giovedì 19 aprile 2012

Come vetro, come aria

del Disagiato

Con cinque amici davanti al mare.
Io sono quello a sinistra.
Qualche pomeriggio fa, in libreria, un signore è venuto in cassa con un libro su Picasso della casa editrice Taschen, da nove euro e novantanove centesimi. Il signore, un po’ impacciato, ha appoggiato il volume al bancone, ha aspettato che io gli dicessi “sono nove e novantanove, grazie” e poi, sempre impacciato, mi ha detto questa cosa che un pochino, lì per lì, mi ha spiazzato: “Guarda, volevo scusarmi per tutto”. Al che, mentre prendevo la banconota da mettere nel cassetto, ho riflettuto su quello che mi aveva appena detto. Ma niente, non riuscivo a capire. “Scusi, non ho capito”. “Volevo semplicemente scusarmi per il disturbo”, ha ripetuto il cliente. “Mi perdoni, non capisco di cosa sta parlando”. E allora lui ha assunto l’espressione della persona in difficoltà, con una mano si è levato le gocce di sudore che stavano sulla sua fronte, ha guardato il pavimento e poi è riuscito a dire soltanto questa cosa: “Lei è molto carino a far finta di niente”. A questa frase mi sono innervosito con molta gentilezza: “Guardi, lei insiste a fare il misterioso ma io insisto a non capire”, e pronunciando la parola “misterioso” ho fatto un bel sorriso per levigare il più possibile la tensione che stava venendo a galla.

“È un po’ di volte che entro qui dentro per acquistare questo libro. Ero in preda all’indecisione. Lo compro o non lo compro?, mi dicevo. E poi lo lasciavo al suo posto” e a questo punto il signore si è interrotto, con la speranza che io capissi le sue scuse precedenti.


“Adesso vedo che l’ha comprato. Bene così”, sono riuscito a dirgli. “Il fatto”, ha continuato lui, “il fatto è che mi dispiace tanto avervi disturbato. Sono cinque giorni di fila che entro qui e me ne sto in piedi a guardare questo libro di Picasso. E vedevo che lei, da là in fondo, mi sbirciava chiedendosi chissà chi è questo qui che viene tutti i giorni a guardare il libro di Picasso, chissà perché questo signore il libro di Picasso non se lo compra e non se lo porta a casa. Insomma, io me ne stavo qui in piedi, in preda all’indecisione e lei, lì in fondo, mi guardava con questi occhi sospettosi. E guardi che non la sto criticando. Io avrei fatto lo stesso. Solo che nove euro e novantanove centesimi…e poi se mia moglie vede ancora libri in casa, mi ammazza. Ecco, volevo scusarmi per essere stato qui tutto questo tempo”.

E il signore ha detto queste cose con un’agitazione tale da non permettermi di dirgli quello che volevo dirgli. E cioè che io, lui, era la prima volta che lo vedevo, che lui, a me, non mi aveva mai disturbato per il semplice fatto che non l’avevo mai visto prima in vita mia e che i miei occhi non si erano mai posati sulle sue mani agitate, sulla sua faccia rossa, sui suoi capelli bianchi e sulle sue scarpe da ginnastica nere. Lui, per me, non era mai esistito e anzi, per me poteva navigare tra i libri d’arte o di letteratura ancora per una settimana e poi ancora e poi ancora e poi ancora. Questo volevo dirgli, ma non gli ho detto.

Qualche giorno prima mi ero accorto che a un cliente mancava mezzo dito. Stavo sistemando una pila di libri quando mi si avvicina questo cliente per chiedermi se vendevamo adesivi. “No, adesivi no”, gli ho detto. Ed è stato lì che ho notato che a quel signore mancava mezzo dito. E se domani dovesse tornare in libreria, dentro di me direi: “Guarda il signore senza mezzo dito”. Funziona così. In negozio mi ricordo dei difetti e poi basta. E a volte neppure quelli. Invece quel signore che ha comprato un libro su Picasso non l’ho mai visto. Non mi sono mai accorto di nulla.

“Nessun disturbo”, ho detto passando il libro al signore. “Lei è molto gentile”, mi ha detto lui con il sorriso di chi si è finalmente liberato di un peso enorme. E mentre usciva dal negozio ho pensato alla mia trasparenza e alla vostra trasparenza. Ho pensato che siamo soltanto esserini trasparenti come aria e ogni tanto qualcuno, per sbaglio o chissà perché, ci viene a toccare o solo sfiorare, come d'autunno fanno, per non morire, le mosche sui vetri al sole.

                                                                      ***

(Oppure, ognuno a suo modo, fingiamo di non avere mezzo dito. Fingiamo una macchia, uno scarto dalla perfezione, così, solo per sentirci ancora vivi, ancora considerati. Per essere notati. Ma magari quello che ho appena detto è una sciocchezza, una cosa da dire tra parentesi, in fondo, a bassa voce)

10 commenti:

  1. "Oppure, ognuno a suo modo, fingiamo di non avere mezzo dito. Fingiamo una macchia, uno scarto dalla perfezione, così, solo per sentirci ancora vivi, ancora considerati."

    Come quando da piccoli, se avevamo la febbre, potevamo stare a casa a letto a guardare la TV invece di andare a scuola.

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    1. Secondo il nostro nemico Freud (che a me sta antipatico) la malattia è una richiesta di cambiamento e pure d'affetto. E poi sì, anche un modo per stare a casa da scuola.

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    2. "la malattia è una richiesta di cambiamento e pure d'affetto"

      Pensavo così per il tentato suicidio. O aprire un blog, per dire.

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  2. " Fingiamo una macchia ... solo per sentirci ancora vivi". Poi la macchia resta e smettiamo di fingere perchè è li, davanti a noi.

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  3. Quel signore che ha attraversato una vera e propria crisi esistenziale per un libro ha tutta la mia commossa simpatia. Mentre sua moglie deve essere una vera megera.

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  4. Ho avvertito qualcosa di pirandelliano in questo post.

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  5. beati voi, io non ho bisogno di fingere niente, so' difettato di mio.

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  6. Che bello questo post.Quel signore mi ricorda un po' me.Forse ci illudiamo di essere visibili agli altri come a noi stessi allo stesso modo,solo perchè facciamo qualcosa,qualsiasi cosa.Siamo soli e ci sentiamo in compagnia solo perchè pensiamo che qualcuno ci osservi o solo ci noti fuggevolmente.Spesso è così perchè ci pensiamo pieni di difetti e sentiamo di sbagliare e di doverci scusare di essere anche noi visibili,con i nostri difetti,e giudicati,in mezzo ai tanti.A quel signore avrei sorriso perchè indifeso.Siamo solo mosche,tante,tutte uguali,"mosche sui vetri al sole"

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)