Ho quarant'anni abbondanti e sono un insegnante. Quando ne avevo venti ed ero uno studente, negli anni Ottanta, ho partecipato ad alcune manifestazioni contro qualcosa che ora non mi ricordo più che cosa fosse. Poi, a un certo punto, ho smesso. Avevo molto da studiare, avevo una laurea da prendere, un mestiere da conquistare; e l'inizio degli anni Novanta non era un periodo molto fertile di prospettive. «C'è la crisi», si diceva allora, come si dice adesso.
Negli anni, e con fatica, ho conquistato il mio mestiere; ne ho conquistati più di uno, a dire la verità. Non sono più andato a nessuna manifestazione: e quando c'era da protestare lo facevo in casa mia con i miei amici, oppure al bar, sempre con i miei tre o quattro amici. Poi tornavo a casa, a dormire, nel mio letto. Nel frattempo, grazie al mio lavoro e al mio impegno, mi sono comprato una casa. E anche un paio di automobili, e dei libri e dei vestiti. E, ultimamente, una televisione a schermo piatto, un pc nuovo e potente, e anche uno smartphone, per essere sempre connesso.
Quindi sabato, dopo che ho finito di lavorare, nel tardo pomeriggio, sono tornato nella casa che mi appartiene, guidando l'auto che mi sono comprato, ho acceso il televisore a schermo piatto e il nuovo pc da poco acquistati, e ogni tanto buttavo un occhio anche allo smartphone, connesso alla rete. Ho quarant'anni abbondanti e frequento alcuni social network dove parlo con persone, molto intelligenti, più o meno della mia età. E sabato, mentre a Roma qualcuno manifestava e qualcuno bruciava auto e vetrine, io guardavo le immagini sullo schermo piatto della mia tv e leggevo le parole dei miei coetanei, molto intelligenti, sui social network che frequento.
Le parole erano giuste e acute. I manifestanti non sanno quello che vogliono, i manifestanti confondono la Banca d'Italia con Wall Street, i manifestanti hanno individuato i nemici sbagliati, le idee dei manifestanti sono generalmente sbagliate, oppure ingenue, oppure vaghe. Erano parole giuste, erano analisi inoppugnabili, che leggevo sui miei schermi piatti e che condividevo, annuendo con il capo e cliccando con il mouse, e che anche oggi faccio mie: sono parole giuste.
Ho quarant'anni abbondanti e mi immagino che in quel corteo di sabato di fossero anche persone della mia età. Ma non solo però: perché, voglio crederlo e sperarlo, c'erano anche molti ventenni, tra gli «indignati» di sabato pomeriggio a Roma. E da qui, dalla mia casa comprata con il mio lavoro, io penso a loro, a quelli di vent'anni.
E penso che vorrei dire loro che no, che non serve a nulla fare così. Le idee ingenue e vaghe non servono a nulla. Le manifestazioni non servono a nulla, se spacchi le vetrine e bruci le auto e i furgoni dei carabinieri non servono a nulla. E se invece la manifestazione è pacifica e colorata, e tutti ballano e cantano e sono felici, e si usano i libri come scudi, anche in quel caso non servono a nulla. Non si fanno cantando di sabato pomeriggio le rivoluzioni: il potere se ne frega di chi canta e balla per le strade. Il potere vi dirà sorridendo che le ragioni della protesta vanno ascoltate, ma poi sorridendo se ne fregherà. E se quindi volete fare davvero la rivoluzione (qualunque cosa essa sia per voi, io non posso saperlo), giovani ventenni che sabato eravate per le strade di Roma, è inutile che andate per le strade di Roma in questo modo. Non servirà a nulla.
Dovrete inventarvi tutto da capo. Ci vorranno nuove idee e nuovi modi di proporre quelle idee, nuovi modi di manifestare, nuovi modi di essere contrari a. Lasciarsi alle spalle tutto quello che è passato, quello che siamo noi, e rifare tutto da capo, con immagini nuove, con spirito nuovo. Avrete torto, probabilmente; e noi, di quarant'anni, vi diremo che avrete torto. Ma voi, sorridendo, ve ne fregherete: perché le rivoluzioni, se è quella che volete fare (altrimenti state a casa, datemi retta) si fanno avendo torto: è inevitabile.
E poi, soprattutto, dovrete individuare bene, con certezza, molto meglio di come finora avete fatto, chi sono i nemici contro cui vi ribellate: quelli che hanno costruito il mondo dentro il quale voi non volete stare. Sarà questa la prima cosa che dovrete fare, senza esitazione. E i nemici non sono molto lontani da voi: sono qui che vi guardano dai loro schermi piatti comprati con il loro lavoro quotidiano; non sono cattivi, ma sono stati complici: con il silenzio, con l'indifferenza, con il loro ritornare a casa tranquilli dopo avere detto ai loro amici che no, così non può più andare.
Se volete fare la rivoluzione, giovani ventenni che ieri manifestavate per le strade di Roma, per prima cosa vedete di capire che il nemico sono io, sono quelli come me, persone intelligenti (molto più intelligenti di voi) le cui analisi sono senza dubbio più corrette e più acute delle vostre, le persone come me che parlano di voi nei social network e nelle televisioni. Imparate che le bocche da far tacere sono le nostre, che gli sguardi cinici da far abbassare sono i nostri, che le facce da spaccare sono le nostre. E che i nomi da scrivere ed elencare, uno per uno, senza pietà, nella lista dei nemici, sono i nomi che oggi abbiamo noi.
Non sono d'accordissimo sul fatto che i 40enni siano necessariamente i nemici. Sono quelli che li guardano e fan fatica a capire ed è giustissimo che siamo differenti. Ma non è che noi stiamo benissimo, non è che sia una questione unicamente generazionale.
RispondiEliminaSe l'azienda del 40enne chiude, il 40enne è nella stessa situazione del 20nne precario, in più non ha la rete di sicurezza della famiglia.
Non mi sento nemico di nessuno, l'incertezza è di tutti, il caos totale è di tutti.
A questo punto vi sono 40enni che potrebbero indicare i 60enni come i "nemici" da combattere e così via.
Non ne farei una questione di età, ne faccio una questione di opportunità e di cosa è stato venduto ai giovani e in generale
@Annarella: io penso che se hai quarant'anni (o di più) e il mondo com'è non piace a qualcuno, quel qualcuno deve considerarti un suo nemico, per forza. Perché quel mondo lo hai costruito tu che hai quarant'anni. Magari con il silenzio e l'indifferenza (o peggio: con il cinismo) ma l'hai fatto tu. Se avessi vent'anni sarei indignato con il me di 40. Se loro non si arrabbiano con noi, e non ci considrano come dovrebbero (e in più usano gli stessi sitemi di lotta che noi usavamo 20 o 40 anni fa), hanno già perso in partenza.
RispondiEliminaIl ribaltamento della storia dovrebbe anche escludere la parola NEMICI- AMICI perchè i 20enni di oggi diventeranno i 40enni di domani, con le medesime dinamiche che si sono verificate, a cicli, nelle epoche: rabbia giovanile, perbenismo adulto,...
RispondiEliminaIl mondo da combattere "quel" mondo di cattivi ed empi, siamo NOI che, anche a 20 anni decidiamo le sorti del paese, guidiamo l'economia con i nostri acquisti,, il potere, con i nostri voti, curiamo i beni comuni (ma anche No), e ci preoccupiamo della salute del nostro vicino di casa e di frontiera.
Diceva Gaber "quel poco di Berlusconi che c'è in tutti noi.." e scopriamo che il nemico, è anche in noi. Appunto.
@scorfano: quando avevo 20 anni passavo il tempo ad essere serenamente incazzata con i 68ni che mi dicevano cosa avrei dovuto fare, odiare, cambiare e per che cosa lottare.
RispondiEliminaOra non ho la minima voglia di andare dai ventenni e dirgli chi debbono odiare o per che cosa vogliono lottare.
Lavorandoci tutti i giorni so che sono molto diversi da come siamo noi ed è anche quello che mi fa dire "perchè dovrei essere il nemico ?" se il loro obiettivo è altro. Perchè debbo essere io a 40 anni a dirglielo ?
Secondo punto: chi dice che questa debba essere unicamente una storia di ventenni e non un movimento civile che coinvolge tutti ?
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RispondiEliminaE' certamente molto più facile *una mattina* andare a spaccare una vetrina o bruciare l'auto di un povero operaio che nel frattempo dormiva perchè aveva appena finito il turno di notte, che impegnarsi *ogni giorno* per i propri ideali all'interno del sistema per cambiare le cose. La domenica allo stadio ci insegna chi in realtà siamo. Perchè così è tutto più facile. Ma anche inutile.
RispondiEliminaIo ogni tanto vado alle manifestazioni, per me è facile perché vivo nell'ombelico del mondo, proprio dentro, e non faccio troppa fatica. Non credo che serva a nulla, onestamente, ma nel dubbio preferisco esserci. A quindici anni i quarantenni, prima che nemici, mi sembravano semplicemente vecchi. Ora, se mi considerano vecchia o anche nemica pazienza (per il vecchio hanno ragione, per il nemico è chiaro che qualche colpa come generazione l'abbiamo), ma questo lasciamo che lo decidano da soli.
RispondiEliminaPoi ci sono anche quelli che ti vedono tutte le mattine e ti chiedono aiuto. Lì è un po' più difficile chiudere la porta e lasciare che si arrangino. E' anche molto delicato intervenire.
Insomma, mi sento in difficoltà: non ho cose intelligenti da dire, se non consigliare di studiare (e questo non placa la rabbia degli arrabbiati, e poi per farlo ci vogliono anche il pranzo e la cena), non ho idee geniali, non sono un modello vincente.
@annarella:
RispondiEliminaIo penso che noi siamo troppo coinvolti nel sistema per poter essere anche parte di una contestazione al sistema. Cioè, penso che siamo colpevoli. Però è solo un pensiero, va da sé.
Dissento sulle conclusioni. I nemici non sono i quarantenni con lo schermo piatto in casa. O meglio: avere lo schermo piatto in casa ed essere quarantenni non è condizione né necessaria né sufficiente per essere nemici della rivoluzione, qualsiasi sia la rivoluzione. I nemici sono quelli che non hanno le idee chiare, quelli che non sanno quello che vogliono. Poi vengono quelli che sanno quello che vogliono e non fanno nulla, ma proprio nulla, per modificare la società che detestano. Sinceramente, se quello che scrivi tutti i giorni è vero almeno a metà, non credo tu possa ascriverti fra i nemici di nessuna rivoluzione. Semmai tu la costruisci ogni giorno la rivoluzione.
RispondiEliminailcomizietto
Sono molto d'accordo con quanto dici. E non credo che ci sia contraddizione tra il fatto che da un lato ci chiedano aiuto (o li educhiamo) e dall'altro che questo cazzo di mondo lo abbiamo voluto (anche rifiutandoci di volerlo noi, figli degli anni ottanta). Tempo fa con lo storico saggio volevamo organzzare un'iniziativa politica dal titolo "noi non siamo giovani" perché è anche questo esserci lasciati trattare da giovani che, in buona fede, ruba futuro. Ma del resto quante cose si fanno in buona fede?
RispondiEliminaIo concordo con te ed LGO sul fatto che le manifestazioni (siano violente o di ballo e canto) non servano a niente.
RispondiEliminaE sono d'accordo anche con Saamaya che giustamente dice che i nostri consumi/scelte in fatto di programmi/intrattenimento ecc. guidano il paese.
E se tu intendi che la vera rivoluzione è studiare e lavorare per costruirsi un futuro stabile invece che aspettare che i soldi cadano dal cielo, be', sono d'accordo anche con questo.
Per il resto, ho 35 anni ;^)
e io che di anni ne ho 60, come mi devo sentire?
RispondiEliminaLe rivoluzioni, a mio parere, si fanno quando anche i quarantenni e i sessantenni e pure un po' degli ottantenni, si riesce a coinvolgerli, a farli scendere in piazza, o perlomeno a fargli desiderare di esserci pure loro, in piazza.
RispondiElimina@ilcomizietto
RispondiEliminaMi piacerebbe che fosse come dici tu, ma ho qualche dubbio. L'ho già espresso nel post e nei commenti, quindi non insisto, per non essere noioso. Ma mi sento addosso molti sensi di colpa.
@'povna
RispondiEliminaI peggiori errori si fanno in buona fede...
@speakermuto
RispondiEliminaHai ancora pochi anni a disposizione... Corri a fare la rivoluzione, su! ;)
@Davide
RispondiEliminaE' possibile che sia come dici tu. Ma saranno una minoranza. I più, secondo me, resterano a casa a criticare.
la forma di protesta più forte che si possa fare in questo periodo, quella più anticonformista e contro il sistema, è farsi la tessera di un partito (io il PD) e fare politica sul territorio.
RispondiElimina@Plus1
RispondiEliminaSono d'accordo: ed è esattamente quello che io non faccio.
qualcuno mi spiega cosa sono i black block e perkè si materilizzano immancabilmente nelle manifestazioni ke dovrebbero essere pacifike o non violente. sono manovre di regime o c'è qualcuno ke ha bisogno di sfogarsi fuori perke se no la mamma gli da 4 schkiaffunne? non pensate mai ke sia vostro zio a fottersene dei vostri problemi?
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