lunedì 4 aprile 2011

il segnapagine del 4.IV.2011

del Disagiato e dello Scorfano

Jonkind, Del perché tutto il debito pubblico andrebbe pagato dai parrucchieri: Di fronte e alle proteste popolari per la maggior infazione percepita con la moneta unica, le autorità ti fanno notare che però i voli aerei di linea sono diminuiti parecchio:”il popolo non ha il pane, Sire”, “che vadano a Londra con RyanAir!”.
Fabrizio Venerandi, Io mio padre, Renzi, la Bignardi: Sono con mio padre, mia madre in sala guarda la Bignardi che intervista Renzi, io sto mangiando una pizza ma sento la voce della Bignardi che fa una domanda e Renzi risponde e sento il pubblico che ride e poi l’applauso.
In coma è meglio, Come diventare un grande scrittore: I grandi scrittori non dicono mai le cose così, spiattellate nude e crude, ma le accompagnano sempre con indicazioni meteorologiche, come “era una gelida sera d’inverno” o “era un torrido pomeriggio d’estate”.
Carmilla, Confronto costruttivo: Questa settimana in Parlamento s'è di nuovo sfiorata la rissa. Grida, insulti, lanci di oggetti. Uno spettacolo patetico. Basta. Il paese attraversa una crisi drammatica che richiede decisione. Onorevoli, senatori, fate onore al vostro ruolo. Pestatevi.
Leonardo, Perché Ferrara è diventato così noioso?: Alla Rai dovrebbe dare spettacolo, fare incazzare noi, che siamo il suo vero pubblico: non i berlusconiani. Loro a quell'ora hanno Striscia.
Giornalettismo, L’Aquila due anni dopo: E poi c’è il silenzio. Assordante. Un silenzio che fa dimenticare che al di là delle transenne la vita continua a scorrere. Eccola la zona rossa dell’Aquila.
Piergiorgio Odifreddi, Le invasioni barbariche: Credere di poter fermare la fine del sistema capitalistico occidentale attraverso una regolamentazione del flusso dell’immigrazione, è come sperare di poter fermare la caduta libera di un masso facendo le corna.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)