ha davvero) di quanto siano grosse queste biblioteche.

    Il post francamente mi sembra che la faccia un po' fuori dal vaso costruendo una critica alle intenzioni basata su quella che (a leggerla qui, non ho seguito Renzi da Fazio) mi sembra invece un efficace esempio di strategia comunicativa, punto e basta.

    Buona giornata

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  2. Io ho seguito Renzi da Fazio. Preciso che non mi piace (Renzi), ma in questo caso devo ammettere che il suo discorso era molto chiaro e anche condivisibile. L'immagine degli outlet, concordo con chi mi ha preceduto, è una immagine che serve semplicemente a introdurre nel discorso una misura comprensibile, senza istituire nel contempo alcuna gara (ma se mai segnalando anche, implicitamente, che ha presente che il problema di Firenze è anche quello di un centro commerciale a sole aperto, nel quale il passaggio di turisti più o meno Stendhalizzati e mordi e fuggi soffoca la vita civile di chi ci risiede). Quindi un po' di retorica da discorso, un po' di cifre, un po' di allusione al "continuiamo a lavorare per voi". A mio avviso, tutto qui.

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  3. ciao Disagiato, come te non credo che solo aumentare gli spazi serva ad avvicinare le persone alle biblioteche. Sono convinto che però le biblioteche debbano avvicinarsi alle persone, sicuramente far evolvere la loro fisionomia verso luoghi che le persone sono più abituati a frequentare potrebbe essere un passo in questo senso, un po' come avviene all'estero e, molto lentamente, sta già accadendo in qualche città italiana.

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  4. La mia impressione è che Renzi non sappia cos'è una biblioteca.
    Parlare di aumento degli spazi messi a disposizione delle biblioteche in realtà non significa quasi niente.
    Certo lo spazio per una biblioteca è vitale, ma altrettanto importante è, faccio un esempio banale, avere i soldi per acquistare i libri.
    Ma non solo questo. Importante è avere personale qualificato che scelga quali libri acquistare, a quali periodici abbonarsi, quali in formato cartaceo quali in formato digitale.
    Se poi avessero a disposizione tutto questo, cioè soldi e personale qualificato, servono catalogatori che mettano a disposizione del pubblico libri e periodici e fondi.
    Perchè in una biblioteca arriva un libro e bisogna collocarlo nel catalogo informatico della biblioteca stessa e anche inserirlo nel sistema SBN che è il catalogo digitale delle biblioteche italiane, in modo che qualunque persona possa sapere che in una determinata biblioteca c'è il libro di cui ha bisogno.
    In generali i catalogatori sono pochi e sono precari.
    Serve ancora personale che prenda materialmente i libri per la sventurata incapacità delle nostre biblioteche di avere i fondi "a scaffale aperto". Lo "scaffale aperto" consente agli utenti di servirsi da sé dei libri di cui hanno bisogno, in caso contrario l'utente deve compilare una richiesta e aspettare che gli inservienti prendano i libri.
    Alla Biblioteca Nazionale di Napoli l'attesa per un volume può superare le due ore.
    È poi necessario, come facevi notare anche tu, che le sale di lettura siano accoglienti, riscaldate e rinfrescate, illuminate, con terminali a disposizione e connessi a internet e con il wifi a disposizione e che gli orari di apertura siano continuati e lunghi fino alla sera.
    Queste sono le cose che servono alle biblioteche.
    Quindi parlare di spazio e di outlet non è altro che uno slogan come un'altro.
    Il vero problema è che i nostri politici si possono permettere di utilizzare slogan vani sulle biblioteche come su altre cose, perché parlano a cittadini che a loro volta non sanno cosa sia una biblioteca e che non sanno tante altre cose.
    Il problema è che i giornalisti che li intervistano sono altrettanto carenti sia di cultura sia di autonomia di pensiero.


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  5. Scusatemi ma non credo che dire "in tre anni abbiamo raddoppiato gli spazi delle biblioteche: erano 6.000 mq ora invece sono 11.000 mq" voglia dire solo che hanno allargato le stanze delle biblioteche esistenti. Immagino anzi che in massima parte ne abbiano aperte di nuove, no?

    Guarda te se mi tocca difendere Renzi... :-P

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  6. Ah, sono sempre pythonboots, solo che non riesco più a commentare con wordpress...

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  7. Certo, il sindaco intende dire che le biblioteche sono aumentate. O almeno così mi pare più logico.

    (sappi che blogspot spesso fa i capricci)

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  8. Io penso che se fossero aumentate le biblioteche pubbliche il sindaco si sarebbe vantato del numero di lavoratori assunti dal suo comune con bando di concorso e non degli spazi aumentati.
    Avrebbe detto che il suo comune faceva lavorare la gente con la cultura perché con la cultura si può mangiare (applauso del pubblico pagante).
    Se invece le nuove biblioteche sono private, come è del tutto possibile che sia, il sindaco non avrebbe di cosa vantarsi dato che la sua amministrazione non avrebbe contribuito né con gli spazi né con altro.
    Comunque non conosco il numero di biblioteche a Firenze e non è mia intenzione essere polemica nei confronti del suo sindaco e tanto meno con nessuno dei frequentatori di questo blog che seguo con interesse e affetto da qualche tempo.

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  9. Poiché nella città di Renzi vivo abbastanza da conoscerla bene, su questo posso rispondere (e guarda te, anche io, se mi tocca difendere Renzi). Gli investimenti fiorentini per alcuni tipi di biblioteche (quelle che in gergo biblioteconomico si definiscono 'di cittadinanza') sono indubbiamente aumentati. In particolare, è stato rilanciato inequivocabilmente, con finanziamenti, fondi, iniziative e spazi lettura-studio-consultazione il sistema legato alla Biblioteca delle Oblate, che è diventato un punto di riferimento culturale nuovo per la città. In parte i finanziamenti per questa operazione sono però precedenti all'amministrazione Renzi, che in realtà in questo modo fa una pubblicità (corretta: tutta l'opera è stata fatta molto bene, oggettivamente) a una cosa di cui lui ha ben organizzato la struttura ma per la quale in larga parte non ha dovuto cercare fondi.
    Contestualmente a questo, ci si è dedicati in maniera sufficientemente ampia alle altre, più piccole biblioteche di cittadinanza. Contestualmente, è stato anche potenziato (ma anche qui, è un progetto precedente all'amministrazione di Renzi, e dipende anche dalla Provincia, in massima parte) il sistema di rete delle biblioteche della Provincia fiorentina, cosa che permette un accesso al prestito più rapido e informatizzato. Sono rimaste fuori da questo percorso le biblioteche di conservazione (Laurenziana, Nazionale etc) e quelle universitarie (due categorie però che per loro statuto dipendono da canali che non sono, in buona sostanza, né quelli comunali, né quelli provinciali), che versano, viceversa, in condizioni abbastanza pietose (e dunque, per quanto Renzi mi sembri sempre un venditore di aspirapolvere, questo oggettivamente non dipende da lui). E questo è quanto.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)