martedì 26 aprile 2011

stranieri e buone notizie

dello Scorfano

Una buona notizia? Una buona notizia è questa, per esempio: in provincia di Brescia gli studenti di famiglia straniera che frequentano un liceo sono il 12,37%, vale a dire circa uno su otto (il totale degli studenti di famiglia straniera che frequentano una scuola, di "ogni ordine e grado", in provincia di Brescia è del 16%, cioè circa uno su sei).

Perché è una buona notizia? È una buona notizia, secondo me, perché è un altro segno di come la scuola pubblica riesca ancora a funzionare, nonostante i tagli e nonostante i crediti che le singole scuole vantano dal Ministero, che ormai raggiungono cifre astronomiche (è il prossimo degli intoppi che il ministro Gelmini dovrà fronteggiare, questo); e nonostante le polemiche e le difficoltà di quelli, come me, che ci lavorano dentro tutte le mattine.

La scuola pubblica funziona bene, perché il liceo, a parte tutto, resta ancora la scuola che prepara e dispone agli studi universitari; e gli studi universitari, nonostante tutto, restano ancora la porta verso un lavoro in qualche misura dirigenziale;     
          e visto che gli alunni di famiglia straniera che si iscrivono in altre scuole superiori (tecniche o preofessionali) sono il 12,7% del totale (cioè di nuovo uno su otto), a me pare che si possa tranquillamente dire che le scuole orientano tutto sommato bene; che non ci sono pregiudiziali “etniche” o “chissà cos’altro”; che lo studente di famiglia straniera che studia bene si iscrive serenamente in una scuola che lo preparerà a essere classe dirigente, dopodomani.

Normale, dite voi? Certo che è normale, è normalissimo. E proprio per questo, infatti, è una bella notizia, starei per dire ottima: è normale che se sei uno studente bravo finisci nella scuola che ti chiede un impegno maggiore, per intensità e durata degli studi. Ed è normale che così facendo ti prenderai una laurea e diventerai medico o avvocato o ingegnere o anche insegnante. Ed è quindi normale che tra vent’anni i nostri figli avranno un insegnante che si chiama Mohammed e un’oculista o un dentista che si chiamano Samira o Obafemi.

A qualcuno questa notizia dispiace un po’? Può darsi, a qualcuno sì. Qualcuno si spaventa? Può darsi, ma io no: anche perché io sto nella scuola da molti anni e so che la scuola pubblica italiana, per queste e per molte altre cose, funziona ancora bene e non fa distinzioni tra i Mohammed e i Paolini. E a volte mi chiedo se non sia proprio questo suo funzionare bene a dare fastidio e a fare paura e a scatenare l’urgenza di improbabili riforme che non potenziano ma smantellano. E se, magari, proprio questo suo funzionare bene non sia scambiato per “inculcamento” di chissà quali valori: che tra il 10 preso da Mohammed e quello preso da Paolino non ci sono differenze, per esempio. Ma io me lo chiedo perché sono sospettoso di natura, non perché sia minimamente vero.

9 commenti:

  1. Io insegno in licei classici non per scelta (anche se insegnare greco mi piace assaissimo) ma per costrizione: potrei insegnare in un sacco di scuole, ma io posso metter punti in una sola graduatoria.

    Perché questa premessa? Per dire che forse mi sbaglio e che forse non ho abbastanza esperienza, ma non sono sicuro che i licei debbano essere visti come una scuola d'élite (e non lo dico in senso classista, ma semplicemente nel senso di scuola "migliore", "alta", "difficile", "pre-universitaria").

    Anche se alcune scuole devono avere un taglio più professionale, io credo che in 5 anni si possono fare tante di quelle cose in termini di cultura scientifica, tecnica e umanistica (una sola cultura che includa le tre cose) che non c'è poi tanto bisogno di creare fossati tra scuola e scuola.

    Però hai ragione a dire che il dato è positivo: rimane vero che non ci sono ghettizzazioni (in un sistema che queste differenze le vede, che ci siano o no).

    A me è capitato di insegnare con uno o due studenti stranieri in classe, albanesi già perfettamente integrati. Spiegare l'impero Romano a persone che alle spalle hanno quello cinese, o un paese arabo mi intriga da morire...

    FR

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  2. Io, infatti, non ho voluto parlare di scuola di élite, appositamente. Ma soltanto di scuola che prepara esplicitamente a un percorso universitario (gli altri indirizzi non te lo vietano, ma in realtà hanno anche altri obiettivi, più espliciti).
    Per questo la buona notizia mi pare davvero buona: non perché ci sia un'élite, ma perché ci sono famiglie di immigrazione anche recente che pensano a un futuro di studi molto articolato (e lungo) per i loro figli, investendo fatica e denaro (quel poco). E ci sono ragazzi che ci s'impegnano, anche loro con la loro fatica. E questo, in parte, lo rendiamo possibile noi, con la nostra.
    (PS: Ah, la tragedia della A052!)

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  3. Sarebbe interessante sapere qualcosa di più su questo dato (che è in leggera crescita, per la provincia di BS, rispetto all'AS 2008-2009, dove la percentuale di allievi con cittadinanza non italiana iscritti ad un liceo era attorno al 12,06%, secondo i dati del centro statistico del MIUR). Ad esempio, quanti di questi ragazzi sono nati in Italia? Infatti, l'aspetto che, per la mia esperienza, è ancora carente nella scuola pubblica, riguarda i processi di integrazione dei neoarrivati, e la capacità del sistema di integrare i ragazzi di madrelingua non italiana arrivati da poco nel nostro paese in un percorso scolastico che li possa, linguisticamente, mettere al pari dei loro coetanei, consentendo loro, se vogliono, anche di seguire percorsi scolastici più lunghi e impegnativi, come il liceo classico.

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  4. Sono dati che non conosco, francamente. Mi sono limitato a riflettere sul numero di maggiore diffusione, per evidenziare il fatto che le possibilità di avere un insegnante di origine africana o asiatica, tra vent'anni, saranno parecchio alte. Il che, con tutti i limiti che tu poni e che sono reali, resta il sintomo di un lavoro che si sta comunque facendo.

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  5. Infatti, la chiusura del post che mi sono dimenticata era: QUESTA E' UNA BELLA NOTIZIA! E se continua così, chissà!

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  6. L'Europa, in un suo libro verde sull'integrazione, raccomanda già l'uso di insegnanti con background straniero.

    In Italia questa cosa, se non pensiamo a lustri e decenni, è impensabile o quasi per vari ordini di ragioni:

    1) Solo recentemente un insegnante marocchino a Genova si è visto riconoscere il diritto di lavorare in una scuola italiana pur non essendo cittadino italiano, perché una Regia Legge prescrive ancora così. Non so come proceda attualmente la giurisprudenza al riguardo.

    2) Il nostro sistema è mostruosamente rigido e non si possono fare scelte tanto precise e mirate con gli attuali strumenti di governo (ovvero le estenuanti contrattazioni di categoria, in cui i sindacati non si distinguono per illuminata capacità di analisi).

    3) Le graduatorie rendono impossibile ogni movimento e ogni "inserimento" di nuovi insegnanti, se non dopo anni e anni di precariato. Grazie Berlinguer! E grazie Fioroni e Gelmini che ci hanno messo i loro carichi da 11!

    Al Nord la scuola superiore ancora funziona, se diamo retta ai risultati OCSE-PISA. Molto meno al Sud.

    In ogni caso, le possibilità di adattamento della scuola sono minimi, e tali rimarranno finché il ministero stabilirà nel dettaglio quali libri vanno letti, come, e con quali supporti didattici (come se gli insegnanti non fossero capaci di decidere da soli).

    FR

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  7. D'accordo sui tuoi tre punti. Le indagini Ocse-Pisa mi lasciano molto perplesso, dacché sono indagini di carattere prettamente economico, che poco dicono sulla scuola didatticamente intesa. E io ho il difetto di non saperla intendere se non in tal modo.

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  8. Cosa vuol dire di carattere economico?

    L'OCSE-PISA somministra dei test agli studenti, e mette in fila i risultati.

    Ne vengono fuori dei dati che fotografano uno stato di cose, non le ragioni che lo hanno determinato (vi sono delle ricerche diverse e parallele, al riguardo).

    Dietro alcuni risultati vi possono essere ragioni economiche (pochi o tanti fondi), sociali, politiche...però il dato in sé non è da rifiutare, secondo me. Cmq questa in effetti è un'altra discussione, OT rispetto al tuo post.

    FR

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  9. Sì, ho confuso io. Parlavo del rapporto annuale Ocse, Education at a glance, che è (quello sì) solo economico. Ed è OT in ogni caso.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)