domenica 29 aprile 2012

Ci vediamo per una pizza?

del Disagiato

Ieri sera sono uscito a cena con i miei genitori. Mi ha chiamato mia madre proprio mentre stavo uscendo dalla libreria per dirmi che lei e papà in quel momento erano alla solita pizzeria: “Dai, raggiungici, per favore”. E io li ho raggiunti, come li ho raggiunti tante altre volte, sempre per una pizza, sempre per una cena di quarantacinque minuti e sempre per un saluto con abbraccio incorporato. I miei genitori sono fatti così e cioè molto affettuosi: quando moriranno non mi lasceranno soldi o immobili ma il ricordo di un’infinità di abbracci. È un bene? Sì, dai, facciamo che è un bene e che gli abbracci sono più importanti del denaro. Insomma, entro in pizzeria e quando mi sto avvicinando al loro tavolo vedo che mi fanno un bel sorriso. “Ciao, perché sorridete?”, ho chiesto. E mia madre e mio padre allora si sono guardati, come per farsi tra di loro la stessa domanda. 

“Niente, siamo solo contenti di vederti”, mi ha detto mia madre. Mia madre aveva gli occhi stanchi e mio padre aveva gli occhi stanchi ma erano contenti di vedermi. Mi siedo, faccio un brevissimo riassunto della mia giornata e poi ordiniamo le solite pizze. È da trentadue anni che prendiamo le stesse pizze. Mentre stiamo masticando, mio padre mi sorride e io gli rispondo con un sorriso. Poi a un certo punto mia madre si alza un poco dalla sedia, allunga il braccio, passa la sua mano sulla mia guancia, si risiede e poi prende a fissare il suo piatto. Io mi blocco qualche secondo e la guardo.

Ci diciamo cose, nel frattempo. Loro mi raccontano dei gatti che stanno a casa loro e io racconto del gatto che sta a casa mia. “E avete fatto qualcosa di bello in questi giorni?”, chiedo. “No, niente”, dice mio padre. E mia madre, chissà perché, mi racconta che un po’ di tempo fa loro due erano seduti in quella stessa sala della pizzeria, affianco a un signore e a una signora che avranno avuto più o meno la loro stessa età. Tra di loro si guardavano, ma nemmeno una parola. “I nostri tavoli erano vicinissimi, quella sera. Ma neanche un saluto, un cenno della testa”, ha detto mia madre. “Vabbè, ma tra persone che non si conoscono è normale che ci sia indifferenza. Cosa pretendevate?”, ho detto stupito. “Non pretendevamo niente, solo una parola, un saluto”, ha aggiunto mio madre che poi, ancora, ha sottolineato di come quella sera il loro tavolo fosse vicino al tavolo di due presone che avranno avuto la loro età. Ma neanche una parola. Niente di niente. 

Ed è stato allora che mio padre ha detto questa cosa: “Guarda, alla fine si sta soli. Alla fine ti accorgi che manco più esci di casa. Ci si barrica”. E quel “ci si barrica” l’ha detto inforcando l’ultimo pezzetto di pizza e guardando mio madre, che andava su e giù con la testa come a dire, sì, hai ragione, alla fine si esce poco di casa e ci si barrica. “Dipende da come avete organizzato la vostra vita”, ho detto io un po’ arrabbiato. E a quel “avete organizzato”, tutti e due, masticando gli ultimi brandelli, hanno riso con il naso, senza dire niente, senza giustificare le loro bocche piegate all'ingiù. 

Io ho lasciato andare il mio discorso chissà dove e loro hanno fatto lo stesso. Poi ci siamo alzati, mio padre mi ha dato il suo bancomat per farmi fare bella figura alla cassa, per far vedere che hanno un figlio che offre (è da due anni o poco più che mio padre fa così), io ho detto di no, che andasse lui alla cassa, lui ci è rimasto male e poi, dopo il conto, siamo usciti. Mia madre ha messo il suo braccio sinistro intorno alla mia vita, ha appoggiato la sua testa alla mia spalla e poi mi ha detto: “Ti voglio bene”. Poi mia madre ha passato la palla a mio padre, che mi ha sistemato il colletto della camicia (è da due anni o poco più che mio padre mi sistema il colletto della camicia) e mi ha dato, sorridendo, un piccolo schiaffo sul mento. E siamo rimasti a guardarci per una decina di secondi, in silenzio, io con gli occhi da fesso e lui con gli occhi da pugile intelligente ma suonato. 

Poi ci siamo salutati. Mi hanno guardato mentre salivo in macchina, impressionati, come per dire “Solo noi abbiamo un figlio che sa salire su una macchina”. Sempre sotto il loro sguardo ho messo in moto, ho fatto una manovra e mentre stavo per partire mio padre ha bussato al finestrino, che ho subito abbassato. “Ma ti sei accorto che le ruote girano?”. E io ho riso con il naso e lui ha riso con la bocca mentre mia madre gli dava un piccolo spintone: “Che scemo che sei a dire queste cose”. E poi sono partito e li ho salutati e loro mi hanno  risposto con la mano, ciao ciao, a presto, non vediamo l’ora di rivederti, di riabbracciarti, di baciarti, di amarti, di dirti che anche le briciole sulla tovaglia sono finite e ora quello che conta, quello che ci rimane, sei tu e basta. Non c’è vita da organizzare.

17 commenti:

  1. grazie, perché oggi è il compleanno di mia mamma e io non sono con lei

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  2. si`, parecchio bello
    variabile

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  3. Ti ringrazio Disagiato: questo squarcio del tuo vivere familiare è stato in grado di rimettermi, almeno per adesso, in pace con la mia generica e mutevole idea di famiglia.
    (l'idea della foto inserita in quel modo è geniale!)

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  4. No, beh, grazie a te. Grazie a voi, anzi.

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  5. Accidenti. che bello. Sei fortunato sai? Anch'io con tutti quelli che posso, mamma compresa, mi nutro di abbracci.

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  6. Sei fortunato, Disagiato. La felicità non è chissà cosa, in fondo.

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  7. Sono bravi i tuoi genitori, salutameli tanto.

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  8. bel post, bella foto, bella famiglia e bel modo, in fondo, di invecchiare insieme.

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  9. Grazie per "il bel post". Sulla famiglia e sul buon modo di invecchiare, beh, potremmo discuterne ;)

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  10. Appena mi arrivi a tiro te lo dò io il PUGILE DALLO SGUARDO INTELLIGENTE , MA SUONATO !

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  11. Credo che i tuoi genitori siano bravissimi genitori: cosa si può dare ai propri figli più che tanto e sincero affetto.
    Certo che poi l' invecchiare dei nostri genitori e le loro solitudine( è vero che più si invecchia e più si rimane soli, se non altro perchè se non moriamo noi muoiono poco alla volta i nostri parenti e amici) ci immalinconisce.
    Ma se c' è così tanto affetto la malinconia è poetica.
    Tutto ciò mi ricorda molte opere d' arte, per stare alle recenti in particolare l' ultimo film di Sorrentino.
    Cari saluti, disagiato. Hammett.

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  12. A me ha messo addosso tristezza questo post, mi ha dato l'idea di una cena che non è andata come doveva...

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    1. anche a me ha messo tristezza.. perchè è quello che capita anche a me quelle volte che, purtroppo raramente, vedo i miei genitori. E' triste avere la consapeolezza di essere l'unica gioia, di essere tutto quello hanno quando si arriva a una certa età e si tirano le somme della propia vita. personalmente è una responsabilità che facio fatica a sopportare e che mi lascia, dopo ogni incontro, dopo ogni addio, molta amarezza.

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    2. anche a me ha messo tristezza.. perchè è quello che capita anche a me quelle volte che, purtroppo raramente, vedo i miei genitori. E' triste avere la consapeolezza di essere l'unica gioia, di essere tutto quello hanno quando si arriva a una certa età e si tirano le somme della propia vita. personalmente è una responsabilità che facio fatica a sopportare e che mi lascia, dopo ogni incontro, dopo ogni addio, molta amarezza.

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    3. anche a me ha messo tristezza.. perchè è quello che capita anche a me quelle volte che, purtroppo raramente, vedo i miei genitori. E' triste avere la consapeolezza di essere l'unica gioia, di essere tutto quello hanno quando si arriva a una certa età e si tirano le somme della propia vita. personalmente è una responsabilità che facio fatica a sopportare e che mi lascia, dopo ogni incontro, dopo ogni addio, molta amarezza.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)