(Scrivo queste righe per i miei pochi amici bresciani e chiedo perdono a chi non sa, giustamente, di cosa sto parlando).
In queste ore abbiamo letto che al Carmine – che una volta, ma ora non più, era un quartiere di Brescia frequentato quasi esclusivamente da tossicodipendenti e prostitute – i locali dovranno chiudere prima del solito (0.30 nei giorni feriali e 1.30 il sabato e la domenica). Lo dice una nuova ordinanza del Comune, con l’intenzione di proteggere le orecchie e il sonno dei residenti. Questo, naturalmente, ha fatto arrabbiare i gestori e i titolari dei locali del quartiere, quartiere che grazie, diciamo così, alla vita notturna si è riqualificato. Insomma, chi ha ragione? Ha ragione il Comune a tutelare la serenità del posto o hanno ragione gli esercenti e i consumatori? Davvero non so. So solo che se sotto casa mia dovesse esserci quella fiumana di gente che si vede al Carmine il venerdì, il sabato e la domenica sera, ecco, io sarei un po’ scocciato. Però mi tiro fuori dal dubbio quando qualcuno di voi mi dice che il Carmine è un posto in cui si può fare qualcosa di nuovo. Qualche mese fa un amico mi ha detto che al Carmine “circolano nuove idee”, riferendosi ai due locali che organizzano concerti. Giusto, bella cosa che una città abbia un quartiere così vivace e irrequieto, perché dalla vivacità e dall'irrequietezza nascono anche passioni e sentimenti (poco fa ho visitato la bellissima Bruxelles e anche lì ho visto quartieri dove circolano nuove idee).
Mi scappa da ridere, però, quando in questa vicenda si parla di cultura e arte. Lo dice anche Luca Betelli (che ha a che fare, immagino, con il locale Carmen Town) nell’articolo che sopra ho sottolineato: “Un lavoro fatto per favorire arte, cultura, musica, oltre che il consumo di cibo e bevande. Uno sforzo che evidentemente non è piaciuto”. Ecco, volevo solo dire la mia, e cioè che al Carmine, di sera, non si fa cultura in nessun modo. Lo dico perché ogni tanto in questi posti ci capito anch’io. Ci si diverte, ma non si fa arte. Ascoltare musica dal vivo significa, secondo me, distrarsi o emozionarsi. E mi sembra giusto volere un posto dove si possa fare questo e dove, inoltre, si possa incontrare gente, fumarsi una canna, bere una birra e ascoltare buona musica. Giustissimo desiderare di passare qualche ora in questo modo. Però, sempre secondo me, la cultura e l'arte sono ben altra cosa. Al Carmen Town, in una delle sue sale, fino a poco tempo fa, c’era appesa alla parete una gigantografia di Pier Paolo Pasolini. Un primo piano del suo viso, una mano che si tocca il mento. Ecco, non basta avere una fotografia di Pasolini appesa alla parete per fare cultura o per “favorire la cultura”, così come non basta alle librerie Feltrinelli tenere appese alle pareti gigantografie simili per renderle belle librerie. No, non basta.