venerdì 23 marzo 2012

Un periodo di prova

del Disagiato

Volevo dirvi che in negozio, da un paio di settimane, c’è una ragazza che si chiama Sara che sta facendo quello che si suol dire un “periodo di prova”. Questo periodo di prova, come ben sapete, è quel segmento di tempo che fa capire a noi commessi (e alla responsabile) se Sara è adatta a lavorare in una libreria e a Sara stessa se il lavoro fa per lei o, più semplicemente, se le piace. Tutti quanti, lì dentro, in quella libreria, abbiamo percorso questo breve corridoio prima di diventare irrimediabilmente librai. Bene, perché vi racconto questo? Vi racconto questo perché di fronte a questo suo periodo di prova, si sono formate due scuole di pensiero. Ecco cosa pensano due mie colleghe di Sara.

Non sopportano che Sara arrivi puntuale al lavoro. Se, ad esempio, il suo turno comincia alle tre del pomeriggio è giusto e corretto che lei si presenti alle tre meno sette o otto minuti, in modo tale che chi finisce il turno abbia tempo di raccontare, a chi comincia, quello che è successo in negozio, di indicare i libri nuovi che sono giunti sullo scaffale e, magari, di dire il nome dei clienti che nel pomeriggio verranno a lementarsi per un qualcosa che richiederà calma e lucidità (e altre varie e eventuali questioni di negozio). Invece no, Sara giunge tra gli scaffali alle tre in punto spaccate, nonostante la nostra responsabile le abbia consigliato di presentarsi con qualche minuto di anticipo.

Alle mie due colleghe, poi, non va che Sara indossi magliette di quel gruppo rock che si chiama Metallica, che deve essere una sua passione. Una di queste magliette ha stampato un cimitero sul davanti e un braccio insanguinato sulla schiena, mentre un’altra maglietta è tutta una fantasmagoria di fiamme e teschi. “Ognuno si veste come gli pare, però c’è anche un limite”, mi ha detto l’altro ieri una delle mie due colleghe. Poi dicono che è lenta e che deve imparare a darsi una mossa. Poi? Poi basta. Queste sono le lamentele. Per il resto pensano che Sara sia una persona educata e gentile, garbata con i clienti e dolce con i bambini, che in negozio, da noi, spesso sono i protagonisti della giornata. 

Io e un’altra mia collega abbiamo invece da dire che Sara, per noi, può pure mettere le magliette dei Metallica ma che dovrebbe conoscere i libri. Sara non è una lettrice: “Leggerò forse due libri all’anno”, ci ha detto. E questo è un ostacolo bello e buono che ogni giorno lei si porta in negozio. Come puoi vendere libri se non conosci minimamente il nome di case editrici, autori e generi letterari? La mia collega ha detto una cosa giusta l’altro ieri, quando ci siamo trovati tutti, come pettegoli, a sviscerare pareri e impressioni sulla nuova ragazza. Ha detto che se possiamo fare la differenza, se possiamo fare in modo che un cliente scelga di prendere la macchina per venire da noi, in libreria, anziché acquistare ebook, ecco, questa differenza la possiamo fare consigliando libri. Forse, dice la mia collega, in questo modo il cliente ritorna.

Le altre mie due colleghe hanno detto, un po’ stizzite, che Sara forse imparerà a leggere più di due libri all'anno e a conoscere un po’ di letteratura, ma che non imparerà mai ad essere elegante e ad arrivare con qualche minuto d’anticipo. A un certo punto una delle due colleghe ha detto “chi nasce tondo non muore quadrato” e io, a questa espressione, ho guardato il soffitto e lei allora mi ha chiesto “cos’hai da guardare il soffitto?”, e io ho fatto una faccia un po’ scocciata e, insomma, in negozio manca poco che ci mettiamo a litigare per questa cosa del “chi nasce tondo non muore quadrato”.

Per me e la mia collega un libraio dovrebbe conoscere i libri e soprattutto dovrebbe anche leggerli, mentre per le altre due mie colleghe quello che importa è l’apparenza e la correttezza. Il resto, dicono loro, lo si impara con il tempo e con l’esperienza. Ecco, ci siamo detti queste cose e ognuno di noi, dicendo la sua, ogni tanto se ne usciva con un “Perché anch’io quando ho cominciato a lavorare in questa libreria…”.

E anch’io quando ho cominciato a lavorare in questa libreria indossavo i pantaloni strappati, ad esempio. Oppure: e anch’io quando ho cominciato non sapevo chi fosse Umberto Eco o Enrico Deaglio. E credetemi che dicendo questo ci si rompeva la voce in gola come vetro al suolo e gli occhi diventavano un pochino rossi, come capita quando esce un’emozione che si vuole soffocare, rimettere al suo posto. Là in fondo. 

13 commenti:

  1. Una persona educata e gentile, garbata e dolce con i bambini è una dote che supera di gran lunga tutti gli eventuali altri difetti...
    Personalmente, se, entrando in una libreria, trovassi una commessa che cerca di consigliarmi un libro e non mi lascia "spaziare" in pace, cambio negozio :)
    E adoro leggere...
    Ciao e buona giornata!
    Lara

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  2. Ma non è che servite tutti quadrati, no? Immagino che nella libreria si venderanno dei libri di musica, magari la ragazza potrebbe occuparsi dei clienti meno narrativa e più altri generi.
    Sara continua a essere tonda e la chiamate in causa per la musica e magari per i libri d'abbigliamento giovane e così diventa ancora più tonda.
    Poi ci sarà un commesso quadrato che l'affiancherà quando servirà un consiglio sull'ultimo romanzo di Grossman.
    Io tifo Sara.

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  3. Chi ha parlato di eleganza? La donna dei pigiami?

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  4. Una futura (forse) libraia che indossa la maglietta dei Metallica? Mi sono innamorato.

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  5. dunque tutti soggetti al divenire...e anche Sara sarà (speriamo libraia e lettrice!)

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  6. La mia impressione è che Sara non durerà molto...io credo che la libertà personale sia importante, ma che all'interno di un negozio sia legittimo chiedere ai dipendenti un minimo di omogeneità sul vestire. Io a scuola mi vesto come mi pare, ma con dei limiti (la maglietta dei Metallica ad esempio, la eviterei, pur avendone portate a tonnellate, o altre magliette-simpatia poco discrete).

    Se poi davvero il non leggere libri è un limite per il mestiere, beh, può essere che col tempo si appassionerà, però il datore di lavoro ha pure diritto a chiedere efficienza molto prima che ciò avvenga. Io cmq non ricordo di aver mai avuto bisogno, o di aver mai ricevuto particolari consigli dai librai. Sarà anche vero che io sono un lettore abbastanza autonomo (anzi piuttosto piccioso nello scegliere un libro, almeno quando si tratta di narrativa) e dei consigli me ne faccio poco.

    Dispiace non dare il tempo e il modo alle persone di imparare. Io qua non so valutare se realisticamente la gentilezza e la disponibilità possono bastare, non lo so proprio. Ecco, un mercato del lavoro che permetta di licenziare un po' più facilmente i t.i. potrebbe dare una chance a Sara. Ora invece se assumi, è meglio che tu sia ben sicuro...

    Ah: tutto questo partendo dal presupposto che Sara sia una lettrice debole. Una persona che legge due libri l'anno, però, è già ben oltre la media italiana...

    Uqbal

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    1. Ti assicuro che la gentilezza e la disponibilità sono buonissimi strumenti per iniziare questo mestiere.

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  7. Detta così, forse Sara dopo un po' si scoccerà, perché non ha la passione per la lettura. Probabilmente cercherà un altro lavoro e andrà via appena possibile.

    Immagina un ingegnere informatico che voleva fare il chitarrista. Tipo me, per esempio. Il rischio di trovare un lavoro alternativo, purtroppo, non c'è.

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  8. Nelle librerie che ho frequentato non c'è mai stata un commesso che sia uno che mi abbia consigliato un libro e francamente non ne ho sentito la mancanza. Né del resto ricordo che cosa indossasse il tizio della cassa. Piuttosto ricordo qualcuno molto sgarbato e uno che mi voleva vendere un libro scontato da cui era caduto il bollino dello sconto (presente sul libro- uguale -accanto) con il prezzo pieno. Ovviamente ho lasciato quello e gli altri libri sul bancone affidandomi poi a ibs.

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  9. non lo so...
    sull'abbigliamento sarei abbastanza elastica, soprattutto perchè mi pare di aver compreso che la tua è una libreria in collocata in un centro commerciale, quindi con una clientela di persone di un certo tipo (mamme coi bambini che vengono a fare la spesa e magari fanno un salto dentro, appunto), non uno di quei negozi superfighi nei centri pedonali e storici col pavé.
    sulla scarsa dimestichezza di sara con la lettura, beh, può essere un problema, ma forse proprio perché lei è così brava con i bambini. mi spiego: solitamente un adulto che entra in libreria a) vuole dare un'occhiata in santa pace b) sa già cosa comprare, quindi trovare un libraio che lo consigli magari non è fondamentale. Sara è brava con i piccoli,quindi poterbbe "specializzarsi" in quello, però un genitore che sceglie un libro per suo figlio, o il bambino stesso, desiderano avere un consiglio o un'indicazione.

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  10. Ma la frase della tua collega "chi nasce quadrato non muore tondo" è una citazione voluta o no del libro di Gattuso? :)

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)